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DOGMA
Secondo la dottrina cattolica, verità inconfutabile che deriva da una interpretazione autentica della Parola di Dio manifestata nella Scrittura e nella tradizione: tale interpretazione spetta solo alla Chiesa di Roma e, precisamente, al papa o ai vescovi in comunione con il successore di Pietro, cioè ai concili. La negazione del dogma costituisce l'eresia. La storia della dogmatica cattolica ebbe inizio, di fatto, con il primo concilio ecumenico (Nicea, 325) che, contro le tesi di Ario, escluse ogni subordinazione del Logos (Cristo) al Padre: il Figlio, infatti, è nato dalla stessa essenza del Padre, è Dio da Dio, luce da luce, vero Dio dal vero Dio, generato e non fatto, consustanziale (homousios) al Padre. Il concilio di Costantinopoli (381) stabilì il dogma trinitario, confermando la divinità dello Spirito Santo, Signore e vivificatore, che procede dal Padre, che col Padre e col Figlio viene ugualmente adorato e glorificato. Il concilio di Calcedonia (451) definì in opposizione rispettivamente alla tesi monofisita e a quella nestoriana, la duplice natura e l'unicità della persona di Cristo; perfetto quanto alla divinità e perfetto quanto all'umanità, in due nature inconfuse e immutate, indivise e inseparabili, ambedue concorrenti in una persona e una ipostasi. Il dogma della verginità di Maria, Vergine nel concepimento, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua (sant'Agostino), venne sancito nel secondo concilio di Costantinopoli (553) e più volte ribadito. Dopo i grandi dogmi trinitari, cristologici e mariani, il dogma più importante fu quello eucaristico, già affermato nel quarto concilio Lateranense (1215) e pienamente definito nel concilio di Trento (1545-1563): Se qualcuno dice che, nel sacrosanto sacramento dell'eucarestia, resta la sostanza del pane e del vino con il corpo e il sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, e nega questa meravigliosa e unica conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e del vino nel sangue, la quale lascia sussistere soltanto le specie del pane e del vino, conversione che la Chiesa chiama in modo appropriato transustanziazione, su di lui anatema. Dopo Trento, il dogma più famoso (e discusso) fu senz'altro quello della infallibilità papale (1870, concilio Vaticano I) che recita: Il romano pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani e in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina in materia di fede o di costumi debba essere ritenuta dall'intera Chiesa, gode di infallibilità; perciò tali definizioni del romano pontefice sono irreformabili. L'ultimo dogma (in ordine cronologico) fu quello definito da Pio XII nel 1950, che, riprendendo quello dell'Immacolata concezione proclamato da Pio IX nel 1854, afferma: l'immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell'universo (dogma della Assunzione).

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