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GIOLITTI, GIOVANNI
(Mondovì 1842 - Cavour 1928). Politico italiano. Deputato dal 1882, fu ministro del Tesoro (1889-1890) nel gabinetto Crispi. Nel maggio 1892 formò il suo primo ministero, che cadde nel novembre 1893 per il suo coinvolgimento nello scandalo della Banca romana. Fu ministro dell'Interno nel gabinetto Zanardelli (1901-1903), guidò quindi tre ministeri quasi ininterrottamente dal novembre 1903 al marzo 1914 (età giolittiana), durante i quali adottò posizioni di equilibrio centrista, lavorando costantemente alla creazione di maggioranze parlamentari larghe, ma spesso fluide e cementate soprattutto dalla sua personalità. Cercò quindi l'appoggio della sinistra radicale e socialriformista, allargando la legislazione sociale e incoraggiando il movimento sindacale e cooperativo; dopo l'introduzione del suffragio universale maschile nel 1912 preferì, però, appoggiarsi ai cattolici per contrastare l'avanzata elettorale delle sinistre (patto Gentiloni). Fu abile e spregiudicato manipolatore elettorale, tanto da guadagnarsi l'epiteto di "ministro della malavita" (G. Salvemini). Difensore dell'impresa di Libia (1911-1912), avversò invece la partecipazione italiana nella Prima guerra mondiale divenendo, per questo, oggetto delle ire degli interventisti. Nuovamente presidente del consiglio dal giugno 1920 al giugno 1921, adottò un atteggiamento tollerante nei confronti del fascismo.
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