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![]() CONTRORIFORMA L'insieme, vasto e articolato, di movimenti, istituzioni e iniziative posti in atto dalla Chiesa cattolica apostolica romana dalla metà del XVI secolo per arginare la diffusione della Riforma protestante, ricuperare i territori europei sottratti al suo controllo, consolidare l'egemonia sulle aree rimaste cattoliche. LA RIFORMA CATTOLICA. Il concetto è tuttora oggetto di discussione poiché il processo di reazione al protestantesimo fu accompagnato da un moto di risanamento morale e disciplinare interno della Chiesa (Riforma cattolica), con premesse risalenti al periodo precedente lo scisma luterano e uno sviluppo alimentato anche dall'aspirazione della Chiesa stessa a una purificazione da abusi e corruzione. In effetti i fermenti di rinnovamento, già emersi impetuosamente con G. Savonarola, si manifestarono nel Cinquecento con iniziative quali l'Oratorio del divino amore, volto alla santificazione individuale e alle opere caritative, e la fondazione di nuovi ordini religiosi (teatini, 1524; somaschi, 1528; barnabiti, 1530; fatebenefratelli, 1540). Inoltre nella prima fase del pontificato di Paolo III (1534-1549) giunse ai vertici della Chiesa un gruppo di uomini di formazione erasmiana (vedi Erasmo da Rotterdam), quali Gaspare Contarini, Reginald Pole, Jacopo Sadoleto, portati più alla tolleranza che all'intransigenza. Queste aperture non furono tuttavia sufficienti ad avviare una rigenerazione profonda. Agli inizi del quarto decennio del secolo, mentre fallivano i colloqui di Ratisbona (1541), la gerarchia della Chiesa pose fine alle iniziative, timide ed elitarie, di quanti avevano sperato nel rinnovamento, in una prospettiva di dialogo e di riconciliazione con i protestanti. L'approvazione, da parte di Paolo III, del nuovo ordine dei gesuiti (1540) e l'istituzione della cosiddetta Inquisizione romana (1542) furono le prime manifestazioni, diverse ma egualmente significative, della Controriforma. La potente congregazione del Sant'uffizio, diretta da sei cardinali inquisitori e presieduta dallo stesso pontefice, divenne il centro di una vasta rete di tribunali locali, con facoltà di avviare processi anche indipendentemente dall'autorità vescovile. I gesuiti si posero al servizio di Dio e del suo vicario in terra come predicatori, missionari e insegnanti; per la loro preparazione come direttori spirituali e come educatori (soprattutto verso le classi dirigenti) e il loro attivismo politico divennero presto la forza di punta del cattolicesimo. Quando, nel 1545, fu convocato il concilio di Trento, le ultime speranze di una ricomposizione dell'unità dei cristiani si erano dissolte. Carlo V si era ormai convinto che l'unica via possibile fosse quella di una vittoria definitiva sui principi protestanti, della loro sottomissione forzata alle decisioni del concilio. L'aspetto dottrinale fu quindi affrontato confermando, contro le critiche dei riformati, i dogmi, i sacramenti e la loro efficacia ex opere operato (per il solo fatto di essere amministrati, indipendentemente dallo stato di grazia di chi li dispensa), il valore delle opere, il Purgatorio, l'invocazione e la venerazione dei santi, il culto delle reliquie e delle immagini, la pratica indulgenziale. Per quanto riguarda il rinnovamento della Chiesa venne sancito l'obbligo della residenza per i vescovi e i sacerdoti in cura d'anime, il divieto di cumulare benefici curati, la necessità di una vita modesta e di costumi integri per tutto il clero. Si pose ogni cura nella distinzione tra i sacerdoti e il popolo dei fedeli, ribadendo che non era lecito a quest'ultimo discutere e giudicare su questioni di fede (la Riforma aveva al contrario posto in discussione questa gerarchia con la dottrina del sacerdozio universale). Si stabilirono a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica forme precise di sorveglianza (controllo di Roma sui vescovi, dei vescovi sul clero secolare e sui monasteri, clausura per i monasteri femminili, visite annue agli istituti ecclesiastici e ai luoghi pii della diocesi). PROMOZIONE DELLA DEVOZIONE POPOLARE E REPRESSIONE DELL'ETERODOSSIA. Al termine del concilio vennero imposti a tutta la Chiesa la Confessio fidei tridentinae e il Catechismo romano, mentre un'apposita congregazione cardinalizia per l'uniforme applicazione dei decreti fu istituita da Pio IV (1564). Ma soprattutto l'opera di vescovi zelanti (quali Carlo Borromeo e Alessandro Sauli, il cardinale Paleotti e altri) influì concretamente sui costumi del clero e sulla vita dei laici, attraverso misure quali l'imposizione dell'osservanza delle feste, la fondazione di nuove confraternite e il diretto controllo di quelle già esistenti, la condanna di meretrici, bestemmiatori e commedianti, la soppressione delle credenze popolari (che ebbe il suo aspetto più drammatico nella caccia alle streghe). Attraverso la predicazione, l'arte sacra, la liturgia, le processioni, gli esempi di santità, la ripresa della mistica e dell'ascetica (con Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Francesco di Sales) si inculcarono le verità della fede, sollecitando la partecipazione e l'imitazione da parte di tutti gli strati sociali. Si cercò nel contempo di cancellare le manifestazioni "eccessive" della pietà popolare, per incanalarla verso forme ortodosse e disciplinari (culto eucaristico, devozioni a Cristo, alla Madonna, ai santi). L'obbligo della confessione auricolare contribuì in modo rilevante a un controllo capillare sui comportamenti dei fedeli. Nei due campi contrapposti, cattolico e protestante, l'irrigidirsi delle frontiere confessionali generò atteggiamenti simili: puntualizzazione dottrinale, intolleranza verso gli incerti e i dissidenti, impedimenti alla circolazione delle idee, proselitismo e propaganda. Sul piano teologico, che vide fiorire una vasta produzione controversista, il gesuita Roberto Bellarmino fu il campione della Controriforma: con le sue Disputationes (1586-1593) intese ribattere, punto per punto, tutte le affermazioni dei riformati. Nel contempo una nuova congregazione cardinalizia (1571) ebbe il compito di aggiornare continuamente l'Indice dei libri proibiti (introdotto da Paolo IV nel 1559), sulla base del quale le opere "eterodosse" venivano sequestrate e bruciate. Anche il settore dell'istruzione popolare ricevette un forte impulso dal clima di lotta confessionale: al fianco della Compagnia di Gesù operarono gli scolopi di Giuseppe Calasanzio, la Congregazione dei preti dell'oratorio di Filippo Neri, le scuole della dottrina cristiana, le orsoline di Angela Merici. Il potere secolare trasse indubbi vantaggi dalla pedagogia della Controriforma, che insegnava la sottomissione all'autorità, il dovere di obbedienza, l'accettazione di buon grado della fatica quotidiana. Non per questo cessarono i ricorrenti contrasti giurisdizionali tra Chiesa e potere politico, che anzi produssero momenti di grande tensione all'interno dell'area cattolica: basti ricordare lo scontro tra Carlo Borromeo e il governo milanese, o la "guerra delle scritture" tra la curia romana e Venezia, che si affidò a Paolo Sarpi per sostenere le proprie ragioni. Certamente l'egemonia spagnola nel Mediterraneo portò un sostegno decisivo all'imposizione dell'uniformità cattolica in Italia e nella penisola iberica. Dal punto di vista militare fu la Germania il principale terreno di lotta, dalla fondazione della Lega di Smalcalda (1531) fino alla pace di Westfalia (1648), che sancì il riconoscimento dei diritti dei principi protestanti e sancirono la divisione religiosa del territorio. La Boemia fu ricondotta al cattolicesimo soffocando la presenza hussita e protestante; in Polonia la restaurazione avvenne sotto il regno di Stefano Bathory (1575-1586) con il contributo fondamentale dei gesuiti. In Francia, con il passaggio al cattolicesimo di Enrico di Borbone, le guerre di religione ebbero termine e si giunse alla convivenza (editto di Nantes, 1598). Sullo scorcio del Cinquecento il pericolo di infiltrazioni ereticali in Italia e nel mondo iberico era ormai sventato; non per questo cessarono di operare gli organismi di controllo e di repressione messi a punto nei decenni precedenti. Si volsero anzi all'interno, a colpire ogni atteggiamento non conformista e ogni manifestazione di pensiero filosofico e scientifico che fosse avvertito come una minaccia per l'autorità della Chiesa (condanna al rogo di Giordano Bruno, 1600; processo contro Galileo Galilei, 1633). Intorno alla metà del Seicento si era ormai chiusa la fase militare della Controriforma e la Santa sede aveva già perso il suo ruolo centrale nella politica europea, mentre allargava la sua influenza nelle Americhe e in Asia attraverso le missioni. Sul finire del secolo la circolazione delle idee e lo sviluppo delle conoscenze iniziavano a incrinare il suo controllo sul mondo intellettuale. Ma il processo messo in moto dalla Controriforma continuò per lungo tempo a produrre effetti sulla società, soprattutto sui comportamenti e la mentalità delle popolazioni cattoliche delle campagne, appena sfiorate dai ritmi della politica e del progresso. G. Signorotto ![]() H. Jedin, Riforma cattolica o controriforma?, Marcelliana, Brescia 1957; J. Delumeau, Il cattolicesimo dal XVI al XVIII secolo, Mursia, Milano 1976. |
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