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![]() URBANESIMO Il termine ha una duplice accezione: di formazione di insediamenti accentrati e di spostamento di consistenti quote di popolazione dalle zone rurali a quelle urbane con conseguente divario nella distribuzione territoriale degli abitanti. I due significati si possono attribuire a momenti storici abbastanza precisi. Nel primo caso, può essere riferito a diverse epoche (civiltà mesopotamica, greca, ellenistica, romana) ma in particolare si applica al periodo medievale (secoli XII-XIV): l'esigenza di protezione dai pericoli esterni prima e quella di emancipazione e presa del potere di nuovi ceti sociali poi vide proliferare in Europa nuovi insediamenti urbani. Nel secondo caso, accezione più comune, esso si riferisce allo straordinario processo di crescita delle città che sullo scorcio del secolo scorso interessò non solo l'Europa ma, con caratteri diversi, anche i paesi di recente colonizzazione. Qualche esempio: a Londra 888.198 abitanti nel 1781, 2.363.274 nel 1851, 4.521.685 nel 1911; a Parigi 600.000 nel 1789, 763.000 nel 1821, 1.053.262 nel 1851, 2.871.429 nel 1926; a Milano 140.000 ca. nel 1815, 200.000 ca. nel 1860, 600.000 ca. nel 1911; a New York 33.131 nel 1790, 312.710 nel 1840, 1.206.999 nel 1880, 3.437.202 nel 1900. Il processo fu innescato dalla rivoluzione industriale, con lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni e il moltiplicarsi delle attività commerciali. Le esigenze tecnologiche del nuovo modo di produzione richiedevano la contiguità fisica dei diversi attori di questo processo: manodopera, impianti produttivi e distributivi, infrastrutture di trasporto. L'espansione demografica della città fu accompagnata anche da un'espansione topografica (vedi urbanizzazione). |
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