Stats Tweet

Unamuno, Miguel de.

Scrittore e pensatore spagnolo. Compiuti gli studi di Lettere e Filosofia a Madrid (1880-84), viaggiò in Francia e in Italia. Nel 1891 divenne professore di Lingua e Letteratura greca all'università di Salamanca. Iniziò anche la sua attività di saggista pubblicando Intorno al tradizionalismo (1895), scritto nel quale sottopose a critica vigorosa il cieco e fanatico attaccamento della Spagna alle sue tradizioni etnico-culturali. Egli fu, nella sua polemica antitradizionalista, il rappresentante di spicco della Generazione del '98, formata da intellettuali quali A. Gavinet e B. Pérez Galdós, tutti accomunati dall'esigenza di promuovere il rinnovamento della cultura spagnola. Rettore all'università di Salamanca nel 1901, fu sollevato dalla carica nel 1914 per il suo aperto antimonarchismo. Nel 1924 fu esiliato a Fuerteventura (Canarie) in quanto oppositore politico del dittatore Primo de Rivera (tale provvedimento fu duramente contestato da eminenti intellettuali europei, tra cui A. Einstein, R. Rolland e Th. Mann). Fuggito su una nave francese, si stabilì a Parigi, dove scrisse L'agonia del Cristianesimo (1925), e quindi a Hendaye, presso il confine franco-spagnolo. Tornato in patria nel 1930, dopo la caduta della Monarchia, fu nuovamente insegnante e rettore all'università di Salamanca. Destituito da Franco nei primi giorni della guerra civile in seguito a dissensi con i militari nazionali e i falangisti, morì poco dopo. U. fu, come più tardi Ortega y Gasset, una figura di riferimento per l'intellettualità spagnola alla ricerca di una nuova identità nazionale entro il mondo occidentale contemporaneo; egli fu inoltre pensatore di risonanza europea, il cui fervore speculativo, se non trovò una sua compiuta sistematicità e organicità, animò il dibattito sulla religiosità contemporanea. L'attività saggistica di U. si espresse nella raccolta Ensayos (7 volumi, 1916-18), in Commenti alla vita di Don Chisciotte e Sancio (1905) e, soprattutto, in Del sentimento tragico della vita (1913). Nel personaggio di Cervantes U. scopre la personificazione dell'hispanidad e nelle sue vicissitudini vede il risultato dell'aspirazione di ogni individuo all'immortalità; egli approfondisce ulteriormente questi temi definendo il “senso tragico della vita” come la consapevolezza del contrasto inconciliabile tra ragione e fede, la religiosità come prodotto dell'umano desiderio di eternità. Ancora l'idea di Dio e la volontà di credere sono al centro di Agonia del cristianesimo (1925), opera densa di riferimenti ad alcuni degli autori prediletti da U., da san Paolo a sant'Agostino, da Pascal a Kierkegaard. Tema ricorrente nella sua riflessione e, per certi versi, anticipatore del pensiero esistenzialista, è la concezione dell'essere umano in carne e ossa, con i suoi conflitti e le sue angosce, condizionato dal mondo circostante, ma anche dal sentimento e dalla ragione. La produzione narrativa, poetica e drammaturgica di U. riprende i temi fondamentali di tutta l'opera saggistica, ma con caratteri formali innovativi, anche se non sempre artisticamente risolti. Tra i romanzi, che lo scrittore volle denominare nìvola (deformazione di novela), l'autobiografico Pace nella guerra (1897), Nebbia (1914) dove per la prima volta un personaggio si scopre come essere di finzione, Abel Sánchez (1917), le belle Tre novelle esemplari (1920), San Manuel Bueno (1933). Interessanti anche alcune sue opere teatrali, molto più per le qualità dottrinali e polemiche che per il valore drammaturgico: Fedra (1910), L'altro (1926) e Ombre di sogno (1926). Come poeta, U. giunse a esiti di notevole originalità, intensità e forza: Poesie (1907), Rosario di sonetti lirici (1911), Il Cristo di Velázquez (1920), Romancero dell'esilio (1928), Canzoniere, Diario poetico (postumo, 1955) (Bilbao 1864 - Salamanca 1936).