PRESENTAZIONE
Posta al centro della
zona mediana appenninica, l'
Umbria è l'unica regione dell'Italia peninsulare a non avere sbocchi sul mare.
Essa confina a Nord con la Toscana, a Est con le Marche, a Sud con il Lazio, a
Ovest con il Lazio e la Toscana. Nella regione si dirama la rete stradale e
ferroviaria che collega Roma con l'Italia centrale e settentrionale e con il
versante adriatico della penisola.
L'Umbria occupa il territorio
costituito dal bacino idrografico dell'alto e medio Tevere; esso comprende: la
lunga e tortuosa vallata che il fiume percorre da Pieve S. Stefano sino alla
confluenza con la Nera; nello stesso tratto, le valli laterali dove scorrono gli
affluenti ed i subaffluenti di destra e di sinistra del Tevere, e infine le zone
montane dalle quali questi fiumi scendono. Può dunque parlarsi
dell'Umbria come di un insieme di vallate dominate ad Est dalla cresta
dell'Appennino Umbro e ad Ovest da una serie di rilievi isolati, a carattere
spiccatamente collinare, che degradano verso le conche dell'Aretino e le terre
laziali.
Occupa una superficie di 8.456 kmq e conta 834.210 abitanti. La
densità media per kmq è di 98 abitanti (inferiore alla media
nazionale). Si riparte nelle due province di Perugia, capoluogo della regione, e
Terni.
Cartina dell'Umbria
IL TERRITORIO
Nota dominante del paesaggio umbro, in uno
scenario esuberante di vegetazione, è il susseguirsi di verdi e
suggestive colline, intervallate da brevi pianure. Questa conformazione del
paesaggio è stata favorita dalla modesta altitudine dei rilievi e
dall'eccezionale ricchezza di acque. La zona montuosa è molto estesa
(occupa il 29,3% del territorio regionale). L'Appennino Umbro, che occupa
l'intero lato orientale, lungo il confine con le Marche, non presenta aspri
rilievi; le sue cime più elevate sono il Monte Pizzuto (1.904 m) e il
Monte Pennino (1.570 m). La zona interna della regione, con eccezione del Monte
Subasio (1.290 m), che sovrasta Assisi, non ha montagne di altezza superiore ai
1.000 m. Lungo il confine occidentale, soltanto il Monte Favalto (1.080 m)
oltrepassa tale quota. Solo un breve tratto dei Monti Sibillini è
compreso entro il territorio dell'Umbria, ed è da queste montagne che
scendono tutti gli affluenti di sinistra del Tevere.
L'asse fluviale
principale della rete idrografica umbra è costituito dal Tevere, che
attraversa in senso longitudinale la quasi totalità della regione con un
percorso di 310 km. Misurata presso Perugia, la portata minima delle sue acque
è di 4 metri cubi al secondo; quella massima, presso Orte al confine il
Lazio, di 5.600 metri cubi al secondo. Chiamato in epoca molto remota
Albula,
dal colore biancastro delle sue acque in tempo di magra, il Tevere, secondo la
leggenda, ha assunto l'attuale dominazione da Tiberino, re di Alba, che vi
morì annegato. I principali affluenti in territorio umbro sono: il
Chiasco, il Topino, il Nestore, il Chiani, e la Nera.
Quest'ultimo
è di gran lunga l'affluente più importante; grazie al suo regime
regolare dovuto alle sorgenti sotterranee che lo alimentano, infatti, aumenta
considerevolmente la portata d'acqua del Tevere, trasformandolo, da poco
più di un torrente, in un vero e proprio fiume. Anche la portata della
Nera è a sua volta alimentata dal contributo del Velino che, dopo un
percorso di 88 km, vi confluisce, piombando dall'alto in tre successivi "salti",
divenuti celebri con il nome di Cascata delle Marmore (165 m di dislivello). La
forza di caduta dell'acqua è sfruttata per la produzione di energia
idroelettrica. La Nera, lunga 116 km, nasce dall'Appennino Marchigiano e si
getta nel Tevere poco a Sud della località di Orte. Ai confini con la
Toscana è il Lago Trasimeno (128 kmq di superficie, 6-8 m di
profondità), il principale lago dell'Italia peninsulare. Ebbe origine
probabilmente da un remotissimo fenomeno di sprofondamento del suolo. Secondo
un'altra versione, si sarebbe formato per effetto di presunte opere di
sbarramento della Val di Chiana. L'equilibrio idrico del lago è stato
spesso turbato da grandi inondazioni o grandi secche; solo ultimamente sono
state realizzate opere che hanno reso più stabile la situazione.
Numerose sono le sorgenti di acque oligominerali. Tra le più
rinomate ricordiamo quella di Nocera Umbra, conosciuta già nel 1500, e
quella di Sangemini, scoperta nel 1820.
Il clima è piuttosto mite, ad
esclusione delle zone più elevate, e alquanto piovoso.
PARCHI NAZIONALI E REGIONALI
Parco Nazionale dei Monti Sibillini
V. Marche, Parchi Nazionali e Regionali.
Parco regionale di Colfiorito
Istituito nel 1995, il parco, 388 ettari, si estende nell'area dell'Appennino
centro-occidentale, al confine tra Umbria e Marche. Comprende l'altopiano che
separa il Mar Tirreno dall'Adriatico, costituito da sette conche, una volta
fondale di antichi laghi, prosciugatisi sia naturalmente che per opera dell'uomo.
La zona del comprensorio presenta paesaggi diversi: il sistema dei piani circondato
dalle dorsali calcaree, le colline circostanti e l'Altipiano di Colfiorito segnano
il passaggio da un ambiente scosceso ed aspro ad uno dolce e ondulato.
La Palude di Colfiorito, 100 ettari circa, di forma tondeggiante, con una
fitta vegetazione acquatica, è il luogo più interessante soprattutto per le
pecurialità della sua torbiera. Il carsismo più importante della Palude
di Colfiorito è l'inghiottitoio del Molinaccio. Notevoli sono le specie
floristche e quelle avicole di questa zona. La vegetazione è
caratterizzata da fitocenosi mentre l'avifauna, molto ricca, comprende aironi
cenerini e aironi rossi, tarabusi e tarabusini, germani reali e mestoloni.
Considerevole è la presenza del gufo reale e del gatto selvatico nella vicina
Selva di Cupigliolo.
Intorno ai piani carsici, in cima alle colline, si trovano i "castellieri",
insediamenti tipici del periodo tra la fine del X secolo a.C. e la conquista
romana (degno di nota quello di Monte Orve).
Il territorio degli altipiani è ricoperto da coltivazioni di cereali, lenticchie,
patate rosse e foraggio. Un cenno particolare va ai caseifici della zona del
comprensorio, che trasformano il latte locale in ricotta e formaggi molto pregiati.
Parco regionale del Monte Cucco
Il comprensorio, 10.480 ettari di terra, costituito nel 1995, comprende la zona
a Nord-Est della regione attraversata dagli Appennini, al confine con le Marche.
Il parco, che prende il nome dalla cima più alta, il Monte Cucco (1566 m.), è
caratterizzato da acque sotterranee e fonti minerali, da grandi faggete
incontaminate e da grotte carsiche ancora poco visitate e ricche di fossili.
L'alta montagna presenta faggete e pascoli montani, anche le
colline sono contrassegnate da boschi pregiati e da pascoli, scendendo
si trovano invece boschi cedui e coltivazioni varie. La zona è circondata
oltre che dai monti, dalla Via Flaminia e dai fiumi Sentino e Chiascio.
Per quanto riguarda la fauna, significativa è la presenza del lupo,
del gatto selvatico, del daino, del cinghiale, dell'istrice, della martora e
della lepre. Talvolta è possibile avvistare esemplari di aquila reale
oltre che di falco. Tra le specie avicole più diffuse, la starna, la
coturnice, il gufo reale, il martin pescatore. Nei fiumi si possono trovare
gamberi di fiume e trote fario.
Il Parco del Monte Cucco è noto per la pratica di sport montani quali il
volo a vela, il trekking, lo sci di fondo e la speleologia.
Suggestivi sono i centri abitati appartenenti al comprensorio,
alcuni dei quali ricchi di testimonianze culturali ed artistiche; numerosi
gli eremi benedettini che meritano una visita.
Parco regionale del Monte Subasio
Il Parco del Subasio (istituito nel 1995), 7.442 ettari, comprende il
sistema montano che prende il nome dal monte omonimo, forse il più
importante dell'Umbria, che sorge nella parte meridionale della catena
circoscrivendo, a Nord, la Valle Umbra.
Il Subasio fu conosciuto sin dall'antichità come "Monte de Assisio"
perché tra la città e la cima c'è sempre stato un legame molto forte.
L'intero centro di Assisi è racchiuso nel territorio del comprensorio
(numerosi sono gli edifici costruiti con la pietra rosa
tratta dal monte), che potrebbe addirittura chiamarsi "Parco di Assisi".
Il massiccio del Monte Subasio comprende, oltre al monte principale, le
cime del Civitelle, del Sermolla, del Colle San Rufino, del Pietralunga.
Il monte e il Parco sono delimitati a Nord dal fiume Tescio, a Nord-Est
dal torrente Chiona e a Sud-Ovest da una linea immaginaria che unisce le due
punte del gruppo montuoso su cui si trovano Assisi e Spello.
La vetta del Subasio è prevalentemente pianeggiante e presenta fenomeni carsici
notevoli, i versanti invece sono piuttosto ripidi soprattutto nella parte orientale.
Le pendici sono ricoperte da una fitta vegetazione: tra Assisi e Spello si
estendono piantagioni di olivo; poi si incontrano cerri, roverelle, carpini
neri, ornielli, aceri, faggi e lecci; infine boschi di resinose caratterizzano
la terza fascia insieme ai pascoli.
Per quanto riguarda la fauna purtroppo gli ambienti naturali ospitano poche
specie (anche a causa della caccia), raramente si possono avvistare lupi e
aquile reali, più frequente è invece la presenza della coturnice, dello
scoiattolo, del colombaccio, della pica, della ghiandaia, dell'istrice,
del tasso, della volpe, della donnola, della faina e del cinghiale. Fra le
specie avicole più diffuse, si registrano la poiana, l'astore e l'assiolo.
Ultimamente si sta tentando il reinserimento della starna e del gatto
selvatico.
Parco regionale del Lago Trasimeno
Il Parco fu costituito nel 1995, per salvaguardare e valorizzare il
più grande specchio d'acqua dell'Italia peninsulare (128 kmq di superficie)
conosciuto nell'antichità come "il lago di Perugia". Proprio la sua posizione
gli ha permesso di rivestire negli anni un ruolo importante per tutta
l'Umbria Nord-occidentale e per l'area della Chiana toscana, per questo
obiettivo dell'istituzione è la tutela di tutta l'area.
Il lago, che soffre già del basso livello delle acque a causa delle
scarse precipitazioni annuali e della mancanza di veri immissari, deve
essere difeso dalle azioni dell'uomo, dalle attività produttive
con elevato consumo di acqua e da ogni fonte inquinante.
Il territorio del comprensorio, 13.200 ettari, comprende non solo il Trasimeno
ma anche i centri sorti sulle sue sponde, come ad esempio Castiglione del Lago
e Passignano. Delimitato su tre lati da dolci colline, lo specchio d'acqua
è occupato da tre isole: la Polvese, proprietà dell'Amministrazione
provinciale; la Maggiore, ancora abitata; la Minore, disabitata.
Per quanto riguarda la vegetazione, lungo le rive predominano i canneti, mentre
nella fascia litoranea si trovano anche distese di leccio, rovere, quercia e di
giglio acquatico.
Nelle isole, oltre alla vegetazione tipica, sono presenti anche ulivi e pini.
Le acque del lago ospitano una ricca fauna ittica: tinche, anguille, carpe, lucci,
persici reali, pesci gatto.
L'avifauna è presente con rapaci quali il biancone, il gufo reale e il falco
pescatore, inoltre da quando è stata bandita la caccia nell'area del Parco,
è aumentata l'avifauna migratoria. Numerosi sono infatti gli aironi, le cicogne,
le garzette, i tarabusi, i cigni selvatici, i fischioni, i germani reali, le
morette, le oche selvatiche, i gabbiani, le folaghe, le gallinelle d'acqua, gli svassi,
e il cormorano è ultimamente sempre più diffuso (si contano fino a 2.000/3.000
unità). Frequenti sono anche gli avvistamenti di nutrie e cinghiali.
Parco fluviale del Nera
Il Parco fluviale, 2.120 ettari, comprende il fiume Nera nel tratto medio-inferiore
del suo corso quando si incontra con il Velino e insieme formano la Cascata
delle Marmore.
Il comprensorio, istituito nel 1995, abbraccia anche territori molto belli
e centri ricchi di testimonianze storiche, artistiche e culturali.
La zona di fondovalle è intensamente coltivata con olivi, frutteti, vigneti e ortaggi.
La zona dei monti, le gole e i dirupi perpendicolari alla valle sono di grande
attrattiva e accessibilità; gli elementi principali del Parco,
il fiume Nera con i suoi affluenti e la Cascata delle Marmore, fanno sì che
l'area naturale sia denominata anche "Parco delle acque".
Scendendo lungo la valle del Nera si può vedere a destra il Monte Solenne e a
sinistra il Colle la Bernara. Le cime che circoscrivono la valle sono occupate da
faggete e da pascoli dove fioriscono viole, genziane, gigli e asfodeli. La fauna
è particolarmente copiosa, di grande importanza è la presenza del codirossone e
del Rondone, uccelli poco comuni; tra i grandi rapaci si possono scorgere
il falco pellegrino e il falco lanario. I mammiferi sono invece rappresentati
dall'istrice, dal cinghiale e dal gatto selvatico.
Il Nera scorre tra ripidi versanti ed è sempre attorniato da una ricca vegetazione:
salici, pioppi ed ontani neri fiancheggiano le sponde, formando talvolta
una galleria verde sull'acqua. Nel fiume si trovano principalmente trote e nei
torrenti affluenti gamberi. Nei tratti tranquilli vivono la gallinella d'acqua, la
ballerina gialla, il martin pescatore e il raro merlo acquaiolo.
La Cascata delle Marmore è meta attrattiva grazie al suo salto di 165 metri.
Parco fluviale del Tevere
Il Parco Regionale, istituito nel 1995, comprende il fiume Tevere nel tratto
che va dal ponte di Montemolino fino al bacino di Alviano.
Il comprensorio, 7925 ettari, abbraccia zone significative dal punto di vista
ambientale, culturale e archeologico.
Il corso del fiume, modificato a causa dello sfruttamento idroelettrico, ha
portato alla formazione del Lago di Corbara e del bacino di Alviano.
A fondovalle si pratica un'agricoltura intensiva, sui colli si coltivano
vite e olivo, mentre in cime alle colline e alle montagne si trovano boschi.
I principali centri urbani che fanno parte del comprensorio sono Todi ed Orvieto
caratterizzati da un notevole patrimonio culturale. Ma tutto il territorio
dell'area naturale, caratterizzato da ambienti meritevoli d'attenzione, è
costellato da centri minori ricchi di testimonianze storiche e artistiche.
A Montemolino il Tevere scorre così veloce tanto da essere chiamato dagli
abitanti "il Furioso", poi dopo aver costeggiato le colline, scende tranquillo
verso Todi e in questo tratto viene apostrofato come "Tever morto".
A Ponte di Cuti, dove le acque acquistano di nuovo velocità, è fiancheggiato da
ontani, salici e pioppi.
Una delle aree di maggior interesse è la Gola del Forello, qui sulle aspre pareti,
crescono lecci e carpini, piante d'erica e ginestre, mentre nel Vallone della
Pasquarella ci sono lauri e fichi selvatici.
Nel territorio del comprensorio vivono numerose specie avicole quali la poiana, lo
sparviero e il nibbio reale, mentre nella zona del Lago di Corbara
si possono scorgere il germano reale, la moretta, l'airone cinerino,
il martin pescatore. Lo specchio d'acqua è abitato da carpe, anguille e cavedani.
Il Tevere ricoprì un ruolo importante nella storia antica: non solo segnò
il confine tra Etruria ed Umbria, ma fu una delle principali vie di trasporto
dell'Impero romano, soprattutto per le derrate alimentari e per il legname.
Lungo il fiume si svilupparono numerosi centri abitati e per questo l'area del
Parco è crogiuolo di testimonianze archeologiche. L'era preistorica è rappresentata
dal sistema di caverne che si trovano sotto la rocca di Titignano; altre tracce
sono da rinvenire nei resti dei porti antichi (il principale è quello di
Pagliano), delle ville rurali, delle necropoli e delle manifatture di ceramica.
L'ECONOMIA
L'Umbria è una regione essenzialmente
agricola, anche se oggigiorno impiega solo il 4,5% della popolazione.
Produce frumento, granoturco, patate, barbabietole e tabacco.
Importanti sono le coltivazioni dell'olivo e della vite sulle pendici delle
colline. Vini pregiati: Orvieto, Trebbiano e Spoleto. Notevole è il
patrimonio zootecnico. Sebbene l'allevamento dei bovini dia buone produzioni di
carne e latticini, caratteristico dell'Umbria è l'allevamento dei suini.
Tipica e rinomata è la lavorazione dei salumi, particolarmente nella zona
di Norcia.
Il sottosuolo offre qualche giacimento di lignite, che permette
di alimentare anche alcune centrali termoelettriche. L'Umbria è grande
produttrice di energia elettrica, che alimenta importanti industrie siderurgiche
e chimiche. Queste ultime comprendono soprattutto stabilimenti per la
fabbricazione di concimi chimici e di ammoniaca sintetica.
L'industria
umbra, con il 33% degli occupati, raggiunge livelli nazionali in diversi campi:
quello tessile e dell'abbigliamento (Luisa Spagnoli), dell'industria dolciaria
(Buitoni-Perugina), della ceramica (Pozzi). Altri impianti derivano
dall'ingrandimento di lavorazioni artigiane. Tra le molte attività
produttive, si ricordano: l'industria tipografica, che in Umbria ha tradizioni
antiche, la lavorazione delle pelli e delle scarpe (a Perugia e Gualdo Tadino),
dei merletti, del ferro battuto (ad Assisi, Perugia e Città di Castello),
e l'intaglio del legno (a Spoleto e Gubbio).
Un'importanza notevole per
l'economia umbra ha anche il turismo, stimolato dallo stupendo patrimonio
artistico della regione, oltre che dal persistere di storiche tradizioni
folcloristiche, come la Giostra della Quintana a Foligno, la Corsa dei Ceri e il
Palio della Balestra a Gubbio.
Quasi tutti i più importanti centri
umbri sono sedi di manifestazioni e festival internazionali (Festival dei due
Mondi a Spoleto).
CENNI STORICI
In epoca preistorica la regione fu abitata dagli
Umbri, popolazione di stirpe italica, che vi giunsero nel corso del secondo
millennio a.C. Questi subirono dapprima la supremazia degli Etruschi e poi
quella dei Romani. La definitiva romanizzazione dell'Umbria avvenne nel 307 a.C.
Tuttavia sin dall'antichità la regione aveva avuto un ruolo fondamentale nei
collegamenti tra Roma, il Nord Italia e il litorale adriatico, grazie soprattutto
alla presenza di un ben articolato sistema stradale, quale quello della Via
Flaminia. L'Umbria era quindi una terra di passaggio obbligato, ricca di rapporti
di scambio e di intensi contatti umani.
Nel Medioevo il territorio fu conteso tra Goti e Bizantini. Durante la stessa
età vi predicò San Benedetto (480-544), fondatore dell'ordine dei
Benedettini e del Monastero di Montecassino. Il territorio fu quindi conquistato
(571) dai Longobardi, che istituirono il ducato di Spoleto.
Cessata la
dominazione longobarda la regione fu anch'essa teatro della lotta tra gli
imperatori svevi ed i pontefici romani. È il periodo della predicazione
di San Francesco d'Assisi (1182 ca.-1226), fondatore dell'ordine dei Frati
Minori, e del mistico umbro Ranieri Fasani, promotore del movimento ascetico e
dei Flagellanti. Nel periodo tra il X e l'XI secolo si assiste a una ripresa.
Il numero delle strade e quello degli insediamenti umani aumentò progressivamente,
vennero edificati castelli, ville, abbazie, case, ospedali, ospizi.
Alcuni centri, quali Gubbio, Città di Castello, Perugia, Assisi, Todi, Foligno,
Terni e Spoleto, raggiunsero il massimo splendore. Questa situazione di
prosperità permise alla regione di assumere un ruolo primario per i traffici
commerciali e per la diffusione della cultura. Nacquero nuove attività
artigianali, che ebbero un'eco internazionale, e si formarono
botteghe, corporazioni, scuole, con la conseguente edificazione di nuovi palazzi.
Notevoli furono anche le opere di bonifica e i controlli delle acque effettuati
in questo periodo, che determinarono una maggiore coltivazione di ulivi e vigneti.
è in questo periodo che si diffuse la mezzadria, a testimonianza di ciò le
numerose case coloniali costruite in aperta campagna. Opere di miglioramento
e ristrutturazione vennero approntate anche nelle città: cinta murarie ampliate,
lastricazione delle strade, costruzione di acquedotti, sistemi fognari, fontane,
palazzi pubblici e religiosi, questi ultimi aumentarono in modo particolare
dopo la morte di Francesco d'Assisi.
Nel 1363 l'Umbria fu annessa dal cardinale Egidio Albornoz dopo numerosi
e sanguinolenti scontri tra Comuni e papato allo
Stato pontificio: iniziò così la fase di decadenza della regione, causata
non solo da terremoti e pestilenze, ma soprattutto dal divario sempre più
netto tra singoli poteri comunali e autorità pontificie, tra ricca
borghesia e popolo minuto. L'azione del cardinale si fece sentire presto:
egli decise di modificare l'assetto delle città facendo costruire sulla
sommità degli abitati imponenti fortezze, simbolo del nuovo potere. Il
papato favorì l'insediamento di diverse Signorie, così le città umbre
diventarono possedimenti di importanti famiglie quali i Baglioni, i
Fortebracci, i Malatesta, i Vitelli e i Vinci. Questi Signori tuttavia
non riuscirono a creare un'unità regionale anzi acuirono la crisi economica
e il malcontento determinando un progressivo isolamento dell'Umbria. Solo la
nobiltà ne esce bene: si impossessa di nuovi terreni, fa allargare o costruire
nuovi palazzi, investe finanziariamente.
Conseguenza della crisi delle economie artigiane e mercantili urbane e
degli investimenti fondiari dei ceti maggiori fu la
ruralizzazione della società umbra. La maggior parte del popolo abbandonò la
città per trasferirsi nelle campagne, furono costruite numerose case e
si diffuse sempre più la mezzadria, che causò l'antropizzazione dell'ambiente.
All'inizio dell'Ottocento la regione seguì la parentesi della
dominazione francese e poi cadde di nuovo sotto la supremazia pontificia (1814).
In questo secolo, caratterizzato in ambito artistico dalla rivalutazione del
Medioevo (tratto tipico del Romanticismo), iniziò a svilupparsi, seppur molto
gradualmente, l'attività industriale. è Terni la città che ospita le prime
imprese, tra le quali le più importanti furono un lanificio e un'industria
molitoria, ma l'agricoltura rimaneva ancora l'occupazione più diffusa,
seguita dall'attività artigianale e manifatturiera.
A partire dal 1860, la storia dell'Umbria si uniformò con quella italiana:
Cavour, infatti, ordinò al generale Manfredo Fanti di occuparla insieme
alle Marche, e le truppe del generale Della Rocca entrarono a Perugia, Spoleto e
Narni.
La realizzazione dell'asse ferroviario Foligno-Teròntola, nel 1866, sembrò
diminuire l'isolamento della regione. Le città iniziarono infatti a sperimentare una
rinascita delle loro economie e a ristrutturare l'assetto urbanistico: vennero
creati nuovi centri aggregativi lungo il tronco ferroviario, le antiche mura
furono in alcuni casi demolite, si diffusero giardini pubblici, teatri, caffè,
elementi tipici di una emergente classe borghese, che non solo si impossessò delle
terre appartenenute in precedenza al clero e alla nobiltà, ma cambiò i sistemi
produttivi nelle campagne e gli assetti residenziali degli spazi urbani.
L'antica toponomastica venne sostituita dai nomi delle glorie nazionali; le
strutture pubbliche occuparono gli antichi edifici religiosi, che divvennero
così sedi di uffici, tribunali, caserme, ospedali, scuole, mentre ai margini
degli antichi centri urbani furono edificati i nuovi villini borghesi e le
case operaie.
Nonostante tutto ciò, l'isolamento si protrasse ancora per diversi anni.
Alla fine dell'Ottocento, dopo l'insediamento della grande industria a
Terni, la regione acquistò un nuovo assetto: da un lato la città di Perugia,
che con la sua arte e architettura simboleggiava la continuità con il passato;
dall'altro Terni, che divenne immagine del futuro.
Nel primo ventennio del Novecento numerosi furono i cambiamenti: la
struttura urbana e l'ordine sociale ed economico dell'area ternana
subirono modifiche repentine, piccole industrie apparirono nalla zona del
Tifernate, di Perugia e di Foligno, colture industriali si diffusero nell'alta
valle del Tevere e nella zona della piana di Assisi, iniziarono ad essere sfruttati
i bacini minerari di Bastardo e di Pietrafitta. Nel ventennio fascista
avvennero nuovi e sostanziali mutamenti: comparvero giardini e parchi in
cittadine piccole e grandi, furono costruiti campi sportivi, palestre,
caserme, case del fascio.
Nel periodo dei piani regolatori (anni Trenta) anche in Umbria furono
previste progettazioni di rilievo con conseguenti sventramenti dei piani
urbani, volti alla creazione di nuovi spazi e alla costruzione di nuove
architetture razionaliste. Fortunatamente la mancanza di capitali limitò
l'azione demolitrice-risanatrice.
Gli interventi demolitori più massicci furono a Foligno, a Spoleto e
a Terni, dove l'assetto tessuto medievale subì un duro colpo,
mentre le nuove architetture razionaliste conquistarono sempre più spazi.
Gli anni del secondo dopoguerra furono caratterizzati dalla crisi
dell'agricoltura e dai consistenti incrementi delle popolazioni cittadine.
Negli ultimi trent'anni la regione ha vissuto un periodo di ripresa interrotto
bruscamente nel 1997 da un grave terremoto che ha causato ingenti danni,
ora risanati seppure con enorme difficoltà.
IL PERCORSO ARTISTICO E CULTURALE
Dalle origini al Medioevo
L'Umbria, nota come regione verde costellata di bellissime città medievali,
presenta aree archeologiche risalenti sino ai periodi etrusco e romano. Le
testimonianze etrusche si trovano nella zona di Orvieto (degne di nota sono
le necropoli del Crocifisso del Tufo e di Cannicella) e in quella di Perugia,
delimitata ancora da tratti delle mura; considerevoli sono anche le catacombe
dei Volumni e i numerosi reperti conservati nel Museo Archeologico Nazionale.
Ricca di vestigia romane è invece la cittadella di
Carsulae, fondata intorno
al III secolo a.C. in seguito all'apertura della Via Flaminia che l'attraversa
da Nord a Sud.
Il primo Medioevo si caratterizza per la costruzione di numerose fortezze e
abbazie. Nell'area della Valnerina in particolare, ma in tutta la regione in
generale, vennero edificati castelli che presto diventarono roccaforti per papi
e imperatori alla ricerca di zone strategiche perfette per una efficace
difesa. Meritevoli di attenzione sono le rocche di Orvieto, Narni, Spoleto, Todi
e Assisi, fatte costruire dal cardinale Albornoz.
L'edilizia religiosa fu altrettanto in fermento: badie, monasteri e chiese vennero
erette un po' ovunque (gli esempi più significativi sono nelle diocesi di Spoleto,
Narni e Todi) soprattutto dopo la morte di S. Francesco (1226). Nel 1228 iniziarono
i lavori per costruire la basilica di Assisi. Altre chiese in onore di S. Chiara e
S. Agostino furono edificate in pocchissimo tempo. La religione trovò espressione
anche in altre forme artistiche. In ambito letterario nacque la "lauda", componimento
poetico il cui massimo esponente fu Jacopone da Todi. Le rappresentazioni teatrali
invece erano caratterizzate da gruppi statuari in legno (esempi sono i gruppi di
Montone, 1260-70 conservati presso il Museo Comunale della città; di Roccatamburo,
XIII sec. custodito a Norcia nel Museo della Castellina; di Gubbio, all'interno della
chiesa di S. Pietro).
Oltre all'architettura religiosa fiorì anche quella laica; vennero eretti i
Palazzi comunali di Perugia, Todi e Gubbio, ridisegnati i centri urbani. Le piazze
vedono spesso fronteggiarsi chiese e palazzi civili, la stessa commistione appare
in pittura dove si affiancano temi sacri e profani (un esempio è il ciclo di affreschi
della Sala dei Notari nel Palazzo dei Priori a Perugia). Notevole in questo periodo
fu anche la produzione di mobili e oggetti sacri (crocifissi).
Il Quattrocento e il Cinquecento
Il Quattrocento caratterizzato dall'affermarsi delle signorie, è segnato in ambito
artistico da una ragguardevole produzione pittorica.
Degni di nota sono i cicli di affreschi tardogotici realizzati con l'intento di
celebrare il governo signorile, di esaltarne i fasti e la cultura internazionale
(in questo periodo infatti numerosi artisti stranieri fanno la spola tra l'Emilia,
le Marche e l'Umbria).
Simbolo del mecenatismo umbro agli inizi del XV secolo e della raffinata cultura del
tempo sono le decorazioni di Palazzo Trinci a Foligno (la loggia è decorata con storie
relative alla fondazione di Roma, belle la Sala delle Stelle, quella delle Arti
liberali e dei Pianeti, la Sala degli Imperatori e la cappella di palazzo).
Tra i più importanti artisti umbri è senza dubbio Pietro Vannucci, il Perugino.
Fondatore della scuola umbra (uno degli allievi più noti fu Raffaello), Vannucci
lavorò con artisti di fama mondiale come Andrea del Verrocchio, Piero della Francesca,
Ghirlandaio, Botticelli. Le sue opere caratterizzate dalla semplicità, dalla
purezza e da una straordinaria simmetria, sono tra la più belle del Rinascimento.
Il primo dipinto risalente al 1478 e realizzato nella chiesa parrocchiale di Cerqueto,
presenta San Sebastiano, avvolto da un'intensa luminosità. Nel 1481 venne chiamato
a Roma per realizzare alcuni affreschi della Cappella Sistina, il meglio riuscito
è la celebre
Consegna delle chiavi di Cristo a Pietro. Per far fronte
alle numerose richieste provenienti da ogni parte d'Italia, il Perugino iniziò
a viaggiare frequentemente e aprì due botteghe, una a Firenze e una a Perugia.
Il periodo più intenso della sua produzione artistica va dal 1490 al 1505 circa,
in questi quindici anni Vannucci esegue numerose opere su commissione, a Perugia
decorò le sale del Collegio del Cambio (1496-98) e la chiesa di San Pietro
dove dipinse una bellissima
Ascensione; a Pavia, all'interno della Certosa,
affrescò una pala d'altare con una
Madonna e Santi; a Mantova, Isabella
d'Este gli commissionò un dipinto,
Lotta fra Amore e Castità, che realizzò
nel 1505 (oggi il quadro è conservato nel Museo del Louvre).
In questo secolo oltre alla pittura molto importante fu anche l'arte delle
decorazioni (intagli, intarsi in legno, nei tessuti e soprattutto maioliche).
In quest'ultimo settore vennero ben presto introdotti elementi decorativi e tratti
caratteristici propri del Perugino e di Pinturicchio.
Deruta divenne il principale centro manifatturiero delle ceramiche. Le botteghe
producevano figurine grottesche e candelabre che erano destinate a decorare
piatti, vasi ma anche pavimenti (un esempio è la Cappella Baglioni in S.
Maria Maggiore a Spello dipinta dal Pinturicchio verso il 1501 e
ornata da un impianto in maiolica, 1566).
Anche a Gubbio la produzione di ceramica ebbe grande importanza soprattutto
grazie all'opera di Giorgio Andreoli, un lombardo che dopo essersi trasferito
nella piccola città aprì una bottega che presto divenne un ritrovo rinomato.
Lo splendore artistico del Cinquecento fu tale che nell'Ottocento i pittori
puristi e molti altri artisti ricalcarono le opere rinascimentali.
Il Seicento
Il secolo si aprì con una riorganizzazione dell'ordine religioso che portò, da una
parte a rimaneggiare i luoghi centrali della tradizione religiosa, e dall'altra
ad attuare una nuova evangelizzazione.
Non solo vennero rivalutati luoghi permeati di memorie antico-cristiane, come ad
esempio l'abbazia di S. Eutizio, ma furono costruiti nuovi edifici religiosi tra i
quali il più significativo fu la basilica di S. Maria degli Angeli, grandiosa
iniziativa per il rilancio del culto francescano e ricettacolo dei maggiori artisti
e delle più importanti idee del periodo.
A Orvieto invece il duomo venne decorato da pittori e scultori che, verso la fine
del Cinquecento, introdussero la moderna ‘maniera’ in Umbria.
Il Seicento è il secolo delle commissioni ecclesiastiche. Prima di diventare papa con
il nome di Urbano VIII, Maffeo Barberini, vescovo di Spoleto, fece molti investimenti
volti ad arricchire la città e la diocesi: il segno più evidente è all’interno della
Cattedrale spoletina. Degna di nota è anche la
pala di S. Antonio, capolavoro del pittore
veronese Alessandro Turchi detto l’Orbetto, voluta dal fratello del papa, Antonio, per
la piccola comunità dei cappuccini di Trevi. L'iniziativa di Maffeo inoltre diede vita
ad una rete continua e diffusa di scambi culturali e artistici tra Roma e la provincia
umbra che rimarrà vitale per tutto il Seicento.
In questo secolo numerose furono anche le opere di artisti forestieri, destinate a centri
minori, un esempio è l'intervento del pittore romano Guidubaldo Abbatini a Usigni,
città natale di Fausto Poli, e a Poggioprimocaso. Mentre nella Valle Oblita, a Nord-Ovest
di Norcia, furono attivi molti artisti fiorentini, che non solo portarono nella regione
i prodotti più significati dell'arte toscana (dipinti, sculture, ma anche tessuti,
argenterie, libri ecc.), ma costituirono una vera e propria ‘isola’ fiorentina. Tra i
pittori della regione limitrofa operanti in Umbria, si ricordano Furini, Confortini e
Caccini.
Il Settecento e l'Ottocento
Tra il Settecento e l'Ottocento, l'Umbria vive un'importante periodo, diventando una delle
tappe del Grand Tour. L'antica Via Flaminia usata come asse di collegamento, imponeva
infatti ai viaggiatori diretti o provenienti da Roma il passaggio in alcuni paesi di
straordinaria bellezza quali Otricoli, Narni, Terni, Spoleto, Foligno. La visita ad Assisi
e Perugia era poi obbligata, come del resto la visita alla Cascata delle Marmore, il cui
spettacolo divenne contenuto di numerosi dipinti. E se le opere dei vedutisti Hackert e
Vasi si limitarono a una descrizione topografica, quelle dei pittori Joseph Anton Koch e
Corot offrirono stupende immagini non solo delle cascate ma anche dei paesaggi circostanti.
LE CITTÀ
Perugia
(149.125 ab.). Perugia
è situata a 493 m s/m su un'altura rocciosa, da cui domina la valle del
Tevere. La città è sempre stata un importante centro culturale e
vanta, oltre all'antica università degli Studi, una moderna
università per stranieri. I suoi istituti sono frequentati da un gran
numero di studenti provenienti da diversi paesi del mondo, e la loro presenza
dona a Perugia un aspetto cosmopolita. Ai piedi della città, in pianura,
si è sviluppata la zona industriale che conta impianti per la produzione
alimentare, in particolare nel settore dolciario (Perugina), e industrie tessili
e meccaniche.
Attivi sono pure il commercio dell'antiquariato e
l'artigianato. Notevole è l'apporto economico dato dal turismo, legato
alle attrattive artistico-monumentali della città e dei centri vicini:
Assisi, Città di Castello, Gubbio ecc. A Perugia si svolgono numerose
manifestazioni internazionali, tra cui grande rinomanza ha l'annuale Sagra
Musicale Umbra, che si tiene in settembre.
STORIA. Gli Etruschi, fondatori
di Perugia, costruirono la città nella posizione più favorevole ad
un'efficace difesa e a un attivo controllo delle naturali vie di comunicazione,
date dall'asse del Tevere e dei suoi affluenti. Nel I sec. a.C. divenuta dominio
romano, la città venne riorganizzata per volere dell'imperatore Augusto. Ma le
invasioni barbariche del VI sec. non solo arrestarono il processo di crescita
della città, ma portarono devastazione e miseria. La città diventò
libero Comune nell'XI sec. e nel 1300 raggiunse l'egemonia su tutto il
territorio umbro. Nel 1370 Perugia tornò sotto lo Stato Pontificio. Nel XV sec.
la lotta per la supremazia tra le famiglie nobili accese lotte sanguinose; ebbero
il sopravvento i Baglioni che furono però nuovamente sottomessi al dominio
papale da Paolo III (1540). Dopo la breve parentesi francese, alla fine del '700,
Perugia, cadde un'altra volta sotto lo Stato della Chiesa. Nel 1859 i perugini
cacciarono il legato pontificio ed instaurarono un governo provvisorio. Ma
l'indipendenza vera e propria fu raggiunta solo nel 1860.
ARTE. Perugia ha
mantenuto buona parte della sua struttura originaria. La cima del colle è
cinta da mura, risalenti al III - II sec. a.C., con maestose porte: Arco di
Augusto e Porta Marzia, testimonianze dell'origine etrusca della città.
L'arco, entrata principale nella città, è ben conservato, mentre della porta
(seconda metà del III sec. a.C.), inserita nel bastione orientale della Rocca
Paolina per abbellirne un ingresso, restano solo la volta a tutto sesto e il coronamento.
Del periodo romano sono invece l'anfiteatro fuori Porta Marzia e le Terme nella Conca
(II sec. d.C.). Durante il periodo comunale la cinta muraria venne ampliata e nel XIII sec.
Perugia assunse la sua caratteristica forma stellare, determinata dalla
necessità di superare i dislivelli dovuti alla particolare conformazione
del colle su cui sorge la città, articolato in speroni. Sempre nel
periodo comunale sorsero importanti edifici religiosi e civili: la chiesa di S.
Pietro, quella di S. Angelo e quella di S. Costanzo, la famosa Fonte Maggiore e
il Palazzo dei Priori.
La chiesa di S. Pietro risale al X sec. (l'abbazia
benedettina fu innalzata su un antico cimitero etrusco-romano e su un preesistente
tempio paleocristiano) e mantiene l'originaria struttura basilicale, nonostante i
rimaneggiamenti rinascimentali. Il portale, decorato da una lunetta attribuita a
Giannicola di Paolo, risale al Cinquecento, così come il soffitto ligneo della navata
centrale; all'interno si possono ammirare: affreschi del Maestro Ironico, opere del Guercino e
di Guido Reni, un coro ligneo decorato con intarsi e intagli pregiati, una collezione
di tele dell'Aliense rappresentanti scene della vita di Cristo e nella sagrestia cinque
piccoli quadri del Perugino (1469). La chiesa è affiancata da un campanile del 1468,
caratterizzato da una base dodecagonale e da una parte più alta esagonale.
L'antica chiesa di S. Angelo chiamata dai perugini anche "padiglione d'Orlando", è
caratterizzata da una pianta circolare e da un tetto a tenda; l'interno è scandito da
16 colonne diverse tra loro per altezza e materiale.
L'edificio dedicato a S. Costanzo, patrono della città, risale all'XI secolo ed è
stato in seguito rimaneggiato; l'altare maggiore è quello originale, del
1205.
La Fonte Maggiore (1275-78), opera di Nicola e Giovanni Pisano, si trova al centro della
piazza principale della città, Piazza IV Novembre, ed è una delle
più belle fontane medievali d'Italia. è costituita da due vasche poligonali
di marmo sormontate da una tazza di bronzo contenente le tre ninfe, che rappresentano
le virtù teologali; la vasca inferiore è ornata da formelle che riproducono il
calendario dei lavori agricoli, i segni dello Zodiaco e le sette arti liberali. La
Fonte fu costruita per portare l'acqua in città.
Sulla stessa piazza si affaccia la Cattedrale di S. Lorenzo, caratterizzata da un'alta
gradinata e da una nuda facciata, abbellita da un elegante portale di Pietro Carattoli
(1729). L'edificio presenta diverse fasi costruttive: il primo nucleo risale al 969 e
corrisponde all'attuale transetto, che venne in seguito ampliato su progetto di Fra'
Bevignate (1300); la costruzione venne ripresa nel 1437, ma la chiesa fu consacrata
solo nel 1569. Il fianco sinistro, ricoperto, seppur solo parzialmente, di marmo bianco
e rosa, è adornato da finestroni gotici e presenta molti inserti di epoche diverse: il
pulpito, dal quale predicò san Bernardino da Siena, risale al Quattrocento; il
portale in travertino, opera di Ippolito Scalza su disegno di Galeazzo Alessi, è
del 1568; la statua bronzea rappresentante Giulio III, fu scolpita da Vincenzo Danti
nel 1555. L'ampio e luminoso interno quattrocentesco, suddiviso in tre navate
di uguale altezza, separate da pilastri ottagonali e coperte da volte ogivali,
è adornato da decorazioni e stucchi settecenteschi. I dipinti, gli affreschi e
le vetrate policrome appartengono a epoche diverse (dal XVI al XIX secolo).
Degna di nota è la Cappella di S. Bernardino con una splendida
Deposizione dalla
Croce, opera di Federico Barocci (1567?69); da ammirare anche il coro ligneo
di Giuliano da Maiano e Domenico del Tasso (1491), gravemente danneggiato
dall'incendio del 1985, e la sagrestia quattrocentesca affrescata da Gian Antonio
Pandolfi (1573-76).
Il Palazzo dei Priori (1293-1443) è uno dei più possenti palazzi
pubblici d'Italia ed un insigne esempio di architettura gotica. Bello il portale
maggiore caratterizzato da una decorazione allegorica (nella lunetta copie delle
statue dei Ss. Lorenzo, Ercolano e Costanzo) e, al secondo piano, da 19 stupende
trifore gotiche. Al piano superiore nella Sala del Consiglio comunale, sono
conservati il grifo perugino e il leone guelfo, primi esempi medievali di grandi
opere fusorie a tutto tondo (1274 circa) forse appartenenti a una scomparsa
fontana di Arnolfo di Cambio. Il terzo piano del palazzo ospita oggi la
Galleria Nazionale dell'Umbria, che raccoglie opere che documentano lo sviluppo della
pittura umbra dal '200 al '700.
Nel XV sec. Agostino di Duccio offre alla città due capolavori:
l'Oratorio di S. Bernardino (1457-61) e la Porta di S. Pietro (1475), che
segnano una svolta verso l'architettura rinascimentale. Il primo, costruito
in onore del santo, presenta delle decorazioni di straordinaria bellezza soprattutto
dal punto di vista cromatico (l'accostamento della malachite e dell'azzurrite assieme
al rosa della pietra creano infatti eccezionali effetti di luce) e all'interno
degno di nota è l'altare maggiore costituito da un sarcofago cristiano della
prima metà del IV secolo.
La Porta di S. Pietro, conosciuta anche come Porta Romana, sembra un arco semplice
sormontato da un'immagine sacra, dipinta nel 1765, tuttavia notevoli sono i tratti
rinascimentali presenti nella parte più esterna. Di ispirazione etrusca, in origine
doveva essere costituita da due archi, infatti era chiamata Due Porte; belle le
decorazioni degli scudi e le rosette.
Tra il Quattrocento e il Cinquecento vengono innalzati il Palazzo del Capitano
del Popolo (1473-81), elegante edificio rinascimentale oggi sede del Tribunale, e
l'Università Vecchia (1483-1515), fatta costruire da Sisto IV su progetto di
Fiorenzo di Lorenzo come sede dello "Studium" perugino, dove rimase fino al 1811.
A metà Cinquecento, dopo la guerra del Sale e l'annessione di Perugia allo Stato
pontificio, papa Paolo III Farnese fece costruire la Rocca Paolina su disegno di Antonio
San Gallo il Giovane, come simbolo del potere papale. Della fortezza, demolita nel 1860,
si possono vedere solo alcuni resti dei muraglioni di sostegno.
Anche in pittura si assiste a uno spiccato rinnovamento, i protagonisti principali sono
Perugino e Pinturicchio. Del Perugino si possono ammirare i bellissimi
affreschi (1496-1500) nel Collegio del Cambio, antica sede dei cambiatori di
moneta (1452-57), rappresentanti le principali divinità mitologiche, le quattro
Virtù teologali, uomini illustri dell'antichità e su uno dei pilastri divisori, l'autoritratto
del pittore stesso. Tra il Settecento e l'Ottocento la fisionomia della città
cambia, inizia il processo di modernizzazione.
LA PROVINCIA. La provincia di Perugia (605.950 ab.;
6.334 kmq) copre oltre due terzi dell'intera superficie regionale. Il territorio
si presenta prevalentemente montuoso, solcato dalle profonde vallate del Tevere
e dei suoi affluenti. Il Lago Trasimeno, il maggiore dell'Italia peninsulare, si
trova nel territorio della provincia. l'economia della zona si basa
essenzialmente sull'agricoltura: cereali, ortaggi, tabacco, vino (vin santo) e
olio. Le ricchezze del sottosuolo, torba e lignite (Spoleto), vengono sfruttate
per la produzione di energia elettrica. Nel settore industriale notevole
importanza rivestono il settore alimentare, tessile e dell'abbigliamento,
tipografico. Una voce importante del bilancio economico della provincia è
rappresentata dal turismo; numerosi sono i turisti richiamati dalle bellezze
artistico monumentali dei centri di Assisi, Gubbio, Cascia, Todi, Norcia e
Spoleto, dove si tiene annualmente il Festival dei Due mondi. Centri principali
oltre a quelli sopra citati sono: Castiglione del Lago, Città di
Castello, Foligno, Gualdo Tadino, Marsciano, Umbertide.
Terni
(105.018 ab.). Terni è situata al margine
orientale di una fertile pianura, sulla riva sinistra del fiume Nera, ed
è oggi un importante centro industriale e commerciale. Lo sviluppo
economico della città ha avuto inizio alla fine del XIX secolo grazie
alla disponibilità di energia elettrica, derivante dallo sfruttamento
razionale della Cascata delle Marmore. La zona di Terni è una delle
più industrializzate dell'Italia centrale, e dispone di moderne
attrezzature nel campo dell'industria siderurgica, meccanica, chimica e
idroelettrica.
STORIA. L'antica
Interamna Nahars o
Nahartium, fu fondata
dagli Umbri intorno al 673 a.C. Ma la prima presenza umana risale addirittura
al X sec. a.C. (zona della collina di Pentima, dove nel 1884 durante i lavori
di costruzione delle Acciaierie è stata ritrovata una enorme necropoli).
Durante le guerre sannitiche fu alleata di Roma: in questo periodo il centro urbano
viene circondato dalla cinta muraria e le aree contigue vengono bonificate per
mezzo di canalizzazioni.
In epoca barbarica subì notevoli devastazioni ad opera di Totila, Narsete
(VI sec.) e dei Longobardi (VIII sec.), inoltre fu distrutta nuovamente su
ordine di Federico Barbarossa dall'arcivescovo Cristiano da Magonza (1174). Terni
divenuta nell'VIII sec. possedimento della Santa Sede, pur fra
alterne vicende, rimase fedele al papato che ne promosse un costante sviluppo,
nonostante le frequenti guerre con Rieti, Todi, Spoleto e Narni, sua antica
rivale. Durante la prima Campagna d'Italia di Bonaparte fu teatro di
combattimenti (1798) e divenne dipendenza francese, passando poi, con la
Restaurazione, nuovamente sotto il dominio papale sino alla formazione del Regno
d'Italia. Con la fine del secolo dei Lumi sorge in città il primo centro
manifatturiero, in seguito si sviluppano le Acciaierie e le industrie chimiche.
ARTE. Terni subì durante la seconda guerra mondiale
violenti bombardamenti che le arrecarono danni gravissimi, in seguito ai quali
la città dovette essere quasi completamente ricostruita. Nonostante
ciò, Terni presenta edifici e monumenti, in gran parte restaurati, di
notevole valore artistico e storico. Di epoca romana è l'Anfiteatro costruito
nel 32 d.C. da Fausto Tizio Liberale. La Cattedrale dell'Assunta sorta su precedenti
strutture del VI sec. e dell'XI, fu rimaneggiata nel XV sec., ristrutturata nel '500
e rinnovata nel 1653. La facciata, rielaborata dal maestro Marcello Piacentini,
presenta un portale ornato con motivi decorativi rappresentanti elementi vegetali
e animali; l'interno, a tre navate, custodisce un bell'organo del Seicento, opere
di Cincinnato, Marten Stella e Livio Agresti, un altare policromo di Antonio Minelli
(1762). Nella cripta, dove è sepolto il vescovo ternano Sant'Anastasio, è conservato
anche il tesoro comprendente una croce in argento del XIII sec. e il reliquiario
di S. Procolo in rame dorato (XVII sec.). Ad epoca paleocristiana risale la chiesa di
S. Salvatore, il più antico monumento della città: fu edificata su
un precedente edificio romano e successivamente ampliata nel periodo romanico (si narra
che in questa chiesa si incontrarono il re longobardo Liutprando e papa Zaccaria),
degna di nota è la Cappella Manassei decorata con un bel ciclo di affreschi risalenti
alla metà del Trecento. Del periodo medievale rimangono numerose testimonianze:
la chiesa di S. Francesco (XIII sec.) e la chiesa di S. Pietro (XIV sec.) ambedue in stile
gotico. La prima, originariamente a navata unica, fu suddivisa in seguito in tre navate
e ampliata con la Cappella dedicata a San Bernardino (distrutta poi dai bombardamenti
della seconda guerra mondiale); rimaneggiata più volte, presenta un bel portale gotico,
all'interno una preziosa immagine del beato Simone Camporeali (uno dei fondatori della
comunità francescana) e nella Cappella Paradisi, affreschi di Bartolomeo di Tommaso (metà
del '400). La seconda, originaria del Duecento, restaurata nel XIV secolo a
opera degli Agostiniani, e in seguito rimaneggiata dopo il terremoto del 1703 e
dopo la seconda guerra mondiale, presenta un portale gotico decorato da un
rilievo quattrocentesco (
Cristo benedicente); l'interno a navata unica
custodisce decorazioni a fresco realizzate tra la fine del XIV e l'inizio del
XV secolo (degni di nota sono la
Dormitio Virginis e
Incoronazione della
Vergine).
Altri edifici meritevoli di attenzione sono la chiesa di S. Lorenzo
(XIII sec.) edificata sopra un'antico edificio romano e rimaneggiata nel XVII sec., fu
danneggiata durante il secondo conflitto mondiale; quella di S. Alò (il nome deriva da
"Aloysius", ossia Eligio, il protettore degli orafi e dei maniscalchi),
costruita nell'XI secolo, nel Settecento divenne proprietà dei Cavalieri di Malta
(l'interno, suddiviso in tre navate da pilastri e colonne, presenta pregevoli
decorazioni a fresco delle pareti e dell'abside, dal XII secolo al Quattro-Cinquecento);
il Palazzo Mazzancolli (XIV sec.) simbolo dell'architettura medievale in città,
fu edificato per il vescovo Ludovico Mazzancolli nel XV secolo su torri preesistenti,
e ristrutturato nel 1878 e nuovamente nel 1927; Palazzo Gazzoli,
costruito per il futuro cardinale Luigi Gazzoli nel 1795 su progetto di Andrea Vici,
presenta belle decorazioni a grottesche e scene dell'Aurora e del Carro del sole,
riferite allo stile di Liborio Coccetti, nel cortile si trova una vasca
attribuibile a un impianto termale romano, nelle scuderie invece è stato rinvenuto
in luce un ingresso di un antico teatro; il palazzo ospita la Pinacoteca comunale,
ricca di opere opere d'arte provenienti in gran parte dagli istituti religiosi soppressi
(degni di nota sono
Crocifisso tra i Ss. Francesco d'Assisi e
Bernardino da Siena dell'Alunno, 1497 e
Sposalizio mistico di S. Caterina
di Benozzo Gozzoli, 1466).
Simbolo dell'operosità della città è l'obelisco in metallo fuso e alto 30 metri,
opera di Arnaldo Pomodoro, costruito per il centenario della fondazione delle Acciaierie.
LA PROVINCIA. La provincia di Terni (219.876 ab.; 2.122 kmq) è
stata istituita nel 1927 riunendo i comuni del circondario di Terni e parte di
quelli dell'ex-circondario di Orvieto. Occupa tutta la zona Sud-Ovest della
regione. Il territorio si presenta essenzialmente collinare e comprende solo una
piccola parte dell'Appennino Umbro. Ad eccezione della conca ternana e dei
fondivalle dei fiumi Velino, Nera, Tevere e Paglia, il territorio è
argilloso e poco fertile. L'agricoltura produce principalmente cereali
(frumento), uva da vino, olio, tabacco e patate. L'attività industriale,
a cui si dedica circa un terzo della popolazione, è considerevolmente
sviluppata e si articola in diversi settori: siderurgico e metallurgico,
meccanico, elettrochimico, idroelettico, tessile e delle confezioni, alimentare
ed enologico. Fra i centri principali ricordiamo Acquasparta, Amelia,
Montecastrilli, Narni e Orvieto.
PICCOLO LESSICO
Baci Perugina
Forse il prodotto più noto dell'azienda perugina (fondata nel 1907 da un
gruppo di imprenditori fra cui Annibale Spagnoli, Francesco Andreani e Francesco
Buitoni), il "Bacio" nacque nel 1922.
Secondo la tradizione, l'idea di questo particolare cioccolatino venne a Luisa
Spagnoli. è caratterizzato da una pasta di granella di nocciola amalgamata con
cioccolato al latte e ricoperta di uno strato di cioccolato fondente in
cima al quale si trova una nocciola intera.
I bigliettini con le frasi d'amore celebri, che si trovano all'interno di ogni
cioccolatino, furono ideati nel 1930 da Federico Seneca.
Lenticchie
Coltivate nella zona dell'altopiano di Castelluccio di Norcia
le lenticchie sono uno dei prodotti tipici della regione. Questa varietà, piuttosto piccola e dal colore variegato (dal verde
al marrone), è caratterizzata da una buccia poco spessa e tenera,
che la rende pronta per essere cotta senza neanche essere ammorbidita.
Rinomate in tutta Italia, le "Lenticchie di Castelluccio
di Norcia", hanno meritato l'Indicazione Geografica Protetta
rilasciata dall'Unione Europea.
Le proprietà di questo legume (alto contenuto di proteine, buona
quantità di zuccheri, quasi senza grassi e ricca di vitamine,
fibre e sali minerali) ne fanno un cibo dall'alto valore nutritivo.
Flagellanti
Nome di confraternite di penitenti che si flagellavano
in pubblico per espiare i peccati del mondo. Attorno al 1260, in
seguito alla pestilenza e al caos succeduti alle guerre nell'Italia
centro-settentrionale, e su suggestione di profezie più o meno deformate
di Gioacchino da Fiore, schiere di Flagellanti guidati dal mistico Ranieri
Fasani percorsero le strade italiane.
L'autorità ecclesiastica
condannò questa pratica di tendenza ereticale.
Prosciutto di Norcia
La produzione di salumi avviene principalmente nella zona della Valnerina e
di Norcia. è qui infatti che nasce il più famoso salume umbro: il Prosciutto
di Norcia, che ultimamente ha ottenuto dall'Unione Europea l'Indicazione
Geografica Protetta (Igp).
Il prosciutto, caratterizzato da una forma "a pera", quindi triangolare
invece che a mezzaluna, piuttosto saporito, ma non salato, ha una carne
aromatizzata più volte che viene succesivamente ricoperta con un impasto
di strutto e farina, e messa a stagionare in un ambiente umido e fresco.
La storia di questo insaccato risale al tempo degli antichi Romani quando,
dall'autunno, con i primi freddi, i maestri lavoratori del maiale si
mettevano all'opera. Il mestiere del salumiere, chiamato ancora oggi "norcino",
è divenuto da allora una tradizione.
Sagrantino
Uno dei più prestigiosi vini italiani, il Sagrantino di Montefalco,
viene coltivato sulle colline umbre della zona comprendente i comuni
di Montefalco, Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano
dell'Umbria. Questa qualità di rosso in versione secca e passita, vanta
una lunga storia. Diverse sono le ipotesi sulle sue origini: sebbene sia
ritenuto autoctono, alcuni pensano che provenga dalla Spagna, altri
credono che sia stato importato dai primi frati francescani, altri
ancora sono convinti che sia stato introdotto in Italia dai Saraceni.
Il Sagrantino passito è ideale per dolci o formaggi molto saporiti quando
è invecchiato; quello secco si sposa bene con arrosti, cacciagione,
selvaggina e formaggi a pasta dura.
Tartufo
I boschi umbri sono ricchi di tartufi. Le zone più indicate
per la ricerca sono i Monti Martani, il Monte Subasio, le Montagne
Spoletine e quelle di Trevi, e lungo il corso del fiume Nera.
I pregiatissimi tartufi bianchi e neri e l'estivo Scorsone, sono le
qualità più diffuse e usate per accompagnare i piatti umbri più
svariati: con le bruschette, le tagliatelle, le carni arrosto ecc.
Sia crudo che cotto, il tartufo, è un ottimo prodotto.
Torgiano rosso
Il Torgiano, vino rosso noto in tutto il mondo, è prodotto con uve di
Sangiovese e Canaiolo maturate sulle colline a ridosso del
comune di Torgiano. Nel 1990 ha ottenuto la Denominazione d'origine
controllata e garantita.
PERSONAGGI CELEBRI
San Benedetto
(Norcia 1480 - Cassino
1547). Fondatore dell'Ordine dei Benedettini, visse prima a Subiaco e poi a
Montecassino, dove fondò il famoso monastero e redasse la regola
monastica per i suoi seguaci.
San Francesco
(Assisi 1181-1226). Figlio di un ricco mercante
di stoffe e di una nobile donna provenzale, trascorse la gioventù negli
agi e nel fasto. Attratto dalle avventure d'armi, finì prigioniero
durante la guerra tra Assisi e Perugia. Ammalatosi a Spoleto, mentre prendeva
parte ad una spedizione verso la Puglia al seguito delle truppe pontificie,
decise di tornare ad Assisi e di cambiar vita.
Spogliatosi di tutti i suoi
averi, predicò il ritorno alla povertà evangelica e, raccolti
numerosi seguaci, fondò nel 1209 l'Ordine dei Frati Minori. Si
recò quindi a Roma, dove ottenne l'approvazione della sua regola da parte
del pontefice Innocenzo III. S. Francesco è autore del
Cantico delle
Creature.
Jacopone da Todi
Poeta religioso (XIII sec.). Militò
nell'Ordine dei Francescani. Avversario di papa Bonifacio VIII,
parteggiò per gli spirituali, propensi al ritorno alla povertà
evangelica nella loro lotta contro i più mondani conventuali. Compose un
centinaio di
Laudi.
Santa Rita da Cascia
(Rocca Porena 1381 - Cascia 1457). Si
ritirò in convento dopo la morte del marito dedicandosi esclusivamente
alla preghiera ed alla penitenza. Beatificata nel 1627, fu canonizzata nel 1900
dal papa Leone XIII.
Pietro Vannucci detto Il Perugino
Pittore (1450 - 1523). Frequentò con
Leonardo la bottega fiorentina del Verrocchio. Dal 1478 al 1481 lavorò a
Loreto con Luca Signorelli. Dal 1481 al 1482 affrescò con il Botticelli,
il Ghirlandaio e Cosimo Rosselli le pareti della Cappella Sistina. Tra le sue
opere più famose:
La Madonna in Trono,
La Pietà e
L'Annunciazione.
Bernardo Di Betto detto Il Pinturicchio
Pittore (1454-1513). Col Perugino
collaborò all'esecuzione degli affreschi della Cappella Sistina. Dopo il
1490 operò prevalentemente a Roma dove affrescò l'appartamento
Borgia in Vaticano. Dal 1502 lavorò a Siena.
CENTRI MINORI
Amelia
(11.073 ab.). Comune in provincia di Terni, in caratteristica posizione sulla
cima di un poggio calcareo tra le valli del Tevere e del Nera. Fondata
nel 1134 a.C., nel III secolo a.C. fu cinta da un'ampia cerchia di mura; divenne
municipio romano al tempo di Cicerone. Devastata dai Goti di Totila, fu in seguito
libero Comune e nel 1307 passò sotto lo Stato pontificio. Nel 1832 fu
danneggiata da un terremoto. Rimangono alcuni tratti delle mura (V-IV sec.
a.C.); la Porta Romana, ingresso principale in città, rimaneggiata nel XVII secolo;
una cisterna romana del I sec. a.C.
Tra gli edifici religiosi degno di nota è il Duomo. Costruito sulla sommità
dell'antica acropoli nell'XI-XII secolo, fu distrutto da un
incendio nel 1629 e completamente rifatto nel 1640-80; della struttura
originaria rimane solo l'imponente campanile dodecagonale (1050). All'ingresso
la colonnetta romanica dove secondo la leggenda santa Firmina,
patrona di Amelia, sarebbe stata legata per subire il martirio; nell'oratorio del
Sacramento si possono ammirare due dipinti di Niccolò Circignani e
Ultima cena
di Giovan Francesco d'Amelia (1538); nel presbiterio sono conservati invece
affreschi agiografici di Luigi Fontana dedicati ai protettori della città, le cui
reliquie sono conservate sotto l'altare del 1648.
Sant'Agostino o S. Pancrazio, edificata nel XIV secolo, presenta una facciata
rimaneggiata nel 1477 e caratterizzata da un grandioso portale a ogiva ricco
di decorazioni; l'interno, rinnovato nel 1747, a navata unica, conserva
affreschi di Francesco Appiani (volta e cupola) e dipinti del Cinquecento e del Seicento,
tra cui una
Trinità e santi di Giacinto Gimignani (nell'abside, grandi scene
dipinte da Francesco Appiani).
San Francesco o Ss. Filippo e Giacomo, costruita nel 1287, venne rinnovata
nel 1664 diminuendo la lunghezza della navata e aggiungendo due vani laterali,
l'ammodernamento in forme tardobarocche fu completato nel 1767; belli i frammenti
di affreschi votivi del XV secolo di fattura popolare e nella Cappella di
S. Antonio, degni di nota sono i sei sepolcri della famiglia Geraldini:
quello di Matteo ed Elisabetta è concluso da una nicchia contenente un bassorilievo
(
S. Antonio da Padova tra due figure di angeli), opera di Agostino di Duccio
e bottega (1477).
Assisi
(25.304 ab.). Cittadina medievale in provincia di
Perugia, posta alle pendici del Monte Subasio, dominante la valle solcata dal
Topino e dal Chiascio. Pittoresca per la sua posizione e per i suoi conventi;
patria di San Francesco, è pervasa di ricordi francescani.
La Basilica dedicata al Santo fu iniziata due anni dopo la sua morte;
caratterizzata da due chiese sovrapposte (segno di due fasi costruttive
differenti, la chiesa inferiore fu edificata intorno agli anni Trenta del Duecento,
quella superiore nella seconda metà del XIII secolo), presenta stupendi affreschi,
opera dei più grandi pittori del tempo (Giotto, Cimabue, Lorenzetti).
La facciata in stile gotico ha linee semplici e un portale gemino sormontato
da un grande rosone. Nella chiesa inferiore, a una navata, è conservato il
corpo del santo. L'edificio è stato gravemente danneggiato dal terremoto del
1997.
La chiesa di Santa Chiara venne innalzata nel 1260 e consacrata cinque anni dopo.
Analoga alla chiesa superiore della basilica di San Francesco, presenta una
facciata in calcare rosa e bianco del Subasio con un bel rosone; l'interno, a una
sola navata, è ricco di dipinti, molti dei quali rappresentanti la vita della
santa.
La chiesa di S. Rufino risale all'VIII secolo ma fu rifatta per la prima volta
nel 1036 quando fu proclamata Cattedrale. Più volte rimaneggiata, ha una facciata
in stile romanico umbro con decorazioni geometriche e ornamentali di diversi periodi.
L'interno, restaurato nel 1571, conserva l'antico fonte battesimale dove sarebbero
stati battezzati San Francesco e Santa Chiara.
La basilica di Santa Maria degli Angeli è stata costruita intorno alla Cappella della
Porziuncola (X-XI secolo) tra il 1569 e il 1679. L'edificio, a tre navate e con una
grande cupola, ospita all'interno un'ampia collezione di pittura umbra del Cinquecento
e del Seicento; nella Cappella del Transito morì san Francesco.
Fuori dal centro abitato degni di nota sono San Damiano, convento dove, secondo i
biografi del Santo, il Crocifisso parlò a Francesco chiedendogli di restaurare
l'edificio che poco dopo avrebbe ospitato Santa Chiara e le sue compagne (qui, nel
1224-25 Francesco compose il
Cantico delle Creature); l'Eremo delle Carceri, luogo
di meditazione per Francesco e i suoi compagni, che si ritiravano a pregare nelle
grotte o in una piccola chiesa; il convento fu costruito solo nel Quattrocento
da Bernardino da Siena.
Fra i monumenti civili ricordiamo la Rocca Maggiore (XIV sec.) edificata sul colle
che domina la città e la valle.
L'ASSISI DI SAN FRANCESCO
Nel 1181 nacque ad Assisi San Francesco che,
consacratosi ad una vita di povertà assoluta, fondò nel 1209
l'Ordine dei Frati Minori e tre anni dopo, con Santa Chiara, quello delle
Clarisse. Il santo morì alla Porziuncola (S. Maria degli Angeli)
nell'ottobre del 1226. A San Francesco sono dedicati i principali monumenti di
Assisi, meta di numerosi pellegrinaggi.
La basilica del Santo è uno
dei principali centri della fede cattolica e venne iniziata nel 1228, è
uno dei capolavori dell'architettura gotica italiana, ed è formata da due
chiese sovrapposte: la chiesa inferiore, che è il santuario vero e
proprio, nella cui cripta è custodita la tomba di San Francesco (una
semplice urna di pietra chiusa da sbarre di ferro), e la chiesa superiore,
dall'agile struttura gotica. Le due chiese conservano preziosi affreschi di
Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti e Giotto (ciclo della
Vita di San
Francesco).
La Cappella della Porziuncola e la cella dove morì il
santo si trovano nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (a 5 km da Assisi),
costruita fra il 1569 e il 1679. Sulla destra della basilica si trova il roseto
senza spine. Sulle pendici del Monte Subasio (a 9 km da Assisi) è l'Eremo
delle Carceri, dove San Francesco si ritirava in meditazione e in preghiera. Qui
San Bernardino eresse un convento nel 1400.
Altro importante convento
è quello di San Damiano (a 2,5km da Assisi) dove il santo compose
probabilmente il
Cantico delle Creature e dove morì Santa Chiara. Alla
fedele seguace di San Francesco è dedicata la gotica basilica di Santa
Chiara (1257-1265) dove è custodito il Crocifisso che parlò al
santo. Nel sotterraneo vi sono la tomba e il corpo della santa.
Assisi: la basilica di San Francesco
Assisi: panorama della Rocca Maggiore. A sinistra il duomo; a destra Santa Chiara
Cascia
(3.260 ab.). Centro in provincia di Perugia,
sulle rive del fiume Corno. Fu fondata nel Medioevo intorno a un castello costruito
in una posizione strategica per difendere le vie di comunicazione tra la montagna nursina
e la campagna romana. Nel periodo delle invasioni barbariche fu distrutta prima dai
Longobardi e poi dai Saraceni, e ulteriormente danneggiata dalle lotte contro Spoleto,
il papato, il Regno di Napoli e la città di Norcia. Nel 1703 la città fu quasi
completamente distrutta dal terremoto. Cascia presenta oggi un centro storico privo di
identità, caratterizzato da moderne costruzioni volte ad ospitare i numerosi pellegrini
che ogni anno si recano nella patria di santa Rita. Alcuni monumenti prestigiosi ci
ricordano che Cascia fu il centro politico e culturale del territorio circostante.
Degna di nota è la chiesa di S. Francesco, rimaneggiata nel 1339 e nel 1424, con facciata
adorna di un bel rosone del 1424; l’interno presenta decorazioni a stucco e
opere di Nicola da Siena, Bartolomeo di Tommaso e Antonio Carocci (da ammirare il coro ligneo
gotico trecentesco e il dipinto di Niccolò Pomarancio, 1596, l’
Ascensione).
Nell'antica chiesa di S. Antonio Abate (XIV-XV secolo) ha sede oggi il Museo comunale,
con altari e arredi risalenti al Seicento e al Settecento, e due importanti cicli di
affreschi del Quattrocento: 16 riquadri con storie della vita di S. Antonio abate,
probabilmente opera del Maestro della Dormitio di Terni; e le storie della Passione di Nicolò
da Siena, 1461.
Un'altra chiesa meritevole di attenzione è la collegiata di S. Maria, costruita nel XII
secolo, ampliata nel XV e ristrutturata nel 1532; all'interno affreschi databili tra il XV
e XVII secolo, tra cui un dipinto di Gaspare e Camillo Angelucci (1547) e i
Misteri del
Rosario di Niccolò Frangipani (in una cappellina si trova il fonte battesimale in cui
sarebbe stata battezzata santa Rita nel 1381). Ma l'edificio più importante è la basilica
di S. Rita, circondata da una serie di palazzi gentilizi (Palazzo Carli, XVI secolo; Palazzo
Frenfanelli, XVI secolo; Palazzo Santi). Edificato nel 1937-47 dove sorgeva l'antica chiesa
agostiniana contigua al convento in cui morì la santa (1457) l'edificio, progettato
dall'ingegnere del Vaticano monsignor Spirito Maria Chiapetta, mescola stili di imitazione
bizantina e romanica; l'interno, caratterizzato da marmi e decorazioni ad affresco, conserva la
reliquia del “Corpus Christi”; nella Cappella di S. Rita, il corpo mummificato della santa è
custodito in un'urna di cristallo e argento; gli arredi del presbiterio sono di Giacomo Manzù.
Nel monastero adiacente si trovano memorie relative all'esistenza della santa, come ad
esempio la pianta di vite da lei piantata, la dimora delle api e la cella dove morì.
Città di Castello
(37.889 ab.). Centro agricolo e industriale in
provincia di Perugia, nella Val Tiberina. Industrie alimentari, meccaniche,
tipografiche e delle ceramiche. Abitata dagli Umbri, l'antica
Tiphernum divenne poi
municipio romano. Eretta a sede vescovile tra la fine del IV e gli inizi del V
sec., subì le invasioni barbariche e, secondo la tradizione, fu distrutta
da Totila, re dei Goti.
Risorse nel VII sec. per volontà del vescovo
Florido col nome di
Castrum Felicitatis, mutato nel X sec. in quello di
Civitas
Castelli. Durante l'età dei Comuni appartenne a papi, a imperatori, a
Perugia e a Firenze. Nel 1422 fu occupata da Braccio di Montone e, sempre
durante il XV sec., cadde sotto il dominio dei Vitelli, raffinati e colti signori
che modificarono l'assetto urbanistico e l'edilizia del borgo medievale murato. Nel 1502
se ne impossessò Cesare Borgia, che l'anno seguente la cedette alla
Chiesa.
Tra gli edifici, degno di nota è il Duomo. Edificato nell'XI secolo e dedicato ai Ss.
Florido e Amanzio, fu ampliato nel 1356 e rimaneggiato tra Quattro e Cinquecento;
la facciata seicentesca è incompiuta. Bello il campanile cilindrico d'influenza
ravennate; l'interno a navata unica, ha un soffitto ligneo a cassettoni del
XVIII secolo, e numerosi dipinti e affreschi (nella Cappella di S. Paolo meritevoli di
attenzione gli affreschi di Niccolò Circignani).
Pregevoli anche le chiese di San Francesco e di San Domenico, romanico-gotiche.
La prima fu edificata nel 1273 e rifatta nel Settecento; la seconda, iniziata nel
'300 e terminata nel 1424, presenta una facciata incompiuta e all'interno affreschi
del '400 (qui era custodita la
Crocifissione di Raffaello, ora alla National Gallery
di Londra).
Tra gli edifici civili degni di nota sono il Palazzo comunale o dei Priori, opera
incompiuta di Angelo da Orvieto (1322-38), rivestito a bugnato e adornato con un
elegante portale; di fianco la torre civica, decorata con stemmi e affiancata dall'ex
Palazzo vescovile, del XII secolo ma rifatto; Palazzo Vitelli in Piazza, iniziato verso
la fine del Quattrocento e terminato a metà del Cinquecento con gusto toscano; il
trecentesco ex Palazzo del Podestà (ora Pretura), probabilmente progettato da Angelo
da Orvieto, con facciata barocca del 1686.
Foligno
(51.130 ab.). Città in provincia di
Perugia, alla sinistra del fiume Topino, nella valle spoletina. Fu patria
dell'architetto G. Piermarini. L'economia è fondata sull'agricoltura
(cereali, barbabietole, ortaggi, tabacco, olive) e sulle relative industrie
(zuccherificio, oleificio, pastificio, molitura). Antica sede umbra sorta
prima del Mille accanto alla decaduta
Fulginia, romana dal III sec. a.C.,
fu devastata nel Medioevo da Saraceni ed Ungari. Libero Comune, nel XIV
sec. passò sotto la Signoria dei Trinci e, poi, alla Chiesa.
Danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale, conserva tuttavia notevoli
monumenti.
Il Duomo (XII sec.) dedicato a San Feliciano, martire cittadino, sorge su un
antico edificio sacro del IX-X secolo. Rimaneggiato più volte, l'interno
venne trasformato in stile neoclassico tra il 1772 e il 1819 da Giuseppe
Piermarini che modificò un progetto del Vanvitelli.
Palazzo Trinci (XIV-XV sec.), oggi sede del Museo della Città, con pregevoli
cicli di affreschi, era in origine la casa del mercante Giovanni di Ceccarello.
Nel Trecento venne acquistata dalla famiglia Trinci che la ristrutturò
radicalmente ristrutturate e la trasformò nel Palazzo.
Tra le chiese degne di nota quella di S. Giacomo, innalzata prima del XIII
sec. con una facciata a bande bianche e rosse e un portale ogivale; la chiesa del
SS. Salvatore (1138) in origine abbazia benedettina e in seguito colleggiata, fu
gravemente danneggiata dal terremoto del 1997; la chiesa di S. Agostino con
un'imponente facciata in laterizio e all'interno un grandioso altare di
Gioacchino Grampini (1678) su cui si trova la scultura in legno della Madonna
del Pianto. Fuori dalle antiche mura si trovava la chiesa di S. Maria Infraportas,
costruita nell'XI sec., con una facciata in pietra rosa e bianca e all'interno
numerosi dipinti votivi e opere di Pier Antonio Mezzastris e Ugolino di Gisberto.
Le fonti del Clitumno
L'Umbria è stata definita il cuore verde
dell'Italia. Questa regione, infatti, non è solo costellata da numerose
bellezze artistiche, ma possiede anche un ricchissimo patrimonio naturale: le
dolci colline si susseguono a perdita d'occhio, alternandosi a verdeggianti
coltivazioni di ortaggi, viti e oliveti, ombreggiate da boschetti e da filari di
cipressi. Dove non si ergono cittadine e borghi medievali, cascine e casolari
punteggiano i pendii smussati. Nella piana di Spoleto, si può raggiungere
un angolo particolarmente suggestivo di questo paesaggio agreste: le fonti del
fiume Clitumno. La loro presenza è preannunciata da un antico tempietto,
piccolo edificio paleocristiano del V sec., consacrato a San Salvatore. Poco
oltre, in un'atmosfera di fiabesca serenità, si incontrano le sorgenti
del fiume. Ciò che colpisce è la pace e la tranquillità che
vi si respirano: l'acqua sgorga dal suolo azzurra e limpida, formando un vasto
laghetto, in cui si dondolano alcuni cigni bianchi. Intorno alle rive erbose,
alti pioppi e frondosi salici si riflettono nello specchio lacustre, tanto
cristallino che si può vedere il fondo.
La sublime bellezza di
questo luogo era nota sin dall'antichità e molti poeti antichi e moderni,
da Virgilio a Byron, lo hanno celebrato. Forse, però, colui che più
di ogni altro ha immortalato queste sorgenti è stato Giosuè
Carducci, con la sua famosa ode
Alle fonti del Clitumno.
Gubbio
(31.616 ab.). Città in provincia di
Perugia, a 500 m s/m. Mercato agricolo. Industrie alimentari e tipografiche.
Artigianato delle maioliche. Gubbio fu un importante centro religioso degli
Umbri e alla fine delle guerre sociali divenne
municipium romano.
Distrutta
dai Goti nel 552, si riprese sotto Narsete e nell'XI sec. divenne libero Comune.
Durante le lotte fra Guelfi e Ghibellini parteggiò per questi ultimi. Nel
XIII sec. ebbe un grande sviluppo urbanistico e commerciale. Nel XIV sec., dopo
un periodo travagliato sotto i Gabrielli, si assoggettò ai
Montefeltro. Nel 1502 passò ai Della Rovere che la cedettero alla
chiesa nel 1631.
Conserva pregevoli monumenti del XIII e del XIV sec. tra cui
ricordiamo il Palazzo del Bargello, il Palazzo dei Consoli (edificato tra il 1332
e il 1349 da Angelo da Orvieto con l'aiuto di Gattapone, è a pianta rettangolare,
con una facciata in conci scandita da lesene e una merlatura), il Palazzo Pretorio
(di Matteo Gattapone, in stile gotico, venne costruito nel 1349 e più volte
rimaneggiato, oggi è sede del Municipio), il Palazzo ducale (voluto da Federico
da Montefeltro, fu progettato da Francesco di Giorgio e terminato nel 1480).
Tra gli edifici religiosi si segnala il Duomo, dedicato ai SS. Giacomo e Mariano; iniziato
alla fine del 1100 e concluso nel 1229, fu rimaneggiato più volte. La facciata
è molto semplice, l'interno invece è caratterizzato da un'ampia navata decorata da
grandi archi e stupendi affreschi.
Da visitare inoltre sono il convento di San Domenico (XIV sec.), edificato su un'antica chiesetta dedicata
a San Martino, cche onserva all'interno dipinti di scuola eugubina del '400 e quello
di San Francesco (XIII secolo), noto perché secondo la tradizione ospitò Francesco
fuggito dalla casa paterna.
Nel Museo comunale sono conservate le
Tavole Eugubine (IV-II sec. a.C.), 7 lastre
di bronzo con iscrizioni etrusche e latine.
Ricordiamo la tradizionale Corsa dei Ceri di S. Ubaldo, che si svolge a metà maggio; i "Ceri" sono tre macchine
di legno alte 4 metri e pesanti circa 200 chilogrammi, caratterizzate da due prismi
ottagonali sovrapposti, uniti tra loro da un albero interno. La manifestazione non è
una gara, scopo della corsa è portare il Cero di Sant'Ubaldo (protettore
di muratori e scalpellini) nella basilica del Santo e lasciare fuori dalle porte
gli altri due (San Giorgio, custode degli artigiani e merciai, e Sant'Antonio
abate, protettore dei contadini e degli studenti).
Gubbio (Perugia): il teatro romano (I sec. d.C.)
Narni
(20.070 ab.). Centro in provincia di Terni, a 240 m s/m; dominante la valle della
Nera e la conca ternana, la sua posizione ha condizionato la forma e la vita di questo
paese. Fabbriche di linoleum e di elettrodi. Mercato di cereali, olio e vino.
Di origini antichissime, Narni fu per molto tempo un nodo stradale cruciale
per il controllo dei traffici tra Roma e l'Adriatico. Notevoli edifici medievali, tra cui
la Rocca, simbolo del potere papale, costruita nel XIV secolo per volere del cardinale
Albornoz; Palazzo Priori, riedificato nel Trecento, con una bella loggia attribuita al
Gattapone e affiancato dalla torre civica; Palazzo del Podestà, realizzato nella
seconda metà del Duecento unendo tre case-torri, e oggi sede del Municipio e di una
sorta di museo archeologico.
Tra le chiese, degne di nota sono il Duomo, dedicato a San Giovenale e costruito
tra il 1047 e il 1145, anno della consacrazione; San Francesco, eretta in onore del
santo che dimorò a Narni, chiamato dal vescovo Ugolino; S. Agostino, risalente al
XIV secolo, rimaneggiata nel XV e conoscrata nuovamente nel 1728, all'interno
conserva un'edicola dipinta da Pier Matteo d'Amelia (1482) e un bellissimo altare
in pietra del XIV secolo; la ex chiesa di S. Domenico, oggi adibita ad uffici comunali,
prima cattedrale della città, costruita nel XII sec. su un antico tempio dedicato a
Minerva e più volte rimaneggiata.
Norcia
(4.872 ab.). Centro agricolo in provincia di
Perugia a 604 m s/m, sul versante Ovest dei Monti Sibillini. Commercio di cereali,
foraggi, patate. Piccole industrie casearie, conserviere, della lana. Di origine
antichissima, romana dal III sec. a.C., fu devastata dai Barbari. Passò
alla Chiesa prima dell'anno 1000. Numerosi terremoti sconvolsero la città, i più
gravi nel 1328, 1567, 1703, 1730 e 1997.
Patria di San Benedetto, la chiesa a lui intitolata risale al VI sec. ed è stata
costruita, secondo la tradizione, sulla casa dei suoi genitori. Rimaneggiata più
volte, solo la facciata è ancora originale; nella cripta dovrebbero essere nati
San Benedetto e la sua sorella gemella.
Tra gli altri edifici religiosi si citano il Duomo, dedicato a S. Maria Argentea, colpito
dai vari terremoti e quindi più volte rimaneggiato; S. Agostino, costruito nel
Trecento e rinnovato nel Seicento con gusto barocco; S. Giovanni, edificata nel
XIV secolo e sopraelevata nel '700, periodo a cui risale il bel soffitto ligneo
della navata maggiore.
Degni di nota sono anche il Palazzo comunale e la Castellina, imponente rocca
commissionata da Giulio III come residenza fortificata dei governatori apostolici.
Notevoli i resti di cinta muraria trecentesca.
Orvieto
(20.705 ab.). Città in provincia di Terni,
a 325 m s/m. situata su un ripiano tufaceo alla destra del fiume Paglia. Commercio
agricolo: industrie attive nei settori enologico, meccanico, alimentare,
chimico, del tabacco, delle ceramiche (artigianato artistico). Turismo. Fondata
dagli Etruschi, conserva vestigia dei suoi più antichi abitatori (il Tempio
del Belvedere è quello meglio conservato). Occupata
dai Romani (cospicue anche le tracce di costruzioni romane risalenti al I sec.
d.C.), subì anche le invasioni dei popoli barbari. Nel 1137 divenne Comune e
nella prima metà del Trecento costituitasi in Signoria, sperimentò un periodo di
crisi politica ed economica aggravata anche dalla peste. Nel XIV sec. passò
definitivamente alla Chiesa. Città caratteristica e pittoresca, vanta
monumenti civili e religiosi di grande pregio artistico.
La Rocca, voluta dal cardinale Albornoz nel 1364, venne distrutta nel 1390,
ricostruita tra il 1450 e il 1457 e modificata definitivamente verso la fine
dell'Ottocento. Il Pozzo di S. Patrizio, fatto costruire durante il Sacco di Roma
(intorno al 1530) da Clemente VII per assicurare acqua alla rocca in caso di
attacco, è caratterizzato da una struttura cilindrica a doppia elica, profondo
62 metri e largo 13 (il nome venne attribuito solo in un secondo momento, in
ricordo del pozzo irlandese in fondo al quale i frati sostavano per purificarsi
dai peccati come in una sorta di Purgatorio, così come aveva fatto San Patrizio
stesso).
Il Duomo (XIII-XIV sec.) intitolato a S. Maria Assunta in Cielo, venne progettato
in gran parte da Lorenzo Maitani. In stile gotico e a croce latina con braccia
sporgenti, presenta un'imponente facciata simile a quella del Duomo di Siena,
decorata da mosaici e da un grande rosone. L'interno, a tre navate, ha un pavimento
in calcare rosso e stupende cappelle laterali (in quella di S. Brizio splendidi
affreschi del Beato Angelico e di Luca Signorelli).
Tra gli altri edifici religiosi degni di nota, si ricordano la chiesa romanica di
S. Andrea sorta, su un'antico tempio etrusco, a tre navate con un interno decorato
da pregevoli dipinti; e quella di S. Giovenale, ricostruita nel 1004 su un
precedente edificio, che conserva notevoli affreschi.
Risalenti al XII e XIII secolo sono alcuni palazzi, tra cui quello del Popolo
in pietra basaltica e tufo, edificato verso la fine del Duecento e più volte
rimaneggiato; i Palazzi dei Papi, tre edifici che si presentano come un'unica
costruzione, il primo eretto tra il 1262-64 per Papa Urbano IV, il secondo
per Gregorio X edificato dieci anni dopo, e l'ultimo per Martino IV costruito
tra il 1281-84; l'imponente Palazzo Soliano, voluto da Papa Bonifacio VIII
nel 1297 ma rimasto incompiuto dopo la sua morte.
Il duomo di Orvieto (Terni)
Spoleto
(37.889 ab.). Città in provincia di
Perugia, a 455 m s/m, sulle pendici del Monteluco (Appennino Umbro). Commercio
agricolo (olive, uva, cereali). Estrazione di lignite; industrie alimentari,
tessili, del cuoio, del cemento, delle arti grafiche. Antichissima città
(X sec. a.C.) degli Umbri, poi etrusca, cadde sotto i Romani nel III sec. a.C.
Sotto i Longobardi fu capitale di un fiorente ducato, passato poi ai Franchi.
Distrutta dal Barbarossa, risorse nel XIII sec.; nel 1230 fu aggregata ai
domini della Chiesa. Dopo l'unificazione la città perse il suo ruolo di centro
amministrativo e culturale, subendo grave danni all'economia. Nel primi anni
del Novecento furono costruiti i primi opifici e iniziò ad essere sfruttato un
grande giacimento lignifero. Ma è solo con il secondo dopoguerra che la città
iniziò a risollevare le sue condizioni economiche e culturali, grazie alla
promozione di alcune iniziative come ad esempio l'istituzione del Festival dei
Due Mondi (prima manifestazione nel 1958).
Conserva rovine romane (teatro, mura, arco, ponte). Tra i più insigni
monumenti medievali, il Duomo romanico (XII sec.) costruito su un precedente
edificio religioso, caratterizzato da un enorme rosone centrale sormontato
da un mosaico bizantineggiante e circondato da altre piccole rose. Dal portale
romanico si accede all'interno, decorato da stupendi affreschi di Pinturicchio e
Filippo Lippi. A sinistra della cattedrale si erge la torre campanaria, costruita
nel XII secolo con materiali di spoglio romani.
Tra gli altri edifici religiosi ricordiamo le chiese di San Domenico (XIII sec.),
dei Santi Giovanni e Paolo (XII sec.), di S. Paolo inter Vineas (X sec.),
di S. Ansano (XII sec.); notevoli anche la basilica di S. Eufemia (X sec.
rifatta nel XII) e di S. Salvatore (IV-V sec.). Il Palazzo Comunale, iniziato nel
XIII sec. e rimaneggiato più volte, ospita la Pinacoteca.
Il duomo di Spoleto
Todi
(16.704 ab.). Cittadina in provincia di Perugia,
a 410 m s/m, su un'altura dominante la confluenza del torrente Naia nel Tevere.
Cereali, uva, ulivi, tabacco e foraggi. Industrie meccaniche. Di antica origine, fu
centro etrusco, poi municipio romano. Libero Comune nel Medioevo, nel XV sec. fu
incluso nello Stato della Chiesa.
Ha ancora le antiche cinte murarie e
numerose case medievali. La piazza principale, piazza del Popolo, conserva resti
dell'epoca romana: alcune grandi cisterne che dovevano servire da sostruzione
(questo era infatti il cuore della città augustea). Altre vestigia romane sono
nella piazza del Mercato occupata dai cosiddetti Nicchioni, costruiti tra la fine
dell'età repubblicana e l'inizio di quella imperiale.
Notevole il Duomo (XII-XIII sec.), opera di maestri comacini, dedicato a Maria
SS. Annunziata, con uno splendido rosone centrale e un bel portone in
legno scolpito, eseguito da Antonio Bencivenni da Mercatello e da Carlo Lorenti.
L'interno della Cattedrale, a tre navate, conserva dipinti e affreschi del Cinquecento.
Tra gli altri edifici religiosi meritevoli di attenzione si segnala San Fortunato (XIII-XV sec.),
eretto nel 1292 per sottolineare l'importanza dell'insediamento dei Francescani in città,
con una facciata incompiuta opera di Giovanni di Santuccio di Firenzuola (1415-1458)
e un portale a sesto acuto, decorato con sculture; l'interno, a tre navate
a crociera, presenta affreschi del Quattrocento (Masolino da Panicale,
Madonna
col Bambino e angeli, 1432) e del XVI-XVII secolo (Andrea Polinori), nella cripta
sono custodite le spoglie di Jacopone da Todi e quelle dei santi
protettori della città.
La chiesa di S. Maria della Consolazione, a pianta rotonda sormontata da una cupola
slanciata, venne iniziata nel 1508 e terminata un secolo dopo. Attribuita al Bramante,
non esistono tuttavia prove certe.
Degni di nota anche i due palazzi pubblici uniti tra loro da un'enorme scalinata
e ospitanti il Museo Pinacoteca: Palazzo del Popolo, costruito nel XIII secolo
per ospitare le alte cariche delle magistrature, inizialmente in stile lombardo,
venne rimaneggiato tra l'Ottocento e il Novecento; Palazzo del Capitano, eretto
alla fine del Duecento, con una facciata in stile gotico.
Il centro di Todi (Perugia)