Pittore francese. Figlio illegittimo della
pittrice S. Valadon (V. VALADON, SUZANNE), assunse
il cognome del pittore e critico M. Utrillo y Molins che lo adottò.
Attratto dall'alcool e di temperamento tormentato,
U. venne indirizzato
(1902) alla pittura dalla madre; sostanzialmente autodidatta, ritrasse vedute
malinconiche di Montmartre, Montmagny e dei dintorni di Parigi, dipinte con
appassionata spontaneità grazie anche all'uso di dense trame
coloristiche, ora rugose ora leggere, in cui prevalsero i toni smorzati, i
grigi, i marroni, il bianco. Il gusto per la schematizzazione, la
semplificazione geometrica dei piani ricordano alcune ricerche stilistiche
comuni ai cubisti, sebbene in
U. la creazione programmatica lasci il
posto alla pittura della memoria, tanto più forte dopo l'abbandono della
capitale francese da parte del pittore. Il periodo tra il 1908-14, definito come
“epoca bianca” dal colore degli edifici ritratti, fu quello
più fecondo di opere (
Le lapin agile, 1910;
Il cabaret À
la belle Gabrielle, 1914); a esso seguì, dal 1916, l'epoca delle
vedute cromaticamente più incisive, del segno graficamente più
netto, distinta da un'ironia compiaciuta per le piccole sagome che vivacizzano
le strade delle tele, quasi sempre ispirate da cartoline o da incisioni e sempre
meno dall'osservazione del vero (
Eglise de Faouet, 1929). Nominato nel
1929 cavaliere della Legion d'Onore e raggiunta l'agiatezza economica,
U.
parve inaridire la propria vena espressiva e limitarsi alla ripetizione monotona
dei soggetti consueti (Parigi 1883 - Dax, Landes 1955).