Stats Tweet

Ucràina.

Stato (603.700 kmq; 47.623.000 ab.) dell'Europa orientale. Confina a Nord con la Russia Bianca, a Nord e a Est con la Russia, a Sud-Ovest con la Romania e la Moldavia, a Sud-Ovest con l'Ungheria, a Ovest con l'Ungheria e la Slovacchia, a Nord-Ovest con la Polonia; è bagnata a Sud dal Mar Nero e dal Mar d'Azov. Capitale: Kiev. Città principali: Charkiv, Dnepropetrovs'k, Donec'k, Odessa, Zaporižzja, Leopoli. Ordinamento politico: Repubblica. Il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale ogni cinque anni, è capo dello Stato e dell'Esecutivo; al presidente spetta la nomina del Consiglio dei ministri e del primo ministro. Titolare del potere legislativo è il Consiglio supremo, costituito da 450 membri eletti a suffragio universale, con mandato di quattro anni. Moneta: hrivna. Lingua ufficiale: ucraino. Religione: cristiana ortodossa; ci sono minoranze di uniati, protestanti, cattolici, ebrei. Popolazione: prevalentemente slava, è formata per più del 70% da Ucraini, mentre i Russi (che in Crimea sono una schiacciante maggioranza) si attestano sul 22%; vi sono, inoltre, piccole minoranze, tra cui Ebrei, Bulgari, Moldavi, Russi Bianchi.

GEOGRAFIA

La pianura che copre la maggior parte dell'U. corrisponde al bacino inferiore del fiume Dnepr. Ai margini dell'ampia zona pianeggiante si innalzano rilievi non molto elevati (Alture del Donec a Est, Ripiano Podolico e altri rilievi a Ovest); la vetta più alta del Paese è rappresentata dal Monte Goverla (2.061 m), nella parte sud-occidentale dell'U. Tra i numerosi corsi d'acqua che attraversano il Paese, oltre al Dnepr e al Donec, si ricordano il Bug e il Dnestr. Il clima è di tipo continentale con un'escursione termica annua non trascurabile (in inverno si registrano medie inferiori a -5 °C, in estate medie superiori a 20 °C). Nella penisola di Crimea, a un clima arido nella parte settentrionale fa da contraltare un clima di tipo mediterraneo nella zona costiera.
Cartina dell'Ucraina


ECONOMIA

Agricoltura: nell'economia dell'U. grande importanza riveste l'agricoltura, nella quale è impiegato oltre un quinto dei lavoratori. Negli anni Novanta è stato intrapreso un progressivo processo di privatizzazione della proprietà agricola, che sotto il regime sovietico era totalmente in mano allo Stato. Questo passaggio, comune a tutti i settori, ha comportato anche dei problemi e delle flessioni nella produzione; l'U. resta comunque una realtà economica di primo piano nel quadro dell'Europa orientale. Nell'ambito della produzione agricola, particolare rilievo assume la fertile regione delle terre nere (nella zona centrale dell'U.), che fornisce frumento, barbabietole da zucchero, girasole, canapa, tabacco. Altre colture diffuse nel Paese sono il mais, l'orzo, l'avena, le patate, le leguminose, gli ortaggi. Lungo la parte costiera della Crimea sono presenti anche viti e agrumi. L'agricoltura ucraina si colloca nel complesso ai primissimi posti a livello europeo. ║ Allevamento: anche l'allevamento (bovini, suini, ovini, equini, volatili) ha un'importanza rilevante. Nel Mar Nero ha una buona diffusione la pesca. ║ Risorse minerarie: notevoli sono anche le risorse minerarie del Paese: particolarmente importanti sono i giacimenti carboniferi del Donbass e il centro di produzione del ferro di Krivoj Rog. Si segnalano anche la regione di Leopoli per i giacimenti di idrocarburi e il centro di Nicopoli per l'estrazione di manganese. Nel settore estrattivo, comunque, si sono registrati sensibili cali di produzione negli anni Novanta. Nel bacino del basso Dnepr sono state costruite grandi centrali idroelettriche; un sensibile contributo alla produzione di energia elettrica è fornito dal settore nucleare: in U. si trova la centrale di Chernobyl (V.), in cui si verificò un grave incidente nel 1986 e il cui impianto venne definitivamente chiuso nel dicembre 2000. ║ Industria: l'industria in U., che annovera quasi il 40% dei lavoratori, ha avuto i tipici sviluppi dell'economia sovietica, con forte espansione dei settore pesanti, localizzati soprattutto nella regione del Donbass (siderurgia, chimica, metallurgia). La capitale Kiev ospita anche industrie leggere (è presente, per esempio, il settore elettrotecnico). Le industrie tessili sono sparse in diverse parti del Paese, che può contare anche su una notevole industria agro-alimentare, connessa alla ricca produzione del settore primario. Anche nel settore industriale si sono verificate notevoli difficoltà in seguito all'indipendenza e alla liquidazione del sistema produttivo sovietico. Nonostante l'importanza rivestita in termini di occupazione, il settore dei servizi ha un ruolo marginale nell'economia ucraina. Le possibilità di sviluppo del turismo sono legate alla costa del Mar Nero. Per quanto riguarda le comunicazioni, esse possono contare su una rete ferroviaria che si estende per oltre 20.000 km, ma è elettrificata solo in parte. Kiev, Leopoli e Odessa dispongono degli aeroporti più importanti. Il porto principale è Odessa (sul Mar Nero). ║ Commercio: il commercio con l'estero era orientato sotto il regime sovietico verso le altre Repubbliche dell'Unione Sovietica e, in misura minore, verso altri Stati membri del COMECON; venuti meno i tradizionali punti di riferimento, gli scambi commerciali dell'U. hanno subito sensibili contraccolpi, anche perché l'instaurazione di rapporti economici con i Paesi occidentali si è mostrata tutt'altro che semplice.

STORIA

L'insediamento di popolazioni slave nei territori dell'attuale U. risale ai secc. VI-VII; tra il IX e il XII sec. la regione fece parte del Principato di Kiev, che perse la sua unità nel 1139. Nel 1200 i Principati di Volinia, Galizia e Suzdal' furono riuniti in un organismo unitario, destinato a durare fino al 1323, anche se in una posizione subordinata nei confronti dei Tatari a partire dal 1240 circa. Nel 1362 i Tatari furono allontanati dal territorio di Kiev, che venne annesso alla Lituania; nel 1386 la Corona lituana e quella polacca furono riunite in una sola persona: questo evento comportò spostamenti di popolazione polacca verso l'U. stessa (il nome, che risale a questo periodo, significa marca di confine). Il tentativo di far confluire nella Chiesa cattolica le comunità ortodosse della regione (Ruteni) ebbe una riuscita limitata. Il particolarismo della popolazione locale era ben incarnato dai Cosacchi, che si insediarono nell'area corrispondente al medio corso del Dnepr ed esercitarono una funzione difensiva nei confronti dei Tatari. Nel 1569 la Polonia, in seguito all'Unione di Lublino, estese la sua sovranità sui territori occupati dai Cosacchi; per cercare di domare questi ultimi, i Polacchi ne unirono alcuni reparti (Cosacchi “registrati”) alle proprie milizie, mentre per gli altri Cosacchi si profilava una condizione di dura subordinazione, come contadini, ai proprietari terrieri polacchi. Sul piano religioso, i Cosacchi mantennero l'osservanza alla confessione ortodossa, anche quando, in seguito al sinodo di Brest-Litovsk (1596), i vescovi ortodossi d'U. professarono il primato di Roma, pur continuando a seguire il rito orientale. Negli anni Trenta del XVII sec. ripetute rivolte espressero l'insubordinazione dei Cosacchi all'oppressione polacca. Una nuova rivolta, scoppiata nel 1648 e capeggiata dall'etmano (capo politico) Bogdan Chmel'nickij, portò dopo una serie di vicende al Trattato di Perejaslavl' (1654), che impegnava la Russia a fianco dei Cosacchi nelle ostilità contro la Polonia. L'accordo, però, pose di fatto l'U. alle dipendenze della Russia; il conflitto tra Russi e Polacchi si concluse, infatti, con il Trattato di Andrusovo (1667), in base al quale il Paese fu spartito fra i due contendenti, secondo un confine costituito dal Dnepr (Kiev fu comunque assegnata alla Russia). L'etmano Pëtr Dorošenko chiese allora e ottenne la protezione del sultano Maometto IV; la Polonia perse così i suoi territori ucraini, sia pure per un breve periodo (1672-84). Tra il 1708 e il 1709 non ebbe fortuna il tentativo di emancipare l'U. russa posto in atto dall'etmano Ivan Mazepa, che aveva fatto leva sul sostegno di Carlo XII di Svezia. Nella seconda metà del XVIII sec. i Cosacchi vennero progressivamente privati di ogni parvenza di potere (nel 1764 fu destituito l'ultimo etmano) e l'U. russa venne costituita in provincia; nel 1793, in seguito alla seconda spartizione della Polonia, il dominio russo si estese anche su territori dell'U. appartenenti allo Stato polacco. L'U. dovette così subire la politica russa che colpiva le autonomie locali e gli interessi sociali. Il malcontento ucraino e le istanze nazionalistiche furono raccolte da un movimento, su cui ebbe notevole influsso T.G. Ševchenko. Verso la fine dell'Ottocento, di fronte all'inasprirsi della politica di russificazione, i nazionalisti ucraini si organizzarono a Leopoli, città che nel 1772 era stata annessa all'Impero austriaco. Nel novembre 1917 il Governo nazionalista sorto a Kiev pochi mesi prima costituì la Repubblica democratica ucraina indipendente, in opposizione alla quale nel dicembre successivo i bolscevichi diedero vita, a Charkiv, a un Governo sovietico ucraino (appoggiato dal Governo di Pietrogrado); all'inizio del 1918 le truppe sovietiche occuparono Kiev. Dopo alterne vicende, che videro anche l'intervento della Germania prima e della Polonia poi a fianco dei nazionalisti ucraini, la situazione si stabilizzò con il Trattato di Riga (1921) che sancì il dominio sovietico su tutta l'U., fatte salve la Galizia e la Volinia nord-occidentale, riconosciute alla Polonia. Alla fine del 1922 la Repubblica sovietica socialista ucraina entrò a far parte dell'URSS. Durante la seconda guerra mondiale l'U. subì una lunga occupazione da parte dei Tedeschi, dopo che l'Unione Sovietica aveva annesso i territori ucraini compresi all'interno della Polonia e della Romania. Alla conclusione della guerra l'U. acquisì una serie di regioni (Bessarabia meridionale, Bucovina settentrionale, Galizia orientale, Transcarpazia, Volinia nord-occidentale); nel 1954 le fu riconosciuta anche la Crimea. Il processo di disgregazione dell'Unione Sovietica riportò in prima linea le tendenze nazionalistiche dell'U., che condussero alla proclamazione della sovranità (luglio 1990) e poi dell'indipendenza (agosto 1991). Nel dicembre 1991 l'U. prese parte alla fondazione della CSI (V.). Gli anni successivi alla proclamazione dell'indipendenza furono segnati per il Paese da difficoltà di carattere economico, sociale e politico-istituzionale. Una spinosa questione fu rappresentata dalle relazioni difficili con la Russia, anche a causa della politica secessionista e filomoscovita messa in atto dalla Crimea (regione abitata in prevalenza da Russi) nel periodo 1991-96. Il presidente L. Kuchma (già primo ministro tra il 1992 e il 1993), subentrato nella guida del Paese a L. Kravchuk nel 1994 (si tratta in entrambi i casi di ex comunisti) perseguì una politica più moderata e giunse a un accordo con Mosca sulla spartizione della flotta del Mar Nero (1995) e sulla gestione della base di Sebastopoli (1997). Nuove tensioni in Crimea si registrarono, tuttavia, nel febbraio 1998, allorché la destituzione da parte di Kuchma del sindaco di Jalta provocò la reazione di alcuni rappresentanti del Consiglio comunale che, barricatisi nel Municipio per impedire l'insediamento del nuovo sindaco V. Marcenko, furono sgombrati dalla polizia. Nel marzo dello stesso anno si svolsero le elezioni legislative che, a fronte di una situazione socio-economica difficilissima e di una corruzione dilagante, videro la vittoria del Partito comunista, guidato da P. Simonienko, che ottenne la maggioranza assoluta grazie a un programma incentrato sulla difesa delle conquiste sociali, compromesse dal tentativo di adeguarsi ai dettami del Fondo Monetario Europeo (FMI). Nell'ottobre 1999 si svolsero le elezioni presidenziali che registrarono la vittoria del presidente uscente Kuchma, al secondo mandato quinquennale consecutivo, il quale riuscì a incrementare i propri poteri grazie all'esito positivo del referendum del 16 aprile 2000 (considerato incostituzionale dal Consiglio d'Europa) che conferiva al presidente la facoltà di sciogliere il Parlamento, di privare i deputati dell'immunità parlamentare, di ridurre il numero dei deputati dell'assemblea. Una forte preoccupazione continuò a destare la centrale atomica di Chernobyl (V.) che, dopo l'esplosione di un reattore nel 1986 e la conseguente contaminazione di una vastissima area (particelle radioattive arrivarono anche in Italia), rimase aperta fino al dicembre 2000, quando venne spento l'unico reattore ancora attivo. Dal marzo 2000, in linea con le richieste del Consiglio d'Europa, l'U. abolì la pena di morte. Durante il 2001 il presidente Kuchma venne accusato dell'omicidio del giornalista indipendente Georgiy Gongadze; nonostante si fosse dichiarato estraneo alla vicenda, l'opposizione chiese la procedura di impeachment, respinta in aprile dal Parlamento che, però, votò la sfiducia al Governo e al primo ministro V. Yushchenko. Venne quindi nominato un nuovo premier, A. Kinakh, che si trovò ad affiancare Yushchenko il quale inizialmente decise di non abbandonare la carica, rifiutandosi comunque di occuparsi di ordinaria amministrazione. In giugno papa Giovanni Paolo II si recò in visita nel Paese, nonostante le forti proteste da parte della comunità ortodossa locale. In ottobre venne smantellato l'ultimo sito militare, vestigia della passata era sovietica. Il 2002 fu caratterizzato dalle elezioni legislative del mese di marzo, nelle quali la coalizione liberale Nostra Ucraina, guidata dall'ex primo ministro Yushchenko, batté il gruppo Per un'Ucraina unita del presidente Kuchma. In maggio venne formalmente annunciata l'intenzione del Paese di entrare nella NATO, intenzione favorevolmente accolta dal segretario generale della NATO George Robertson che, in luglio, si recò in visita nel Paese: l'entrata dell'U. nell'organizzazione internazionale venne però subordinata all'attuazione di riforme in ambito economico, politico e militare. Nello stesso mese un grave disastro aereo (80 i morti, un centinaio i feriti) durante un'esibizione acrobatica militare portò alle dimissione del capo delle Forze armate. L'autunno si aprì con le richieste di dimissioni del presidente Kuchma da parte di masse di cittadini scesi in piazza a manifestare il proprio dissenso verso un presidente accusato di corruzione e malgoverno. Contemporaneamente fu autenticato da parte di ufficiali delle Nazioni Unite un nastro registrato nel quale era individuata la voce di Kuchma che dava il via libera alla vendita di sistemi di difesa radar all'Iraq e che chiedeva ad alcuni ufficiali di occuparsi del giornalista Gongadze. Nel novembre 2002 il presidente rimosse dal suo incarico il primo ministro Kinakh, al posto del quale chiamò Viktor Yanukovich, governatore di Donetsk. Il neopremier promise di occuparsi della lotta alla povertà e di impegnarsi per l'integrazione dell'U. in Europa. Nel marzo 2003 i partiti all'opposizione organizzarono a Kiev nuove manifestazioni per reclamare le dimissioni di Kuchma. Il 31 ottobre 2004 si svolse il primo turno delle elezioni presidenziali, cui seguì il ballottaggio (21 novembre), sfociato in una crisi politica che rischiò di portare il Paese alla guerra civile. La vittoria dell’ex premier uscente Yanukovich con il 49,42% dei voti venne messa in discussione dalla denuncia di pesanti brogli elettorali da parte degli osservatori internazionali. Il leader dell'opposizione liberale Viktor Yushenko, filo-occidentale, si autoproclamò così presidente, inducendo la Corte Suprema ad annullare il ballottaggio. Ne conseguì un sollevamento popolare, denominato "rivoluzione arancione", finalizzato a spostare nel campo euro-atlantico l'U., fino ad allora gravitante intorno alla Russia. Gli effetti combinati di questa rivoluzione, del sostegno quasi unanime di Stati Uniti, Unione europea e media internazionali rafforzarono le possibilità di vittoria al nuovo ballottaggio di Yushenko, che il 26 dicembre venne eletto presidente della Repubblica con il 51,99% dei voti. Ma passata l’euforia seguita alla rivoluzione, Yushenko perse l’appoggio incondizionato di gran parte del suo popolo. Nel settembre 2005 licenziò la premier Iulia Timoshenko, la leader più rappresentativa della "rivoluzione arancione", e diede l'incarico di formare un nuovo Governo a Yuri Yekhanurov, eletto primo ministro anche grazie all'appoggio dell'avversario storico Yanukovich. La popolazione accusò Yushenko di essersi alleato con i suoi ex avversari al fine di garantirsi la sopravvivenza politica, tradendo gli ideali della "rivoluzione arancione". La popolarità del presidente subì un ulteriore calo in seguito alla pessima gestione della crisi del gas (vertente sul prezzo del gas che la Russia vende all'U.) da parte del Governo, unita a una scarsa crescita economica. Il malcontento si palesò nelle elezioni parlamentari del marzo 2006, che assegnarono la vittoria al filo-russo Yanukovich, nemico giurato della rivoluzione arancione di Yushenko. All'indomani delle consultazioni i tre maggiori partiti eredi della rivoluzione, Nostra Ucraina di Yushenko, Blocco di Iulia Timoshenko e i socialisti di Alexander Moroz, si accordarono per formare un nuovo Governo, senza tuttavia riuscire a negoziare la suddivisione delle poltrone. La crisi politica si acuì a fine giugno, quando Moroz, in disaccordo con la nomina a primo ministro della Timoshenko, passò all'opposizione. Ad agosto, dopo quattro mesi di paralisi, il presidente Yushenko, di fronte all'alternativa di sciogliere il Parlamento, accettò di designare a capo del Governo il suo principale avversario Yanukovich. Le elezioni politiche dell'ottobre 2007 furono vinte dal Blocco arancione filoeuropeo guidato dall'eroina della rivoluzione del 2004, Iulia Timoshenko.

LETTERATURA

Nei secoli conclusivi del Medioevo, dopo la fine del principato di Kiev (che segnò anche uno spartiacque tra cultura ucraina, russa e bielorussa, prima riunite in un patrimonio comune), la letteratura ucraina attraversò una fase di declino; nel Trecento e in parte del Quattrocento le uniche espressioni letterarie sono rappresentate dalle cronache e dalla produzione orale. Gli influssi umanistico-rinascimentali quattro-cinquecenteschi diedero i loro frutti più maturi in età barocca, quando, sulla spinta della reazione ortodossa alle iniziative cattoliche, si affermarono parecchie scuole che ebbero importanti funzioni di centri culturali (si ricorderà l'Accademia di Ostroh, istituita nel 1580). Tra Cinquecento e Seicento la produzione poetica era caratterizzata da un filone più legato alla tradizione slavo-greca e uno più aperto agli influssi provenienti dalla Polonia. A Occidente guardò sicuramente il barocco ucraino, che caratterizzò il Seicento e parte del Settecento; in questo processo di rinnovamento culturale ebbe grande importanza Kiev, con il Collegio sorto nel 1632 per opera del metropolita P. Mohyla. I generi più importanti in questo periodo furono la storiografia, gli scritti di carattere autobiografico, la narrativa cavalleresca, gli scritti polemici e oratori, la poesia e la drammaturgia. Nella poesia grande risalto ebbe l'epopea cosacca. La proibizione della pubblicazione di testi in lingua ucraina (fatti salvi quelli religiosi) segnò, nel 1721, una battuta d'arresto per la cultura letteraria ucraina, che conoscerà una ripresa a fine secolo, con protagonisti come il poeta e scrittore I. Kotljarevskij (1769-1794) e il romanziere G. Kvitka (1778-1843). Charkiv, sede di università dal 1805, rilevò Kiev come principale centro culturale. L'interesse per la causa nazionale e le tematiche sociali, ricorrenti nella letteratura ucraina dell'Ottocento, trovarono la loro più alta espressione nel poeta T. Ševèenko (1814-1861), rappresentante della corrente romantica. Importante fu anche l'opera dello scrittore P. Kuliš (1819-1897), che si muoveva in una prospettiva conservatrice. Tra il 1861 e il 1883 si abbatté sull'U. un nuovo divieto di utilizzo della lingua nazionale nella produzione scritta, in seguito al quale notevoli figure della cultura locale si trasferirono nella Galizia austriaca. Eventi importanti nella cultura ucraina di fine Ottocento furono l'affermazione di un teatro nazionale, tra i cui padri si ricorderà M. L. Kropivnitski (1840-1910), e di una prosa realista di carattere sociale, che ebbe tra i suoi protagonisti P. Mirnyj (1849-1920). In Galizia ebbe un ruolo di rilievo il poeta I. Ja. Franko (1856-1916), in relazione con il movimento operaio. I primi due decenni del Novecento furono caratterizzati dalla presenza di diversi orientamenti (realista, simbolista, neoclassicista, futurista, proletario, ecc.) e dal fiorire di gruppi letterari (negli anni Venti) di varia ispirazione: non mancarono anche figure non immediatamente riconducibili a precisi filoni, come i poeti P. Tyèina (1891-1967) e M. Bažan (1904-1983). Negli anni Trenta la politica culturale del regime sovietico non lasciò agli intellettuali altra scelta che accettare le istanze del realismo socialista; tra coloro che non si uniformarono, alcuni rimasero vittima del regime, altri si trasferirono all'estero. Già negli anni Cinquanta gli autori cominciarono a godere di maggiore libertà; la vera svolta si ebbe comunque con la generazione degli anni Sessanta, che ebbe tra i suoi esponenti i poeti I. Sverstjuk (n. 1928) e I. Draè (n. 1936). Negli anni Settanta si affermò il cosiddetto “romanzo magico”, caratterizzato da una prospettiva ironica, mentre nei decenni successivi, in un quadro di sempre maggior consapevolezza della propria letteratura nazionale (nella quale sono stati accolti anche gli autori emigrati), sono stati riproposti gli scrittori degli anni Venti, condannati all'oscurità dal regime comunista.

ARTE

Si può incominciare a parlare di una specifica arte ucraina, distinta da quella russa, a partire dal XIII sec.; le vicende politiche del Paese hanno determinato nell'arte locale un incontro tra gli influssi di matrice russa-ortodossa e quelli di matrice slava-cattolica. Nei secc. XIV-XV le chiese ucraine (Ostrog) si caratterizzano per la pianta a croce e i tamburi poligonali inseriti nella struttura della cupola. Le icone del periodo presentano un'ispirazione arcaizzante e una notevole ricchezza cromatica. Le icone dei secc. XVI-XVII, in cui si ritraggono episodi di vita locale, tradiscono influssi occidentali nella propensione alla plasticità. Nel Seicento si colgono nelle icone, sontuosamente rivestite d'argento, un'attenzione per il particolare e un fasto barocco, che rimandano alle contemporanee incisioni. Alla fine del Cinquecento risalgono i primi ritratti della pittura ucraina, introdotti dalla scuola di Leopoli. In campo architettonico al gusto rinascimentale di certi edifici del Cinquecento (Luck, Leopoli), subentra nei due secoli successivi un magnificente gusto barocco di derivazione polacca (si ricorderà il collegio dei Gesuiti a Kremenec). Tra Cinquecento e Settecento si ritagliano uno spazio particolare nell'architettura ucraina (soprattutto in Volinia e nei Carpazi) le tipiche chiese lignee dai tetti a forma di piramide. Caratteristiche peculiari assume l'architettura nella parte orientale dell'U., dove si colgono gli elementi barocchi, quelli delle costruzioni in legno, quelli dell'antica architettura russa (complesso del monastero Kievo-Peèerskaja Lavra a Kiev). Tra Settecento e Ottocento notevole è l'opera di architetti provenienti da Mosca e Pietroburgo (per esempio, quella prestata da A. Kvasov per la cattedrale di Kozelec). Nell'architettura ucraina della seconda metà dell'Ottocento si afferma il gusto eclettico, mentre fra fine Ottocento e primo Novecento gli influssi dell'Art Nouveau convivono con la riproposta dello stile nazionale; in seguito si affermerà il Costruttivismo. In pittura, l'Ottocento (secolo in cui conosce una grande fioritura l'artigianato locale) presenta le correnti dei paesaggisti, dei pittori di genere e del realismo critico; in quest'ultima si segnala T. Ševèenko, di cui si è ricordata l'attività di poeta. Nel primo Novecento domina M. Bojèuk (1882-1939): nella sua pittura vi sono richiami alla tradizione russo-bizantina e a quella rinascimentale italiana. Al di là delle varie tendenze delle espressioni artistiche ucraine nel Novecento, si ricorda, in campo architettonico, l'importante opera di restauro degli edifici storici, messa in atto dopo la fine della seconda guerra mondiale.