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Ungherìa.

Stato (93.030 kmq; 10.117.000 ab.) dell'Europa orientale. Confina a Nord con la Slovacchia, a Nord-Est con l'Ucraina, a Est con la Romania, a Sud con la Serbia, a Sud-Ovest con la Croazia e la Slovenia e a Ovest con l'Austria. Capitale: Budapest. Città principali: Pécs, Miskolc, Debrecen, Györ, Kecskemét, Szombathely, Seghedino, Tatabánya. Ordinamento: Repubblica parlamentare. Il capo dello Stato viene eletto ogni cinque anni dall'Assemblea nazionale, composta da 386 deputati eletti a suffragio universale ogni quattro anni. Il potere esecutivo spetta al Consiglio dei ministri, che rende conto all'Assemblea nazionale, cui spetta il potere legislativo. Moneta: fiorino ungherese. Lingua ufficiale: ungherese. Religione: cattolica in grande maggioranza; sono presenti numerose comunità di confessione protestante e ortodossa. Popolazione: ungherese; esistono piccole minoranze tedesche e slovacche.

GEOGRAFIA

Morfologia: il territorio dell'U., prevalentemente pianeggiante, è tuttavia accidentato da modesti rilievi di antica formazione che raggiungono la massima altitudine nel Monte Kékes (1.015 m), appartenente al gruppo dei Monti Mátra. Il territorio è costituito da diverse regioni con distinte caratteristiche morfologiche; le principali sono il Dunántúl (Transdanubio), che si estende a Occidente; il Nagyalföld (Grande Pianura), che occupa la parte orientale; il Felföld, sezione montuosa posta a Nord. Il Dunántúl è delimitato a Nord e a Est dal Danubio, a Sud dalla Drava e a Ovest dalla parte terminale della sezione alpina del Burgenland. In esso è possibile distinguere ulteriormente tre subregioni: il Kisalföld, interessato da massicci alpini di modesta altitudine e da ampie zone acquitrinose; una zona oggi adibita alle coltivazioni e all'allevamento che hanno preso il posto di quelle che un tempo erano vaste foreste di latifoglie; il massiccio montuoso della Selva Baconia, nella parte sud-orientale, posto tra la catena delle Alpi e quella dei Carpazi, e all'interno del quale si trova il bacino del Lago Balaton. La grande pianura del Nagyalföld non raggiunge altezze superiori a 110 m, si estende a Est del Danubio ed è attraversata dal fiume Tibisco che la taglia in due. La fascia compresa tra il Danubio e il Tibisco, nota anche col nome di Mesopotamia ungherese, è formata da un territorio prevalentemente sabbioso e stepposo, modificato con l'introduzione di numerose attrezzature per il pompaggio dell'acqua dal sottosuolo. La sezione posta a Est del Tibisco è invece molto più articolata, avvicendandosi pianure ricche di löss, assai fertili, a bacini paludosi e zone sabbiose; in essa si possono inoltre distinguere le caratteristiche morfologiche tipiche della steppa ungherese (puszta) caratterizzata dall'alternanza di dune sabbiose, interrotte da piccole paludi, e depositi di sale che nel tempo hanno colmato le depressioni del terreno. Il Felföld è delimitato dal corso dei fiumi Danubio e Tibisco e formato dalla catena dei Monti Csóványos, dai Monti Mátra e dal gruppo del Bükk. ║ Idrografia: il fiume principale dell'U. è il Danubio, che scorre per 410 km in territorio ungherese, segnando per un tratto il confine con la Slovacchia. Il fiume riveste grande importanza poiché rappresenta una delle più sfruttate vie di comunicazione e fornisce la maggior parte delle risorse idriche del Paese. I suoi affluenti principali sono il Rába, il Marcal, il Sió e, soprattutto, il Tibisco, che scorre parallelo al Danubio stesso e interessa il territorio ungherese per circa 600 km; il suo corso è interrotto da numerose dighe ed è sfruttato per la produzione di energia elettrica. Il terzo corso d'acqua di rilievo dell'U. è la Drava, che costituisce in parte il confine con la Croazia. In U. si trova inoltre il più vasto lago dell'Europa centrale, il Balaton, che riveste una certa importanza anche dal punto di vista economico e turistico. ║ Clima: il Paese presenta un clima di tipo continentale con inverni piuttosto rigidi ed estati tiepide. La temperatura minima si registra in gennaio e oscilla in media tra i -4 °C delle regioni settentrionali e i -0,5 °C di quelle meridionali; la temperatura massima si raggiunge generalmente in luglio e raggiunge i 22 °C nella parte sud-orientale del Paese. Le precipitazioni si verificano prevalentemente in primavera e in estate.
Cartina dell'Ungheria

Scorcio del Danubio a Budapest

Panorama di Budapest

Budapest: il ponte delle Catene


ECONOMIA

Fino al 1968 la struttura produttiva dell'U. era simile a quella degli altri Paesi del blocco sovietico. Gli ingenti aiuti che il Paese ricevette dall'Unione Sovietica per la ricostruzione del proprio apparato economico all'indomani della seconda guerra mondiale significarono condizioni di forte dipendenza dell'U. dalle impostazioni economiche sovietiche. Dal 1947 si assistette a una rapida e forzata crescita dell'industria, a discapito dell'agricoltura che fu riorganizzata attraverso una riforma che prevedeva l'eliminazione delle grandi proprietà e la creazione di cooperative; tutti i settori dell'economia vennero inoltre nazionalizzati. I malumori causati da un'economia rigida e poco rispondente alle esigenze del Paese trovarono sfogo nei moti scoppiati nel 1956. Il 1968 apportò tuttavia una trasformazione radicale del sistema economico ungherese con il varo di una riforma che mirava a fondere elementi propri dell'economia socialista con le leggi del libero mercato (decentramento della pianificazione, possibilità per le aziende di commerciare con l'estero e di reinvestire i profitti), cui fece seguito un progressivo potenziamento dell'economia privata. Il processo di liberalizzazione e di modernizzazione della struttura economica dell'U. si completò a partire dal 1990, quando, in seguito ai rivolgimenti socio-politici determinati dalla dissoluzione dei regimi comunisti dell'Est europeo, i nuovi statisti avviarono una profonda trasformazione dell'economia del Paese, procedendo a numerose privatizzazioni e sviluppando il settore terziario a discapito delle attività agricole e industriali. ║ Agricoltura: dal punto di vista morfologico circa la metà del territorio ungherese si presta alle attività produttive, ma in realtà ancora oggi grandi estensioni di terreno necessitano di interventi di bonifica (come la zona occidentale del Paese) o di irrigazione (come la puszta) che favoriscano le coltivazioni. Le principali colture sono i cereali (frumento, segale, orzo, mais), le barbabietole, le patate, la paprica, i semi di girasole, la canapa, il lino, il cotone e il tabacco. Altri prodotti di una certa rilevanza sono gli ortaggi, in particolare fagioli e piselli, e, tra i prodotti frutticoli, le albicocche e, soprattutto, pregiate uve da vino, tra cui il famoso Tokaj (V.). ║ Allevamento: benché abbia subito un notevole calo negli ultimi decenni del XX sec., l'allevamento resta una voce importante dell'economia ungherese e può contare sulla presenza di numerosi bovini, suini e ovini; l'allevamento equino, anch'esso ridotto rispetto al passato, è tipico della regione della puszta, dove i cavalli vengono ancora tenuti allo stato brado. In espansione invece è l'allevamento avicolo. ║ Risorse minerarie: il sottosuolo è ricco di bauxite, estratta in grandi quantità nelle regioni occidentali del Paese e in particolare nella Selva Baconia, di carbone, ricavato dal bacino di Pécs, e di lignite, che si trova soprattutto a Sud dei Monti Mátra e a Ovest del Danubio. Nella zona sud-occidentale sono presenti modesti giacimenti di petrolio, a cui si affiancano rilevanti quantità di gas naturale (quest'ultimo si estrae anche a Est del Tibisco). Si estraggono inoltre ferro, manganese, uranio, rame, zinco e piombo. ║ Industrie: a partire dalla metà del XX sec. l'organizzazione industriale ungherese è stata finalizzata alla modernizzazione dei settori produttivi e dei trasporti, con l'avvio di un rapido e forzato sviluppo dell'industria pesante, soprattutto di quella siderurgica (acciaio, ghisa, ferroleghe). Gli anni Sessanta sono stati invece caratterizzati dalla crescita della meccanica di precisione e dell'elettronica. A partire dagli anni Novanta si sono imposte principalmente le industrie alimentari e delle bevande, chimiche, meccaniche (veicoli commerciali, materiale ferroviario), della plastica, delle costruzioni, tessili, farmaceutiche e del tabacco. Una voce importante dell'economia ungherese è rappresentata dal turismo, attratto soprattutto dalle città ricche di monumenti, dalle stazioni di sport invernali dei Monti Mátra, dai centri balneari sul Lago Balaton e da quelli termali. ║ Commercio: le esportazioni si rivolgono prevalentemente verso Germania, Russia, Ucraina e Austria e riguardano macchinari e mezzi di trasporto, capi di abbigliamento e prodotti della meccanica di precisione e alimentari. Le importazioni avvengono soprattutto dalla Germania, da cui vengono acquistate materie prime alimentari e per la lavorazione industriale.

STORIA

Appartenente alla provincia romana di Pannonia, il territorio dell'attuale U. subì tra i secc. VI e VIII numerose invasioni: Vandali, Alani, Unni, Gepidi, Ostrogoti, Longobardi, Avari si stanziarono nella pianura del Danubio fino a quando, nell'803, Carlo Magno sconfisse definitivamente gli Avari provocando un vuoto di potere che attrasse nuove popolazioni nomadi dell'Asia, tra le quali i Magiari. Costituite da genti di origine ugro-finnica, le tribù magiare, provenienti dalla regione compresa tra l'Ural e il Don, incalzate dai Peceneghi giunsero nella Pannonia sotto la guida di Árpád (896). Con Géza (972-997) prese avvio il processo di cristianizzazione del popolo magiaro, che abbandonò definitivamente la vita nomade. Il successore di Géza, Stefano il Santo (997-1038), creò le premesse per la costituzione dello Stato ungherese grazie anche al sostegno di papa Silvestro II, che nell'anno 1000 gli inviò la corona (detta da allora di Santo Stefano) e la croce apostolica, sancendo così l'indipendenza dell'U. dall'Impero. Stefano procedette dunque all'organizzazione della Chiesa ungherese, con la fondazione degli arcivescovadi di Esztergom e Kalocsa, a cui si aggiunsero otto vescovadi, e a quella del Regno, che, suddiviso in comitati, basava la propria forza quasi esclusivamente sugli enormi patrimoni della casa reale. Alla morte di Stefano l'U. venne coinvolta nella lotta tra Impero e Papato, prendendo le parti di quest'ultimo. Sotto il regno di Ladislao I (1077-95) ebbe inizio l'espansione territoriale: nel 1089-90 fu conquistata la Slavonia, nel 1091 si compì l'unione con la Corona di Croazia (alla quale l'U. rimase congiunta fino al 1918), unione che determinò una lunga lotta con la Repubblica di Venezia per il domino della Dalmazia. L'U. si ritrovò pertanto coinvolta nei problemi dei Balcani in contrapposizione con Bisanzio, alleata dell'Impero. L'espansione territoriale gravò pesantemente sulle finanze della Corona ungherese, che vide via via scemare anche il proprio potere politico. Le numerose donazioni di terreni concessi come ricompensa ai fedeli servitori del re portarono infatti l'U. verso forme di feudalesimo simili a quelle occidentali, aumentando di conseguenza il potere della classe nobiliare, rafforzato ancor di più dalla bolla d'oro Super reformationem Regni nostri emessa nel 1222 da Andrea II (1205-35), nella quale si affermava il diritto dei nobili di opporsi alle attività del re che si ponessero al di fuori della legge. La supremazia nobiliare crebbe ulteriormente nei decenni successivi e soprattutto durante il regno di Stefano V (1270-72) e Ladislao IV il Cumano (1272-90). L'ultimo discendente della dinastia degli Árpád fu Andrea III (1290-1301), alla cui morte il Regno fu conteso tra gli Asburgo e gli Angiò, legati alla Corona ungherese per via matrimoniale. Nel 1308 si impose Carlo Roberto d'Angiò, figlio di Carlo Martello, che salì al trono d'U. e riaffermò il ruolo di primo piano della casa reale, restituendole gran parte del potere perso negli anni precedenti. La politica estera degli Angiò si rivolse verso la penisola balcanica e quella italiana: della prima furono progressivamente conquistate Ragusa, la Bosnia, il Banato, la Valacchia, la Moldavia e la Bulgaria, creando così un forte baluardo contro il pericolo rappresentato dai Turchi. In Italia gli Angiò avanzarono pretese sulla successione al Regno di Napoli, al quale candidarono Andrea, ultimogenito di Carlo Roberto. Morto Andrea nel 1345, salì al trono di U. il fratello Luigi I il Grande (1342-82), che scese per due volte in Italia (1347-48; 1350) e lottò contro i Lituani (1351-54) e i Veneziani, con i quali raggiunse un accordo di pace solo nel 1381 (Pace di Torino); dal 1370 al 1382 resse anche la Corona di Polonia. Durante il regno di Sigismondo di Lussemburgo (1387-1437), genero di Luigi I, si affacciò la minaccia dei Turchi che nella battaglia di Nicopoli (1396) inflissero una dura sconfitta agli Ungheresi, appoggiati dal Papato. Alberto d'Asburgo (1437-39), genero e successore di Sigismondo, non fu in grado di arginare l'avanzata della potenza ottomana, che riuscì a conquistare la Bosnia, e per questo nel 1440 la nobiltà acclamò re il sovrano polacco Ladislao III Iagellone. Morto Ladislao nella battaglia di Varna (1444), il Regno passò di diritto al piccolo Ladislao V Postumo, figlio di Alberto d'Asburgo, in nome del quale governò Giovanni Hunyadi, sotto la cui guida gli Ungheresi ebbero ragione dei Turchi nella battaglia di Belgrado del 1456. Alla morte di Ladislao V (1457), la dieta dei nobili ungheresi elesse re il figlio di Hunyadi (morto nel 1456), Mattia Corvino, che regnò dal 1458 al 1490. Durante la sua reggenza l'U. conobbe un grande rigoglio culturale e artistico e un periodo di relativo equilibrio politico ed economico: Mattia Corvino, infatti, mise a punto un sistema doganale che fruttò al Regno entrate fiscali consistenti; in politica estera tenne un comportamento accorto con i Turchi, con i quali nel 1483 siglò un armistizio, e concluse importanti alleanze militari con diverse Corone europee, perseguendo altresì il sogno di far diventare l'U. il cuore di un Impero danubiano che sarebbe dovuto sorgere a scapito di Polonia, Boemia e Austria, contro i quali egli lottò fino alla morte. I suoi successori, Ladislao II Iagellone e Luigi II Iagellone, riuscirono ad annettere al Regno d'U. quelli di Polonia e di Boemia, ma durante la loro reggenza (1490-1526) la classe nobiliare rafforzò sempre più il suo potere, conquistando progressivamente una forte indipendenza dalla Corona. Lo strapotere della nobiltà provocò nel 1514 una rivolta contadina, repressa da G.S. Szapolyai, voivoda di Transilvania, in seguito alla quale venne introdotto un codice consuetudinario denominato Tripartitum che, invalso fino al 1848, ammetteva il diritto di proprietà solo per i nobili. Privo dell'appoggio delle potenze europee, nel 1526 il Regno d'U. si trovò ad affrontare l'avanzata dei Turchi, guidati da Solimano il Magnifico che, dopo aver conquistato Belgrado, sbaragliò l'esercito ungherese nella battaglia di Mohács, nella quale perse la vita Luigi II. La sua morte aprì un periodo di aspre contese tra l'arciduca d'Austria e re di Boemia Ferdinando d'Asburgo (1526-64), genero di Luigi II e fratello di Carlo V, eletto re dal Partito della regina, e Giovanni Szapolyai (1526-40), appoggiato dal Partito nazionalista. Le divisioni interne favorirono l'avanzata dei Turchi che nel 1541 conquistarono Buda e procedettero allo smembramento del Regno. Nel 1547 Ferdinando stipulò un trattato di pace con l'Impero ottomano, al quale avrebbe pagato un tributo annuale; Giovanni Szapolyai ottenne il Regno di Transilvania, costituito Stato vassallo, benché autonomo, dei Turchi. Durante la dominazione ottomana l'identità del Regno ungherese andò via via stemperandosi, soprattutto in seguito all'avvento al trono imperiale di Ferdinando (1658), finché nel 1686 Budapest fu riconquistata dalla Lega Santa, voluta da papa Innocenzo XI, che nel 1697 sconfisse i Turchi nella battaglia di Zenta. La conseguente Pace di Carlowitz, siglata nel 1699, sancì la rinuncia da parte turca alla quasi totalità delle terre magiare conquistate e il ritorno della Transilvania sotto la Corona ungherese, pur mantenendo un alto grado di autonomia. I successi conseguiti dal potere centrale degli Asburgo fecero sì che le sorti dell'U. rimanessero legate a quelle della casa d'Austria. Durante i governi di Carlo VI (1711-40) e Maria Teresa (1740-80), che cercarono di reinstaurare l'assolutismo regio, la centralizzazione del potere a Vienna si accrebbe sempre di più, determinando importanti trasformazioni nella società ungherese, interessata dal fenomeno della rifeudalizzazione, come il resto dell'Europa orientale, e dall'ascesa delle grandi famiglie aristocratiche vicine a Vienna. I provvedimenti accentratori di Giuseppe II (1780-90), che avviò, tra l'altro, un processo di germanizzazione dell'U., sostituendo il latino come lingua ufficiale con il tedesco, provocarono la dura reazione della dieta magiara del 1790 che, decisa a porre dei freni al potere centrale, affermò l'individualità dello Stato magiaro e il rispetto delle garanzie costituzionali. Durante il periodo napoleonico l'U. rimase fedele agli Asburgo, quindi si assistette alla nascita di un movimento riformistico che sosteneva la necessità di promuovere il progresso economico e culturale del Paese attraverso il raggiungimento dell'indipendenza dall'Austria e l'affermazione dell'identità nazionale magiara. La rivoluzione del 1848, promossa dai riformisti che ebbero il loro maggior esponente in L. Kossuth, portò alla formazione di un Governo, capeggiato dal conte L. Batthyány, artefice di importanti riforme che vennero tuttavia abolite (eccetto la soppressione della servitù della gleba) allorché le truppe austriache, con l'aiuto di quelle russe, nell'agosto 1849 repressero spietatamente l'insurrezione. Gran parte dei ribelli vennero giustiziati, mentre Kossuth riuscì a fuggire all'estero. Negli anni Sessanta, a fronte della critica situazione in cui versava il Governo austriaco, in difficoltà su più fronti, si giunse al cosiddetto “compromesso” (Ausgleich), che decretò la nascita della Monarchia austro-ungarica. L'accordo sanciva, infatti, il riconoscimento dell'U. come Regno indipendente dall'Austria, con propri organi istituzionali (Governo e Parlamento), che rimaneva tuttavia legato all'Impero dalla persona dell'imperatore e da tre ministeri comuni (Esteri, Esercito e Marina, Finanze). Seguì un periodo di benessere economico, caratterizzato, in campo politico, dal conflitto tra indipendentisti e sostenitori del “compromesso”, i quali rimasero al Governo senza soluzione di continuità fino al 1917, attuando una politica di magiarizzazione che creò malcontenti tra le minoranze di Croati, Sloveni e Rumeni. Al termine della prima guerra mondiale gli Ungheresi, raggiunta l'indipendenza (ottobre 1918), proclamarono la Repubblica (novembre 1918) della quale divenne presidente Károly, che tuttavia si dimise nel 1919 in seguito alla grave crisi economica e amministrativa del Paese e alle tensioni sociali create dalle esose richieste degli Alleati. Fu quindi formato un Governo socialcomunista guidato da Béla Kun, il quale, per assicurarsi il sostegno russo contro gli Alleati, proclamò la Repubblica dei soviet che, priva del consenso popolare, fu abbattuta dall'invasione delle truppe rumene che arrivarono a occupare Budapest nell'agosto 1919. Nel febbraio 1920 i controrivoluzionari capeggiati dall'ammiraglio M. Horthy restaurarono la Monarchia e lo stesso Horthy assunse provvisoriamente le cariche di capo dello Stato e di reggente. Sotto il suo Governo venne concluso il Trattato di Trianon (1920), in base al quale l'U. veniva privata di numerosi territori a vantaggio di Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia, e si attuò la repressione delle frange rivoluzionarie e comuniste. La grave crisi dell'economia ungherese, ancora di tipo latifondistico, che seguì alla guerra e all'occupazione rumena, ebbe come conseguenza uno spostamento sempre più a destra della vita politica del Paese, al cui interno emersero forze fortemente nazionaliste che rivendicavano con fermezza la revisione del Trattato di Trianon. L'obiettivo di ripristinare le frontiere storiche dell'U. determinò inoltre un progressivo avvicinamento del Paese alla Germania nazista, dalla quale si trovò a subire condizionamenti politici ed economici. Tra il 1938 e il 1941, mettendo a frutto gli arbitrati hitleriani e procedendo a vere e proprie occupazioni, l'U. riuscì a recuperare alcune regioni cedute nel 1920 ai Paesi confinanti. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, avendo aderito al Patto Tripartitico (novembre 1940), combatté a fianco della Germania. Nell'agosto 1944 si arrese agli Alleati, ma fu occupata militarmente dai Tedeschi che destituirono Horthy e posero a capo dello Stato F. Szálasi, comandante delle milizie filonaziste delle Croci frecciate, mentre in tutto il Paese si andavano formando nuclei di resistenza antigermanica. L'arrivo dell'Armata rossa riconsegnò la libertà all'U. che sottoscrisse un trattato di pace con gli Alleati (Parigi, 1947) che sanciva il ripristino dei confini del 1920 e la presenza nel Paese di una forza di occupazione sovietica. Le prime elezioni, tenutesi nel novembre 1945, registrarono la vittoria del Partito indipendente dei piccoli proprietari (PIPP) che, una volta restaurata la Repubblica (1946), collocarono due loro esponenti, Z. Tildy e F. Nagy, rispettivamente alla presidenza dello Stato (1946-47) e alla guida del Governo di unità nazionale (1946-47), che assegnò importanti ministeri anche a rappresentanti comunisti. Gli anni successivi videro il sopravvento nella vita politica ungherese del Partito comunista di M. Rákosi che, forte del sostegno delle truppe sovietiche di occupazione e delle forze di polizia, mise a tacere i partiti moderati, reprimendo tutte le forme di dissenso o opposizione (anche quelle interne allo stesso partito), e diede vita, insieme ai fuoriusciti della sinistra del Partito socialdemocratico, al Partito ungherese dei lavoratori (giugno 1948). Nel frattempo fu avviata la socializzazione delle strutture economiche del Paese attraverso la collettivizzazione dell'agricoltura, la crescita forzata dell'industria pesante, la nazionalizzazione di tutti i settori economici e dei beni della Chiesa della quale fu sancita la separazione dallo Stato (1948). L'U., che nel febbraio 1948 aveva sottoscritto il trattato di alleanza con l'Unione Sovietica, si integrò ancora più saldamente col blocco socialista attraverso l'adesione al COMECON (1949) e al Patto di Varsavia (1955). Dopo la morte di Stalin (1953), il prevalere di tendenze riformiste e antistaliniste all'interno del Paese ebbe come conseguenza l'avvicendamento alla guida del Governo di Rákosi con I. Nagy il quale, artefice di una timida liberalizzazione economica e culturale, fu tuttavia esonerato dalla propria carica (1955), su pressione dello stesso Rákosi. Di fronte alla veemente reazione dell'opinione pubblica, soprattutto di intellettuali e studenti, che guardavano con grande favore alla destalinizzazione in atto in Unione Sovietica, Rákosi si dimise (luglio 1956) da segretario del Partito comunista lasciando il posto a E. Gerö. I malcontenti non si placarono e sfociarono, nell'ottobre 1956, in un movimento rivoluzionario contro il regime dispotico ungherese e contro l'ingerenza sovietica in seguito al quale si costituì un nuovo Governo Nagy, pluripartitico, che si fece promotore delle rivendicazioni dei rivoluzionari. In novembre il movimento ungherese fu violentemente represso dell'Armata rossa e Nagy, insieme ai capi più compromessi, fu giustiziato (1958). Dopo l'intervento sovietico la guida del Governo venne assunta dal filosovietico J. Kádár (divenuto, nel corso della rivoluzione, anche capo del Partito comunista), che riuscì a risollevare le sorti economiche dell'U. avviando, durante il suo secondo mandato (1961-65), un processo di liberalizzazione politica, economica e culturale. Nel 1968 fu varata un'importante riforma dell'apparato economico ungherese diretta alla decentralizzazione e alla promozione dell'industria leggera e dei beni di consumi. La spinta riformista, bloccata, tra l'altro, dalla crisi energetica internazionale dei primi anni Settanta, proseguì in U. dopo il 1978, quando si registrò anche una maggiore apertura verso l'Occidente. Nella seconda metà degli anni Ottanta il regime comunista ungherese, in grave crisi, procedette a una serie di sostituzioni ai vertici (alla guida del Governo si susseguirono G. Lázár, K. Grósz, M. Németh), senza tuttavia riuscire a frenare il processo di democratizzazione e di liberalizzazione del sistema politico in atto nel Paese, favorito soprattutto dall'avvento al potere in Unione Sovietica di M. Gorbaciov. In seguito al crollo del Comunismo, il Partito comunista ungherese si sciolse (1989) e assunse la denominazione di Partito socialista. La presidenza della Repubblica venne assunta ad interim dal presidente dell'Assemblea nazionale M. Szürös (sostituito nel maggio 1990 dal liberale A. Göncz, rieletto nel 1995), mentre le prime elezioni multipartitiche (marzo-aprile 1990) sancirono la vittoria del Forum democratico (FD), di centro-destra, che formò un Governo di coalizione centrista guidato da J. Antall. Le difficoltà dell'Esecutivo, impegnato in una politica di liberalizzazione economica dai costi sociali altissimi, che fu a più riprese contestata dall'opinione pubblica, furono acuite dall'instabilità politica dovuta ai contrasti interni alla maggioranza e tra questa e il presidente Göncz. Le elezioni legislative del maggio 1994 videro dunque prevalere i socialisti, che diedero vita a un Governo di coalizione con i liberali presieduto da G. Horn che proseguì nel processo di transizione verso un'economia di mercato e nell'integrazione con i sistemi dell'Europa occidentale, conseguendo buoni risultati. D'altro canto, i sacrifici imposti dalle riforme costarono ai socialisti la sconfitta nelle elezioni legislative del maggio 1998, che videro la vittoria del FIDESZ (Forum dei giovani democratici), una formazione europeista e liberista di centro-destra, che portò a capo del Governo V. Orbán. In campo internazionale, l'U. negli anni Ottanta mantenne rapporti stretti con l'Unione Sovietica, senza tuttavia rinunciare a potenziare i legami con i Paesi occidentali (nel 1999 aderì alla NATO). Il 7 giugno 2000 il Parlamento elesse alla presidenza della Repubblica il conservatore Ferenc Mádl. Nel 2001 il Paese venne incluso nella lista della 10 Nazioni per le quali era previsto l'ingresso nell'Ue nel gennaio 2004. Nell'aprile 2002 i socialisti guidati da Peter Medgyessy si assicurarono una vittoria di misura nelle elezioni legislative, ritornando al potere dopo la parentesi aperta quattro anni prima a favore del centro-destra. Il 13 dicembre 2002, durante il vertice di Copenaghen, l'U. venne ufficialmente invitata a entrare nell'Unione europea; il relativo referendum indetto il 12 aprile 2003 si concluse con l'84% di voti a favore. Nel mese di giugno l'U. modificò una legge (la cosiddetta legge di status) relativa ai benefici destinati ai cittadini ungheresi residenti nei Paesi vicini, i quali si erano dichiarati pronti a denunciare ogni possibile interferenza ungherese nella propria sovranità, considerando inoltre le norme previste come gravemente discriminanti nei confronti degli altri gruppi etnici - in particolare Rom - ugualmente presenti sui loro territori. Il 1° maggio 2004 l'U. entrò nell'Unione europea. Nel settembre 2004, il primo ministro socialista Medgyessy, perso l'appoggio dell'Alleanza dei liberi democratici, rassegnò le dimissioni, sostituito dal compagno di partito Ferenc Gyurcsány. Nell'agosto 2005 l'esponente democristiano del Forum democratico (MDF), László Sólyom, fu nominato presidente della Repubblica, al terzo turno di votazione e con i voti dell'opposizione. Le elezioni politiche dell'aprile 2006 videro opporsi il Partito socialista (MSZP), guidato dal presidente Gyurcsány, e il Partito conservatore di opposizione (FIDESZ), dell'ex presidente Orbán. La campagna elettorale della sinistra fu incentrata sull'apertura del mercato agli investimenti stranieri per tamponare la continua crescita del tasso di disoccupazione e abbassare il deficit molto elevato (da ridurre della metà per poter entrare nella zona euro). Di contro la destra si fece portavoce di una maggiore autonomia dell'U. dall'Ue. Le consultazioni registrarono un inatteso successo da parte dell'MSZP che ottenne il 43,21% delle preferenze (contro il 42,04% del FIDESZ) al primo turno delle consultazioni e il 48,19% (contro il 42,49% del FIDESZ) al secondo turno. A settembre, la diffusione di una registrazione effettuata durante una riunione riservata del Partito socialista, nella quale il premier Gyurcsány ammetteva di aver deliberatamente nascosto agli elettori la grave situazione del Paese al fine di vincere le elezioni, scatenò una serie di manifestazioni contro il Governo e il primo ministro, di cui si chiedevano le dimissioni. In questo clima di tensione, i socialisti andarono incontro a una sconfitta quasi totale alle consultazioni amministrative comunali e provinciali del 1° ottobre 2006, in cui il FIDESZ conquistò la maggioranza in 18 su 19 assemblee provinciali e impose i suoi candidati a sindaco in 14 città su 22. Forte del consenso popolare, l'opposizione fissò un ultimatum al Governo per dimettersi. Tuttavia il 6 ottobre il primo ministro chiese e ottenne la fiducia del Parlamento.

POPOLAZIONE

La quasi totalità della popolazione è ungherese; ad essa si affiancano piccole comunità di Slovacchi, Tedeschi e minoranze etniche che nell'insieme raggiungono circa il 3% degli abitanti. Numerose comunità ungheresi sono al contrario presenti nei Paesi vicini, in particolare in Romania, dove si contano più di 1.500.000 abitanti di origine magiara, stanziati per lo più in Transilvania. Per quanto concerne la distribuzione demografica, in epoca contemporanea si sono verificati numerosi spostamenti interni, soprattutto di contadini che hanno progressivamente abbandonato le campagne e i villaggi per trasferirsi nelle zone urbane e industriali. Nella capitale Budapest si concentra circa il 20% della popolazione; il totale della popolazione urbana raggiunge ormai oltre il 65% dell'intera popolazione ungherese.

LINGUA

La lingua ungherese, o magiara, appartiene al gruppo ugrico della famiglia ugro-finnica. Il primo testo scritto in ungherese, noto come Halotti beszéd (Orazione funebre), risale al 1200 circa, benché tracce di elementi ungheresi si ritrovino anche in documenti bizantini e latini del X sec. L'ungherese è una lingua unitaria, nella quale i dialetti rivestono un ruolo marginale. Il lessico nasce dall'unione degli antichi elementi magiari, precedenti allo stanziamento in territorio europeo, e di quelli derivanti dal contatto con popolazioni limitrofe. In particolare si riscontrano elementi bulgari, turchi, e, dopo l'insediamento in Europa e la conversione, slavi e tedeschi; è evidente anche il contatto con le lingue iraniche, in particolare con l'osseto. Il francese e l'italiano invece ebbero una maggiore influenza sulla lingua letteraria e sul piano culturale. Molte parole ungheresi infine denunciano una chiara origine latina.

LETTERATURA

Le più antiche tracce letterarie ungheresi sono costituite da testi religiosi scritti in latino; tra essi spiccano gli Ammonimenti di santo Stefano al figlio Emerico e le leggende di santo Zoerardo e di san Benedetto, a cui si affianca la prima cronaca ungherese dal titolo Gesta Ungarorum (1091). I primi testi letterari scritti in lingua ungherese risalgono invece ai secc. XIII-XIV: si tratta prevalentemente di prediche, inni sacri, leggende sacre (Orazione funebre, XIII sec.; Leggenda di san Francesco, 1380) a cui in seguito si aggiunsero poemetti storici, canti e inni di commemorazione (Presa di Szabács, 1476; Canto sulla presa della Pannonia, prima metà del XVI sec.). Per tutto il Medioevo continuò a fiorire la letteratura in lingua latina sia di argomento religioso sia umanistica. In particolare durante il Regno di Mattia Corvino e di Beatrice d'Aragona, l'U. divenne uno dei centri culturali e artistici più vivaci e importanti d'Europa. I secc. XVI e XVII furono dominati anche sul piano culturale dalle lotte di religione da un lato e da quelle per l'indipendenza nazionale dall'altro. La contrapposizione tra Riforma e Controriforma ebbe vasta risonanza in campo letterario, informando le opere di numerosi autori come G. Károli, G. Heltai, I. Magyari, G. Káldi. Nelle opere di B. Balassa (1550-1594), M. Zrinyi (1620-1664), I. Gyöngyösi (1624-1704) e altri prese invece forma il sentimento nazionale, che si espresse in cronache ed epopee storiche ma anche in canti militari, nonché nella poesia popolare di cui si trovano i più brillanti esempi nel corso del XVIII sec. In essi è possibile riscontrare echi delle letterature classiche e di quella italiana che in seguito influenzarono anche la prosa, espressa soprattutto in forma di novella, e i drammi cosiddetti scolastici, dai quali nacque successivamente il teatro nazionale ungherese. L'influsso delle idee illuministiche portò anche in U. una nuova fase di vitalità culturale, dalla quale emersero gruppi che si ispirarono alla letteratura francese (G. Bessenyei, 1747-1811), altri che seguirono i dettami della scuola classica (J. Rajnis, 1741-1812; B. Virág, 1754-1830) o di quella neoclassica tedesca (F. Kazinczy, 1759-1831) e infine i conservatori della tradizione nazionale (J. Gvadányi, 1725-1801; M. Fazekas, 1766-1828). In questo nuovo fermento culturale grande importanza venne data al rinnovamento della lingua, che trasse notevoli benefici dagli scambi culturali dei diversi gruppi letterari. Nel XIX sec. anche in U. si diffuse la corrente romantica, che ebbe i suoi maggiori esponenti in M. Vörösmarty (1800-1855), poeta e drammaturgo, K. Kisfaludy (1788-1830), drammaturgo, e M. Jósika (1794-1865), autore di romanzi storici. Particolarmente forte fu il sentimento popolare, che trovò le sue più alte espressioni nelle opere di S. Petöfi (1823-1849), J. Arany (1817-1882) e M. Jókai (1825-1904). Il sentimento nazionale informò inoltre gran parte della produzione letteraria della seconda metà dell'Ottocento, per poi lasciare in parte spazio agli influssi delle letterature europee: Naturalismo, Verismo, Espressionismo, Simbolismo permearono la cultura ungherese influenzando le opere, tra gli altri, di S. Bródy (1863-1924), D. Szabó (1879-1945), T. Déry (1894-1977). Particolare fortuna nella scena letteraria ungherese ebbe il genere del romanzo, segnatamente quello di stampo populista, storico, sociale e borghese di intrattenimento. Il Novecento portò con sé una ventata di rinnovamento culturale, veicolato dalla rivista letteraria d'avanguardia “Nyugat” (Occidente), edita dal 1908 al 1941, intorno alla quale si riunirono gli artisti appartenenti a tutte le correnti moderniste e in opposizione alla quale nel 1922 nacque la tradizionalista “Napkelet” (Oriente) di C. Tormay (1876-1937). Grande contributo alla vitalità culturale del Paese venne anche dal gruppo di filosofi che si riconobbe nella rivista “Huszadik Század” (Ventesimo secolo), stampata tra il 1909 e il 1916: tra essi figurano i nomi di A. Hauser (1892-1978), Gy. Lukács (1885-1971), L. Kassák (1877-1967), quest'ultimo animatore di un gruppo d'avanguardia e redattore delle riviste “A Tett” (L'azione, 1915) e “Ma” (Oggi, 1916-26). Il teatro prese spunto soprattutto dalle pochades francesi e fu a lungo dominato dalla figura di F. Molnár (1878-1952), autore per lo più di commedie, nonché del celeberrimo romanzo I ragazzi della via Pál (1907). Lo scoppio della prima guerra mondiale provocò una sorta di diaspora degli intellettuali ungheresi, molti dei quali vissero lunghi periodi di esilio forzato. La guerra portò inoltre alla dispersione di nutrite comunità di Ungheresi in diversi Stati dell'Europa centro-orientale, le quali col tempo diedero vita a una produzione letteraria che rientra di diritto nel patrimonio storico e culturale ungherese. In particolare la minoranza ungherese in territorio rumeno fu assai prolifica, soprattutto nel campo della prosa (E. Benedek, 1859-1929; K. Koós, 1883-1977; Á. Bodor, n. 1936). In terra ungherese il periodo tra le due guerre fu caratterizzato da un forte interesse per le tematiche sociali e politiche, come dimostrano le opere di quanti si riconobbero nel movimento populista della “terza via” (D. Szabó; Z. Móricz, 1879-1942; J. Erdélyi, 1896-1978; I. Sinka, 1897-1969; ecc.) o in quello socialista (degni di nota sono A. József, 1905-1937, poeta esistenzialista che compose liriche d'amore e di libertà, e J. Pilinszky, 1921-1981, che pubblicò tra l'altro sulla rivista “Uj hold”, edita tra il 1945 e il 1947). L'instaurazione del regime totalitario comunista e la forte ingerenza dell'Unione Sovietica incisero profondamente sulla cultura ungherese, provocando da una parte la nascita di una letteratura filo-governativa e dall'altra una nuova diaspora degli intellettuali (J. Nyirö, 1889-1953; S. Márai, 1900-1989), che peraltro si rinnovò dopo il fallimento della rivolta del 1956, in seguito alla quale molti artisti e uomini di cultura vennero arrestati e molti altri cercarono rifugio all'estero. Gli anni Sessanta videro il tentativo del Governo, guidato da J. Kádár, di far convivere le due facce della cultura nazionale e così, accanto alle opere fedeli all'ideologia comunista, cominciarono a essere pubblicate anche quelle di autori non allineati (L. Németh, 1901-1975; L. Nagy, 1925-1978; S. Csoóri, n. 1930; L. Szabó, 1900-1957). Negli anni Settanta e Ottanta del XX sec. proseguì il processo di rinnovamento politico e culturale; venne dato spazio all'opera di artisti impegnati in una nuova ricerca stilistica che, passando attraverso la satira politica (I. Örkény, 1912-1979; I. Csurka, n. 1934), favorirono la nascita di una vera e propria letteratura politica anticonformista, il cui maggior esponente fu Gy. Konrád (n. 1933). La narrativa contemporanea ungherese è l'espressione del pensiero e del talento di autori come P. Hajnóczy (1943-1979), P. Nádas (n. 1940), P. Esterházy (n. 1950), L. Krasznahorkay (n. 1950).

ARTE

L'arte ungherese nasce dalla fusione del gusto dei popoli preesistenti nel territorio della Pannonia con i tratti originali della sensibilità magiara. Giunti in Pannonia, infatti, gli Ungheresi vennero a contatto con le espressioni artistiche di Unni, Avari, Sciti, Longobardi, sulla base delle quali svilupparono una propria cultura artistica introducendovi alcuni elementi del gusto perso-sasanide. Sotto il Regno di Stefano il Santo (XI sec.) l'arte magiara assunse una forte impronta occidentale, già presente, peraltro, in alcune espressioni dell'arte paleocristiana risalenti ai secc. III e IV, quali il mosaico che ricopre il pavimento della basilica di San Quirino a Szombathely e le cappelle funerarie rinvenute nelle vicinanze del duomo di Pécs. In epoca romanica, gli evidenti influssi dell'arte francese e lombarda si tradussero in opere architettoniche e scultoree di notevole originalità e valore, quali il portale della cattedrale e la cappella palatina del palazzo reale di Esztergom; le chiese delle abbazie di Sopronhorpács, Türje, Lébény, Ják; le sculture della chiesa inferiore della cattedrale di Pécs; l'abbazia fondata dai Benedettini a Somogyvár. La pittura romanica ebbe le sue testimonianze più preziose negli affreschi della chiesa di Feldbrö (XI sec.) e nelle decorazioni che abbelliscono la cappella di Gisella a Veszprém (XIII sec.); un importante e raffinato esempio di miniatura romanica è rappresentato dalla Bibbia custodita nel monastero benedettino di Csatár. Lo stile gotico trovò espressione in U. dopo la metà del XIII sec. grazie alla penetrazione del Gotico francese, che venne ripreso e rielaborato dagli artisti locali, come dimostra l'architettura delle chiese di Kassa, Zsámbék (XIII sec.) e Brassó (XV sec.) e della sinagoga di Sopron (XIV sec.). L'influsso del gusto francese è evidente, inoltre, in numerosi castelli ungheresi, tra cui quello di Vajdahunyad, fatto edificare nel XV sec. da Giovanni Hunyadi, e nelle sculture della sala del capitolo francescano di Sopron, mentre influenza italiana rivelano le decorazioni del palazzo di Buda e della chiesa di Nostra Signora (fine XIV sec.). Il gusto italiano, già presente nell'architettura e nella scultura, prevalse nella pittura a partire dal XIV sec., quando numerosi artisti italiani vennero chiamati alla corte degli Angioini, allora regnanti in U.; tra essi vi fu anche Niccolò di Tommaso, autore degli affreschi che impreziosiscono la cappella del palazzo reale di Esztergom. Nel XV sec. si assistette al predominio di elementi austriaci e tedeschi, di cui sono testimonianza numerose pale d'altare scolpite e dipinte, presenti soprattutto a Kassa. L'influsso italiano continuò tuttavia a farsi sentire in tutti i campi artistici, anche nei secc. XV e XVI: sono evidenti le tracce nell'arte orafa e nelle miniature, così come nell'architettura, che trova uno dei suoi esempi più alti nella reggia di Buda (di cui restano poche rovine, essendo andata distrutta durante le invasioni turche) ricostruita da Mattia Corvino, che si servì in prevalenza di artisti italiani. Grazie al cardinale Ippolito d'Este, committente del palazzo vescovile e della cattedrale di Esztergom, l'U. aprì le porte al Rinascimento italiano, che ne influenzò il gusto artistico fino al XVIII sec., quando cedette il passo al Barocco importato da Vienna. La dominazione turca coincise con un periodo di stasi artistica soprattutto nella parte centrale del Paese, mentre la zona settentrionale e quella occidentale, sotto la dominazione degli Asburgo, mantenevano i contatti con l'ambiente culturale artistico austriaco e in parte con quello italiano. In particolare il XVIII sec. fu caratterizzato dalla presenza di artisti austriaci, tra cui Maulbertsch, Troger e Donner, che diedero all'arte ungherese una decisa impronta barocca, sul modello della scuola viennese. Il XIX sec. vide nuovamente il predominio dell'influsso italiano e nel 1846 N. Marastoni fondò la prima accademia di pittura ungherese. In seguito gli artisti ungheresi si accostarono al gusto della scuola di Monaco che traghettò l'arte magiara fino al XX sec., quando prevalsero tendenze impressioniste fatte proprie dalla scuola di Nagybánya che attuò il distacco da Monaco. In architettura il XX sec. rappresentò il momento delle sperimentazioni funzionali e della scuola della Bauhaus, che trovarono pieno compimento nelle opere di ricostruzione realizzate dopo la seconda guerra mondiale. In pittura protagonisti furono gli artisti del gruppo della Grande Pianura tra cui si ricordano G. Kosrta (1864-1949) e G. Tornya (1869-1936). L'arte astratta trovò espressione nelle opere di L. Kassak, F. Martyn, D. Korniss, S. Kepes, S. Trauner, B. Vezelszky, e degli scultori T. Csiky e I. Gador. Tra gli artisti ungheresi attivi all'estero, citiamo L. Moholy-Nagy (1895-1946) e V. Vasarely (1908-1997). Particolarmente fiorenti in U. furono in questi ultimi anni la grafica, l'oreficeria e la decorazione degli arazzi.

MUSICA

La tradizione musicale ungherese affonda le radici in un repertorio di canzoni e ballate realizzate su scala pentafonica che costituirono il corpus dell'antica musica popolare magiara. L'interesse per la musica delle origini conobbe un momento di grande rigoglio nel XX sec. grazie all'opera di studio e di catalogazione compiuta da B. Bartók e da Z. Kodáli. Attraverso il loro lavoro fu possibile distinguere il patrimonio musicale genuinamente ungherese da quello fortemente influenzato dalla musica zingara che, soprattutto nel XIX sec., era stata considerata alla stregua della musica popolare magiara. Strumenti caratteristici dell'arte musicale ungherese sono la zampogna, il flauto pastorale, lo zufolo, una tromba realizzata con il corno di bufalo, una specie di viella a quattro corde, il piffero e una variante del cembalo. Il momento di maggior vivacità musicale coincise con il Regno di Mattia Corvino (1458-90), la cui corte era frequentata da musicisti europei, soprattutto italiani e francesi. Particolarmente apprezzata fu allora la musica di argomento sacro che assunse caratteristiche peculiari distinguibili fino a tutto il XVI sec., mentre, in seguito alla cacciata dei Turchi (1676), si fecero sempre più evidenti gli influssi della musica tedesca. Nel XVIII sec. prevalsero le musiche italiane, tedesche e francesi; nel XIX sec. ebbe invece ampio spazio la scuola viennese, con Haydn, Mozart e Beethoven. Nello stesso tempo la musica zingara, erroneamente considerata musica popolare autoctona, non mancò di influenzare quella magiara, pervadendola non solo a livello popolare: lo dimostrano i numerosi saggi elaborati da artisti come F. Liszt (che fu attivo quasi esclusivamente all'estero), F. Erkel e M. Mosony. I protagonisti più prestigiosi della musica ungherese moderna e contemporanea furono B. Bartók e Z. Kodály, che diedero un notevole contributo al rinnovamento della musica classica del Novecento. Ad essi si affiancarono artisti come A. Molnár, A. Szabó, G. Kósa, P. Kadosa, Z. Székely e, soprattutto, G. Ligeti e G. Kurtag, considerati i caposcuola dell'avanguardia musicale ungherese.