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Ultracentrifugazione.

Processo di separazione dei vari componenti di un campione per mezzo di forze centrifughe di grandissima intensità, superiori anche a un milione di volte l'accelerazione della forza di gravità. L'u. viene effettuata utilizzando apposite apparecchiature dotate di altissima velocità di rotazione, dette ultracentrifughe; il meccanismo di funzionamento è analogo a quello descritto dalla teoria della centrifugazione. L'u. trova applicazione in biochimica e in biologia, per la determinazione del peso molecolare delle macromolecole e per l'isolamento dei vari costituenti cellulari; la più utilizzata è quella preparativa, che può essere suddivisa, a sua volta, in u. zonale e u. in gradiente di densità all'equilibrio o isopinica. La prima consente di separare le particelle in base al peso molecolare, localizzandole in zone o bande ben precise; trova applicazione soprattutto per la separazione delle proteine e dei vari tipi di RNA. Nell'u. isopinica, invece, il campione viene trattato insieme a una sostanza in grado di creare un gradiente di densità: la miscela formata da campione e sostanza viene centrifugata fino a che non raggiunge l'equilibrio, cioè fino a che ogni componente del campione non si posiziona nella zona in cui la densità di soluzione è uguale alla densità del campione stesso. Questo tipo di u. viene utilizzata per separare miscele di sostanze le cui densità siano abbastanza vicine; costituisce, in particolare, una delle procedure di separazione del DNA più diffuse.