Vulcano (1.281m) della Campania, che si innalza
a Sud-Est di Napoli. Il
V. appartiene all'Antiappennino Campano e rientra
con il suo apparato nel complesso vulcanico del Somma-
V.; nella stessa
area geografica sono presenti altri apparati vulcanici (Campi Flegrei, Ischia,
Procida e Roccamonfina), tutti originati dalla tettonica estensiva verificatasi
nell'area dalla fine del Terziario. Il
V., unico vulcano attivo
dell'Europa continentale, si configura caratteristicamente come un vulcano a
cono, di cui il Monte Somma, che è inattivo da 17.000 anni circa e
culmina nei 1.132 m della Punta del Nasone, forma il cono esterno tronco. Il
cratere del Somma ha un diametro di circa 4 km. Il cratere alla sommità
del
V. ha, invece, un diametro di circa 450 m e una profondità non
inferiore ai 330 m. Il bordo del cratere presenta una maggiore ripidezza sul
versante nord-orientale. A 500 m s/m., sul settore occidentale del
V., si
distende il Piano delle Ginestre. Il Monte Somma e il
V. sono divisi
dalla Valle del Gigante, lunga 5 km e larga 500 m. Le lave più antiche
non affioranti del complesso vulcanico hanno circa 300.000 anni, mentre i
prodotti affioranti risalgono fino a 25.000 anni fa. Il
V. è
formato da lave che presentano una composizione eterogenea (tra i componenti
rientrano, per esempio, trachiti e tefriti), nonché da depositi
piroclastici. Negli ultimi 25.000 anni il complesso vulcanico è stato
interessato da tre fondamentali cicli magmatici. Nel primo ciclo (25.000 -11.500
anni fa) vennero emesse lave sottosature e piroclastiti ad alto contenuto di
potassio; alcuni depositi rimandano, inoltre, a tre o quattro eruzioni pliniane.
Tra il primo e il secondo ciclo si interpose una lunga fase di
inattività, interrotta soltanto da due eruzioni pliniane (11.400 anni fa
e 8.000 anni fa). Nel secondo ciclo (7.900 anni fa - 79 d.C.) si sono verificate
lunghe fasi di riposo e una serie di eruzioni minori. Nel terzo ciclo (79 d.C. -
1944) si possono individuare due distinte fasi: una (472-1631) segnata da una
serie di eruzioni subpliniane, l'altra (1631-1944) contraddistinta da
attività stromboliana con emissione di lave. L'eruzione del
V.
dagli effetti più catastrofici fu quella del 24 agosto del 79 d.C., a
proposito della quale ci è giunta la testimonianza di Plinio il Giovane
(suo zio Plinio il Vecchio non trovò scampo), consegnata in una lettera a
Tacito; i centri di Ercolano, Pompei, Stabia, Oplonti furono totalmente
distrutti dall'evento eruttivo e rimasero sepolti sotto la copiosa massa di
prodotti vulcanici. Eruzioni notevoli si verificarono nel 202, 472, 685, 1036,
1139. Il 16 dicembre 1631 ci fu un'altra spaventosa eruzione (seconda solo a
quella del 79), preceduta da eventi sismici; morirono circa 18.000 persone e gli
insediamenti umani più vicini al vulcano furono quasi totalmente
distrutti. Frequenti furono le eruzioni nei secc. XVIII-XIX (si ricorderanno
quelle verificatesi negli anni 1737, 1760, 1767, 1779, 1794, 1822, 1855, 1872).
Nel dicembre 1906 vi fu un altro evento eruttivo di notevole portata, di cui le
conseguenze peggiori toccarono a Boscotrecase. L'ultima eruzione del
V.
si verificò nel marzo 1944 ed ebbe effetti distruttivi per diversi
centri. Ai giorni nostri l'attività vulcanica è caratterizzata da
manifestazioni fumaroliche intracrateriche ed extracrateriche. Una commissione
incaricata dal Dipartimento della protezione civile ha studiato con attenzione i
rischi che incomberebbero sull'area vesuviana, qualora si verificassero eruzioni
di particolare violenza (è stata presa come punto di riferimento
l'eruzione del 1631); sono stati predisposti piani di intervento da attuarsi in
caso di necessità. Tra i fattori di accentuazione del rischio è
stato individuato l'intensissimo popolamento dell'area in cui vivono circa
700.000 persone. L'istituzione del
Parco nazionale del V., nel 1991, ha
avuto come fine principale proprio quello di porre un freno all'attività
edilizia. I centri maggiori dell'area (Castellamare di Stabia, Ercolano,
Portici, Torre Annunziata, Torre del Greco) si trovano lungo la costa.
Più a Nord sorgono, invece, centri di carattere strettamente agricolo
(Santa Anastasia, Somma Vesuviana, ecc.): le pendici del vulcano, regolari e
molto fertili, sono, infatti, particolarmente adatte all'agricoltura; oltre alla
viticoltura, che consente la produzione di vini di qualità, vengono
praticate la frutticoltura e la coltivazione di ortaggi. La zona, inoltre,
costituisce un'importante meta turistica. Sul versante di Napoli, a circa 600 m,
sono situati l'osservatorio vesuviano, la Biblioteca vulcanologica e il piccolo
Museo vesuviano.
Il cratere del Vesuvio