Regione (8.456 kmq; 833.050 ab.) dell'Italia
centrale. Priva di sbocco al mare, l'
U. è circondata dalle Marche
a Nord e a Est, dal Lazio a Sud e a Ovest e dalla Toscana a Ovest. Capoluogo:
Perugia. Amministrativamente è divisa in due province: Perugia e Terni.
║
Popolazione: la popolazione umbra ha raggiunto il massimo
incremento numerico nel 1951 con oltre 800.000 abitanti; ha subito una
contrazione nei successivi 20 anni a causa di un movimento migratorio interno,
in gran parte diretto verso Roma. Tale tendenza si è invertita nei due
decenni successivi per i flussi migratori di rientro, facendo registrare una
lieve crescita. La densità di popolazione (media regionale: 96 ab./kmq)
varia a seconda delle aree regionali: è più alta nelle fasce lungo
le principali direttrici viarie (valle del Tevere, da Città di Castello a
Perugia, e Valle umbra-conca di Magione), sviluppatesi a discapito dei piccoli
centri delle aree montuose e alto-collinari, spesso di notevole interesse
storico-artistico, alcuni dei quali ormai spopolati. L'urbanizzazione delle aree
forti ha determinato inoltre l'abbandono delle case sparse, presenti
nell'
U. collinare e pianeggiante per la diffusione dell'istituto
mezzadrile e dell'appoderamento. Fenomeno recente è il recupero di
vecchie case coloniche utilizzate come case di vacanza. Tuttavia, nel complesso,
il fenomeno dell'urbanesimo non ha prodotto squilibri vistosi: la popolazione
è distribuita abbastanza regolarmente tra numerosi centri medi e piccoli,
che ricalcano l'assetto amministrativo dei comuni medioevali (Foligno,
Città di Castello, Gubbio, Spoleto, Umbertide, ecc.). • Geogr. -
Morfologia: regione dai confini naturali non ben definiti, l'
U.
è costituita per il 53% da rilievi montuosi e per il 41% da colline. Le
uniche pianure sono rappresentate da fondi di bacini intermontani e da valli
fluviali. La principale caratteristica morfologica della regione consiste
appunto nell'alternanza di profonde depressioni, formatesi nel Pliocene e
anticamente occupate da laghi e paludi, e di zone rialzate; tale alternanza
contribuisce a determinare un paesaggio vario e ricco di contrasti. Il settore
orientale del territorio è attraversato in direzione Nord-Sud
dall'Appennino umbro-marchigiano; nella propaggine più orientale della
regione sorge il sistema dei Monti Sibillini, che raggiunge la massima quota con
il Monte Vettore (2.478 m). Depressioni con fondi colmati da depositi
fluvio-lacustri sono quelle di Gubbio, Gualdo Tadino e Tavernelle, e gli
altopiani di Castelluccio di Norcia e di Colfiorito (rispettivamente 1.300 e 750
m). La dorsale appenninica è tuttora interessata da un'attività
tettonica che è causa di numerosi fenomeni sismici (effetti distruttivi
ha avuto il terremoto del 1997). L'antiappennino toscano e laziale occupa
l'
U. occidentale e sud-occidentale. In quest'ultima sezione il paesaggio
appare in continuità con quello del Lazio settentrionale. ║
Idrografia: l'unità geografica della regione è data dal
sistema idrografico dell'alto e medio Tevere, che la solca con direzione
Nord-Sud per circa 200 km, in una valle stretta fino a Perugia, poi ampia e
pianeggiante. Al Tevere affluiscono da destra corsi d'acqua a carattere
torrentizio (a causa del terreno poco permeabile), mentre i tributari di
sinistra (Chiascio, Paglia e Nera) hanno portate maggiori e relativamente
costanti. Il Nera forma, con il contributo del Velino, la famosa cascata delle
Marmore (180 m) presso Terni. Con i suoi 125 kmq di estensione il Trasimeno
è il più ampio bacino lacustre dell'Italia peninsulare; tuttavia,
per le sue origini tettonico-alluvionali, raggiunge appena 6,30 m di
profondità. Il piccolo Lago di Piediluco (1,5 kmq) è sfruttato
nell'ambito del colossale sistema idroelettrico che serve l'area industriale di
Terni, mentre invasi artificiali come quelli di Corbara e di Narni sono stati
realizzati per la produzione di energia elettrica. Lo sbarramento realizzato a
Valfabbrica sul fiume Chiascio funge invece da serbatoio per l'irrigazione delle
colture. Numerose le sorgenti, anche minerali (Fonti del Clitunno, Acquasparta,
Sangemini), localizzate nell'
U. orientale e meridionale. ║
Flora: attualmente, a causa dell'eccessivo diboscamento, solo il 31% del
territorio umbro è costituito da foreste, soprattutto boschi misti
(cerri, roveri, carpini, ecc.). Abbastanza diffusi i lecceti, a quote collinari
e di media montagna. A tutela degli ambiti di più alto interesse
naturalistico e paesaggistico, nel dicembre 1991 sono state istituite sei aree
naturali protette (parchi del Monte Subasio, del Monte Cucco, del Lago
Trasimeno, di Colfiorito, oltre ai parchi fluviali del Nera e del Tevere).
║
Clima: il clima dell'
U. è caratterizzato da inverni
prevalentemente miti e umidi, e da estati calde. Le piogge non superano di norma
i 800-1.000 mm annui, e solo sui monti del settore orientale raggiungono i
1.000-1.300 mm. Le precipitazioni nevose sono piuttosto scarse e limitate alle
cime appenniniche. • Econ. -
Agricoltura: l'agricoltura, fino ai
primi anni Cinquanta predominante nell'economia regionale (impiegando il 56%
della forza-lavoro), ha subito nel tempo un ridimensionamento radicale, tanto
che oggi il suo contributo alla formazione del prodotto interno lordo è
limitato al 6%. Aspetti macroscopici di tale processo sono stati la crisi della
conduzione mezzadrile (26.379 aziende nel 1961, 375 nel 1990) e l'abbandono
delle tradizionali colture promiscue in favore di coltivazioni industriali
(girasole, tabacco), con conseguenti profondi mutamenti del paesaggio agrario.
Attualmente le colture più diffuse sono quelle cerealicole, ma anche la
viticoltura (localizzata nelle fasce collinari) e l'olivicoltura mantengono un
certo prestigio. Otto aree viticole hanno ottenuto il riconoscimento della DOC e
due di esse, Torgiano e Montefalco, la DOCG. Per motivi climatici l'olivo
è presente solo nei settori sud-occidentali della regione, del cui
paesaggio costituisce un elemento tipico. Pregiata risorsa per l'economia
montana è il tartufo. ║
Allevamento: in ripresa
l'allevamento ovino, in espansione l'avicoltura nonché la più
recente troticoltura, localizzata nel bacino del Nera. ║
Industria:
il settore industriale assorbe il 34% degli occupati,
di cui la maggioranza impiegata in piccole e medie imprese diffuse nella parte
settentrionale e centrale della regione. I settori più vitali sono quelli
alimentare (dolciario), tessile, dell'abbigliamento, cartario, del cemento,
grafico-editoriale (Città di Castello). Centri di antica tradizione
artigianale come Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto mantengono una
rinomanza internazionale nella lavorazione della ceramica; numerose inoltre le
piccole imprese (spesso a conduzione familiare e con forme di lavoro sommerso
come il lavoro a domicilio), specializzate in lavorazioni artigianali come ferro
battuto, legno e mobilio. L'altro importante polo industriale della regione,
localizzato nel Ternano e caratterizzato da grandi unità produttive
pubbliche e private nei comparti siderurgico, petrolchimico e meccanico,
è stato sensibilmente ridimensionato in termini occupazionali e
produttivi in seguito alla crisi dell'industria pesante. La quota maggiore di
unità lavorative è assorbita oggi dal settore terziario e in primo
luogo dal turismo, connesso al forte richiamo esercitato dalle bellezze naturali
della regione e dalle testimonianze artistiche delle sue città (Perugia,
Orvieto, Assisi, Spoleto, Gubbio, Todi). Oltre al tradizionale turismo culturale
e religioso, nelle zone rurali sta acquisendo importanza l'agriturismo, grazie
anche al miglioramento dei collegamenti viari (realizzazione della rete
superstradale, con innesto nell'Autostrada del Sole). Insufficiente la rete
ferroviaria, nonostante la rilevanza del nodo di Foligno. • St. - Occupata
durante l'Età del Ferro da due popoli (Etruschi a Ovest del Tevere e
Umbri a Est), in età romana l'
U. costituì la VI Regione
della divisione augustea dell'Italia e, con la riforma di Diocleziano, fu unita
all'Etruria. Subì l'invasione dei Goti, dei Bizantini e dei Longobardi;
fu quindi parte del ducato di Spoleto, mentre ai Bizantini rimasero, salvo brevi
periodi, Perugia con Amelia, Narni e Terni. Subentrati i Franchi, in seguito
alle donazioni fatte dagli imperatori carolingi al papato, quest'ultimo
tentò fin da questo periodo di affermare il proprio potere sui territori
umbri. Anche il formarsi delle autonomie comunali fu condizionato, nel XII sec.,
dalle rivendicazioni della Chiesa nei confronti dell'Impero. L'autorità
papale si affermò definitivamente con la morte dell'imperatore Federico
II, contro il quale la guelfa Perugia aveva lottato per contrastarne il progetto
di riconquista del ducato di Spoleto. Il Duecento vide anche la nascita e lo
sviluppo del Francescanesimo, che fece di Assisi uno dei principali centri
religiosi europei. Nella prima metà del XIV sec. il fenomeno delle
signorie cominciò a svilupparsi nella regione (Trinci a Foligno e
Gabrielli a Gubbio), trovando però l'opposizione della Chiesa, decisa a
impedire l'affermarsi di un'unica forte signoria. L'
U. divenne teatro di
continue lotte fra comuni, signorie e Chiesa, con l'intervento di signori
esterni quali i Malatesta, i Montefeltro, gli Orsini, i Visconti. Numerosi i
capitani di ventura originari della regione: Braccio Fortebracci da Montone (che
nella prima metà del Quattrocento riuscì per breve tempo a
stabilire una signoria territoriale umbra), il Gattamelata, i Piccinino,
Bartolomeo d'Alviano, i Vitelli, i Baglioni. L'assetto comunale, già in
crisi, tramontò definitivamente allorché la Chiesa riuscì a
imporre la propria supremazia sul territorio umbro sottomettendo Perugia (1540).
Per i successivi tre secoli l'
U. fu parte dello Stato della Chiesa, con
l'unico intermezzo della Repubblica romana (1798-99) e del dominio napoleonico
(1808-14). L'arretratezza politica e culturale dello Stato pontificio indusse lo
sviluppo di un movimento liberale, in contatto soprattutto con analoghe
formazioni delle Marche e della Romagna. I patrioti umbri parteciparono al moto
della Romagna del 1831 e al moto nazionale del 1848. L'anno dopo l'
U.
aderì alla Repubblica romana, ma fu presto occupata dalle truppe
austriache; anche l'insurrezione del 1859 fu repressa con estrema durezza. Dopo
l'intervento dell'esercito sabaudo nel 1860, nello stesso anno l'
U.
entrò a far parte, per plebiscito, del Regno d'Italia, di cui
seguì le sorti. • Arte - Poche, ma notevoli, le testimonianze
dell'epoca paleocristiana e altomedioevale: per la pittura si segnalano gli
affreschi del tempietto del Clitunno (VII sec.) e quelli nella cripta dei Santi
Isacco e Marziale a Spoleto. I maggiori monumenti architettonici, invece, sono
la chiesa di San Salvatore a Spoleto e quella di Sant'Angelo a Perugia, entrambe
dei secc. V-VI, l'abbazia di San Pietro in Valle presso Ferentillo (VIII sec.) e
la basilica di Sant'Eufemia a Spoleto (secc. X-XII). È nel XII sec. che
l'arte umbra ricevette grande impulso, quando vennero costruiti il duomo di
Assisi e quello di Spoleto, oltre a numerosi altri edifici sacri che
conferiscono alle due città e ad altre (Gubbio, Perugia, Todi, ecc.) la
peculiare fisionomia urbanistica. La pittura dell'epoca si informa ai modi
bizantini: sono significativi esempi gli affreschi di San Pietro in Valle,
presso Ferentillo (fine XII sec.), e quelli dell'abbazia dei Santi Severo e
Martirio di Orvieto, ma il più noto è certo il
Crocifisso
dipinto nel 1187 da Alberto Sozio e tuttora conservato nel duomo di Spoleto.
Nella scultura, tra le opere lignee si segnalano la
Madonna col Bambino,
nel museo parrocchiale di Spello. L'età gotica si fa tradizionalmente
iniziare con la costruzione (1228) della basilica di San Francesco, ad Assisi:
le successive evoluzioni dell'architettura umbra sono caratterizzate da una nota
originale, quale si ravvisa ad Assisi in Santa Chiara, a Perugia nel duomo e in
San Domenico, a Spoleto pure in San Domenico, a Foligno in San Salvatore e,
soprattutto, a Orvieto nel duomo. Anche numerosi edifici pubblici di Perugia,
Todi, Gubbio, Città di Castello sono da ascriversi al periodo gotico
dell'arte umbra che, in ambito pittorico, mostrò una spiccata tendenza
senese: artisti come Simone Martini (1284 circa - 1344) e Pietro Lorenzetti
(1285-1348) ad Assisi si imposero sui fiorentini Cimabue (fine XIII sec.) e
Giotto (seconda metà XIV sec.) e sui laziali Rusuti (fine XIII sec.) e
Iacopo Turriti (fine XIII sec.). Così ad Orvieto, nella seconda
metà del XIV sec. dominarono i senesi Ugolino di Prete Ilario, Pietro di
Puccio e Cola Petruccioli, e a Perugia operarono i loro concittadini Bartolo di
Fredi e Taddeo di Bartolo. Neppure la scultura diede vita a una scuola locale e
nel Trecento ci fu una netta prevalenza di artisti toscani: Nicola e Giovanni
Pisano lavorarono a Perugia (
Fonte Maggiore), Arnolfo di Cambio a Orvieto
e a Perugia. Infine, maestranze pisano-senesi operarono alla direzione di
Lorenzo Maitani (1275 circa - 1330), nativo di Siena, nella decorazione di
pilastri frontali del duomo di Orvieto. Anche l'architettura, nel tempo,
andò smarrendo una fisionomia locale e nel Rinascimento furono i toscani
Agostino di Duccio (1418-1481 circa) e Francesco di Giorgio Martini (1439-1502)
a realizzare le opere più significative, rispettivamente nell'oratorio di
San Bernardino e nella porta di San Pietro a Perugia e nel palazzo ducale a
Gubbio. Bisogna attendere il Cinquecento perché nella pittura prenda vita
una scuola locale: dopo la presenza di molti artisti toscani (Masolino da
Panicale, Beato Angelico, Filippo Lippi, Benozzo Gozzoli, Piero della
Francesca), si imposero il Pinturicchio (1454-1513) e il Perugino (1445 circa -
1523), Niccolò di Liberatore (130 circa - 1502), B. Bonfigli (1420 circa
- 1496), B. Caporali (1420 circa - 1507 circa) e Fiorenzo di Lorenzo (seconda
metà del XV sec.). I caratteri peculiari della loro produzione sono
l'approfondita ricerca luministica (in particolare del Perugino) e la
particolare levità del tratto, inserite in composizioni di forte
staticità. Per il periodo successivo, vanno ricordati L. Signorelli (1445
circa - 1523) che, accostatosi inizialmente alla cultura fiorentina, si
affermò come maestro pienamente originale distinguendosi per la
produzione frescante (il suo capolavoro è il ciclo della cappella di San
Brizio nel duomo di Orvieto), e Federico Fiori detto il Barocci (1530 circa -
1612), il cui manierismo fatto di effetti evanescenti, di composizioni affollate
e di sfumature coloristiche (
Deposizione, 1568, Perugia, duomo) prelude
per certi aspetti al Barocco. Se nella scultura il Cinquecento offre ancora una
figura locale, il perugino Vincenzo Danti (1530-1576), autore della statua
bronzea di Giulio III per Perugia, ma attivo soprattutto a Firenze, i secoli
successivi videro operare in Umbria quasi esclusivamente artisti di altre
regioni.
Cartina dell'Umbria
Scorcio del centro di Perugia
Assisi: scorcio del centro
Assisi: panorama dalla Rocca Maggiore: a sinistra il duomo e a destra Santa Chiara
Gubbio: il teatro romano (I sec. D.C.)
Il duomo di Spoleto
Il duomo di Orvieto
Todi: il palazzo del Podestà