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![]() TAIPING, RIVOLTA DEI (1850-1864). Una delle più estese e radicali rivolte contadine nella storia della Cina imperiale. Mise in gravissime difficoltà la dinastia Qing e ne sconvolse l'assetto istituzionale, militare ed economico, aprendo una lunga crisi che si concluse solo con la proclamazione della Repubblica popolare cinese nel 1949. LE CAUSE PROFONDE E I FINI. Fu causata dalle tensioni sociali accumulate per l'ininterrotta crescita demografica del paese sin dall'epoca Ming, dalla quale derivò un maggiore sfruttamento produttivo delle terre, ma anche l'indebolimento contrattuale dei contadini, la comparsa di nuovi ceti benestanti e la caduta di prestigio dei funzionari imperiali. Erano rifiorite le società segrete e, dalla seconda metà del Settecento, erano comparsi banditismo, rivolte locali e carestie. L'umiliante sconfitta nella Prima guerra dell'oppio (1839-1842) e l'estesa corruzione morale e materiale portata dall'oppio fecero scoccare la scintilla. Nel 1847 Hong Xiuquan, un intellettuale di provincia bocciato agli esami imperiali e convertito al cristianesimo, creò una "società degli adoratori di Dio" e si inserì negli estesi disordini sociali della provincia meridionale del Guangxi, provocati dalle rivendicazioni degli hakka (antichi immigrati del nord della Cina, emarginati dagli indigeni come pure dalle successive immigrazioni cinesi), dei contadini e dei carbonari, portatori, battellieri e piccoli artigiani colpiti dalla rivoluzione commerciale del trattato di Nanchino del 1842. Alla testa di una banda armata, Hong si affermò come leader politico e militare tra il 1849 e il 1850. Nel gennaio del 1851 proclamò l'avvento del "Regno celeste della pace universale" (Taiping Tianguo, da cui taiping) in cui univa elementi di cristianesimo, affermando di essere il fratello minore di Gesù, ad antiche tradizioni di millenarismo e di comunismo primitivo tipiche di molte società segrete. Il fine era di abbattere i Qing, far sparire confucianesimo e buddhismo, eliminare il potere dei funzionari e dei proprietari terrieri, distribuire le terre a tutti in una società di eguali. REPRESSIONE E MODERNIZZAZIONE. L'esercito taiping si diresse verso lo Yangzi Jiang passando di vittoria in vittoria e ingrossandosi e conquistò la città di Wuhan nel gennaio del 1853. Il 19 marzo le truppe taiping, salite a 500.000 effettivi, presero l'antica Nanchino che, ribattezzata Tianjing, ne divenne la capitale sino al 1864 sotto la guida di Hong, proclamatosi "sovrano celeste". Senza badare né a un organico collegamento con l'estesa rivolta dei nian (in atto da tempo al nord) né alle vie di rifornimento, un corpo militare venne spedito contro Pechino ma fu annientato nello Shandong nel 1855. I taiping mantennero un certo controllo della media valle dello Yangzi Jiang, da Nanchino a Wuhan, assediando due volte Shanghai e prendendo Hangzhou (nel 1860 e dal 1861 al 1864) e Suzhou (dal 1860 al 1863), con campagne dagli effetti devastanti sull'economia di una vasta zona, soprattutto dopo che gli imperiali, appoggiati dagli occidentali, ebbero proceduto alla distruzione sistematica dei depositi di grano. I taiping avevano sperato che gli europei potessero sostenere un regime "cristiano", ma, dopo il primo entusiasmo, questi si erano fatti ostili per l'intransigente opposizione dei taiping al contrabbando dell'oppio. Già nel corso della Seconda guerra dell'oppio (1856-1860), quindi, gli europei, pur in conflitto col governo imperiale, ne appoggiarono l'azione repressiva rifornendolo di armi e sostenendo vari corpi mercenari, tra cui la famigerata Ever Victorious Army guidata prima dallo statunitense Ward, poi dall'avventuriero britannico C.G. Gordon. D'altronde, gli insorti avevano mantenuto solo in piccola parte i loro programmi rivoluzionari: la distribuzione delle terre fu scarsa e la ripartizione delle risorse privilegiò subito il vertice che si era formato intorno a Hong, benché fossero state abolite molte usanze feudali e per prima la discriminazione tra i sessi, con molti reparti femminili inseriti a pieno titolo nell'esercito. Sistematica fu la lotta all'uso e al commercio dell'oppio e drastica l'opposizione alle vecchie gerarchie di potere e all'ideologia confuciana ormai sclerotizzata. Intervennero però ben presto sanguinosi scontri di potere fra gli stessi taiping: uno di questi portò, sul finire del 1856, all'allontanamento del più brillante dei capi militari di Hong, Shi Dakai, il quale, alla testa di un grosso contingente, combatté a lungo contro i Qing cercando di crearsi una propria base rivoluzionaria, ma fu sconfitto e giustiziato nelle gole del fiume Tatu, ai bordi dello Sichuan, nel giugno del 1863. La repressione Qing implicò una notevole riorganizzazione e modernizzazione militare, dovuta soprattutto al generale cinese Zeng Guofan, che dal 1860 ebbe il supremo comando militare delle operazioni. Egli organizzò le sue armate su base provinciale, facendo leva sui reclutamenti dei latifondisti locali. L'esempio fu seguito da altri, come Li Hongzhang, gettando così le basi su cui si svilupparono in seguito i signori della guerra. La controffensiva finale iniziò nel 1863, quando venne circondata Nanchino, gettata nel 1864 in un bagno di sangue in cui scomparì anche Hong, forse suicida. Sacche di resistenza si ebbero nel sud, sino al 1866, e nel nord, dove transfughi taiping si erano uniti ai resti dei nian, sino al 1868, mentre altri taiping sconfinarono in Vietnam. Le devastazioni portate dal lungo conflitto furono immense: alcuni distretti raggiunsero i livelli di popolazione di prima della rivolta solo in pieno XX secolo. Due delle principali fonti di esportazione per la Cina, il tè e la seta, prodotti nelle aree più colpite, si ridussero. La durissima repressione aveva scavato un solco incolmabile tra grandi proprietari terrieri e funzionari confuciani da un lato e la gran parte della popolazione rurale e urbana dall'altro. Nell'immaginario popolare, nella tradizione orale e nella leggenda, l'epopea dei taiping rimase vivissima e costituì la base, anche nelle storie familiari di molti dirigenti, per i movimenti rivoluzionari successivi. C. Zanier |
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