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![]() CUBA Isola caraibica. Abitata dai popoli siboney e taino, quando Cristoforo Colombo vi giunse durante il primo viaggio (1492) aveva 80.000 abitanti circa. La conquista iniziò nel 1510 sotto il comando di D. Velázquez; a metà del XVI secolo sopravvivevano solo 4000 autoctoni. Quando H. Cortez entrò in contatto con i popoli della confederazione azteca nel 1519, gli spagnoli residenti a Cuba lo seguirono in massa, abbandonando l'isola. Ma diversi fattori modificarono tale tendenza. Le ricchezze che dalle nuove terre partivano verso Siviglia accesero l'interesse di corsari e filibustieri che attaccarono le navi. Dal 1561 Filippo II emanò leggi che obbligavano le navi a riunirsi in flotte per resistere agli assalti. La scoperta di un canale nelle Bahamas, che divenne percorso privilegiato delle flotte, trasformò la principale città, L'Avana, in uno scalo per tutti i prodotti del Sudamerica e del Messico destinati alla metropoli. Così Cuba divenne una colonia di servizi. Si costruirono cantieri navali per piccole imbarcazioni; si producevano carne salata, verdure e pelli per gli equipaggi. Oltre al tabacco, che era coltivato lungo il fiume Almendares (L'Avana) e Arimao (Trinidad), vi era zucchero a Santiago e Bayamo. La vita della colonia gravitava attorno al porto di L'Avana, mentre il restante spazio era sostanzialmente abbandonato. Il censimento del 1774 indicava che su una popolazione di 173.000 abitanti 76.000 vivevano nella capitale. Nella seconda metà del XVIII secolo L'Avana perse il suo ruolo determinante: il declino della filibusta rese inutile la formazione di flotte e la metropoli volse il suo interesse allo sviluppo della canna da zucchero. La coltivazione fu incrementata dall'indipendenza delle colonie inglesi del nord nel 1776 e dalla ribellione antischiavista di Haiti nel 1791, che paralizzò la produzione di quella località, la maggiore del mondo. Inoltre proprietari schiavisti di Haiti si trasferirono con capitali e tecniche a Cuba. Il movimento indipendentista dei primi decenni del XIX secolo che liquidò l'impero coloniale iberico in America non ebbe conseguenze a Cuba. Infatti la locale classe dominante di proprietari delle terre a canna da zucchero temeva l'esempio di Haiti, dove gli ex schiavi governavano. Dei 700.000 abitanti di Cuba circa 400.000 erano schiavi neri. La struttura coloniale si rafforzò con il trasferimento di elementi degli eserciti metropolitani sconfitti in Venezuela e Messico. L'intensificazione dello sfruttamento dello zucchero diede i suoi frutti. Gli zuccherifici vennero meccanizzati, si aprirono strade; nel 1837 entrò in funzione una linea ferroviaria, la prima dell'America latina fra Guines e L'Avana per facilitare l'esportazione dello zucchero. Al termine del traffico negriero (1845) la popolazione superava il milione, di cui 600.000 schiavi. La crescente debolezza della Spagna pesava sulla colonia cubana la cui classe dominante cominciava a pensare all'indipendenza per avere maggiori possibilità di commercio con gli Usa, e vi erano anche correnti che propendevano per l'annessione agli Usa al fine di poter mantenere la schiavitù. La guerra civile del 1861-1864, che pose fine alla schiavitù negli Usa, tolse questa illusione anche a Cuba. Nel 1868 un grande proprietario, C.M. de Cespedes, diede inizio a una guerra coloniale che durò dieci anni e fu sconfitto. L'economia saccarifera rimase indebolita e gran parte degli schiavi, che avevano lottato a fianco degli indipendentisti, aveva conquistato la propria libertà. Nel 1886 si decretò l'abolizione della schiavitù. La cospirazione indipendentista continuò avendo come figura centrale lo scrittore José Martí; la nuova rivolta esplose nel 1895 con l'appoggio statunitense e con un programma radicaldemocratico. All'inizio del 1898 si profilò la sconfitta delle truppe spagnole, confinate nei centri maggiori; ma il 15 febbraio un incrociatore Usa, il Maine, esplose nella baia dell'Avana per cause ignote. L'incidente servì come pretesto agli Usa per dichiarare guerra alla Spagna. Il conflitto ebb breve durata e con la pace di Parigi (dicembre 1898) la Spagna abbandonò l'isola. Non era ancora la vagheggiata indipendenza perché le truppe statunitensi rimasero fino al 1902 e ritirandosi lasciarono nella costituzione della nuova Repubblica cubana clausole che limitavano fortemente la sovranità, oltre a conservare, grazie all'"emendamento Platt", una base militare a Guantanamo. Forte fu l'immigrazione di spagnoli, principalmente di Galizia (oltre 1.300.000). In seguito Cuba (110.860 km, comprese le isole annesse) rimase dipendente dagli Usa per le esportazioni di zucchero e tabacco e per l'occupazione del territorio con turismo di lusso nordamericano. La situazione si modificò radicalmente a seguito della rivoluzione guidata da Fidel Castro Ruz, vittoriosa contro il governo del generale F. Batista (1° gennaio 1959). La riforma agraria colpì gli interessi economici nordamericani e portò alla rottura tra i due paesi e a una tensione durata decenni. Nel 1961 Castro dichiarò che intendeva seguire il cammino dello sviluppo socialista. I profondi cambiamenti verificatisi nei paesi socialisti a partire dal 1989 aprirono nel paese una crisi profonda, dovuta al fatto che gli scambi commerciali si svolgevano soprattutto con quell'area, mentre gli Stati Uniti mantenevano verso Cuba un duro embargo economico. Nel tentativo di trovare una via d'uscita, il governo cubano strinse maggiori rapporti con i paesi latinoamericani, sostenne il turismo e sviluppò le biotecnologie. Nel 1990 contava undici milioni di abitanti circa. La fine del rapporto privilegiato con l'Unione sovietica ha inoltre spinto Fidel Castro a introdurre a Cuba elementi di economia di mercato e ad aprire il paese ai capitali stranieri, senza perň rinunciare al modello di sviluppo socialista. J.L. Del Roio ![]() H. Thomas, Storia di Cuba 1762-1970, Einaudi, Torino 1973. |
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