(dal latino
universitas:
totalità, universalità, der. di
universus: corporazione,
associazione di persone). Istituto scientifico e didattico di grado superiore
che ha facoltà di conferire, a chi lo ha frequentato superando una prova
finale, un riconoscimento giuridico particolare (titolo, grado accademico,
abilitazione professionale, ecc.). ║ Edificio al cui interno è
svolta l'attività universitaria. ║ Nel Medioevo, termine generico
utilizzato per designare varie forme di corporazione o associazione. •
Encicl. -
Origine ed evoluzione:
il mondo classico, seppur privo
di istituzioni equiparabili alle moderne
u., ne ospitava alcune che, per
caratteristiche e organizzazione, ne prefiguravano l'avvento. È il caso,
in Grecia, dell'Accademia Platonica e di alcune scuole filosofiche che
assumevano la forma del
tiaso (V.). A Roma
sorsero invece le prime scuole di diritto che, nei secc. II-III, assunsero la
forma di centri di studi giuridici nei quali venivano tenute lezioni, con
programmi di durata almeno quadriennale, basate sullo studio e l'analisi di
testi giuridici fondamentali. L'intervento imperiale in questo ambito si
concretizzò nell'organizzazione, da parte di Teodosio II, di un'
u.
di Stato a Costantinopoli (425), rimasta attiva fino al 1453. Nell'XI sec. si
assistette a un rinnovamento delle scuole giuridiche italiane (ricordiamo le
sedi di Pavia, Ravenna, ecc.); nello stesso periodo a Salerno nacque il primo
centro di studi superiori di carattere medico, la Scuola di medicina destinata a
essere riordinata da Federico II nel 1231. Durante tutto il Medioevo
importantissime furono le due sedi universitarie di Bologna e Parigi, sul cui
modello si svilupparono le altre del periodo che si vennero formando
dall'evoluzione delle scuole cattedrali o episcopali direttamente dipendenti
dall'autorità del vescovo, unico titolare del potere di concedere la
licentia docendi agli ecclesiastici che decidessero di esercitare
l'insegnamento. Dalla fine dell'XI sec. le licenze iniziarono ad essere concesse
anche a studiosi laici e alcune scuole cattedrali si aprirono all'accoglienza di
studenti provenienti da regioni e Nazioni differenti. Ognuna di queste scuole,
assunto il ruolo di
studium generale, iniziò ad accogliere
popolazioni studentesche e docenti sempre più numerose che si unirono in
corporazioni (
universitas) autonome dotate di proprio statuto e
organizzate gerarchicamente. Anche in questo senso le due
u. guida furono
quelle di Bologna e Parigi. L'
u. di Bologna, che, verso il 1200,
all'originaria facoltà di Giurisprudenza aggiunse quelle di Medicina e
Filosofia, quindi di Teologia, si organizzò intorno all'
universitas
scholarium, la corporazione studentesca, guidata dal
rector
(anch'egli studente), alla quale spettavano la nomina dei docenti e
l'amministrazione e il governo dell'
u. La corporazione studentesca si
divise, all'aumentare della popolazione, in quattro
nationes (gruppi
entro i quali si raggruppavano gli studenti a seconda della provenienza) i cui
capi affiancavano il rector nel governo universitario. Al modello bolognese, a
cui Federico Barbarossa riconobbe, nel 1158, alcune immunità e privilegi
rivolti agli studenti, si ispirarono soprattutto le
u. sorte in Italia.
L'
u. di Parigi nacque come
universitas magistrorum et scholarium
(corporazione unitaria dei maestri e degli studenti) della scuola cattedrale
di Notre-Dame, ma ben presto, nonostante l'iniziale guida del
cancelliere
(il rappresentante del vescovo), divenne appannaggio dei soli
magistri.
Essi si raggrupparono in quattro facoltà: delle Arti liberali (di tipo
propedeutico), di Diritto canonico, di Medicina e di Teologia. La facoltà
delle Arti era a sua volta divisa in
nationes, delle quali facevano parte
sia studenti sia maestri: Piccardi, Normanni, Galli (o Franchi), Inglesi (nel
1436 sostituiti dagli Alemanni). Ogni Nazione eleggeva un
procuratore
che, a partire dal 1245, venne sottoposto all'autorità di un rector il
quale, col tempo, soppiantando anche l'autorità dei
decani, eletti
dalle altre tre facoltà, divenne di fatto il responsabile dell'intera
u. e il suo potere prevaricò anche quello del cancelliere,
determinando così la definitiva indipendenza dall'autorità
episcopale. Elemento caratteristico dell'
u. parigina era la presenza dei
collegi (circa 40 nel XIV sec., 68 intorno al 1500), il più importante
dei quali, la Sorbona, venne fondato nel 1257 da R. de Sorbon. L'
u.
parigina fu il modello sul quale si svilupparono gli atenei inglesi di Oxford
(fondato nel 1167, forse ad opera di alcuni studenti espulsi da Parigi) e,
successivamente, di Cambridge, istituita da un gruppo di docenti e studenti
provenienti da Oxford e riconosciuta come
studium generale tra il 1230 e
il 1240. In generale l'accesso alla facoltà delle Arti era previsto
all'età di 15 anni e la sua durata era, in linea generale, di sei anni e
subordinata al superamento di alcune prove rappresentate dal baccalaureato (con
il quale si aveva il diritto di tenere corsi di lezioni sotto la guida di un
maestro), dalla licenza (con la quale si acquisiva il diritto all'insegnamento)
e il magistero o dottorato (grazie al quale si entrava, di fatto, nella
corporazione dei maestri); dopodiché era possibile accedere alle
facoltà superiori (Teologia, Diritto o Medicina), anch'esse ordinate
secondo gradi di esame successivi. Coloro che arrivavano ad ottenere un
dottorato si distinguevano in
doctores legentes, che rimanevano a
svolgere l'attività docente nell'
u. di provenienza, e
doctores
non legentes, ovvero coloro che esercitavano la professione in altra
u. o istituto. Nei secc. XIII e XIV si assistette alla fondazione di
numerose
u. europee affiancate, nei secoli a venire, da molte altre,
divenute col tempo veri e propri centri del sapere universale. Tra le più
famose, ricordiamo le
u. francesi di Montpellier (1228), Tolosa (1233),
Orléans, Angers, Avignone; quelle scozzesi di Saint Andrews (1410),
Glasgow (1451), Aberdeen (1494) ed Edimburgo (1583); quelle di lingua tedesca di
Vienna (1364), Heidelberg (1385), Colonia (1388) e Lipsia (1409); quelle
spagnole di Salamanca (1243), Siviglia (1254), Valladolid (1346), Huesca (1359),
Barcellona (1470), Saragozza (1474); quelle portoghesi di Lisbona (1290),
Coimbra (XIV sec.) ed Evora (1559); quelle belghe e olandesi di Lovanio (1426),
Leida (1575) e Groninga (1614); quelle boeme e polacche di Praga (1347) e
Cracovia (1364). Cambiamenti nella società e nella funzione del sapere
avvenuti in epoca moderna (la Riforma protestante che spezzò
l'unità della Chiesa, la formazione degli Stati nazionale, l'abbandono
dell'uso del latino), incisero enormemente sulla struttura e sulle
caratteristiche delle
u. che persero con il tempo il loro carattere di
universalità, divenendo istituzioni puramente nazionali, e la loro
dipendenza dal mondo ecclesiastico, arricchendosi nel contempo di insegnamenti
dipendenti dalle scoperte in ambito tecnico e scientifico. La necessità
di superare le barriere nazionali in ambito culturale ha successivamente spinto
le
u. (e i rispettivi Governi di appartenenza) ad adottare una serie di
misure che garantissero l'interscambio di informazioni e la mobilità di
studenti e docenti tra atenei: in questo senso sono da intendere, tra gli altri,
i programmi messi a punto dall'Unione Europea (Erasmus, Socrates, ecc.). ║
L'u.
in Italia: il mondo universitario italiano, così come
quello scolastico in genere, ha la sua origine nella legge Casati del 1859 che
per prima ne ha regolato l'ordinamento. Originariamente fortemente
centralizzata, l'
u. italiana, con la riforma Gentile del 1923,
riuscì a guadagnare una certa autonomia che, tuttavia, perse nel 1933 e
nel 1938, quando alcune disposizioni governative ricrearono il rigido status quo
che rimase fino al secondo dopoguerra. Nel 1969, con la L.11-12-1969, n. 910,
iniziò un processo di riforma universitaria che ebbe come primi risultati
la duplice liberalizzazione degli accessi alle facoltà da parte di
chiunque fosse in possesso di un diploma di studi, e della disposizione del
piano di studi personale, indipendentemente da quello previsto dai singoli
ordinamenti di facoltà. Nel 1973, con il D.L. 1-12-1973, n. 580, si
cercò di migliorare l'offerta didattico-formativa dei singoli atenei, ad
esempio favorendo l'assunzione di nuovi docenti; il progetto di rinnovamento
continuò nel 1980, con la legge delega del 21-2-1980, n. 28, cui fece
seguito il decreto attuativo D.P.R. 11-7-1980, n. 382, con il quale vennero
inserite, accanto alle figure dei professori ordinari, quelle dei professori
associati, dei ricercatori e dei professori a contratto, esperti provenienti dal
mondo extrauniversitario. Le stesse norme legislative disposero l'introduzione
dei dipartimenti e del dottorato di ricerca, occupandosi inoltre di una serie di
facilitazioni nell'organizzazione didattica e nella previsione di scambi
interculturali tra
u., enti culturali e scientifici, ecc. Nel 1982
(D.P.R. 10-3-1982, n. 162), si passò al riordino delle scuole dirette a
fini speciali (per il conseguimento di diplomi non di laurea per l'esercizio di
uffici e professioni), dei corsi di perfezionamento e delle scuole di
specializzazione post-laurea. Seguirono altri interventi, il maggiore dei quali
fu quello attuato nel 1989 (L. 9-5-1989, n. 168) con lo scorporo dell'
u.
dal ministero della Pubblica istruzione e la creazione di un nuovo ministero,
quello dell'Università e della Ricerca scientifica. Nel 1990 la L.
19-11-1990, n. 341, attuativa della riforma degli ordinamenti didattici,
stabilì quali titoli di studio fossero rilasciabili dalle singole
u.: diploma universitario, a seguito di corsi di durata biennale o
triennale; diplomi di laurea, a seguito di normali corsi di laurea della durata
di quattro, cinque e sei anni; diploma di specializzazione, conseguito al
termine di corsi almeno biennali ai quali si accede dopo il diploma di laurea;
dottorato di ricerca, conseguito dopo un corso post-laurea e dopo un lavoro di
ricerca dall'indubbio valore scientifico attestato da una commissione di esperti
a livello nazionale. Nel novembre 1999 il ministro Zecchino ha firmato il nuovo
regolamento (D.L. 3-11-1999, n. 509) in materia di autonomia didattica degli
atenei, con il quale si procedeva al riordino, in un'ottica europea, sia della
struttura sia della modalità dell'apprendimento universitario,
introducendo, ad esempio, il concetto di credito formativo universitario
strettamente connesso a quello già in vigore nell'ambito dell'istruzione
secondaria. La nuova articolazione dei titoli di studio rilasciati dalle
u. si è trasformata nella sua parte iniziale dove, al diploma
universitario e a quello di laurea, si sono sostituiti la laurea (di durata
triennale) e la laurea specialistica (di ulteriori due anni successivi alla
laurea). Sono rimasti invariati i già previsti diploma di
specializzazione e dottorato di ricerca. ║
Le istituzioni universitarie
italiane: le istituzioni universitarie attive in Italia, rappresentate nel
Consiglio Universitario Nazionale (CUN), sono ripartite in
u. statali
(Milano, Roma “La Sapienza”, Venezia “Ca' Foscari”,
ecc.), politecnici (Bari, Milano, Torino), libere
u. (Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Università commerciale Luigi Bocconi
di Milano, Libera università internazionale di studi sociali Guido Carli
di Roma, Università di Urbino), istituti universitari statali (Istituto
universitario navale di Napoli, Istituto universitario di architettura di
Venezia), istituti universitari liberi (Istituto universitario Carlo Cattaneo di
Castellanza, Istituto universitario di lingue moderne di Milano),
u. per
stranieri (Perugia e Siena), scuole (Scuola normale superiore di Pisa, Scuola
internazionale superiore di studi avanzati di Trieste), istituti superiori di
educazione fisica (Roma, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Perugia,
Torino, Urbino). Tra le maggiori
u. italiane ricordiamo quelle di:
Bologna (1158), Padova (1221), Napoli (1224), Macerata (1290), Roma (1303),
Perugia (1308), Pisa (1329), Siena (1357), Pavia (1361), Ferrara (1391), Torino
(1405), Catania (1434), Genova (1471), Parma (1512), Messina (1548), Cagliari
(1606), Modena (1683), Camerino (1727), Sassari (1763), Palermo (1805), Milano
(1924), Firenze (1924; un'
u. fu attiva a Firenze dal 1349 al 1472), Bari
(1924), Trieste (1924). ║
U.
popolari: sorte tra il XIX e il
XX sec., le
u. popolari hanno come fine ultimo la diffusione
dell'istruzione superiore in ambiente non accademico e, soprattutto, nei
confronti di chi non è in grado, per mancanza di titoli, di seguire un
normale corso di laurea. Nate in Inghilterra, si espansero ben presto in tutta
Europa, arrivando in Francia nel 1898 e in Italia, a Torino, nel 1900. ║
U.
della terza età: corsi di istruzione destinati a un
utenza adulta, inseriti nell'ottica della cosiddetta istruzione permanente e
promossi sia da enti pubblici sia da associazioni private.
LE PRINCIPALI UNIVERSITÀ EUROPEE
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Città
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Anno di fondazione
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Salerno Bologna Parigi Cambridge Oxford Padova Napoli Montpellier Tolosa Salamanca Siviglia Lisbona Roma Coimbra Perugia Pisa Praga Siena Vienna Cracovia Heidelberg Colonia Lipsia Saint
Andrews Lovanio Glasgow Basilea Barcellona Saragozza Tubinga Uppsala Copenaghen Edimburgo
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metà XI
secolo 1158 1180 1209 1214 1222 1224 1228 1233 1243 1254 1290 1303 1308 1308 1343 1347 1357 1364 1364 1385 1388 1409 1410 1426 1451 1459 1470 1474 1476 1477 1479 1583
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