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Vicenza.

Città del Veneto e capoluogo della provincia omonima. È situata allo sbocco del corridoio alluvionale tra i Monti Berici e i Lessini e alla confluenza del Retrone col Bacchiglione. 107.223 ab. CAP 36100. • Econ. - Città a forte vocazione industriale (settori dell'abbigliamento, dell'oreficeria, meccanico, tessile, chimico, della ceramica, della lavorazione della carta e delle pelli), dagli anni Settanta manifesta una crescita del settore terziario; scarsamente praticata, all'interno del territorio comunale, è, invece, l'agricoltura. • St. - Roccaforte dei Veneti, l'antica Vicetia ottenne la cittadinanza romana nel 49 a.C., ricevendo l'ordinamento municipale che mantenne per tutta l'età imperiale. Sede vescovile dal VI sec., fu anche sede di un ducato longobardo e, quindi, di un comitato, finché nel X sec. divenne parte della Marca di Verona, conservando, peraltro, una certa autonomia. All'inizio del XIII sec., dopo un periodo piuttosto confuso caratterizzato da violente lotte tra le varie fazioni, fu dominio dai da Romano, una prima volta tra il 1210 e il 1213 con Ezzelino II, e quindi dal 1236 e il 1259 con Ezzelino III. Assoggettata da Padova nel 1266, passò nel 1311 a Verona, cui rimase fino al 1387, quando finì, come anche Verona, nella mani di Gian Galeazzo Visconti. Si diede quindi (1404) a Venezia, che la mantenne fino al 1797, con la sola eccezione del periodo 1509-15, allorché, in occasione della Lega di Cambrai, fu occupata dalle truppe imperiali. All'Austria dal 1797 al 1805, unita al Regno italico dal 1805 al 1814, di nuovo all'Austria dal 1814, V. entrò, infine, a far parte del Regno d'Italia assieme al Veneto nel 1866. • Urban. - V. si sviluppa su una pianta circolare di epoca alto-medioevale; l'assetto architettonico risale, invece, al XVI sec., quando i lavori di A. Palladio trasformarono completamente il volto della città. Nel secondo dopoguerra, V. subì un impetuoso sviluppo demografico e urbanistico, che portò all'inurbazione delle aree circostanti, di quelle in direzione di Verona e di Padova in particolare. • Arte - Della città romana restano il teatro di Berga, pochi avanzi dell'acquedotto e vario materiale architettonico. Pochi e mutili gli edifici romanici, in genere torri (San Felice, Girone, delle Prigioni Vecchie); la chiesa dei Santi Felice e Fortunato è romanica, ma di periodo più tardo. Del XIII sec. sono le chiese di San Lorenzo e Santa Corona (che contiene dipinti di P. Veronese), mentre la costruzione del duomo, iniziata a quell'epoca, non fu terminata che nel XVI sec. In stile gotico-rinascimentale sono, invece, i palazzi da Schio, Thiene Cavallari, Eegau, Colleoni, tutti del XV sec. Fu, però, l'opera di A. Palladio nel XVI sec. a dare la decisiva impronta architettonica alla città: egli ristrutturò il preesistente palazzo della Ragione, nota come Basilica palladiana; si adoperò per la costruzione dei palazzi Chiericati (1550-57), Valmarana Praga (1556), Porto-Barbarano (1571), della loggia (1570) e del Teatro Olimpico (1580-84, ultimato da V. Scamozzi); ispirò con il suo stile gli architetti dei palazzi Civena, Caldogno, Bonin, Porto-Breganze. L'arricchimento architettonico di V. continuò anche nel XVII sec.: il palazzetto Da Monte, i palazzi Valmarana Negri, Barbieri e Leoni-Montanari, la chiesa dell'Aracoeli sono i lavori più significativi di questo periodo. Gli studi di F. Muttoni e O. Bertotti-Scamozzi stimolarono nel XVIII sec. una ripresa dei temi palladiani, ripresa che raggiunse il suo apice con O. Calderari (palazzi Cordellina e Zileri dal Verme). Da non scordare, nelle vicinanze della città, il santuario di Monte Berico (del 1428, ma ampliato dal Palladio e ricostruito da C. Borrella alla fine del XVII sec.); la villa Valmarrana, con affreschi di G.B. e G.D. Tiepolo; la Rotonda (iniziata nel 1550 dal Palladio, ma ultimata un secolo dopo da Scamozzi). ║ Provincia di V. (2.722 kmq; 794.317 ab.): il territorio provinciale vicentino si estende per più dei due terzi nella fascia prealpina e collinare. Il trend demografico evidenzia fenomeni migratori dalle città principali, dalla montagna e dal Basso Vicentino ai piccoli comuni della cintura del capoluogo. V. è una delle province italiane a più alto tasso di industrializzazione: esistono distretti industriali monoproduttivi fondati sulla piccola impresa (Valle del Chiampo per la concia delle pelli); aree monospecializzate basate sulla media impresa (è il caso dell'elettromeccanica a Montecchio Maggiore); zone plurispecializzate, con la presenza anche di grandi gruppi industriali (industrie tessili e di macchine utensili dell'Alto Vicentino; ceramica, mobili, oreficeria dell'area di Bassano del Grappa). Un ruolo secondario riveste l'agricoltura (granturco, frumento, orzo, tabacco, asparagi, ciliegie), mentre diffuso resta l'allevamento bovino. A partire soprattutto dagli anni Ottanta si è registrata un'imponente crescita del terziario.
Panorama di Vicenza

Villa La Rotonda a Vicenza