Poeta italiano. Figlio di genitori emigrati
in Egitto dalla provincia lucchese (il padre morì quando lui aveva due
anni), trascorse gli anni della prima formazione intellettuale ad Alessandria
d'Egitto, dove fu vicino a E. Pea e ai circoli anarchici. Nel 1912 si
trasferì a Parigi, dove entrò in contatto con alcuni tra i
più alti esponenti dell'avanguardia artistica e letteraria francese, come
Apollinaire, Breton, Derain, Braque, Picasso, e anche con intellettuali italiani
di casa a Parigi, quali Papini, Soffici, Palazzeschi. Grazie ad essi
U.
ebbe pubblicate in Italia, sulla rivista futurista “Lacerba”, le sue
prime poesie (1915). Tornato in Italia nel 1914, interventista, combatté
nella prima guerra mondiale sul fronte del Carso. L'esperienza della guerra fu
decisiva anche per il rafforzamento della vocazione poetica di
U.; di
quegli anni è la raccolta di poesie
Il porto sepolto (uscito nel
1916, ripubblicato nel 1919 col titolo
Allegria di naufragi).
Aderì al Fascismo e divenne corrispondente da Parigi del “Popolo
d'Italia”. Rientrato in Italia nel 1921, lavorò presso il ministero
degli Esteri a Roma; in quel periodo la sua vita intima fu segnata da un altro
importante avvenimento, la conversione religiosa. Per quanto riguarda la
produzione poetica, solo nel 1933 apparve un'altra raccolta di liriche,
Sentimento del tempo, che inaugura una seconda fase espressiva del poeta,
più elaborata e complessa. Dal 1936 al 1942 fu insegnante di Letteratura
italiana all'università di San Paolo in Brasile; della sua
attività didattica resta il volume
Invenzione della poesia
moderna.
Lezioni brasiliane di letteratura italiana.
1937-1942. Il periodo brasiliano fu segnato dalla tragedia della morte
del figlio Antonietto, di nove anni. Questo lutto, oltre a quello della perdita
del fratello Costantino (1936), sarà il motivo ispiratore della raccolta
Il dolore (1947) che apre una terza fase dell'esperienza poetica
ungarettiana. Accademico d'Italia dal 1942, ottenne la cattedra di Letteratura
italiana moderna e contemporanea all'università di Roma, dove rimase fino
al 1958. La prima fase di sviluppo della poesia di
U., dominata dal tema
della guerra, è caratterizzata da un procedimento compositivo certo
influenzato dai decadenti francesi, specialmente Rimbaud e Mallarmé, ma
che segna una svolta nella poesia italiana. Le poesie che costituiscono la prima
raccolta sono quasi tutte brevissime, talvolta constano addirittura di poche o
di una sola parola, sufficienti però a “illuminare” una
situazione emotiva attraverso la loro pregnanza sonora, ritmica ed evocativa.
Nella sua ricerca di essenzialità,
U. utilizza una lingua
volutamente rarefatta, forme elementari di metrica e di sintassi (dove la
punteggiatura è abolita), espedienti grafici e tipografici che solo
formalmente possono però ricordare la sperimentazione futurista. La
metrica tradizionale ne risulta scardinata, il ritmo assume un andamento
sillabato che è tra gli elementi principali di questa fase della poesia
ungarettiana. Con la seconda raccolta di versi,
Sentimento del tempo
(1933; edizione ampliata 1936; edizione definitiva 1943),
U. supera
l'atomismo delle poesie di guerra: alle sensazioni concrete, alle emozioni
illuminanti si sostituiscono temi concettualmente più complessi, legati
alla religiosità, al senso della morte e del tempo. Di pari passo si
attua una trasformazione stilistica: il poeta costruisce strutture complesse,
che recuperano alcuni aspetti della metrica tradizionale, e anche il linguaggio
tende a un modello letterario “alto”, frutto dello studio della
grande lirica italiana, in particolare di Petrarca e del petrarchismo e di
Leopardi. Con
Il dolore e le successive raccolte
Un grido e paesaggi
(1952),
La terra promessa (1950) e
Il taccuino del vecchio
(1960), gli strumenti stilistici mutuati dalla grande poesia italiana (Foscolo e
Tasso, oltre che Petrarca e Leopardi) servono a dare forma a una meditazione che
tende a distillare dalle dolorose esperienze personali, attraverso un processo
graduale di astrazione, un'essenza universale: il poeta approda così a un
mondo quasi mitico, capace di sublimare quella “pena” che non
può essere risolta nel mondo della storia. Anticipatore dell'Ermetismo,
U. ha avuto profonda e duratura influenza sulla poesia italiana del
Novecento, fino al più recente Sperimentalismo, che ha raccolto i suoi
modelli di scomposizione e ricomposizione metrico-ritmica. L'edizione definitiva
delle sue opere, a cui
U. volle dare il titolo complessivo di
Vita
d'un uomo,
comprende
anche le numerose traduzioni poetiche da
Racine, Shakespeare, Góngora, Blake, Mallarmé, in parte già
pubblicate sino dagli anni Trenta. Un volume di prose,
Il deserto e dopo,
fu edito nel 1961. Ricchissima la corrispondenza (con Pea, Carrà,
Soffici, Paulhan); tra i volumi pubblicati:
Lettere a Giovanni Papini
1915-1948 (Alessandria d'Egitto 1888 - Milano 1970).
LE OPERE DI GIUSEPPE UNGARETTI
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1916 1919 1919 1931 1933 1945 1947 1950 1952 1960 1965 1967 1968
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Poesie
Il porto sepolto La guerra Allegria di
naufragi L'allegria Sentimento del tempo Poesie disperse Il
dolore La terra promessa Un grido e paesaggi Il taccuino del
vecchio Apocalissi e sedici traduzioni Morte delle
stagioni Dialogo
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1936 1944 1946 1947 1948 1950 1958 1961 1965 1967 1968 1968
1969
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Traduzioni
Traduzioni XXII sonetti di Shakespeare 40 sonetti di
Shakespeare tradotti
L'Après-Midi et le Monologue d'un Faune di Mallarmé
Vita d'un uomo: Da Góngora e da Mallarmé
Vita d'un uomo: Fedra di Jean Racine
Andromaca di Jean Racine. Atto III, in "L'approdo Letterario"
Finestra del caos, di Murilo Mendes
Vita d'un uomo: Visioni di William Blake
Saint-John Perse: Anabase
Frammenti dall'Odissea di Omero, in "L'approdo Letterario"
Il prato e Nuove note su Fautrier, di Francis Ponge, in "L'approdo Letterario"
Cinque poesie di Vinicius de Moraes
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1949 1961
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Prose
Il povero nella città Il deserto e dopo
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