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![]() HAMILTON, ALEXANDER (Nevis 1755 - New York 1804). Politico statunitense. Allo scoppio della guerra di indipendenza americana entrò nella milizia, diventò capitano d'artiglieria e tenente colonnello, divenne segretario di George Washington. Rappresentante dello stato di New York al Congresso dal 1783, ebbe parte di rilievo nella formulazione della costituzione degli Stati Uniti (1787) che, grazie a una serie di saggi scritti assieme a J. Madison e J. Jay e apparsi su "The Federalist", contribuì in modo determinante a far approvare dai singoli stati. Segretario al Tesoro, influenzò tutta la politica dell'amministrazione Washington favorendo la centralizzazione del potere. Riordinò le finanze pubbliche, regolò i debiti di guerra, ristabilì il credito internazionale degli Stati Uniti e ne sostenne gli interessi commerciali in espansione. Dal punto di vista sociale, il programma dei "federalisti" mirava a contenere e invertire le tendenze egualitarie ereditate dal movimento rivoluzionario. Il suo grande antagonista fu Thomas Jefferson. Secondo i repubblicani, il sistema di governo, che aveva proprio in Hamilton il leader e il teorico più lucido, minacciava di ricreare i rapporti clientelari e i privilegi contro cui erano insorte le ex colonie. La difesa dei monopoli, l'aumento delle tasse, il rafforzamento dell'esercito, la crescita del debito pubblico connessa strettamente a queste scelte e ancor più lo stile aristocratico di governo erano altrettante ragioni di differenziazione e di scontro. Gli stessi federalisti, tuttavia, non si ritrovarono compatti e determinati nella difesa delle scelte di Hamilton, che si dimise nel 1795 e da allora, ormai sconfitto, si occupò esclusivamente degli affari interni dello stato di New York. Morì ucciso in duello. |
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