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Uruguay.

Stato (176.215 kmq; 3.241.000 ab.) dell'America Meridionale. Confina a Nord e a Nord-Est con il Brasile, a Sud-Est e a Sud è bagnato dall'Oceano Atlantico, a Sud-Ovest dal Río de la Plata e a Ovest confina con l'Argentina. Capitale: Montevideo. Città principali: Salto, Paysandú, Rivera, Melo e Fray Bentos. Ordinamento: Repubblica, amministrativamente divisa in 19 dipartimenti. Il potere esecutivo spetta al presidente che, eletto a suffragio diretto con un mandato di cinque anni, è a capo del Consiglio dei ministri da lui nominato. Il potere legislativo è di pertinenza dell'Assemblea generale, costituita da due Camere, entrambe elette per cinque anni con il sistema proporzionale: la Camera dei deputati (99 membri) e il Senato (30 membri). Moneta: nuovo peso uruguayano. Lingua: spagnolo. Religione: cattolica; esistono minoranze protestanti ed ebraiche. Popolazione: è composta da bianchi (86%), meticci (8%) e mulatti (6%).

GEOGRAFIA

Geologia e morfologia: estrema lingua del massiccio cristallino brasiliano, il basamento dell'U. è composto nel settore nord-occidentale da arenarie, scisti calcari e argillosi, parzialmente erosi, mentre in quello centrale e sud-occidentale pile orizzontali di arenarie rosse e di basalti poggiano sui graniti, originando rilevi a cime tabulari. Il territorio, in massima parte pianeggiante, a una quota media di 100 m s/m., si eleva solo nelle morbide ondulazioni delle cuchillas, catene collinari che generalmente non superano i 500 m s/m. Le due maggiori, spartiacque tra il bacino fluviale dell'Uruguay e quello del Río Negro, sono la Cuchilla Grande e quella de Haedo: da queste se ne dipartono altre, tra cui la Cuchilla del Daymán, del Durazno, del Belén, ecc. Le coste presentano varie insenature sabbiose, che spesso racchiudono lagune interne: la maggiore di queste, la Lagôa Mirim, si estende anche in territorio brasiliano. ║ Idrografia e clima: i principali corsi d'acqua sono l'Uruguay, che traccia il confine con l'Argentina, e il Río Negro, suo tributario, il cui bacino occupa quasi metà del territorio del Paese. Altri affluenti dell'Uruguay sono il Cuareim e il Queguay; al Río de la Plata tributano il Santa Lucia e all'Atlantico, attraverso la Lagôa Mirim, il Rio Cebollati. La continuità pressoché totale delle praterie è interrotta solo nei pressi dei fiumi, dove si formano foreste-galleria costituite da specie arboree caratteristiche del clima temperato-caldo, con umidità costante.
Cartina dell'Uruguay

La storica porta dell'antica città di Montevideo

Montevideo: piazza Independencia

Il centro balneare di Punta del Este, in Uruguay


ECONOMIA

I 4/5 del territorio uruguayano sono adibiti alle attività rurali che, organizzate in aziende di grandi dimensioni, impegnano circa il 13% della popolazione attiva. Tra le colture principali si segnalano il frumento, il granoturco e il riso, cui si aggiungono sorgo, avena e orzo e le colture oleifere (lino, girasole, arachidi, soia e olivo). Nella fasce costiere prevalgono la vite e gli alberi da frutto (agrumi, pesche, pere), le patate, la canna e le barbabietole da zucchero. Ma la risorsa fondamentale del Paese è, a partire dal XIX sec., l'allevamento, soprattutto di ovini e bovini. L'esportazione di carne, lana e pelli, principalmente verso Gran Bretagna e Stati Uniti d'America, consentì all'U. per lungo tempo un benessere economico non indifferente, ponendolo tra i Paesi più ricchi e avanzati continente latino-americano. In seguito tale prosperità venne incrinata dalla concorrenza sempre maggiore dei nuovi allevatori di bestiame e produttori di lana e, in concomitanza con la crisi dell'industria della conservazione della carne, il Paese entrò in una fase critica, che andò acuendosi negli anni Settanta quando all'arretratezza del settore agricolo e zootecnico e alla debolezza di quello industriale si assommarono una complicata congiuntura politica interna (terrorismo, colpo di Stato militare, svalutazione del peso uruguayano) ed estera, culminata nella chiusura del mercato europeo alle importazioni provenienti dall'U. Gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale nel decennio successivo permisero al neonato Governo democratico di sanare parzialmente la situazione economica, limitando innanzitutto l'ingerenza statale e avviando un corso di privatizzazioni delle imprese. Un razionale sfruttamento delle immense risorse idroelettriche (dighe lungo il Río Negro) ridusse la necessità di importare prodotti petroliferi, i cui prezzi nel frattempo erano aumentati sensibilmente, e consentì un certo sviluppo agricolo. Ma il tasso d'inflazione rimase alto, il bilancio deficitario e l'indebitamento estero considerevole. Nel 1995 venne creato il Mercosur (Mercado Común del Sur) al fine di agevolare il libero scambio di prodotti agricoli con il Paraguay, l'Argentina e il Brasile. Le scarse risorse minerarie (talco, gesso, quarzo, graniti) furono bilanciate dalla consistente produzione di energia elettrica. Gli aiuti internazionali consentirono un discreto incremento industriale. I settori industriali maggiormente sviluppati, situati prevalentemente nei pressi di Montevideo, sono l'alimentare (zucchero, birra), il tessile, quello delle fibre artificiali e sintetiche, quelli della gomma, del tabacco, della carta e della pasta di legno. A La Teja, nel dipartimento della capitale, è in funzione una raffineria di petrolio, in connessione con un esteso settore chimico. Nella capitale si concentrano anche le maggiori attività del terziario, innanzitutto finanziarie. Montevideo è il porto principale del Paese e controlla la maggior parte degli scambi, favoriti negli anni Novanta dalla creazione di alcune zone franche (Colonia, Montevideo, Nueva Palmira, San José, ecc.). I principali partner commerciali sono l'Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti e i Paesi dell'Unione europea. Cospicuo il turismo, indirizzato soprattutto verso la costa (Punta del Este, Piriápolis) e proveniente quasi totalmente dall'Argentina.

STORIA

Abitato da tribù nomadi di ceppo diverso, tra cui prevalevano i Charrúa, il territorio uruguayano fu esplorato, limitatamente alla regione costiera, a partire dal 1515, quando fu toccato dalla spedizione spagnola di J. Díaz de Solís. La penetrazione nell'interno, duramente contrastata dai Charrúa, fu molto lenta e avvenne nel corso del secolo successivo soprattutto a opera dei missionari gesuiti che crearono numerose comunità agricole, impegnandosi a proteggere gli indi dalle razzie perpetrate dai Portoghesi. Infatti la conquista spagnola del territorio fu contrastata dalla resistenza dei Charrúa, da una parte, e, dall'altra, dalla concorrenza dei Portoghesi che, nel 1660, avevano fondato la colonia di Sacramento e avviato un'intensa attività di contrabbando con i coloni argentini. La controversia ispano-portoghese si protrasse per vari decenni, e solo dopo la fondazione di Montevideo (1726) gli Spagnoli riuscirono a stabilire presidi militari nel territorio denominato Banda Oriental e incluso (1776) nel Vicereame del Río de la Plata. La pace di San Ildefonso (1777) sancì la sovranità spagnola sulla regione. La Banda Oriental, amministrativamente dipendente da Buenos Aires, sentì presto il peso di questo legame che, soprattutto, ne ostacolava lo sviluppo economico; pertanto, quando Buenos Aires, deposto il viceré spagnolo, creò una commissione autonoma di governo (1810), si mantenne fedele alla Spagna. La rivolta indipendentista antispagnola guidata da J.G. Artigas e scoppiata nel 1811 dovette fronteggiare, oltre ai realisti arroccati a Montevideo, anche i Portoghesi che il viceré aveva chiamato in soccorso, e le stesse milizie di Buenos Aires, che rivendicavano l'autorità sulla Banda e a cui le istanze federaliste di Artigas non potevano che dispiacere. Solo nel 1815 Artigas riuscì a estendere il suo dominio su tutto il territorio orientale, ma l'indipendenza fu di breve durata e le terre della Banda da lui sottratte ai realisti e riassegnate ai suoi soldati (gauchos e braccianti) nel 1821 furono sottomesse all'Impero portoghese con il nome di Estado Cisplatino per poi divenire, nel 1822, provincia del Brasile indipendente. Ex ufficiale di Artigas, J.A. Lavalleja nel 1825 sconfisse i Brasiliani strappando loro la regione, che venne annessa alle Province unite del Río de la Plata; ma i contrasti con il Brasile continuarono fino all'intermediazione degli Inglesi, che in una pacificazione dell'area sud-atlantica vedevano un vantaggio per i loro traffici commerciali: con il trattato del 1828 venne creato uno Stato cuscinetto, la República Oriental del Uruguay, che nel 1830 si diede una Costituzione autonoma, sotto la presidenza del generale F. Rivera (1830-35). Lacerato dalle discordie tra il partito di Rivera (liberali rappresentanti dell'alta burocrazia urbana e del ceto mercantile), e quello del successivo (1830-35) presidente M. Oribe (conservatori, esponenti degli allevatori e dei grandi proprietari terrieri, detti rispettivamente colorados e blancos per il tipo di insegna adottata), il nuovo Stato fu presto scosso dalla guerra civile. Nel conflitto si inserirono anche i Paesi vicini, l'Argentina a favore di Oribe, Brasile, Gran Bretagna e Francia a sostegno di Rivera. Conclusasi con la vittoria dei secondi la guerra lasciò il Paese profondamente prostrato ed economicamente indebolito. La difficile situazione interna degenerò nuovamente in conflitto aperto nel 1864, quando il presidente blanco B. Berro, per sconfiggere gli avversari interni, ricorse all'aiuto del dittatore paraguayano F. Solano López. Questi non aspettava occasione migliore per assoggettare l'U., ma ancora una volta i colorados, appoggiati dal Brasile e dall'Argentina, riuscirono a salvaguardare l'indipendenza del Paese. Al termine del conflitto (1870) ripresero però le lotte interne e, negli anni seguenti, continuarono ad alternarsi Governi democratici e dittatoriali. Un colpo di Stato militare (1875) ridimensionò sostanzialmente il potere di alcuni caudillos provinciali; in seguito, i militari, che rimasero al potere fino al 1890, portarono la pace nelle campagne, creando con l'impiego di capitali esteri, soprattutto britannici, i presupposti per una rinascita agricola e per un incremento del settore zootecnico: fu così che, nonostante la cronica instabilità politica, in quegli anni il Paese andò economicamente progredendo, riuscendo ad assorbire un consistente flusso immigratorio dall'Europa. Nel primo decennio del XX sec., durante le presidenze di J. Batlle y Ordoñez (1903-07, 1910-15), capo del Partido Colorado (PC), venne attuata una politica di riforme (abolizione della pena capitale, istruzione pubblica gratuita, limitazione dell'orario di lavoro, ecc.), che diede grande impulso alla modernizzazione dell'U., facendone uno dei Paesi più evoluti del continente americano e svincolandolo dalla sudditanza economica nei confronti della Gran Bretagna. Nuove riforme vennero realizzate dai successori e nel 1919 venne emanata una nuova Costituzione che sanciva il suffragio universale e affiancava al presidente, eletto dal popolo, un Consiglio nazionale di governo, anch'esso elettivo. Il primo conflitto mondiale, che vide l'U. schierato con gli Alleati, determinò, con il boom delle esportazioni, un'ulteriore fase di progresso economico, interrotto poi dalla grave depressione del 1929-30 e dalla parentesi dittatoriale di G. Terra (1931-38) e di A. Baldomir (1938-43), chiusa dalla presidenza di J.H. Amézaga (1943-48) con cui nel 1945 si interruppero i rapporti con il Giappone e la Germania. Anche durante la seconda guerra mondiale l'apertura dei mercati comportò un avanzamento economico che si protrasse fino allo scoppio della guerra di Corea (1950), ma nel 1954 il crollo dei prezzi internazionali di lana, cuoio e carne (le maggiori voci dell'esportazione uruguayana) determinò una fase di profonda recessione. Riflesso politico ne fu la sconfitta elettorale inferta, nel 1958, ai colorados dai blancos. Tuttavia la politica economica di stampo liberista adottata dal Governo blanco fece precipitare le sorti del Paese verso l'inflazione, mettendo in crisi le piccole imprese nazionali: le successive elezioni si conclusero dunque a favore dei colorados, che ritornarono a una presidenza secca, abbandonando la “correzione” del Consiglio nazionale, che era stato ripristinato nel 1952. Ma ciò non fu sufficiente a fronteggiare le crescenti tensioni sociali che, con il continuo peggioramento delle condizioni di vita, si acuirono sempre più, portando alla formazione del movimento dei tupamaros (V.), guerriglieri rivoluzionari di impostazione marxista. Le elezioni del 1971, conclusesi con l'elezione a capo dello Stato del colorado J.M. Bordaberry, videro anche la nascita di una forte opposizione di sinistra, il Frente Amplio, una coalizione composta dal Partido Comunista, dal Partido Socialista e dal Partido Demócrata Cristiano: nel 1976 Bordaberry, pressato dai tupamaros e dal Frente, venne deposto da A. Méndez, che instaurò una dittatura militare. Per l'U. si aprì una fase di grave recessione economica (gli Stati Uniti di J. Carter sospesero gli aiuti finanziari) cui si accompagnarono continue violazioni dei diritti umani. Il referendum del 1980 bocciò il progetto di Costituzione proposto dai vertici militari e alle elezioni, che videro un'altissima partecipazione popolare, fu eletto presidente il colorado J. Sanguinetti, che varò un governo di unità nazionale costituito da rappresentanti di tutti i partiti, al fine di ricostruire il tessuto sociale ed economico del Paese, seriamente compromesso da anni di dittatura. Nonostante l'opposizione delle sinistre, venne concessa una larga amnistia, tanto ai detenuti politici (venne scarcerato anche R. Sendic, leader dei tupamaros) che, divenuti un partito legale, erano confluiti nel Frente, quanto ai militari che si erano macchiati di crimini contro l'umanità. Ma i deludenti risultati conseguiti in campo economico dal partito di Sanguinetti, portarono, nelle successive elezioni del 1989, alla vittoria del blanco L.A. Lacalle, il cui contrastato programma di privatizzazione delle imprese statali portò conseguenze negative sul tenore di vita di un'ampia fascia della popolazione ed ebbe come riflesso politico il ritorno alla presidenza di J. Sanguinetti (1994): rompendo la tradizionale bipartizione tra blancos e colorados, al nuovo Governo prese parte una coalizione di sinistra, l'Encuentro Progresista. Nel 1997 entrò in vigore una nuova Costituzione che prevedeva un rafforzamento del potere presidenziale rispetto a quello del Parlamento. Sul piano economico, l'amministrazione Sanguinetti vantò un discreto successo: una crescita degli investimenti, l'aumento dei consumi, una sensibile diminuzione dell'inflazione e la crescita del PIL. Tuttavia a tali parametri non corrispose un beneficio sul piano sociale, dove le tensioni e le lotte sindacali andarono intensificandosi. Mentre le elezioni legislative del 1999 sancirono il trionfo delle sinistre, quelle presidenziali dello stesso anno si chiusero con la vittoria del colorado J. Batlle, giunto alla sua quinta candidatura. Nel 2000 iniziarono i lavori della commissione speciale istituita col compito di indagare sulla scomparsa di 160 persone durante gli anni del regime militare. Nel 2001 la situazione economica continuò a peggiorare.