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Tàranto.

Città della Puglia e capoluogo della provincia omonima. È situata a 15 m s/m., all'interno del golfo omonimo, nel Mare Ionio, tra la baia Mare Grande e la laguna a due bacini Mare Piccolo (è nota per questo anche come città dei due mari). Il collegamento tra il Mare Grande e il Mare Piccolo è assicurato da due canali, uno naturale, l'altro artificiale. Il canale naturale è localizzato a Nord-Ovest ed è sovrastato da un ponte in pietra (Porta Napoli); sul canale artificiale, scavato per iniziativa del re di Napoli Ferdinando I verso la fine del Quattrocento, si snoda un ponte girevole in ferro, costruito una prima volta nel 1887, ricostruito nel 1958. 211.660 ab. CAP 74100. • Econ. - L'economia tarantina degli ultimi decenni è stata in gran parte segnata dalle vicende dell'Italsider, vera e propria colonna portante dell'industria cittadina, che ha fatto in passato di T. il quarto centro siderurgico italiano. Terminata la fase espansiva, il colosso industriale ha conosciuto una grave crisi negli anni Ottanta-Novanta, che ha provocato anche una contrazione del numero degli occupati. Tra gli altri settori industriali presenti a T., si segnalano quelli metalmeccanico, chimico e alimentare. L'agricoltura mantiene ancora una sua presenza sul territorio comunale, con produzione di olive, uva, agrumi, foraggi, frutta, cereali. Si segnala anche la pesca nel Mare Grande e in alto mare, e la mitilicoltura nel Mare Piccolo. Il terziario rimane imperniato sui tradizionali settori della pubblica amministrazione, della difesa, del commercio. Una voce in espansione è costituita dal turismo, che si configura anche come turismo balneare. • St. - La fondazione di T. (il nome derivava dall'eroe omonimo), avvenuta verosimilmente intorno all'VIII sec. a.C., fu opera di coloni provenienti da Sparta. Il nuovo insediamento godeva di una posizione molto favorevole sul piano strategico ed economico, potendo contare anche sulla fertilità della campagna. Ma prima di potersi affermare, la colonia dovette affrontare conflitti con la popolazione indigena. Dopo una pesante sconfitta subita nel 473 a.C., a opera degli Iapigi, T., apertasi alla democrazia, esercitò l'egemonia sul Metaponto e sul territorio di Siri, pur dovendo misurare le proprie ambizioni con quelle di Turi, fondata da Pericle. T. raggiunse l'apogeo del suo splendore, anche sul piano culturale, nella prima metà del IV sec. a.C., quando il filosofo Archita ebbe notevole influsso sulla vita della città, che si distinse come centro di prima grandezza per le attività manifatturiere e commerciali. Sempre nel IV sec. a.C. la città ionica si unì, a scopo difensivo, alla lega italiota, che si proponeva di contenere le popolazioni locali dei Messapi, dei Lucani e dei Bruzi. Rivelatasi la lega inadeguata allo scopo, i Tarantini, peraltro poco propensi ad assumersi personalmente l'onere della difesa, si rivolsero ad Archidamo III di Sparta, che subì una sconfitta a Manduria nel 338 a.C., poi ad Alessandro re d'Epiro (333-330 a.C.), e a Cleonimo di Sparta (303-302 a.C.), che risultarono, però, inaffidabili. L'intervento di Roma nelle vicende della regione, in appoggio ai Lucani, diede successivamente luogo a un accordo con T.; il mancato rispetto delle clausole da parte dei Romani (che inviarono aiuti navali a Turi, oltre il capo Lacinio) fece scoppiare, nel 281 a.C., la guerra tarantina. Gli Ionici fecero ricorso alle armi di Pirro, re d'Epiro, che venne sconfitto a Maleventum (l'odierna Benevento) nel 275 a.C. e abbandonò la regione. Nel 272 a.C. T. si arrese ed entrò a far parte delle città federate a Roma. Osservata la fedeltà a Roma in occasione della prima guerra punica, T. si consegnò ad Annibale durante il secondo conflitto tra Romani e Cartaginesi (212 a.C.) e venne duramente punita (stragi, saccheggio, riduzione in schiavitù dei cittadini), per questa sua decisione, al momento della riconquista romana (209 a.C.) ad opera di Fabio Massimo. Iniziò così la decadenza di T., accentuata anche dalla progressiva ascesa di Brindisi come colonia latina. In seguito si attuarono diversi tentativi per risollevare la città: nel 125 a.C. vi si dedusse una colonia romana, nel 90 a.C. si creò un municipio, nell'età di Nerone vennero inviati dei veterani. Queste vicende comportarono la graduale latinizzazione della città, dove in precedenza avevano trovato grande espressione l'arte e la cultura greca. Da notare che a T., nel 37 a.C., Ottaviano e Antonio rinnovarono il secondo triumvirato. All'epoca delle invasioni barbariche anche T. ne subì le conseguenze. Affidatasi a Belisario nel 546, la città poté giovarsi della protezione bizantina contro i Goti; venne nondimeno conquistata da Totila nel 549, e tornò poi ai Bizantini per mano di Narsete. Nei secc. VII-VIII la città, per alcuni periodi, fu sottratta dai Longobardi all'Impero bizantino, al quale nei due secoli successivi il possesso di T. fu conteso dai Saraceni, fino a quando l'imperatore Niceforo II Foca, riconquistata la città nel 967, ne fece un caposaldo militare bizantino. Nel 1063 T. venne conquistata dal sovrano normanno Roberto il Guiscardo. Sotto il dominio dei Normanni, divenne capoluogo di un importante feudo, insignito in seguito di titolo principesco. Nel 1240 l'imperatore Federico II assegnò al figlio naturale Manfredi il principato di T., destinato a passare sotto il dominio degli Angiò nel 1294, per rimanervi fino al 1393, anno in cui passò a Giacomo del Balzo. Si succedettero, poi, nel dominio di T., Ottone di Brunswick, quarto marito della regina di Napoli Giovanna I, Raimondo Orsini del Balzo e Ladislao di Durazzo, il quale, dopo due vani assedi alla città nel 1406 e nel 1407, ne ottenne il possesso grazie al matrimonio con la vedova di Raimondo. Nel 1463 il principato di T. (che si estendeva fino alla Basilicata, alla Terra di Bari, alla Terra d'Otranto e ad altri territori) ritornò alla Corona napoletana. Fallito, nel 1496, un tentativo di consegnarsi a Venezia, T. fu assediata e conquistata (1501-02) da G. Fernández de Cordova, nell'ambito del conflitto che oppose Francia e Spagna per la conquista del trono di Napoli. Gli Spagnoli, risultati vincitori, nel corso del XVI sec. dotarono di fortificazioni la città, che dovette affrontare diversi attacchi dei Turchi, anche nel secolo successivo. I moti antispagnoli del 1647-48 videro la popolazione di T., guidata dal militare G.D. Altamura, particolarmente attiva contro la nobiltà locale, anche se le autorità ebbero facilmente ragione della rivolta. Nel 1801 T. fu conquistata dalle armate napoleoniche; i Francesi rafforzarono le fortificazioni della città, facendone una base navale contro le forze anglo-russe, stabilite nel Mezzogiorno e in Sicilia. Nel 1809 la città fu assegnata con il titolo ducale a J.A. Macdonald, maresciallo di Francia; dopo il 1815 tornò ai Borboni. L'unità d'Italia (1861) favorì lo sviluppo di T. in virtù della sua posizione strategica che ben si adattava alle attività navali e militari; le prospettive di crescita della città trassero ulteriore slancio dall'apertura del Canale di Suez (1869). Nel giro di pochi anni si succedettero importanti realizzazioni: l'arsenale militare (1883), il canale navigabile tra il Mare Grande e il Mare Piccolo (1886), il ponte girevole (1887), il bacino (1889). Nel corso della prima guerra mondiale T., oltre a essere la base principale della flotta italiana (nonché della flotta inglese e di quella francese), fu punto di riferimento del traffico per l'armata stanziata a Salonicco e in Macedonia. Anche in occasione della seconda guerra mondiale la città fu teatro di importanti avvenimenti: nel novembre 1940 un improvviso attacco aereo inglese mise fuori uso tre corazzate della flotta italiana (Cavour, Duilio, Littorio). Nell'estate del 1943 T. venne duramente colpita dai bombardamenti aerei; il 9 settembre dello stesso anno sbarcarono nella città reparti inglesi e il 23 settembre fu sottoscritto un accordo tra il ministro della Marina italiana, ammiraglio L. De Courten, e il comandante in capo della flotta inglese del Mediterraneo, ammiraglio A. B. Cunningham, in virtù del quale le forze navali italiane, mantenendo la dipendenza dal comando italiano, venivano integrate con le forze degli Alleati. • Urban. - Nonostante l'esistenza di piani urbanistici, lo sviluppo urbano cominciato negli anni Sessanta del XX sec. è risultato disordinato e incontrollato. All'interno della città è possibile individuare tre aree: il Borgo (che insieme alle circoscrizioni Tre Carrare-Battisti e Italia-Montegranaro ospita quasi la metà della popolazione cittadina), situato a Nord-Ovest, lungo la terraferma; la Città Vecchia, situata su un'isola, tra i due canali, che include al suo interno i più antichi monumenti; la Città Nuova, collocata al di là del ponte girevole, al cui interno trovano spazio il centro amministrativo e residenziale, i quartieri periferici, il porto militare e l'arsenale. • Archeol. - Presso l'attuale Città Vecchia è stato individuato il sito dell'acropoli greca, alta soltanto 21 m, ma adeguatamente isolata dalle altre parti della città grazie alle mura e a un fossato attraversato da ponti. Nelle adiacenze dell'acropoli (località Scoglio del Tonno) è stato ritrovato un notevole insediamento miceneo, attribuibile a un'età compresa tra il XIV e il XII sec. a.C. Alla cultura micenea si sostituirono quella iapigia e poi quella greca. I corredi tombali delle necropoli, che si collocavano nell'attuale città nuova, testimoniano la grande prosperità di T. nei secc. VII-IV a.C. I monumenti dell'acropoli andarono distrutti sin dall'antichità; a proposito della città greca le fonti riferiscono di un'agorà rimarchevole che ospitava una statua di Zeus, creata da Lisippo, di dimensioni colossali, e di diversi templi. È stato possibile identificare le tracce di un tempio arcaico, dedicato a Poseidone, mentre il tempio di Afrodite sarebbe localizzabile grazie a un'ara, ritrovata presso la chiesa di Sant'Agostino. Frammenti di un tempio corinzio, datato al IV sec. a.C., vennero, invece, rinvenuti là dove sorgeva un tempo la chiesa della Pace. La città romana si sviluppò sulla stessa area di quella greca; all'epoca di Augusto venne eretto un ponte per il collegamento con la terraferma. Nella zona dove oggi sorge il mercato comunale furono rinvenuti resti di un anfiteatro, poi di nuovo interrati. Dell'età romana rimangono, inoltre, resti di due acquedotti e di un complesso termale (gli edifici termali erano in tutto tre). All'età romana risale, in particolare, l'acquedotto del Triglio, che ancora oggi rifornisce T., snodandosi lungo un percorso di 8 km, parzialmente sotterraneo. In vari punti della città sono stati rinvenuti resti delle mura. Nella T. romana vi erano, poi, il Museion, il ginnasio e il pritaneo. Particolare interesse storico-artistico rivestono le necropoli; all'età greca risalgono le più semplici tombe a inumazione e, nel periodo più tardo, le tombe a camera, ricche di decorazioni e suppellettili; all'età romana sono, invece, da ascriversi le tombe a cremazione. Il Museo Nazionale di T. (che conserva anche una notevole collezione di materiali preistorici rinvenuti nelle regioni circostanti) ospita i numerosi oggetti trovati nelle necropoli; particolarmente degni di nota sono i vasi corinzi, attici, italioti, la ricca e varia produzione d'oreficeria (all'interno della quale spicca il diadema fiorito di Canosa), le terrecotte votive locali. Si segnalano anche i frammenti architettonici e i fregi figurati policromi, costruiti in calcare locale e marmo d'importazione. Di notevole rilievo sono anche le monete coniate dalla zecca tarantina che, nel periodo compreso tra la seconda metà del VI sec. e la fine del III sec. a.C., ebbe la maggior produzione all'interno della Magna Grecia (particolarmente abbondanti e pregevoli le monete dell'epoca di Archita, tra il 380 e il 354 a.C.). Le monete coniate furono soprattutto d'argento, pur non mancando quelle d'oro; più rare, invece, le monete di bronzo. • Arte - Tra i monumenti di epoche più recenti spicca il duomo, la cui prima costruzione risale ai secc. XI-XII; esso, tuttavia, venne rifatto all'inizio del Trecento e subì ulteriori modifiche nell'età barocca. L'interno della chiesa è in stile romanico e ospita la cripta originaria e resti del pavimento dell'XI sec., nonché la cappella di San Cataldo, barocca. Interessanti anche la chiesa di San Domenico Maggiore, risalente al XIII sec., ma successivamente modificata; il castello (rifatto, nel 1480, da Ferdinando d'Aragona), dotato di quattro torrioni cilindrici. All'interno del territorio comunale è possibile vedere anche chiese-grotte e torri costiere. Degna di menzione è la Biblioteca civica Pietro Acclavio, che dispone di oltre 100.000 volumi. Nelle vicinanze della città è da segnalare la chiesa abbaziale di Santa Maria della Giustizia (XIV sec.). T. ospita annualmente, in ottobre, il convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia. Caratteristiche sono le tradizionali processioni della Settimana Santa: dei Perdune (perdoni), dell'Addolorata, dei Misteri. ║ Provincia di T. (2.437 kmq; 591.748 ab.): più della metà del territorio, esteso a forma di arco e bagnato dal Mar Ionio a Sud, è occupato da un'ampia zona costiera pianeggiante; il restante è collinare. Le quote più elevate, fino a 550 m s/m, si raggiungono ai confini con la Basilicata, a Ovest, e con la provincia di Bari, a Nord. Le Murge Tarantine, a Sud-Est, ai confini con le province di Brindisi e Lecce, superano, invece, di poco i 100 m s/m. I corsi d'acqua sono irregolari e di scarsa portata. Il clima è di tipo mediterraneo; le limitate precipitazioni si concentrano nel periodo autunnale e invernale. Nelle zone più rilevate il terreno è povero ed è destinato a seminativi asciutti, pascoli e aree boschive, sovente degradate. Procedendo verso la costa subentrano terreni argillosi e sabbiosi, più fertili, che si possono avvalere di cospicue quantità d'acqua grazie alle sorgenti della falda carsica. In queste zone viene praticata un'agricoltura intensiva e produttiva. Lo sviluppo dell'industria siderurgica ha nettamente ridimensionato il peso dell'agricoltura nell'economia provinciale. Le produzioni più consistenti sono quelle agrumaria, ortofrutticola, olearia e vitivinicola. In diverse località operano cantine sociali e cooperative. L'industria presenta, tra gli altri, i settori tessile e dell'abbigliamento, edile, del legno, alimentare, enologico. Pregevole la produzione di ceramiche a Grottaglie. Il turismo ha grandi potenzialità grazie soprattutto alle stazioni balneari (Marina di Ginosa, Castellaneta Marina, Chiatona). Centri principali: Martina Franca, Grottaglie, Manduria, Massafra, Ginosa, Laterza, Mottola, Sava.
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