Romanzo
epistolare di U. Foscolo, pubblicato in varie edizioni, ma la cui redazione
definitiva può essere considerata quella risalente al 1802. L'autore
iniziò infatti la stesura del romanzo già nel 1798, anno nel quale
venne edito a Bologna con il titolo
Vera storia di due amanti infelici;
la pubblicazione fu tuttavia rifiutata da Foscolo, poiché il romanzo,
rimasto incompiuto, era stato portato a termine da A. Sassoli senza la sua
autorizzazione. Ampiamente riveduta, l'opera venne pubblicata a Milano nel 1802
e, con ulteriori anche se parziali modifiche e aggiunte, a Zurigo nel 1816 e a
Londra nel 1817. Mentre la prima redazione mostrava una chiara dipendenza dal
modello goethiano dei
Dolori del giovane Werther, per esempio nella
prevalente tematica amorosa, quella definitiva si libera da qualsiasi influenza
per costituire, su una base fondamentalmente autobiografica, un nuovo modello
che si fonda sulla tematica politica, oltre che sulla tragica vicenda amorosa;
sono infatti le delusioni seguite alla vicenda napoleonica a determinare la
scelta del suicidio, in una crisi che da politica si fa filosofica ed
esistenziale. Il romanzo (il cui spunto fu dato a Foscolo da una notizia di
cronaca, il suicidio dello studente padovano Girolamo Ortis) narra le vicende e
le peregrinazioni di Jacopo; lasciata Venezia (passata, dopo il Trattato di
Campoformio, in mano austriaca), egli si ritira nei Colli Euganei e qui conosce
e si innamora di Teresa, già promessa sposa di Odoardo. Prostrato per le
tristi vicende della sua patria, esule e peregrino senza meta, sceglie il
suicidio. L'amico Lorenzo Alderani, dopo la sua morte, pubblica le lettere
speditegli da Jacopo come monumento alla sua memoria.