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INDIPENDENZA AMERICANA, GUERRA DI
(1775-1783). Guerra combattuta dalle colonie della Gran Bretagna dell'America settentrionale, col sostegno di Francia e Spagna, contro la madrepatria britannica; costituì la fase centrale della rivoluzione americana. Preparata dalle violentissime reazioni dei coloni all'emanazione da parte di re Giorgio III degli Intolerable Acts del 1774, in seguito alle vicende del Boston Tea Party, scoppiò all'inizio del 1775, dopo che il parlamento inglese aveva dichiarato il Massachusetts in stato di ribellione, con lo scontro di Lexington, e il successivo assedio di Boston da parte della milizia chiamata alle armi dal Congresso provinciale rivoluzionario. La costituzione di un esercito nazionale (Continental Army) agli ordini di G. Washington, comandante delle milizie della Virginia, e l'approvazione di una Dichiarazione dei motivi e delle necessità di prendere le armi, stilata da J. Dickinson e T. Jefferson, furono deliberate dal secondo Congresso continentale di Filadelfia; tuttavia il confronto militare rimase inizialmente limitato a scontri occasionali tra milizie americane e battaglioni britannici intorno a Boston e lungo il confine con il Canada. Immediatamente dopo la dichiarazione di indipendenza, i britannici ottennero il primo grande successo militare occupando la città di New York (agosto 1776), che restò sotto il controllo britannico fino al termine della guerra, mentre il Congresso, timoroso di un attacco contro Filadelfia, si ritirò provvisoriamente a Baltimora. Migliorata la precaria posizione militare grazie ad alcuni successi invernali ed evitato lo sbandamento dell'esercito continentale, il Congresso decise l'arruolamento di ufficiali stranieri (tra cui il marchese di Lafayette, il barone de Kalb, Friedrich von Steuben e Tadeusz Kosciuszko), scelta che contribuì in misura decisiva alla professionalizzazione dell'esercito. Ciò nonostante, le truppe di Washington subirono, nell'autunno del 1777, dure sconfitte a Brandywine Creek e a Germantown, consentendo ai britannici di occupare Filadelfia. Il successo ottenuto a Saratoga dalle milizie del New England contro le truppe britanniche del generale J. Burgoyne permise al governo francese di passare dall'appoggio ufficioso (finanziario e militare) dato alle colonie, al riconoscimento ufficiale dell'indipendenza americana, sancito l'8 gennaio 1778 da un trattato di alleanza cui seguì l'intervento diretto della flotta militare francese in appoggio ai ribelli. Durante i successivi tre anni di guerra, nonostante l'incapacità da parte britannica di conseguire vittorie decisive e l'intervento della Spagna a fianco di americani e francesi, la situazione militare degli americani si deteriorò. Le vittorie del generale C. Cornwallis in South Carolina e la caduta di Charleston (maggio 1780) rischiarono di portare l'esercito americano al collasso, ma l'irresolutezza britannica nella conduzione della campagna e la mancanza di rinforzi dalla madrepatria, consentirono la riorganizzazione delle forze americane, che riconquistarono l'anno successivo il South Carolina costringendo alla resa Cornwallis dopo un lungo assedio a Yorktown. Le successive sconfitte subìte dai britannici a opera della flotta francese indussero il Parlamento di Londra a votare, il 27 febbraio 1782, contro la prosecuzione della guerra; caduto il governo di lord North, il suo successore, lord Rockingham, aprì immediatamente le trattative di pace. Firmati il 30 novembre gli articoli preliminari di pace con gli americani e raggiunto l'accordo con Francia e Spagna all'inizio del 1783, i britannici, che avevano sino ad allora proseguito le incursioni navali contro le città costiere americane, dichiararono la cessazione delle ostilità. Il trattato di Parigi (3 settembre 1783), che riconosceva l'indipendenza degli Stati Uniti, fu ratificato dal Congresso continentale il 14 gennaio 1784. Il successo militare e diplomatico fu pagato da gravissime conseguenze economiche: il costo dell'indipendenza fu estremamente alto e l'impoverimento del paese notevole. Oltre alle distruzioni provocate dalla marcia degli eserciti e dagli attacchi della marina britannica alle città costiere, la chiusura del florido mercato dei Caraibi inglesi al commercio americano colpì duramente l'agricoltura degli stati centrali, impedendo l'esportazione di grano, carne salata, legname; nelle colonie del nord, oltre ai pescatori del Massachusetts e del New Hampshire, furono le distillerie e gli zuccherifici, privati dei rifornimenti di melassa, a essere più profondamente penalizzati, così come i grandi piantatori di tabacco nel sud, nonostante la parziale compensazione derivante dal commercio con i Caraibi francesi, spagnoli e olandesi. Le necessità di rifornimento degli eserciti diedero viceversa un vigoroso impulso allo sviluppo della produzione industriale. All'inflazione e al crescente caos finanziario, il Congresso oppose dal 1780 una politica duramente deflativa, con la cessazione dell'emissione di carta moneta e il ritiro di quella in circolazione all'irrisorio prezzo di mercato. L'azione di R. Morris, nominato sovrintendente alle Finanze dal Congresso, consentì la costituzione della Bank of North America, presso la quale furono depositati i cospicui prestiti francesi al governo statunitense, e che funzionò come vera e propria banca pubblica, operando tutti i pagamenti di guerra. Tale politica salvò la nascente Confederazione dalla bancarotta, ma distrusse il potere d'acquisto dei piccoli contadini e artigiani, i più larghi possessori di cartamoneta, e favorì la concentrazione delle risorse finanziarie del paese nelle mani di un piccolo gruppo di ricchi uomini d'affari legati alle grandi banche della costa orientale.

S.
Battilossi

S.J. Underal (a c. di), Military History of the American Revolution, Washington D.C. 1976; E. Wayne Carp, To Starve the Army at Pleasure: Continental Army Administration and American Political Culture, 1775-1783, Chapel Hill 1984.
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