Stato (603.700 kmq; 47.623.000 ab.) dell'Europa
orientale. Confina a Nord con la Russia Bianca, a Nord e a Est con la Russia, a
Sud-Ovest con la Romania e la Moldavia, a Sud-Ovest con l'Ungheria, a Ovest con
l'Ungheria e la Slovacchia, a Nord-Ovest con la Polonia; è bagnata a Sud
dal Mar Nero e dal Mar d'Azov. Capitale: Kiev. Città principali: Charkiv,
Dnepropetrovs'k, Donec'k, Odessa, Zaporižzja, Leopoli. Ordinamento
politico: Repubblica. Il presidente della Repubblica, eletto a suffragio
universale ogni cinque anni, è capo dello Stato e dell'Esecutivo; al
presidente spetta la nomina del Consiglio dei ministri e del primo ministro.
Titolare del potere legislativo è il Consiglio supremo, costituito da 450
membri eletti a suffragio universale, con mandato di quattro anni. Moneta:
hrivna. Lingua ufficiale: ucraino. Religione: cristiana ortodossa; ci
sono minoranze di uniati, protestanti, cattolici, ebrei. Popolazione:
prevalentemente slava, è formata per più del 70% da Ucraini,
mentre i Russi (che in Crimea sono una schiacciante maggioranza) si attestano
sul 22%; vi sono, inoltre, piccole minoranze, tra cui Ebrei, Bulgari, Moldavi,
Russi Bianchi.
GEOGRAFIA
La pianura che copre la maggior parte
dell'
U. corrisponde al bacino inferiore del fiume Dnepr. Ai margini
dell'ampia zona pianeggiante si innalzano rilievi non molto elevati (Alture del
Donec a Est, Ripiano Podolico e altri rilievi a Ovest); la vetta più alta
del Paese è rappresentata dal Monte Goverla (2.061 m), nella parte
sud-occidentale dell'
U. Tra i numerosi corsi d'acqua che attraversano il
Paese, oltre al Dnepr e al Donec, si ricordano il Bug e il Dnestr. Il clima
è di tipo continentale con un'escursione termica annua non trascurabile
(in inverno si registrano medie inferiori a -5 °C, in estate medie
superiori a 20 °C). Nella penisola di Crimea, a un clima arido nella parte
settentrionale fa da contraltare un clima di tipo mediterraneo nella zona
costiera.
Cartina dell'Ucraina
ECONOMIA
Agricoltura: nell'economia
dell'
U. grande importanza riveste l'agricoltura, nella quale è
impiegato oltre un quinto dei lavoratori. Negli anni Novanta è stato
intrapreso un progressivo processo di privatizzazione della proprietà
agricola, che sotto il regime sovietico era totalmente in mano allo Stato.
Questo passaggio, comune a tutti i settori, ha comportato anche dei problemi e
delle flessioni nella produzione; l'
U. resta comunque una realtà
economica di primo piano nel quadro dell'Europa orientale. Nell'ambito della
produzione agricola, particolare rilievo assume la fertile regione delle terre
nere (nella zona centrale dell'
U.), che fornisce frumento, barbabietole
da zucchero, girasole, canapa, tabacco. Altre colture diffuse nel Paese sono il
mais, l'orzo, l'avena, le patate, le leguminose, gli ortaggi. Lungo la parte
costiera della Crimea sono presenti anche viti e agrumi. L'agricoltura ucraina
si colloca nel complesso ai primissimi posti a livello europeo. ║
Allevamento:
anche l'allevamento (bovini, suini, ovini, equini,
volatili) ha un'importanza rilevante. Nel Mar Nero ha una buona diffusione la
pesca. ║
Risorse minerarie: notevoli sono anche le risorse
minerarie del Paese: particolarmente importanti sono i giacimenti carboniferi
del Donbass e il centro di produzione del ferro di Krivoj Rog. Si segnalano
anche la regione di Leopoli per i giacimenti di idrocarburi e il centro di
Nicopoli per l'estrazione di manganese. Nel settore estrattivo, comunque, si
sono registrati sensibili cali di produzione negli anni Novanta. Nel bacino del
basso Dnepr sono state costruite grandi centrali idroelettriche; un sensibile
contributo alla produzione di energia elettrica è fornito dal settore
nucleare: in
U. si trova la centrale di Chernobyl
(V.), in cui si verificò un grave incidente
nel 1986 e il cui impianto venne definitivamente chiuso nel dicembre 2000.
║
Industria: l'industria in
U., che annovera quasi il 40%
dei lavoratori, ha avuto i tipici sviluppi dell'economia sovietica, con forte
espansione dei settore pesanti, localizzati soprattutto nella regione del
Donbass (siderurgia, chimica, metallurgia). La capitale Kiev ospita anche
industrie leggere (è presente, per esempio, il settore elettrotecnico).
Le industrie tessili sono sparse in diverse parti del Paese, che può
contare anche su una notevole industria agro-alimentare, connessa alla ricca
produzione del settore primario. Anche nel settore industriale si sono
verificate notevoli difficoltà in seguito all'indipendenza e alla
liquidazione del sistema produttivo sovietico. Nonostante l'importanza rivestita
in termini di occupazione, il settore dei servizi ha un ruolo marginale
nell'economia ucraina. Le possibilità di sviluppo del turismo sono legate
alla costa del Mar Nero. Per quanto riguarda le comunicazioni, esse possono
contare su una rete ferroviaria che si estende per oltre 20.000 km, ma è
elettrificata solo in parte. Kiev, Leopoli e Odessa dispongono degli aeroporti
più importanti. Il porto principale è Odessa (sul Mar Nero).
║
Commercio: il commercio con l'estero era orientato sotto il
regime sovietico verso le altre Repubbliche dell'Unione Sovietica e, in misura
minore, verso altri Stati membri del COMECON; venuti meno i tradizionali punti
di riferimento, gli scambi commerciali dell'
U. hanno subito sensibili
contraccolpi, anche perché l'instaurazione di rapporti economici con i
Paesi occidentali si è mostrata tutt'altro che semplice.
STORIA
L'insediamento di popolazioni slave nei
territori dell'attuale
U. risale ai secc. VI-VII; tra il IX e il XII sec.
la regione fece parte del Principato di Kiev, che perse la sua unità nel
1139. Nel 1200 i Principati di Volinia, Galizia e Suzdal' furono riuniti in un
organismo unitario, destinato a durare fino al 1323, anche se in una posizione
subordinata nei confronti dei Tatari a partire dal 1240 circa. Nel 1362 i Tatari
furono allontanati dal territorio di Kiev, che venne annesso alla Lituania; nel
1386 la Corona lituana e quella polacca furono riunite in una sola persona:
questo evento comportò spostamenti di popolazione polacca verso
l'
U. stessa (il nome, che risale a questo periodo, significa marca di
confine). Il tentativo di far confluire nella Chiesa cattolica le
comunità ortodosse della regione (Ruteni) ebbe una riuscita limitata. Il
particolarismo della popolazione locale era ben incarnato dai Cosacchi, che si
insediarono nell'area corrispondente al medio corso del Dnepr ed esercitarono
una funzione difensiva nei confronti dei Tatari. Nel 1569 la Polonia, in seguito
all'Unione di Lublino, estese la sua sovranità sui territori occupati dai
Cosacchi; per cercare di domare questi ultimi, i Polacchi ne unirono alcuni
reparti (Cosacchi “registrati”) alle proprie milizie, mentre per gli
altri Cosacchi si profilava una condizione di dura subordinazione, come
contadini, ai proprietari terrieri polacchi. Sul piano religioso, i Cosacchi
mantennero l'osservanza alla confessione ortodossa, anche quando, in seguito al
sinodo di Brest-Litovsk (1596), i vescovi ortodossi d'
U. professarono il
primato di Roma, pur continuando a seguire il rito orientale. Negli anni Trenta
del XVII sec. ripetute rivolte espressero l'insubordinazione dei Cosacchi
all'oppressione polacca. Una nuova rivolta, scoppiata nel 1648 e capeggiata
dall'etmano (capo politico) Bogdan Chmel'nickij, portò dopo una serie di
vicende al Trattato di Perejaslavl' (1654), che impegnava la Russia a fianco dei
Cosacchi nelle ostilità contro la Polonia. L'accordo, però, pose
di fatto l'
U. alle dipendenze della Russia; il conflitto tra Russi e
Polacchi si concluse, infatti, con il Trattato di Andrusovo (1667), in base al
quale il Paese fu spartito fra i due contendenti, secondo un confine costituito
dal Dnepr (Kiev fu comunque assegnata alla Russia). L'etmano Pëtr
Dorošenko chiese allora e ottenne la protezione del sultano Maometto IV; la
Polonia perse così i suoi territori ucraini, sia pure per un breve
periodo (1672-84). Tra il 1708 e il 1709 non ebbe fortuna il tentativo di
emancipare l'
U. russa posto in atto dall'etmano Ivan Mazepa, che aveva
fatto leva sul sostegno di Carlo XII di Svezia. Nella seconda metà del
XVIII sec. i Cosacchi vennero progressivamente privati di ogni parvenza di
potere (nel 1764 fu destituito l'ultimo etmano) e l'
U. russa venne
costituita in provincia; nel 1793, in seguito alla seconda spartizione della
Polonia, il dominio russo si estese anche su territori dell'
U.
appartenenti allo Stato polacco. L'
U. dovette così subire la
politica russa che colpiva le autonomie locali e gli interessi sociali. Il
malcontento ucraino e le istanze nazionalistiche furono raccolte da un
movimento, su cui ebbe notevole influsso T.G. Ševchenko. Verso la
fine dell'Ottocento, di fronte all'inasprirsi della politica di russificazione,
i nazionalisti ucraini si organizzarono a Leopoli, città che nel 1772 era
stata annessa all'Impero austriaco. Nel novembre 1917 il Governo nazionalista
sorto a Kiev pochi mesi prima costituì la Repubblica democratica ucraina
indipendente, in opposizione alla quale nel dicembre successivo i bolscevichi
diedero vita, a Charkiv, a un Governo sovietico ucraino (appoggiato dal Governo
di Pietrogrado); all'inizio del 1918 le truppe sovietiche occuparono Kiev. Dopo
alterne vicende, che videro anche l'intervento della Germania prima e della
Polonia poi a fianco dei nazionalisti ucraini, la situazione si
stabilizzò con il Trattato di Riga (1921) che sancì il dominio
sovietico su tutta l'
U., fatte salve la Galizia e la Volinia
nord-occidentale, riconosciute alla Polonia. Alla fine del 1922 la Repubblica
sovietica socialista ucraina entrò a far parte dell'URSS. Durante la
seconda guerra mondiale l'
U. subì una lunga occupazione da parte
dei Tedeschi, dopo che l'Unione Sovietica aveva annesso i territori ucraini
compresi all'interno della Polonia e della Romania. Alla conclusione della
guerra l'
U. acquisì una serie di regioni (Bessarabia meridionale,
Bucovina settentrionale, Galizia orientale, Transcarpazia, Volinia
nord-occidentale); nel 1954 le fu riconosciuta anche la Crimea. Il processo di
disgregazione dell'Unione Sovietica riportò in prima linea le tendenze
nazionalistiche dell'
U., che condussero alla proclamazione della
sovranità (luglio 1990) e poi dell'indipendenza (agosto 1991). Nel
dicembre 1991 l'
U. prese parte alla fondazione della CSI (V.). Gli anni
successivi alla proclamazione dell'indipendenza furono segnati per il Paese da
difficoltà di carattere economico, sociale e politico-istituzionale. Una
spinosa questione fu rappresentata dalle relazioni difficili con la Russia,
anche a causa della politica secessionista e filomoscovita messa in atto dalla
Crimea (regione abitata in prevalenza da Russi) nel periodo 1991-96. Il
presidente L. Kuchma (già primo ministro tra il 1992 e il 1993),
subentrato nella guida del Paese a L. Kravchuk nel 1994 (si tratta in
entrambi i casi di ex comunisti) perseguì una politica più
moderata e giunse a un accordo con Mosca sulla spartizione della flotta del Mar
Nero (1995) e sulla gestione della base di Sebastopoli (1997). Nuove tensioni in
Crimea si registrarono, tuttavia, nel febbraio 1998, allorché la
destituzione da parte di Kuchma del sindaco di Jalta provocò la
reazione di alcuni rappresentanti del Consiglio comunale che, barricatisi nel
Municipio per impedire l'insediamento del nuovo sindaco V. Marcenko, furono
sgombrati dalla polizia. Nel marzo dello stesso anno si svolsero le elezioni
legislative che, a fronte di una situazione socio-economica difficilissima e di
una corruzione dilagante, videro la vittoria del Partito comunista, guidato da
P. Simonienko, che ottenne la maggioranza assoluta grazie a un programma
incentrato sulla difesa delle conquiste sociali, compromesse dal tentativo di
adeguarsi ai dettami del Fondo Monetario Europeo (FMI). Nell'ottobre 1999 si
svolsero le elezioni presidenziali che registrarono la vittoria del presidente
uscente Kuchma, al secondo mandato quinquennale consecutivo, il quale
riuscì a incrementare i propri poteri grazie all'esito positivo del
referendum del 16 aprile 2000 (considerato incostituzionale dal Consiglio
d'Europa) che conferiva al presidente la facoltà di sciogliere il
Parlamento, di privare i deputati dell'immunità parlamentare, di ridurre
il numero dei deputati dell'assemblea. Una forte preoccupazione continuò
a destare la centrale atomica di Chernobyl (V.) che, dopo l'esplosione di un
reattore nel 1986 e la conseguente contaminazione di una vastissima area
(particelle radioattive arrivarono anche in Italia), rimase aperta fino al dicembre 2000,
quando venne spento l'unico reattore ancora attivo. Dal marzo 2000, in linea con le
richieste del Consiglio d'Europa, l'
U. abolì la pena di morte. Durante il 2001
il presidente Kuchma venne accusato dell'omicidio del giornalista
indipendente Georgiy Gongadze; nonostante si fosse dichiarato estraneo alla
vicenda, l'opposizione chiese la procedura di
impeachment, respinta in
aprile dal Parlamento che, però, votò la sfiducia al Governo e al
primo ministro V. Yushchenko. Venne quindi nominato un nuovo premier, A. Kinakh,
che si trovò ad affiancare Yushchenko il quale inizialmente decise di non
abbandonare la carica, rifiutandosi comunque di occuparsi di ordinaria amministrazione.
In giugno papa Giovanni Paolo II si recò in visita nel Paese, nonostante le forti
proteste da parte della comunità ortodossa locale. In ottobre venne smantellato
l'ultimo sito militare, vestigia della passata era sovietica. Il 2002 fu caratterizzato
dalle elezioni legislative del mese di marzo, nelle quali la coalizione liberale Nostra Ucraina, guidata
dall'ex primo ministro Yushchenko, batté il gruppo Per un'Ucraina unita del presidente
Kuchma. In maggio venne formalmente annunciata l'intenzione del Paese di entrare
nella NATO, intenzione favorevolmente accolta dal segretario generale della NATO George
Robertson che, in luglio, si recò in visita nel Paese: l'entrata dell'
U.
nell'organizzazione internazionale venne però subordinata all'attuazione di
riforme in ambito economico, politico e militare. Nello stesso mese un grave disastro aereo
(80 i morti, un centinaio i feriti) durante un'esibizione acrobatica militare portò
alle dimissione del capo delle Forze armate. L'autunno si aprì con le richieste di
dimissioni del presidente Kuchma da parte di masse di cittadini scesi in piazza a
manifestare il proprio dissenso verso un presidente accusato di corruzione e malgoverno.
Contemporaneamente fu autenticato da parte di ufficiali delle Nazioni Unite un
nastro registrato nel quale era individuata la voce di Kuchma che dava il via
libera alla vendita di sistemi di difesa radar all'Iraq e che chiedeva ad alcuni
ufficiali di occuparsi del giornalista Gongadze. Nel novembre 2002 il presidente
rimosse dal suo incarico il primo ministro Kinakh, al posto del quale chiamò Viktor
Yanukovich, governatore di Donetsk. Il neopremier promise di occuparsi della lotta
alla povertà e di impegnarsi per l'integrazione dell'
U. in Europa. Nel marzo
2003 i partiti all'opposizione organizzarono a Kiev nuove manifestazioni per reclamare
le dimissioni di Kuchma. Il 31 ottobre 2004 si svolse il primo turno delle elezioni
presidenziali, cui seguì il ballottaggio (21 novembre), sfociato in una crisi
politica che rischiò di portare il Paese alla guerra civile. La vittoria dell’ex
premier uscente Yanukovich con il 49,42% dei voti venne messa in discussione dalla
denuncia di pesanti brogli elettorali da parte degli osservatori internazionali.
Il leader dell'opposizione liberale Viktor Yushenko, filo-occidentale, si autoproclamò
così presidente, inducendo la Corte Suprema ad annullare il ballottaggio. Ne
conseguì un sollevamento popolare, denominato "rivoluzione arancione", finalizzato a
spostare nel campo euro-atlantico l'
U., fino ad allora gravitante intorno alla
Russia. Gli effetti combinati di questa rivoluzione, del sostegno quasi unanime di
Stati Uniti, Unione europea e media internazionali rafforzarono le possibilità di
vittoria al nuovo ballottaggio di Yushenko, che il 26 dicembre venne eletto
presidente della Repubblica con il 51,99% dei voti. Ma passata l’euforia seguita
alla rivoluzione, Yushenko perse l’appoggio incondizionato di gran parte del suo
popolo. Nel settembre 2005 licenziò la premier Iulia Timoshenko, la leader più
rappresentativa della "rivoluzione arancione", e diede l'incarico di formare un
nuovo Governo a Yuri Yekhanurov, eletto primo ministro anche grazie all'appoggio
dell'avversario storico Yanukovich. La popolazione accusò Yushenko di essersi alleato
con i suoi ex avversari al fine di garantirsi la sopravvivenza politica, tradendo gli
ideali della "rivoluzione arancione". La popolarità del presidente subì un ulteriore calo
in seguito alla pessima gestione della crisi del gas (vertente sul prezzo del gas
che la Russia vende all'
U.) da parte del Governo, unita a una scarsa crescita
economica. Il malcontento si palesò nelle elezioni parlamentari del marzo 2006, che assegnarono
la vittoria al filo-russo Yanukovich, nemico giurato della rivoluzione arancione di Yushenko.
All'indomani delle consultazioni i tre maggiori partiti eredi della rivoluzione,
Nostra Ucraina di Yushenko, Blocco di Iulia Timoshenko e i socialisti di Alexander
Moroz, si accordarono per formare un nuovo Governo, senza tuttavia riuscire a negoziare
la suddivisione delle poltrone. La crisi politica si acuì a fine giugno, quando Moroz,
in disaccordo con la nomina a primo ministro della Timoshenko, passò all'opposizione.
Ad agosto, dopo quattro mesi di paralisi, il presidente Yushenko, di fronte all'alternativa
di sciogliere il Parlamento, accettò di designare a capo del Governo il suo principale
avversario Yanukovich. Le elezioni politiche dell'ottobre 2007 furono vinte dal Blocco
arancione filoeuropeo guidato dall'eroina della rivoluzione del 2004, Iulia Timoshenko.
LETTERATURA
Nei secoli conclusivi del Medioevo, dopo la
fine del principato di Kiev (che segnò anche uno spartiacque tra cultura
ucraina, russa e bielorussa, prima riunite in un patrimonio comune), la
letteratura ucraina attraversò una fase di declino; nel Trecento e in
parte del Quattrocento le uniche espressioni letterarie sono rappresentate dalle
cronache e dalla produzione orale. Gli influssi umanistico-rinascimentali
quattro-cinquecenteschi diedero i loro frutti più maturi in età
barocca, quando, sulla spinta della reazione ortodossa alle iniziative
cattoliche, si affermarono parecchie scuole che ebbero importanti funzioni di
centri culturali (si ricorderà l'Accademia di Ostroh, istituita nel
1580). Tra Cinquecento e Seicento la produzione poetica era caratterizzata da un
filone più legato alla tradizione slavo-greca e uno più aperto
agli influssi provenienti dalla Polonia. A Occidente guardò sicuramente
il barocco ucraino, che caratterizzò il Seicento e parte del Settecento;
in questo processo di rinnovamento culturale ebbe grande importanza Kiev, con il
Collegio sorto nel 1632 per opera del metropolita P. Mohyla. I generi più
importanti in questo periodo furono la storiografia, gli scritti di carattere
autobiografico, la narrativa cavalleresca, gli scritti polemici e oratori, la
poesia e la drammaturgia. Nella poesia grande risalto ebbe l'epopea cosacca. La
proibizione della pubblicazione di testi in lingua ucraina (fatti salvi quelli
religiosi) segnò, nel 1721, una battuta d'arresto per la cultura
letteraria ucraina, che conoscerà una ripresa a fine secolo, con
protagonisti come il poeta e scrittore I. Kotljarevskij (1769-1794) e il
romanziere G. Kvitka (1778-1843). Charkiv, sede di università dal 1805,
rilevò Kiev come principale centro culturale. L'interesse per la causa
nazionale e le tematiche sociali, ricorrenti nella letteratura ucraina
dell'Ottocento, trovarono la loro più alta espressione nel poeta T.
Ševèenko (1814-1861), rappresentante della corrente romantica.
Importante fu anche l'opera dello scrittore P. Kuliš (1819-1897), che si
muoveva in una prospettiva conservatrice. Tra il 1861 e il 1883 si
abbatté sull'
U. un nuovo divieto di utilizzo della lingua
nazionale nella produzione scritta, in seguito al quale notevoli figure della
cultura locale si trasferirono nella Galizia austriaca. Eventi importanti nella
cultura ucraina di fine Ottocento furono l'affermazione di un teatro nazionale,
tra i cui padri si ricorderà M. L. Kropivnitski (1840-1910), e di una
prosa realista di carattere sociale, che ebbe tra i suoi protagonisti P. Mirnyj
(1849-1920). In Galizia ebbe un ruolo di rilievo il poeta I. Ja. Franko
(1856-1916), in relazione con il movimento operaio. I primi due decenni del
Novecento furono caratterizzati dalla presenza di diversi orientamenti
(realista, simbolista, neoclassicista, futurista, proletario, ecc.) e dal
fiorire di gruppi letterari (negli anni Venti) di varia ispirazione: non
mancarono anche figure non immediatamente riconducibili a precisi filoni, come i
poeti P. Tyèina (1891-1967) e M. Bažan (1904-1983). Negli anni
Trenta la politica culturale del regime sovietico non lasciò agli
intellettuali altra scelta che accettare le istanze del realismo socialista; tra
coloro che non si uniformarono, alcuni rimasero vittima del regime, altri si
trasferirono all'estero. Già negli anni Cinquanta gli autori cominciarono
a godere di maggiore libertà; la vera svolta si ebbe comunque con la
generazione degli anni Sessanta, che ebbe tra i suoi esponenti i poeti I.
Sverstjuk (n. 1928) e I. Draè (n. 1936). Negli anni Settanta si
affermò il cosiddetto “romanzo magico”, caratterizzato da una
prospettiva ironica, mentre nei decenni successivi, in un quadro di sempre
maggior consapevolezza della propria letteratura nazionale (nella quale sono
stati accolti anche gli autori emigrati), sono stati riproposti gli scrittori
degli anni Venti, condannati all'oscurità dal regime comunista.
ARTE
Si può incominciare a parlare di una
specifica arte ucraina, distinta da quella russa, a partire dal XIII sec.; le
vicende politiche del Paese hanno determinato nell'arte locale un incontro tra
gli influssi di matrice russa-ortodossa e quelli di matrice slava-cattolica. Nei
secc. XIV-XV le chiese ucraine (Ostrog) si caratterizzano per la pianta a croce
e i tamburi poligonali inseriti nella struttura della cupola. Le icone del
periodo presentano un'ispirazione arcaizzante e una notevole ricchezza
cromatica. Le icone dei secc. XVI-XVII, in cui si ritraggono episodi di vita
locale, tradiscono influssi occidentali nella propensione alla
plasticità. Nel Seicento si colgono nelle icone, sontuosamente rivestite
d'argento, un'attenzione per il particolare e un fasto barocco, che rimandano
alle contemporanee incisioni. Alla fine del Cinquecento risalgono i primi
ritratti della pittura ucraina, introdotti dalla scuola di Leopoli. In campo
architettonico al gusto rinascimentale di certi edifici del Cinquecento (Luck,
Leopoli), subentra nei due secoli successivi un magnificente gusto barocco di
derivazione polacca (si ricorderà il collegio dei Gesuiti a Kremenec).
Tra Cinquecento e Settecento si ritagliano uno spazio particolare
nell'architettura ucraina (soprattutto in Volinia e nei Carpazi) le tipiche
chiese lignee dai tetti a forma di piramide. Caratteristiche peculiari assume
l'architettura nella parte orientale dell'
U., dove si colgono gli
elementi barocchi, quelli delle costruzioni in legno, quelli dell'antica
architettura russa (complesso del monastero Kievo-Peèerskaja Lavra a
Kiev). Tra Settecento e Ottocento notevole è l'opera di architetti
provenienti da Mosca e Pietroburgo (per esempio, quella prestata da A. Kvasov
per la cattedrale di Kozelec). Nell'architettura ucraina della seconda
metà dell'Ottocento si afferma il gusto eclettico, mentre fra fine
Ottocento e primo Novecento gli influssi dell'Art Nouveau convivono con la
riproposta dello stile nazionale; in seguito si affermerà il
Costruttivismo. In pittura, l'Ottocento (secolo in cui conosce una grande
fioritura l'artigianato locale) presenta le correnti dei paesaggisti, dei
pittori di genere e del realismo critico; in quest'ultima si segnala T.
Ševèenko, di cui si è ricordata l'attività di poeta.
Nel primo Novecento domina M. Bojèuk (1882-1939): nella sua pittura vi
sono richiami alla tradizione russo-bizantina e a quella rinascimentale
italiana. Al di là delle varie tendenze delle espressioni artistiche
ucraine nel Novecento, si ricorda, in campo architettonico, l'importante opera
di restauro degli edifici storici, messa in atto dopo la fine della seconda
guerra mondiale.