 |

FEUDALESIMO
Sistema politico-sociale fondato sul feudo
e sul rapporto di vassallaggio, che caratterizzò
l'Europa occidentale medievale. Il termine fu introdotto, in un'accezione
negativa, dagli illuministi e dai rivoluzionari francesi alla fine del
XVIII secolo e fu poi usato da K. Marx per designare una precisa fase
della storia dei rapporti di produzione, intermedia fra lo schiavismo
e il capitalismo borghese. Formatosi in epoca carolingia (IX secolo),
in seguito al diffondersi della prassi da parte della corona di affidare
lotti di terreno a cavalieri in cambio della garanzia di un loro appoggio
al principe in caso di necessità, ebbe un ampio sviluppo in seguito
al dissolversi del potere politico centrale, quando i vari signori poterono
considerarsi i possessori a tutti gli effetti dei territori avuti in distribuzione
e cominciarono a esercitare in vece del principe dei diritti sulla popolazione
contadina che li abitava (formazione del dominatus loci). Si realizzò
così una netta separazione della società nelle due classi
dei guerrieri, che detenevano il monopolio dell'uso delle armi,
e dei contadini, addetti alla lavorazione dei campi e sottoposti
alla interessata protezione dei primi. Con il diffondersi dell'investitura
a vescovi e abati (chierici), anche la chiesa contribuì
in maniera determinante all'affermazione del feudalesimo, al quale tentò
di dare una giustificazione morale con l'elaborazione dell'ideologia cavalleresca,
in cui si poneva l'accento sul significato umanitario della protezione
del cavaliere sulla popolazione sottoposta. Il dibattito sul diritto della
chiesa alla designazione di feudi portò inoltre a un duro scontro
con il potere imperiale (lotta per le investiture),
fomentato anche dai numerosi movimenti religiosi che a partire dall'XI
secolo si diffusero in tutta Europa, predicando la necessità di
riforma morale della chiesa. Il sistema feudale raggiunse la sua piena
affermazione tra il XII e il XIII secolo, quando cominciò ad allentarsi
il legame tra principe e vassalli; di conseguenza questi ultimi acquisirono
una sempre maggiore autonomia. Esso ebbe tuttavia modalità di sviluppo
assai differenti tra le varie regioni d'Europa. Se infatti nell'Italia
settentrionale e in alcune zone della Francia furono proprio le forme
feudali a sancire la completa dissoluzione del potere centrale monarchico,
altrove esse furono un mezzo per la costituzione di solide monarchie.
Ciò avvenne in Catalogna, nelle Fiandre e in Normandia, dove il
potere centrale riuscì a mantenere il controllo dei signori insigniti
dei feudi e a farne anzi un indispensabile tramite per il controllo di
tutte le regioni del regno. Tale sistema caratterizzò in particolare
i regni normanni, sia in Francia che in Inghilterra e nell'Italia meridionale.
Tentativi analoghi in Germania e nell'Italia settentrionale da parte di
Federico Barbarossa tra il 1158 e il 1183 si scontrarono rispettivamente
con la presenza di principati ormai da tempo consolidati e autonomi e
con la società dei comuni, che minò alle basi l'intero sistema,
svuotando di significato il concetto stesso di un potere e di una gerarchia
fondati sul diritto di nascita o sull'investitura da parte di un principe.
rifeudalizzazione.
S. Collavini

M. Bloch, La società feudale, Einaudi, Torino 1987; R. Boutruche,
Signoria e feudalesimo, Il Mulino, Bologna 1971-1974; G. Duby, Una
società francese nel Medioevo. La regione di Mâcon nei secoli
XI e XII, Il Mulino, Bologna 1985; F.L. Ganshof, Che cos'è
il feudalesimo?, Einaudi, Torino 1989.
|
 |