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IMPOSTE
Negli stati moderni, prestazioni obbligatorie in denaro dovute dai cittadini allo stato o ad altri enti territoriali. Le imposte (o entrate fiscali) servono a pagare le spese effettuate dallo stato e dagli enti pubblici e a perseguire obiettivi di politica economica e di redistribuzione di risorse nella società.

TERRENO PRECIPUO DELLA MODERNIZZAZIONE. Già gli illuministi sottolinearono l'effetto propulsivo o negativo che l'imposta rivestiva nei confronti dell'economia. Al catasto dei terreni si riconosceva, oltre alla giustizia perequativa nell'imposta, la capacità di fornire uno stimolo alla miglioria dei terreni garantendo l'immutabilità, per alcuni decenni, delle classificazioni colturali dei terreni. Secondo i primi economisti classici, invece, sul modello della critica ai dazi doganali, a una funzione neutra dello stato nei confronti dei processi economici doveva corrispondere una imposizione neutra nei confronti dell'economia. Ma a fine secolo, proprio all'intervento protettore dei dazi doganali fu dovuto il decollo di interi settori industriali nei paesi late comers (nuovi venuti dell'industrializzazione). Con l'incremento dell'intervento dello stato in materia assistenziale e previdenziale, a datare dalla fine del XIX secolo, le imposte assunsero anche un ruolo di redistribuzione dei redditi. Negli ultimi decenni del Novecento il sistema fiscale, oltre a costituire il supporto finanziario dello stato, venne a rappresentare un importante e raffinato strumento della politica economica e sociale, per intervenire sul ciclo economico (per esempio rallentando la crescita dei consumi con aumenti delle imposte, o favorendo certi consumi a scapito di altri o incentivando il risparmio o il suo investimento produttivo ecc.). La stessa politica redistributiva (pensioni sociali, esenzioni fiscali a favore di aree depresse) può assumere i connotati di un intervento di politica economica favorendo l'incremento dei consumi privati. I moderni sistemi fiscali nacquero nel Settecento con la proposta di sostituire decime, corvées, capitazioni, testatico e la miriade di tasse cui erano sottoposti i singoli e le comunità con imposte proporzionate al reddito o al patrimonio del contribuente. La grande battaglia della fisiocrazia per l'imposta unica e per il catasto spinse a una più razionale e giusta determinazione dell'imposta e a una riduzione delle enormi esenzioni che interessavano vasti settori della società (nobili e clero). Con la rivoluzione francese si affermò definitivamente il principio della semplificazione e razionalizzazione del sistema delle imposte e dell'obbligo al pagamento da parte di tutti i cittadini. Dal primo Ottocento la dottrina distinse due grandi categorie di imposte: le imposte dirette, che colpiscono il reddito o il patrimonio in rapporto alle capacità contributive del soggetto, e le imposte indirette, che colpiscono le manifestazioni del reddito e delle ricchezza, quali i trasferimenti, i consumi, la proprietà di beni, la fabbricazione, il patrimonio (le imposte di successione, di registro, sui trasferimenti di proprietà). Un'altra classificazione è quella che distingue le imposte in reali quando colpiscono il reddito prodotto in maniera oggettiva, senza riguardo al soggetto contribuente (come nel caso dell'imposta sul valore aggiunto in Europa), e personali, quando l'imposta è commisurata al reddito e al patrimonio complessivo del soggetto (come nel caso dei redditi delle persone fisiche). Storicamente i sistemi delle imposte dirette passarono da una imposta reale (un'aliquota fissa sul reddito prodotto) a una imposta personale quando, per motivi di redistribuzione, si introdusse il concetto di imposta progressiva sull'insieme dei redditi prodotti dal soggetto.

IL SISTEMA FISCALE DELL'ITALIA UNITA. Il sistema fiscale italiano fu imperniato nei primi anni dopo l'unificazione su due grandi imposte dirette: l'imposta fondiaria, che colpiva terreni e fabbricati, e l'imposta di ricchezza mobile, che colpiva i redditi da capitale e da lavoro. Ma la maggiore parte del gettito fiscale era fornita da una grande quantità di imposte indirette, fra cui spiccavano per gravosità i dazi di consumo esatti alle porte delle città e, dal 1869 al 1884, l'impopolare imposta sul macinato, che colpiva in maniera pesante i ceti popolari. Gli enti locali godevano di una relativa autonomia impositiva, che permetteva l'introduzione di imposte e dazi propri e di sovraimposte sui dazi governativi e le imposte dirette. Con lo sviluppo economico del paese l'imposta sulla ricchezza mobile divenne il principale cespite diretto dello stato. Nel 1923 essa fu trasformata nella imposta complementare sul reddito. Nello stesso anno il dazio di consumo passò completamente ai comuni e nel 1930, con l'abolizione delle cinte daziarie, divenne una imposta di consumo. Nel 1916 era stata introdotta una imposta sugli scambi che colpiva alcuni generi di lusso. Successivamente fu a più riprese ampliata la gamma dei prodotti colpiti da un diritto fisso e nel 1940 l'imposta fu trasformata nell'Ige (imposta generale sull'entrata) che comprendeva, oltre al trasferimento di beni, anche la prestazione di servizi. Solo nel 1971 il sistema tributario fu organicamente riformato e semplificato attorno a una grande imposta diretta, l'Irpef (affiancata dall'Irpeg per i redditi delle persone giuridiche e dall'Ilor, imposta locale sui redditi), e a una indiretta, l'Iva, che assorbì le precedenti imposte di consumo e l'Ige. Molte altre imposte indirette furono mantenute: le principali riguardano i trasferimenti di ricchezza (successioni, donazioni, compravendite di immobili ecc.), imposte di fabbricazione e tributi diversi (bolli ecc.). Dalla fine degli anni settanta la quota delle imposte dirette superò il 50 per cento del gettito complessivo del sistema tributario, rovesciando una tendenza che per più di un secolo aveva visto prevalere nettamente l'imposizione indiretta. Peraltro non furono risolti i gravi problemi di evasione fiscale che, fin dalle origini, costituirono un grave limite del sistema fiscale italiano. La riforma del 1971 abolì quasi del tutto l'autonomia impositiva degli enti locali, che venne loro parzialmente restituita tra il 1991 e il 1993 con imposte sui fabbricati.

A. Polsi


I. Santangelo Spoto, Imposta, in Digesto italiano, vol. XIII, Utet, Torino 1902; L. Einaudi, La terra e l'imposta, Einaudi, Torino 1942; F. Forte, "Imposta (Scienza delle finanze)", in Novissimo digesto italiano, vol. VIII, Utet, Torino 1962.
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