Re d'Italia. Figlio del re Vittorio Emanuele II e di
Maria Adelaide, si formò alla scuola del generale Giuseppe Rossi. Al
comando della XVI divisione nel corso della terza guerra d'Indipendenza, nel
1866 ottenne la medaglia d'oro per il valore dimostrato a Custoza. Nel 1868
sposò la cugina Margherita di Savoia e nel 1878 salì al trono,
scegliendo il nome di Umberto I, anziché di Umberto IV, che sarebbe stato
in linea con la successione dinastica, a significare la portata nazionale della
guida da lui assunta. Noto con l'appellativo di “re buono”,
mirò a rinsaldare i legami tra il Paese e la dinastia, visitando tutte le
regioni d'Italia e impegnandosi personalmente nel soccorrere le popolazioni
colpite da calamità naturali (inondazione del Veneto nel 1882, terremoto
di Casamicciola nel 1883, colera a Napoli nel 1884). In politica interna
mostrò carattere forte e autoritario, cercando di imporre più di
una volta la sua volontà nella scelta del presidente del Consiglio. In
politica estera fu incline all'unione con la Germania e l'Austria e alla firma
del trattato della Triplice Alleanza (1882) e favorevole all'espansione
coloniale intrapresa da F. Crispi. Ma dopo la grave flessione economica degli
anni 1888-93 e la caduta del Governo Crispi (1896), di fronte all'avanzata del
movimento socialista, fu più propenso ad adottare una linea autoritaria,
provocando l'allontanamento della fascia più liberale dell'opinione
pubblica. Già oggetto di due attentati anarchici falliti (nel 1878 a
Napoli e nel 1897 a Roma), morì ucciso dall'anarchico G. Bresci (Torino
1844 - Monza, Milano 1900).