(dal serbo-croato
ustaša: ribelle,
insorto, der. di
ustati: alzarsi in piedi). St. - Vocabolo utilizzato
dagli Slavi dei Balcani per designare i combattenti contro i Turchi e adottato
successivamente da A. Pavelić per indicare i Croati ribelli al dominio
serbo, membri di un'organizzazione istituita da Pavelić stesso nell'ottobre
1928 a Zagabria. Il colpo di Stato di re Alessandro di Jugoslavia del 7 gennaio
1929 segnò l'inizio della lotta armata per l'indipendenza della Croazia,
contraddistinta da azioni terroristiche, in patria e all'estero, culminate
nell'assassinio di re Alessandro e del ministro degli Esteri francese L. Barthou
(Marsiglia, 9 ottobre 1934), di orientamento filojugoslavo. Durante la seconda
guerra mondiale gli
u. ricevettero l'appoggio delle potenze dell'Asse,
aspiranti a un dissolvimento della Jugoslavia, e, da parte loro, favorirono
l'occupazione italo-tedesca dei Balcani, determinante per la formazione di un
Regno indipendente di Croazia (aprile 1941) guidato da A. Pavelić. Gli
u. si resero allora responsabili di eccidi e di rappresaglie verso i
Serbi di Croazia e di Bosnia-Erzegovina, partecipando anche ad alcune operazioni
militari sul fronte orientale. Dispersi dalle milizie di Tito, gli
u.
vennero in gran parte giustiziati a conclusione del conflitto (1945), anche se
Pavelić e altri esponenti dell'organizzazione proseguirono all'estero
l'azione terroristica contro il nuovo regime jugoslavo.