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![]() SENATO Camera alta dei regimi parlamentari fondati sul bicameralismo. Il termine senato, ripreso dall'istituzione romana, comparve per la prima volta nella storia delle istituzioni moderne nella carta federale americana del 1787. Camera degli stati membri dell'unione, condivide con l'assemblea dei rappresentanti il potere legislativo, pur godendo di proprie attribuzioni in tema di politica estera e di controllo delle nomine di funzionari effettuate dal presidente. La Costituzione napoleonica del 22 frimaio anno VIII (13 dicembre 1799) in Francia previde un senato composto da ottanta membri inamovibili, nominati a vita sulla base di terne formate con l'apporto del corpo legislativo, del tribunato e del primo console. Al senato spettava il compito fondamentale di eleggere, tenendo conto delle liste predisposte dai notabili dei dipartimenti, i legislatori, i tribuni e i magistrati. Fra le sue funzioni figurava pure il controllo di legittimità costituzionale degli atti impugnati dal tribunato o dal governo. La costituzione dell'anno X (approvata nell'agosto 1802) ne mutò sensibilmente le attribuzioni, pur mantenendo le caratteristiche peculiari di suprema corte costituzionale e di base elettorale esclusiva dei consoli. La carta dell'anno XII (18 maggio 1804), ormai imperiale, affidava a Napoleone la nomina dei senatori su proposta dei notabili locali; essi dovevano tutelare le libertà fondamentali (individuale e di stampa), oltre che le conquiste rivoluzionarie acquisite dalla nuova borghesia emergente (abolizione della feudalità, legittimità e irrevocabilità della vendita dei beni nazionali). Restaurata la monarchia borbonica, la costituzione del 1815 sostituì il senato con la Camera dei pari, dizione mantenuta sotto il regno di Luigi Filippo. Con l'avvento al potere di Luigi Napoleone (Costituzione del 14 gennaio 1852) riprendeva vigore la tradizione bonapartista del senato "guardiano del patto fondamentale e delle libertà pubbliche". Nominati a vita dal presidente (poi imperatore), i senatori, non più di 150, erano espressione delle alte gerarchie militari ed ecclesiastiche e della grande borghesia finanziaria. Le leggi costituzionali repubblicane del 1875 conservarono la Camera alta, designata attraverso un'elezione di secondo grado, affidandole il compito di concorrere, con la Camera dei deputati, alla "confezione delle leggi". Trasformato nel consiglio della Repubblica (1946), il senato fu restaurato dalla costituzione della Quinta repubblica (1958), che ne confermava l'elezione "a suffragio indiretto". Anche nel Regno d'Italia, sulla base dello Statuto albertino (1848), fu istituito un senato di nomina regia, che condivideva con la camera il potere legislativo. La Costituzione repubblicana del 1948 mantenne il bicameralismo, trasformandolo da imperfetto in perfetto: rendendo cioè elettiva (sia pure con un meccanismo elettorale formalmente diverso) l'antica camera alta, che ha quindi le stesse attribuzioni dell'assemblea dei deputati. R. Balzani ![]() A. Manzella, Il Parlamento, Il Mulino, Bologna 1977; G. Spadolini (a c. di), I presidenti del Senato, Editalia, Roma 1989. |
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