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![]() SINISTRA Insieme dei partiti, gruppi, movimenti e altre organizzazioni che in età contemporanea si dicono di progresso e contro la conservazione di situazioni di potere e di privilegio consolidate. Il termine entrò nel comune lessico politico dalla rivoluzione francese, quando la collocazione dei deputati rispetto al presidente all'interno della sala dell'Assemblea costituente (1789-1791) cominciò a identificare il programma politico di ciascun raggruppamento: la destra risultò occupata dai monarchici conservatori, il centro dai liberali, la sinistra dai radicali. I LINEAMENTI COMUNI. Definire i lineamenti comuni a un'astratta posizione di sinistra è più difficile che per la destra: vari studiosi hanno tuttavia provato a enumerare alcune "idee generali" che ricorrono più di frequente nella determinazione di questa identità politica. L'ottimismo, ovvero la speranza in una società migliore, in un avvenire di "progresso", pare un suo carattere tipico, mentre maggiori dubbi solleva l'uso di un approccio razionale all'analisi della realtà, affermato dal socialismo scientifico e in genere dagli ambienti positivistici, ma rigettato dalla componente romantica, libertaria o utopistica. Il binomio libertà-uguaglianza rientra a giusto titolo nell'arsenale concettuale della sinistra, sia pure con accentuazioni assai diverse, dall'uguaglianza naturale a quella giuridica, dall'uguaglianza dei diritti, tipica di un approccio radicale, alla lotta per la completa uguaglianza economica e sociale affermata dal comunismo. La battaglia per il suffragio universale resta, d'altra parte, la base minima indispensabile di ogni egualitarismo d'ispirazione progressiva. La solidarietà verso i deboli e gli sfruttati caratterizza spesso i programmi di sinistra contro la riduzione della politica a mero scontro per il potere, operata dai più realistici teorici della destra. Ne derivano il tendenziale antirazzismo e il pacifismo dei gruppi politici di matrice radicale, peraltro sovente non confermati dalle verifiche empiriche, come dimostra il fascino esercitato anche sui partiti socialisti dal sentimento nazionale e patriottico a scapito dell'ostentata adesione a princìpi internazionalistici o anche soltanto cosmopolitici. Più omogeneamente diffusi, soprattutto nell'Europa continentale e latina, sono il laicismo e l'anticlericalismo, volti a contestare la gerarchia sociale dell'antico regime sorretta, fino alla seconda metà del XIX secolo, dall'autorità religiosa della Chiesa cattolica. Limitati ad alcuni raggruppamenti anarchici, sindacalisti e libertari sono, poi, i princìpi dell'antiautoritarismo e dell'antistatalismo, affermati in nome di una piena autonomia dell'individuo all'interno della vita associata; mentre ben più presente nelle esperienze della sinistra appare la corrente dei fautori delle grandi riforme sociali e politiche, volte a utilizzare lo strumento delle istituzioni e dell'amministrazione per assicurare un governo più rappresentativo e sollecito nei riguardi delle aspirazioni delle classi popolari. LE IDEOLOGIE E LA BASE SOCIALE. La sinistra si può anche identificare con le grandi ideologie del movimento, della trasformazione, del superamento dell'ordine esistente e costituito; postula, benché ciò non sia suo appannaggio esclusivo, la mobilitazione popolare, la spinta "dal basso", la "partecipazione" del maggior numero di cittadini alla vita pubblica; osteggia i circoli oligarchici, i notabilati, le classi superiori o dirigenti. Quanto alla caratterizzazione sociale della sinistra, se è vero, in generale, che essa riscuote il consenso delle "masse", delle "plebi", del "proletariato", delle "classi subalterne", è tuttavia semplicistico ritenere, con W.G. Runciman, che la distinzione sociologica fra destra e sinistra sia, fondamentalmente, niente altro che l'eterna lotta fra i ricchi e i poveri. Il vasto consenso popolare che accompagnò i fascismi o certe forme di autoritarismo a sfondo populista ne offrono un'eloquente smentita. Non si può sottovalutare, tuttavia, l'apporto offerto dalla sinistra al miglioramento delle condizioni delle classi lavoratrici nel corso degli ultimi due secoli. Un altro tipico aspetto dell'identità della sinistra è il dibattito fra l'opzione rivoluzionaria e quella riformista, fra la continuità ideale rilevabile nell'impulso al rovesciamento violento dei regimi dispotici, autoritari o liberticidi (dalla rivoluzione francese al 1848, dalla rivoluzione russa a quella cinese) e, d'altro canto, l'opportunità di una politica più duttile, tesa all'inserimento dei partiti radicali e socialisti nelle istituzioni parlamentari e al trionfo di un metodo gradualista fondato sul consenso della maggioranza degli elettori. Quest'ultima via ha consentito alla sinistra occidentale, a partire dalla Seconda guerra mondiale, di governare anche per lunghi periodi i maggiori paesi europei; mentre le aspirazioni di forte rinnovamento contenute nella spinta rivoluzionaria dispiegata dalla rivoluzione d'ottobre subirono in un settantennio una precoce involuzione, esaurendosi ovunque in una dura dittatura burocratica e militare sorretta da una lettura del marxismo in chiave totalitaria. Questa fase storica, caratterizzata da un violento scontro ideologico e da una forte polarizzazione, a livello mondiale, dei sistemi politico-sociali (da un lato il cosiddetto "socialismo reale", dall'altro il modello capitalistico-liberale) si chiuse nel 1989-1990 con il crollo dei regimi comunisti dell'Europa dell'est. Resta aperto il problema dell'identità etica, sociale e politica della sinistra, tema ricorrente del dibattito intellettuale occidentale, ormai saldamente inserito nel quadro delle possibili opzioni a disposizione del cittadino in una società moderna e pluralista. R. Balzani ![]() D. Caute, Le sinistre in Europa dal 1789 ai nostri giorni, Il Saggiatore, Milano 1966; D. Cofrancesco, Destra e Sinistra. Per un uso critico di due termini-chiave, Bertani, Verona 1985; J.H. Billington, Con il fuoco nella mente. Le origini della fede rivoluzionaria, Il Mulino, Bologna 1986. |
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