Stato (93.030 kmq; 10.117.000 ab.) dell'Europa
orientale. Confina a Nord con la Slovacchia, a Nord-Est con l'Ucraina, a Est con
la Romania, a Sud con la Serbia, a Sud-Ovest con la Croazia e la Slovenia e
a Ovest con l'Austria. Capitale: Budapest. Città principali: Pécs, Miskolc,
Debrecen, Györ, Kecskemét, Szombathely, Seghedino, Tatabánya.
Ordinamento: Repubblica parlamentare. Il capo dello Stato viene eletto ogni
cinque anni dall'Assemblea nazionale, composta da 386 deputati eletti a
suffragio universale ogni quattro anni. Il potere esecutivo spetta al Consiglio
dei ministri, che rende conto all'Assemblea nazionale, cui spetta il potere
legislativo. Moneta: fiorino ungherese. Lingua ufficiale: ungherese. Religione:
cattolica in grande maggioranza; sono presenti numerose comunità di
confessione protestante e ortodossa. Popolazione: ungherese; esistono piccole
minoranze tedesche e slovacche.
GEOGRAFIA
Morfologia: il territorio
dell'
U., prevalentemente pianeggiante, è tuttavia accidentato da
modesti rilievi di antica formazione che raggiungono la massima altitudine nel
Monte Kékes (1.015 m), appartenente al gruppo dei Monti Mátra. Il
territorio è costituito da diverse regioni con distinte caratteristiche
morfologiche; le principali sono il Dunántúl (Transdanubio), che
si estende a Occidente; il Nagyalföld (Grande Pianura), che occupa la parte
orientale; il Felföld, sezione montuosa posta a Nord. Il
Dunántúl è delimitato a Nord e a Est dal Danubio, a Sud
dalla Drava e a Ovest dalla parte terminale della sezione alpina del Burgenland.
In esso è possibile distinguere ulteriormente tre subregioni: il
Kisalföld, interessato da massicci alpini di modesta altitudine e da ampie
zone acquitrinose; una zona oggi adibita alle coltivazioni e all'allevamento che
hanno preso il posto di quelle che un tempo erano vaste foreste di latifoglie;
il massiccio montuoso della Selva Baconia, nella parte sud-orientale, posto tra
la catena delle Alpi e quella dei Carpazi, e all'interno del quale si trova il
bacino del Lago Balaton. La grande pianura del Nagyalföld non raggiunge
altezze superiori a 110 m, si estende a Est del Danubio ed è attraversata
dal fiume Tibisco che la taglia in due. La fascia compresa tra il Danubio e il
Tibisco, nota anche col nome di Mesopotamia ungherese, è formata da un
territorio prevalentemente sabbioso e stepposo, modificato con l'introduzione di
numerose attrezzature per il pompaggio dell'acqua dal sottosuolo. La sezione
posta a Est del Tibisco è invece molto più articolata,
avvicendandosi pianure ricche di
löss, assai fertili, a bacini
paludosi e zone sabbiose; in essa si possono inoltre distinguere le
caratteristiche morfologiche tipiche della steppa ungherese (
puszta)
caratterizzata dall'alternanza di dune sabbiose, interrotte da piccole paludi, e
depositi di sale che nel tempo hanno colmato le depressioni del terreno. Il
Felföld è delimitato dal corso dei fiumi Danubio e Tibisco e formato
dalla catena dei Monti Csóványos, dai Monti Mátra e dal
gruppo del Bükk. ║
Idrografia: il fiume principale
dell'
U.
è il Danubio, che scorre per 410 km in territorio
ungherese, segnando per un tratto il confine con la Slovacchia. Il fiume riveste
grande importanza poiché rappresenta una delle più sfruttate vie
di comunicazione e fornisce la maggior parte delle risorse idriche del Paese. I
suoi affluenti principali sono il Rába, il Marcal, il Sió e,
soprattutto, il Tibisco, che scorre parallelo al Danubio stesso e interessa il
territorio ungherese per circa 600 km; il suo corso è interrotto da
numerose dighe ed è sfruttato per la produzione di energia elettrica. Il
terzo corso d'acqua di rilievo dell'
U. è la Drava, che costituisce
in parte il confine con la Croazia. In
U. si trova inoltre il più
vasto lago dell'Europa centrale, il Balaton, che riveste una certa importanza
anche dal punto di vista economico e turistico. ║
Clima: il Paese
presenta un clima di tipo continentale con inverni piuttosto rigidi ed estati
tiepide. La temperatura minima si registra in gennaio e oscilla in media tra i
-4 °C delle regioni settentrionali e i -0,5 °C di quelle meridionali;
la temperatura massima si raggiunge generalmente in luglio e raggiunge i 22
°C nella parte sud-orientale del Paese. Le precipitazioni si verificano
prevalentemente in primavera e in estate.
Cartina dell'Ungheria
Scorcio del Danubio a Budapest
Panorama di Budapest
Budapest: il ponte delle Catene
ECONOMIA
Fino al 1968 la struttura produttiva
dell'
U. era simile a quella degli altri Paesi del blocco sovietico. Gli
ingenti aiuti che il Paese ricevette dall'Unione Sovietica per la ricostruzione
del proprio apparato economico all'indomani della seconda guerra mondiale
significarono condizioni di forte dipendenza dell'
U. dalle impostazioni
economiche sovietiche. Dal 1947 si assistette a una rapida e forzata crescita
dell'industria, a discapito dell'agricoltura che fu riorganizzata attraverso una
riforma che prevedeva l'eliminazione delle grandi proprietà e la
creazione di cooperative; tutti i settori dell'economia vennero inoltre
nazionalizzati. I malumori causati da un'economia rigida e poco rispondente alle
esigenze del Paese trovarono sfogo nei moti scoppiati nel 1956. Il 1968
apportò tuttavia una trasformazione radicale del sistema economico
ungherese con il varo di una riforma che mirava a fondere elementi propri
dell'economia socialista con le leggi del libero mercato (decentramento della
pianificazione, possibilità per le aziende di commerciare con l'estero e
di reinvestire i profitti), cui fece seguito un progressivo potenziamento
dell'economia privata. Il processo di liberalizzazione e di modernizzazione
della struttura economica dell'
U.
si completò a partire dal
1990, quando, in seguito ai rivolgimenti socio-politici determinati dalla
dissoluzione dei regimi comunisti dell'Est europeo, i nuovi statisti avviarono
una profonda trasformazione dell'economia del Paese, procedendo a numerose
privatizzazioni e sviluppando il settore terziario a discapito delle
attività agricole e industriali. ║
Agricoltura: dal punto di
vista morfologico circa la metà del territorio ungherese si presta alle
attività produttive, ma in realtà ancora oggi grandi estensioni di
terreno necessitano di interventi di bonifica (come la zona occidentale del
Paese) o di irrigazione (come la
puszta) che favoriscano le coltivazioni.
Le principali colture sono i cereali (frumento, segale, orzo, mais), le
barbabietole, le patate, la paprica, i semi di girasole, la canapa, il lino, il
cotone e il tabacco. Altri prodotti di una certa rilevanza sono gli ortaggi, in
particolare fagioli e piselli, e, tra i prodotti frutticoli, le albicocche e,
soprattutto, pregiate uve da vino, tra cui il famoso Tokaj
(V.). ║
Allevamento: benché
abbia subito un notevole calo negli ultimi decenni del XX sec., l'allevamento
resta una voce importante dell'economia ungherese e può contare sulla
presenza di numerosi bovini, suini e ovini; l'allevamento equino, anch'esso
ridotto rispetto al passato, è tipico della regione della
puszta,
dove i cavalli vengono ancora tenuti allo stato brado. In espansione invece
è l'allevamento avicolo. ║
Risorse minerarie: il sottosuolo
è ricco di bauxite, estratta in grandi quantità nelle regioni
occidentali del Paese e in particolare nella Selva Baconia, di carbone, ricavato
dal bacino di Pécs, e di lignite, che si trova soprattutto a Sud dei
Monti Mátra e a Ovest del Danubio. Nella zona sud-occidentale sono
presenti modesti giacimenti di petrolio, a cui si affiancano rilevanti
quantità di gas naturale (quest'ultimo si estrae anche a Est del
Tibisco). Si estraggono inoltre ferro, manganese, uranio, rame, zinco e piombo.
║
Industrie: a partire dalla metà del XX sec.
l'organizzazione industriale ungherese è stata finalizzata alla
modernizzazione dei settori produttivi e dei trasporti, con l'avvio di un rapido
e forzato sviluppo dell'industria pesante, soprattutto di quella siderurgica
(acciaio, ghisa, ferroleghe). Gli anni Sessanta sono stati invece caratterizzati
dalla crescita della meccanica di precisione e dell'elettronica. A partire dagli
anni Novanta si sono imposte principalmente le industrie alimentari e delle
bevande, chimiche, meccaniche (veicoli commerciali, materiale ferroviario),
della plastica, delle costruzioni, tessili, farmaceutiche e del tabacco. Una
voce importante dell'economia ungherese è rappresentata dal turismo,
attratto soprattutto dalle città ricche di monumenti, dalle stazioni di
sport invernali dei Monti Mátra, dai centri balneari sul Lago Balaton e
da quelli termali. ║
Commercio: le esportazioni si rivolgono
prevalentemente verso Germania, Russia, Ucraina e Austria e riguardano
macchinari e mezzi di trasporto, capi di abbigliamento e prodotti della
meccanica di precisione e alimentari. Le importazioni avvengono soprattutto
dalla Germania, da cui vengono acquistate materie prime alimentari e per la
lavorazione industriale.
STORIA
Appartenente alla provincia romana di
Pannonia, il territorio dell'attuale
U. subì tra i secc. VI e VIII
numerose invasioni: Vandali, Alani, Unni, Gepidi, Ostrogoti, Longobardi, Avari
si stanziarono nella pianura del Danubio fino a quando, nell'803, Carlo Magno
sconfisse definitivamente gli Avari provocando un vuoto di potere che attrasse
nuove popolazioni nomadi dell'Asia, tra le quali i Magiari. Costituite da genti
di origine ugro-finnica, le tribù magiare, provenienti dalla regione
compresa tra l'Ural e il Don, incalzate dai Peceneghi giunsero nella Pannonia
sotto la guida di Árpád (896). Con Géza (972-997) prese
avvio il processo di cristianizzazione del popolo magiaro, che abbandonò
definitivamente la vita nomade. Il successore di Géza, Stefano il Santo
(997-1038), creò le premesse per la costituzione dello Stato ungherese
grazie anche al sostegno di papa Silvestro II, che nell'anno 1000 gli
inviò la corona (detta da allora di Santo Stefano) e la croce apostolica,
sancendo così l'indipendenza dell'
U. dall'Impero. Stefano
procedette dunque all'organizzazione della Chiesa ungherese, con la fondazione
degli arcivescovadi di Esztergom e Kalocsa, a cui si aggiunsero otto vescovadi,
e a quella del Regno, che, suddiviso in comitati, basava la propria forza quasi
esclusivamente sugli enormi patrimoni della casa reale. Alla morte di Stefano
l'
U. venne coinvolta nella lotta tra Impero e Papato, prendendo le parti
di quest'ultimo. Sotto il regno di Ladislao I (1077-95) ebbe inizio l'espansione
territoriale: nel 1089-90 fu conquistata la Slavonia, nel 1091 si compì
l'unione con la Corona di Croazia (alla quale l'
U. rimase congiunta fino
al 1918), unione che determinò una lunga lotta con la Repubblica di
Venezia per il domino della Dalmazia. L'
U. si ritrovò pertanto
coinvolta nei problemi dei Balcani in contrapposizione con Bisanzio, alleata
dell'Impero. L'espansione territoriale gravò pesantemente sulle finanze
della Corona ungherese, che vide via via scemare anche il proprio potere
politico. Le numerose donazioni di terreni concessi come ricompensa ai fedeli
servitori del re portarono infatti l'
U. verso forme di feudalesimo simili
a quelle occidentali, aumentando di conseguenza il potere della classe
nobiliare, rafforzato ancor di più dalla bolla d'oro
Super
reformationem Regni nostri emessa nel 1222 da Andrea II (1205-35), nella
quale si affermava il diritto dei nobili di opporsi alle attività del re
che si ponessero al di fuori della legge. La supremazia nobiliare crebbe
ulteriormente nei decenni successivi e soprattutto durante il regno di Stefano V
(1270-72) e Ladislao IV il Cumano (1272-90). L'ultimo discendente della dinastia
degli Árpád fu Andrea III (1290-1301), alla cui morte il Regno fu
conteso tra gli Asburgo e gli Angiò, legati alla Corona ungherese per via
matrimoniale. Nel 1308 si impose Carlo Roberto d'Angiò, figlio di Carlo
Martello, che salì al trono d'
U. e riaffermò il ruolo di
primo piano della casa reale, restituendole gran parte del potere perso negli
anni precedenti. La politica estera degli Angiò si rivolse verso la
penisola balcanica e quella italiana: della prima furono progressivamente
conquistate Ragusa, la Bosnia, il Banato, la Valacchia, la Moldavia e la
Bulgaria, creando così un forte baluardo contro il pericolo rappresentato
dai Turchi. In Italia gli Angiò avanzarono pretese sulla successione al
Regno di Napoli, al quale candidarono Andrea, ultimogenito di Carlo Roberto.
Morto Andrea nel 1345, salì al trono di
U. il fratello Luigi I il
Grande (1342-82), che scese per due volte in Italia (1347-48; 1350) e
lottò contro i Lituani (1351-54) e i Veneziani, con i quali raggiunse un
accordo di pace solo nel 1381 (Pace di Torino); dal 1370 al 1382 resse anche la
Corona di Polonia. Durante il regno di Sigismondo di Lussemburgo (1387-1437),
genero di Luigi I, si affacciò la minaccia dei Turchi che nella battaglia
di Nicopoli (1396) inflissero una dura sconfitta agli Ungheresi, appoggiati dal
Papato. Alberto d'Asburgo (1437-39), genero e successore di Sigismondo, non fu
in grado di arginare l'avanzata della potenza ottomana, che riuscì a
conquistare la Bosnia, e per questo nel 1440 la nobiltà acclamò re
il sovrano polacco Ladislao III Iagellone. Morto Ladislao nella battaglia di
Varna (1444), il Regno passò di diritto al piccolo Ladislao V Postumo,
figlio di Alberto d'Asburgo, in nome del quale governò Giovanni Hunyadi,
sotto la cui guida gli Ungheresi ebbero ragione dei Turchi nella battaglia di
Belgrado del 1456. Alla morte di Ladislao V (1457), la dieta dei nobili
ungheresi elesse re il figlio di Hunyadi (morto nel 1456), Mattia Corvino, che
regnò dal 1458 al 1490. Durante la sua reggenza l'
U. conobbe un
grande rigoglio culturale e artistico e un periodo di relativo equilibrio
politico ed economico: Mattia Corvino, infatti, mise a punto un sistema doganale
che fruttò al Regno entrate fiscali consistenti; in politica estera tenne
un comportamento accorto con i Turchi, con i quali nel 1483 siglò un
armistizio, e concluse importanti alleanze militari con diverse Corone europee,
perseguendo altresì il sogno di far diventare l'
U. il cuore di un
Impero danubiano che sarebbe dovuto sorgere a scapito di Polonia, Boemia e
Austria, contro i quali egli lottò fino alla morte. I suoi successori,
Ladislao II Iagellone e Luigi II Iagellone, riuscirono ad annettere al Regno
d'
U. quelli di Polonia e di Boemia, ma durante la loro reggenza
(1490-1526) la classe nobiliare rafforzò sempre più il suo potere,
conquistando progressivamente una forte indipendenza dalla Corona. Lo strapotere
della nobiltà provocò nel 1514 una rivolta contadina, repressa da
G.S. Szapolyai, voivoda di Transilvania, in seguito alla quale venne introdotto
un codice consuetudinario denominato
Tripartitum che, invalso fino al
1848, ammetteva il diritto di proprietà solo per i nobili. Privo
dell'appoggio delle potenze europee, nel 1526 il Regno d'
U. si
trovò ad affrontare l'avanzata dei Turchi, guidati da Solimano il
Magnifico che, dopo aver conquistato Belgrado, sbaragliò l'esercito
ungherese nella battaglia di Mohács, nella quale perse la vita Luigi II.
La sua morte aprì un periodo di aspre contese tra l'arciduca d'Austria e
re di Boemia Ferdinando d'Asburgo (1526-64), genero di Luigi II e fratello di
Carlo V, eletto re dal Partito della regina, e Giovanni Szapolyai (1526-40),
appoggiato dal Partito nazionalista. Le divisioni interne favorirono l'avanzata
dei Turchi che nel 1541 conquistarono Buda e procedettero allo smembramento del
Regno. Nel 1547 Ferdinando stipulò un trattato di pace con l'Impero
ottomano, al quale avrebbe pagato un tributo annuale; Giovanni Szapolyai ottenne
il Regno di Transilvania, costituito Stato vassallo, benché autonomo, dei
Turchi. Durante la dominazione ottomana l'identità del Regno ungherese
andò via via stemperandosi, soprattutto in seguito all'avvento al trono
imperiale di Ferdinando (1658), finché nel 1686 Budapest fu riconquistata
dalla Lega Santa, voluta da papa Innocenzo XI, che nel 1697 sconfisse i Turchi
nella battaglia di Zenta. La conseguente Pace di Carlowitz, siglata nel 1699,
sancì la rinuncia da parte turca alla quasi totalità delle terre
magiare conquistate e il ritorno della Transilvania sotto la Corona ungherese,
pur mantenendo un alto grado di autonomia. I successi conseguiti dal potere
centrale degli Asburgo fecero sì che le sorti dell'
U. rimanessero
legate a quelle della casa d'Austria. Durante i governi di Carlo VI (1711-40) e
Maria Teresa (1740-80), che cercarono di reinstaurare l'assolutismo regio, la
centralizzazione del potere a Vienna si accrebbe sempre di più,
determinando importanti trasformazioni nella società ungherese,
interessata dal fenomeno della rifeudalizzazione, come il resto dell'Europa
orientale, e dall'ascesa delle grandi famiglie aristocratiche vicine a Vienna. I
provvedimenti accentratori di Giuseppe II (1780-90), che avviò, tra
l'altro, un processo di germanizzazione dell'
U., sostituendo il latino
come lingua ufficiale con il tedesco, provocarono la dura reazione della dieta
magiara del 1790 che, decisa a porre dei freni al potere centrale,
affermò l'individualità dello Stato magiaro e il rispetto delle
garanzie costituzionali. Durante il periodo napoleonico l'
U. rimase
fedele agli Asburgo, quindi si assistette alla nascita di un movimento
riformistico che sosteneva la necessità di promuovere il progresso
economico e culturale del Paese attraverso il raggiungimento dell'indipendenza
dall'Austria e l'affermazione dell'identità nazionale magiara. La
rivoluzione del 1848, promossa dai riformisti che ebbero il loro maggior
esponente in L. Kossuth, portò alla formazione di un Governo, capeggiato
dal conte L. Batthyány, artefice di importanti riforme che vennero
tuttavia abolite (eccetto la soppressione della servitù della gleba)
allorché le truppe austriache, con l'aiuto di quelle russe, nell'agosto
1849 repressero spietatamente l'insurrezione. Gran parte dei ribelli vennero
giustiziati, mentre Kossuth riuscì a fuggire all'estero. Negli anni
Sessanta, a fronte della critica situazione in cui versava il Governo austriaco,
in difficoltà su più fronti, si giunse al cosiddetto
“compromesso” (
Ausgleich), che decretò la nascita
della Monarchia austro-ungarica. L'accordo sanciva, infatti, il riconoscimento
dell'
U. come Regno indipendente dall'Austria, con propri organi
istituzionali (Governo e Parlamento), che rimaneva tuttavia legato all'Impero
dalla persona dell'imperatore e da tre ministeri comuni (Esteri, Esercito e
Marina, Finanze). Seguì un periodo di benessere economico,
caratterizzato, in campo politico, dal conflitto tra indipendentisti e
sostenitori del “compromesso”, i quali rimasero al Governo senza
soluzione di continuità fino al 1917, attuando una politica di
magiarizzazione che creò malcontenti tra le minoranze di Croati, Sloveni
e Rumeni. Al termine della prima guerra mondiale gli Ungheresi, raggiunta
l'indipendenza (ottobre 1918), proclamarono la Repubblica (novembre 1918) della
quale divenne presidente Károly, che tuttavia si dimise nel 1919 in
seguito alla grave crisi economica e amministrativa del Paese e alle tensioni
sociali create dalle esose richieste degli Alleati. Fu quindi formato un Governo
socialcomunista guidato da Béla Kun, il quale, per assicurarsi il
sostegno russo contro gli Alleati, proclamò la Repubblica dei soviet che,
priva del consenso popolare, fu abbattuta dall'invasione delle truppe rumene che
arrivarono a occupare Budapest nell'agosto 1919. Nel febbraio 1920 i
controrivoluzionari capeggiati dall'ammiraglio M. Horthy restaurarono la
Monarchia e lo stesso Horthy assunse provvisoriamente le cariche di capo dello
Stato e di reggente. Sotto il suo Governo venne concluso il Trattato di Trianon
(1920), in base al quale l'
U. veniva privata di numerosi territori a
vantaggio di Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia, e si attuò la
repressione delle frange rivoluzionarie e comuniste. La grave crisi
dell'economia ungherese, ancora di tipo latifondistico, che seguì alla
guerra e all'occupazione rumena, ebbe come conseguenza uno spostamento sempre
più a destra della vita politica del Paese, al cui interno emersero forze
fortemente nazionaliste che rivendicavano con fermezza la revisione del Trattato
di Trianon. L'obiettivo di ripristinare le frontiere storiche dell'
U.
determinò inoltre un progressivo avvicinamento del Paese alla Germania
nazista, dalla quale si trovò a subire condizionamenti politici ed
economici. Tra il 1938 e il 1941, mettendo a frutto gli arbitrati hitleriani e
procedendo a vere e proprie occupazioni, l'
U. riuscì a recuperare
alcune regioni cedute nel 1920 ai Paesi confinanti. Allo scoppio della seconda
guerra mondiale, avendo aderito al Patto Tripartitico (novembre 1940),
combatté a fianco della Germania. Nell'agosto 1944 si arrese agli
Alleati, ma fu occupata militarmente dai Tedeschi che destituirono Horthy e
posero a capo dello Stato F. Szálasi, comandante delle milizie
filonaziste delle Croci frecciate, mentre in tutto il Paese si andavano formando
nuclei di resistenza antigermanica. L'arrivo dell'Armata rossa riconsegnò
la libertà all'
U. che sottoscrisse un trattato di pace con gli
Alleati (Parigi, 1947) che sanciva il ripristino dei confini del 1920 e la
presenza nel Paese di una forza di occupazione sovietica. Le prime elezioni,
tenutesi nel novembre 1945, registrarono la vittoria del Partito indipendente
dei piccoli proprietari (PIPP) che, una volta restaurata la Repubblica (1946),
collocarono due loro esponenti, Z. Tildy e F. Nagy, rispettivamente alla
presidenza dello Stato (1946-47) e alla guida del Governo di unità
nazionale (1946-47), che assegnò importanti ministeri anche a
rappresentanti comunisti. Gli anni successivi videro il sopravvento nella vita
politica ungherese del Partito comunista di M. Rákosi che, forte del
sostegno delle truppe sovietiche di occupazione e delle forze di polizia, mise a
tacere i partiti moderati, reprimendo tutte le forme di dissenso o opposizione
(anche quelle interne allo stesso partito), e diede vita, insieme ai fuoriusciti
della sinistra del Partito socialdemocratico, al Partito ungherese dei
lavoratori (giugno 1948). Nel frattempo fu avviata la socializzazione delle
strutture economiche del Paese attraverso la collettivizzazione
dell'agricoltura, la crescita forzata dell'industria pesante, la
nazionalizzazione di tutti i settori economici e dei beni della Chiesa della
quale fu sancita la separazione dallo Stato (1948). L'
U., che nel
febbraio 1948 aveva sottoscritto il trattato di alleanza con l'Unione Sovietica,
si integrò ancora più saldamente col blocco socialista attraverso
l'adesione al COMECON (1949) e al Patto di Varsavia (1955). Dopo la morte di
Stalin (1953), il prevalere di tendenze riformiste e antistaliniste all'interno
del Paese ebbe come conseguenza l'avvicendamento alla guida del Governo di
Rákosi con I. Nagy il quale, artefice di una timida liberalizzazione
economica e culturale, fu tuttavia esonerato dalla propria carica (1955), su
pressione dello stesso Rákosi. Di fronte alla veemente reazione
dell'opinione pubblica, soprattutto di intellettuali e studenti, che guardavano
con grande favore alla destalinizzazione in atto in Unione Sovietica,
Rákosi si dimise (luglio 1956) da segretario del Partito comunista
lasciando il posto a E. Gerö. I malcontenti non si placarono e sfociarono,
nell'ottobre 1956, in un movimento rivoluzionario contro il regime dispotico
ungherese e contro l'ingerenza sovietica in seguito al quale si costituì
un nuovo Governo Nagy, pluripartitico, che si fece promotore delle
rivendicazioni dei rivoluzionari. In novembre il movimento ungherese fu
violentemente represso dell'Armata rossa e Nagy, insieme ai capi più
compromessi, fu giustiziato (1958). Dopo l'intervento sovietico la guida del
Governo venne assunta dal filosovietico J. Kádár (divenuto, nel
corso della rivoluzione, anche capo del Partito comunista), che riuscì a
risollevare le sorti economiche dell'
U. avviando, durante il suo secondo
mandato (1961-65), un processo di liberalizzazione politica, economica e
culturale. Nel 1968 fu varata un'importante riforma dell'apparato economico
ungherese diretta alla decentralizzazione e alla promozione dell'industria
leggera e dei beni di consumi. La spinta riformista, bloccata, tra l'altro,
dalla crisi energetica internazionale dei primi anni Settanta, proseguì
in
U. dopo il 1978, quando si registrò anche una maggiore apertura
verso l'Occidente. Nella seconda metà degli anni Ottanta il regime
comunista ungherese, in grave crisi, procedette a una serie di sostituzioni ai
vertici (alla guida del Governo si susseguirono G. Lázár, K.
Grósz, M. Németh), senza tuttavia riuscire a frenare il processo
di democratizzazione e di liberalizzazione del sistema politico in atto nel
Paese, favorito soprattutto dall'avvento al potere in Unione Sovietica di M.
Gorbaciov. In seguito al crollo del Comunismo, il Partito comunista ungherese si
sciolse (1989) e assunse la denominazione di Partito socialista. La presidenza
della Repubblica venne assunta
ad interim dal presidente dell'Assemblea
nazionale M. Szürös (sostituito nel maggio 1990 dal liberale A.
Göncz, rieletto nel 1995), mentre le prime elezioni multipartitiche
(marzo-aprile 1990) sancirono la vittoria del Forum democratico (FD), di
centro-destra, che formò un Governo di coalizione centrista guidato da J.
Antall. Le difficoltà dell'Esecutivo, impegnato in una politica di
liberalizzazione economica dai costi sociali altissimi, che fu a più
riprese contestata dall'opinione pubblica, furono acuite dall'instabilità
politica dovuta ai contrasti interni alla maggioranza e tra questa e il
presidente Göncz. Le elezioni legislative del maggio 1994 videro dunque
prevalere i socialisti, che diedero vita a un Governo di coalizione con i
liberali presieduto da G. Horn che proseguì nel processo di transizione
verso un'economia di mercato e nell'integrazione con i sistemi dell'Europa
occidentale, conseguendo buoni risultati. D'altro canto, i sacrifici imposti
dalle riforme costarono ai socialisti la sconfitta nelle elezioni legislative
del maggio 1998, che videro la vittoria del FIDESZ (Forum dei giovani
democratici), una formazione europeista e liberista di centro-destra, che
portò a capo del Governo V. Orbán. In campo internazionale,
l'
U. negli anni Ottanta mantenne rapporti stretti con l'Unione Sovietica,
senza tuttavia rinunciare a potenziare i legami con i Paesi occidentali (nel
1999 aderì alla NATO). Il 7 giugno 2000 il Parlamento elesse alla
presidenza della Repubblica il conservatore Ferenc Mádl. Nel 2001 il
Paese venne incluso nella lista della 10 Nazioni per le quali era previsto
l'ingresso nell'Ue nel gennaio 2004. Nell'aprile 2002 i socialisti guidati da Peter
Medgyessy si assicurarono una vittoria di misura nelle elezioni legislative,
ritornando al potere dopo la parentesi aperta quattro anni prima a favore del
centro-destra. Il 13 dicembre 2002, durante il vertice di Copenaghen, l'
U.
venne ufficialmente invitata a entrare nell'Unione europea; il relativo referendum
indetto il 12 aprile 2003 si concluse con l'84% di voti a favore. Nel mese di
giugno l'
U. modificò una legge (la cosiddetta
legge di status)
relativa ai benefici destinati ai cittadini ungheresi residenti nei Paesi vicini,
i quali si erano dichiarati pronti a denunciare ogni possibile interferenza
ungherese nella propria sovranità, considerando inoltre le norme previste come
gravemente discriminanti nei confronti degli altri gruppi etnici - in particolare
Rom - ugualmente presenti sui loro territori. Il 1° maggio 2004 l'
U. entrò
nell'Unione europea. Nel settembre 2004, il primo ministro socialista Medgyessy,
perso l'appoggio dell'Alleanza dei liberi democratici, rassegnò le dimissioni,
sostituito dal compagno di partito Ferenc Gyurcsány. Nell'agosto 2005 l'esponente
democristiano del Forum democratico (MDF), László Sólyom, fu nominato presidente
della Repubblica, al terzo turno di votazione e con i voti dell'opposizione.
Le elezioni politiche dell'aprile 2006 videro opporsi il Partito socialista
(MSZP), guidato dal presidente Gyurcsány, e il Partito conservatore di opposizione
(FIDESZ), dell'ex presidente Orbán. La campagna elettorale della sinistra
fu incentrata sull'apertura del mercato agli investimenti stranieri per tamponare
la continua crescita del tasso di disoccupazione e abbassare il deficit molto
elevato (da ridurre della metà per poter entrare nella zona euro). Di contro
la destra si fece portavoce di una maggiore autonomia dell'
U. dall'Ue.
Le consultazioni registrarono un inatteso successo da parte dell'MSZP che ottenne
il 43,21% delle preferenze (contro il 42,04% del FIDESZ) al primo turno delle
consultazioni e il 48,19% (contro il 42,49% del FIDESZ) al secondo turno.
A settembre, la diffusione di una registrazione effettuata durante una
riunione riservata del Partito socialista, nella quale il premier Gyurcsány
ammetteva di aver deliberatamente nascosto agli elettori la grave situazione del Paese
al fine di vincere le elezioni, scatenò una serie di manifestazioni contro il Governo
e il primo ministro, di cui si chiedevano le dimissioni. In questo clima di tensione,
i socialisti andarono incontro a una sconfitta quasi totale alle consultazioni amministrative
comunali e provinciali del 1° ottobre 2006, in cui il FIDESZ conquistò la maggioranza
in 18 su 19 assemblee provinciali e impose i suoi candidati a sindaco in 14 città su 22.
Forte del consenso popolare, l'opposizione fissò un ultimatum al Governo per dimettersi.
Tuttavia il 6 ottobre il primo ministro chiese e ottenne la fiducia del Parlamento.
POPOLAZIONE
La quasi totalità della popolazione
è ungherese; ad essa si affiancano piccole comunità di Slovacchi,
Tedeschi e minoranze etniche che nell'insieme raggiungono circa il 3% degli
abitanti. Numerose comunità ungheresi sono al contrario presenti nei
Paesi vicini, in particolare in Romania, dove si contano più di 1.500.000
abitanti di origine magiara, stanziati per lo più in Transilvania. Per
quanto concerne la distribuzione demografica, in epoca contemporanea si sono
verificati numerosi spostamenti interni, soprattutto di contadini che hanno
progressivamente abbandonato le campagne e i villaggi per trasferirsi nelle zone
urbane e industriali. Nella capitale Budapest si concentra circa il 20% della
popolazione; il totale della popolazione urbana raggiunge ormai oltre il 65%
dell'intera popolazione ungherese.
LINGUA
La lingua ungherese, o magiara, appartiene al
gruppo ugrico della famiglia ugro-finnica. Il primo testo scritto in ungherese,
noto come
Halotti beszéd (Orazione funebre), risale al 1200 circa,
benché tracce di elementi ungheresi si ritrovino anche in documenti
bizantini e latini del X sec. L'ungherese è una lingua unitaria, nella
quale i dialetti rivestono un ruolo marginale. Il lessico nasce dall'unione
degli antichi elementi magiari, precedenti allo stanziamento in territorio
europeo, e di quelli derivanti dal contatto con popolazioni limitrofe. In
particolare si riscontrano elementi bulgari, turchi, e, dopo l'insediamento in
Europa e la conversione, slavi e tedeschi; è evidente anche il contatto
con le lingue iraniche, in particolare con l'osseto. Il francese e l'italiano
invece ebbero una maggiore influenza sulla lingua letteraria e sul piano
culturale. Molte parole ungheresi infine denunciano una chiara origine
latina.
LETTERATURA
Le più antiche tracce letterarie
ungheresi sono costituite da testi religiosi scritti in latino; tra essi
spiccano gli
Ammonimenti di santo Stefano al figlio Emerico e le leggende
di santo Zoerardo e di san Benedetto, a cui si affianca la prima cronaca
ungherese dal titolo
Gesta Ungarorum (1091). I primi testi letterari
scritti in lingua ungherese risalgono invece ai secc. XIII-XIV: si tratta
prevalentemente di prediche, inni sacri, leggende sacre (
Orazione
funebre, XIII sec.;
Leggenda di san Francesco, 1380) a cui in seguito
si aggiunsero poemetti storici, canti e inni di commemorazione (
Presa di
Szabács, 1476;
Canto sulla presa della Pannonia, prima
metà del XVI sec.). Per tutto il Medioevo continuò a fiorire la
letteratura in lingua latina sia di argomento religioso sia umanistica. In
particolare durante il Regno di Mattia Corvino e di Beatrice d'Aragona,
l'
U. divenne uno dei centri culturali e artistici più vivaci e
importanti d'Europa. I secc. XVI e XVII furono dominati anche sul piano
culturale dalle lotte di religione da un lato e da quelle per l'indipendenza
nazionale dall'altro. La contrapposizione tra Riforma e Controriforma ebbe vasta
risonanza in campo letterario, informando le opere di numerosi autori come G.
Károli, G. Heltai, I. Magyari, G. Káldi. Nelle opere di B. Balassa
(1550-1594), M. Zrinyi (1620-1664), I. Gyöngyösi (1624-1704) e altri
prese invece forma il sentimento nazionale, che si espresse in cronache ed
epopee storiche ma anche in canti militari, nonché nella poesia popolare
di cui si trovano i più brillanti esempi nel corso del XVIII sec. In essi
è possibile riscontrare echi delle letterature classiche e di quella
italiana che in seguito influenzarono anche la prosa, espressa soprattutto in
forma di novella, e i drammi cosiddetti scolastici, dai quali nacque
successivamente il teatro nazionale ungherese. L'influsso delle idee
illuministiche portò anche in
U. una nuova fase di vitalità
culturale, dalla quale emersero gruppi che si ispirarono alla letteratura
francese (G. Bessenyei, 1747-1811), altri che seguirono i dettami della scuola
classica (J. Rajnis, 1741-1812; B. Virág, 1754-1830) o di quella
neoclassica tedesca (F. Kazinczy, 1759-1831) e infine i conservatori della
tradizione nazionale (J. Gvadányi, 1725-1801; M. Fazekas, 1766-1828). In
questo nuovo fermento culturale grande importanza venne data al rinnovamento
della lingua, che trasse notevoli benefici dagli scambi culturali dei diversi
gruppi letterari. Nel XIX sec. anche in
U. si diffuse la corrente
romantica, che ebbe i suoi maggiori esponenti in M. Vörösmarty
(1800-1855), poeta e drammaturgo, K. Kisfaludy (1788-1830), drammaturgo, e M.
Jósika (1794-1865), autore di romanzi storici. Particolarmente forte fu
il sentimento popolare, che trovò le sue più alte espressioni
nelle opere di S. Petöfi (1823-1849), J. Arany (1817-1882) e M.
Jókai (1825-1904). Il sentimento nazionale informò inoltre gran
parte della produzione letteraria della seconda metà dell'Ottocento, per
poi lasciare in parte spazio agli influssi delle letterature europee:
Naturalismo, Verismo, Espressionismo, Simbolismo permearono la cultura ungherese
influenzando le opere, tra gli altri, di S. Bródy (1863-1924), D.
Szabó (1879-1945), T. Déry (1894-1977). Particolare fortuna nella
scena letteraria ungherese ebbe il genere del romanzo, segnatamente quello di
stampo populista, storico, sociale e borghese di intrattenimento. Il Novecento
portò con sé una ventata di rinnovamento culturale, veicolato
dalla rivista letteraria d'avanguardia “Nyugat” (Occidente), edita
dal 1908 al 1941, intorno alla quale si riunirono gli artisti appartenenti a
tutte le correnti moderniste e in opposizione alla quale nel 1922 nacque la
tradizionalista “Napkelet” (Oriente) di C. Tormay (1876-1937).
Grande contributo alla vitalità culturale del Paese venne anche dal
gruppo di filosofi che si riconobbe nella rivista “Huszadik
Század” (Ventesimo secolo), stampata tra il 1909 e il 1916: tra
essi figurano i nomi di A. Hauser (1892-1978), Gy. Lukács (1885-1971), L.
Kassák (1877-1967), quest'ultimo animatore di un gruppo d'avanguardia e
redattore delle riviste “A Tett” (L'azione, 1915) e “Ma”
(Oggi, 1916-26). Il teatro prese spunto soprattutto dalle
pochades
francesi e fu a lungo dominato dalla figura di F. Molnár (1878-1952),
autore per lo più di commedie, nonché del celeberrimo romanzo
I
ragazzi della via Pál (1907). Lo scoppio della prima guerra mondiale
provocò una sorta di diaspora degli intellettuali ungheresi, molti dei
quali vissero lunghi periodi di esilio forzato. La guerra portò inoltre
alla dispersione di nutrite comunità di Ungheresi in diversi Stati
dell'Europa centro-orientale, le quali col tempo diedero vita a una produzione
letteraria che rientra di diritto nel patrimonio storico e culturale ungherese.
In particolare la minoranza ungherese in territorio rumeno fu assai prolifica,
soprattutto nel campo della prosa (E. Benedek, 1859-1929; K. Koós,
1883-1977; Á. Bodor, n. 1936). In terra ungherese il periodo tra le due
guerre fu caratterizzato da un forte interesse per le tematiche sociali e
politiche, come dimostrano le opere di quanti si riconobbero nel movimento
populista della “terza via” (D. Szabó; Z. Móricz,
1879-1942; J. Erdélyi, 1896-1978; I. Sinka, 1897-1969; ecc.) o in quello
socialista (degni di nota sono A. József, 1905-1937, poeta
esistenzialista che compose liriche d'amore e di libertà, e J. Pilinszky,
1921-1981, che pubblicò tra l'altro sulla rivista “Uj hold”,
edita tra il 1945 e il 1947). L'instaurazione del regime totalitario comunista e
la forte ingerenza dell'Unione Sovietica incisero profondamente sulla cultura
ungherese, provocando da una parte la nascita di una letteratura
filo-governativa e dall'altra una nuova diaspora degli intellettuali (J.
Nyirö, 1889-1953; S. Márai, 1900-1989), che peraltro si
rinnovò dopo il fallimento della rivolta del 1956, in seguito alla quale
molti artisti e uomini di cultura vennero arrestati e molti altri cercarono
rifugio all'estero. Gli anni Sessanta videro il tentativo del Governo, guidato
da J. Kádár, di far convivere le due facce della cultura nazionale
e così, accanto alle opere fedeli all'ideologia comunista, cominciarono a
essere pubblicate anche quelle di autori non allineati (L. Németh,
1901-1975; L. Nagy, 1925-1978; S. Csoóri, n. 1930; L. Szabó,
1900-1957). Negli anni Settanta e Ottanta del XX sec. proseguì il
processo di rinnovamento politico e culturale; venne dato spazio all'opera di
artisti impegnati in una nuova ricerca stilistica che, passando attraverso la
satira politica (I. Örkény, 1912-1979; I. Csurka, n. 1934),
favorirono la nascita di una vera e propria letteratura politica
anticonformista, il cui maggior esponente fu Gy. Konrád (n. 1933). La
narrativa contemporanea ungherese è l'espressione del pensiero e del
talento di autori come P. Hajnóczy (1943-1979), P. Nádas (n.
1940), P. Esterházy (n. 1950), L. Krasznahorkay (n. 1950).
ARTEL'arte ungherese nasce dalla
fusione del gusto dei popoli preesistenti nel territorio della Pannonia con i
tratti originali della sensibilità magiara. Giunti in Pannonia, infatti,
gli Ungheresi vennero a contatto con le espressioni artistiche di Unni, Avari,
Sciti, Longobardi, sulla base delle quali svilupparono una propria cultura
artistica introducendovi alcuni elementi del gusto perso-sasanide. Sotto il
Regno di Stefano il Santo (XI sec.) l'arte magiara assunse una forte impronta
occidentale, già presente, peraltro, in alcune espressioni dell'arte
paleocristiana risalenti ai secc. III e IV, quali il mosaico che ricopre il
pavimento della basilica di San Quirino a Szombathely e le cappelle funerarie
rinvenute nelle vicinanze del duomo di Pécs. In epoca romanica, gli
evidenti influssi dell'arte francese e lombarda si tradussero in opere
architettoniche e scultoree di notevole originalità e valore, quali il
portale della cattedrale e la cappella palatina del palazzo reale di Esztergom;
le chiese delle abbazie di Sopronhorpács, Türje,
Lébény, Ják; le sculture della chiesa inferiore della
cattedrale di Pécs; l'abbazia fondata dai Benedettini a Somogyvár.
La pittura romanica ebbe le sue testimonianze più preziose negli
affreschi della chiesa di Feldbrö (XI sec.) e nelle decorazioni che
abbelliscono la cappella di Gisella a Veszprém (XIII sec.); un importante
e raffinato esempio di miniatura romanica è rappresentato dalla Bibbia
custodita nel monastero benedettino di Csatár. Lo stile gotico
trovò espressione in
U. dopo la metà del XIII sec. grazie
alla penetrazione del Gotico francese, che venne ripreso e rielaborato dagli
artisti locali, come dimostra l'architettura delle chiese di Kassa,
Zsámbék (XIII sec.) e Brassó (XV sec.) e della sinagoga di
Sopron (XIV sec.). L'influsso del gusto francese è evidente, inoltre, in
numerosi castelli ungheresi, tra cui quello di Vajdahunyad, fatto edificare nel
XV sec. da Giovanni Hunyadi, e nelle sculture della sala del capitolo
francescano di Sopron, mentre influenza italiana rivelano le decorazioni del
palazzo di Buda e della chiesa di Nostra Signora (fine XIV sec.). Il gusto
italiano, già presente nell'architettura e nella scultura, prevalse nella
pittura a partire dal XIV sec., quando numerosi artisti italiani vennero
chiamati alla corte degli Angioini, allora regnanti in
U.; tra essi vi fu
anche Niccolò di Tommaso, autore degli affreschi che impreziosiscono la
cappella del palazzo reale di Esztergom. Nel XV sec. si assistette al predominio
di elementi austriaci e tedeschi, di cui sono testimonianza numerose pale
d'altare scolpite e dipinte, presenti soprattutto a Kassa. L'influsso italiano
continuò tuttavia a farsi sentire in tutti i campi artistici, anche nei
secc. XV e XVI: sono evidenti le tracce nell'arte orafa e nelle miniature,
così come nell'architettura, che trova uno dei suoi esempi più
alti nella reggia di Buda (di cui restano poche rovine, essendo andata distrutta
durante le invasioni turche) ricostruita da Mattia Corvino, che si servì
in prevalenza di artisti italiani. Grazie al cardinale Ippolito d'Este,
committente del palazzo vescovile e della cattedrale di Esztergom, l'
U.
aprì le porte al Rinascimento italiano, che ne influenzò il gusto
artistico fino al XVIII sec., quando cedette il passo al Barocco importato da
Vienna. La dominazione turca coincise con un periodo di stasi artistica
soprattutto nella parte centrale del Paese, mentre la zona settentrionale e
quella occidentale, sotto la dominazione degli Asburgo, mantenevano i contatti
con l'ambiente culturale artistico austriaco e in parte con quello italiano. In
particolare il XVIII sec. fu caratterizzato dalla presenza di artisti austriaci,
tra cui Maulbertsch, Troger e Donner, che diedero all'arte ungherese una decisa
impronta barocca, sul modello della scuola viennese. Il XIX sec. vide nuovamente
il predominio dell'influsso italiano e nel 1846 N. Marastoni fondò la
prima accademia di pittura ungherese. In seguito gli artisti ungheresi si
accostarono al gusto della scuola di Monaco che traghettò l'arte magiara
fino al XX sec., quando prevalsero tendenze impressioniste fatte proprie dalla
scuola di Nagybánya che attuò il distacco da Monaco. In
architettura il XX sec. rappresentò il momento delle sperimentazioni
funzionali e della scuola della Bauhaus, che trovarono pieno compimento nelle
opere di ricostruzione realizzate dopo la seconda guerra mondiale. In pittura
protagonisti furono gli artisti del gruppo della Grande Pianura tra cui si
ricordano G. Kosrta (1864-1949) e G. Tornya (1869-1936). L'arte astratta
trovò espressione nelle opere di L. Kassak, F. Martyn, D. Korniss, S.
Kepes, S. Trauner, B. Vezelszky, e degli scultori T. Csiky e I. Gador. Tra gli
artisti ungheresi attivi all'estero, citiamo L. Moholy-Nagy (1895-1946) e V.
Vasarely (1908-1997). Particolarmente fiorenti in
U.
furono in
questi ultimi anni la grafica, l'oreficeria e la decorazione degli
arazzi.
MUSICA
La tradizione musicale ungherese affonda le
radici in un repertorio di canzoni e ballate realizzate su scala pentafonica che
costituirono il
corpus dell'antica musica popolare magiara. L'interesse
per la musica delle origini conobbe un momento di grande rigoglio nel XX sec.
grazie all'opera di studio e di catalogazione compiuta da B. Bartók e da
Z. Kodáli. Attraverso il loro lavoro fu possibile distinguere il
patrimonio musicale genuinamente ungherese da quello fortemente influenzato
dalla musica zingara che, soprattutto nel XIX sec., era stata considerata alla
stregua della musica popolare magiara. Strumenti caratteristici dell'arte
musicale ungherese sono la zampogna, il flauto pastorale, lo zufolo, una tromba
realizzata con il corno di bufalo, una specie di viella a quattro corde, il
piffero e una variante del cembalo. Il momento di maggior vivacità
musicale coincise con il Regno di Mattia Corvino (1458-90), la cui corte era
frequentata da musicisti europei, soprattutto italiani e francesi.
Particolarmente apprezzata fu allora la musica di argomento sacro che assunse
caratteristiche peculiari distinguibili fino a tutto il XVI sec., mentre, in
seguito alla cacciata dei Turchi (1676), si fecero sempre più evidenti
gli influssi della musica tedesca. Nel XVIII sec. prevalsero le musiche
italiane, tedesche e francesi; nel XIX sec. ebbe invece ampio spazio la scuola
viennese, con Haydn, Mozart e Beethoven. Nello stesso tempo la musica zingara,
erroneamente considerata musica popolare autoctona, non mancò di
influenzare quella magiara, pervadendola non solo a livello popolare: lo
dimostrano i numerosi saggi elaborati da artisti come F. Liszt (che fu attivo
quasi esclusivamente all'estero), F. Erkel e M. Mosony. I protagonisti
più prestigiosi della musica ungherese moderna e contemporanea furono B.
Bartók e Z. Kodály, che diedero un notevole contributo al
rinnovamento della musica classica del Novecento. Ad essi si affiancarono
artisti come A. Molnár, A. Szabó, G. Kósa, P. Kadosa, Z.
Székely e, soprattutto, G. Ligeti e G. Kurtag, considerati i caposcuola
dell'avanguardia musicale ungherese.