Stato (779.452 kmq; 72.535.000 ab.) dell'Asia
sud-occidentale e, in parte minore, dell'Europa sud-orientale, includente la
Tracia, l'Asia Minore o Anatolia, con le isole di Imbro, Tènedo e altre
più piccole, parte dell'altopiano armeno e il margine settentrionale
della Mesopotamia. Confina a Nord-Est con la Georgia e con l'Armenia, a Est con
l'Iran, a Sud con l'Iraq e la Siria, a Nord-Ovest con la Grecia e la Bulgaria;
è bagnato a Nord dal Mar Nero, a Ovest dal Mar Egeo e a Sud-Ovest dal Mar
Mediterraneo. Capitale: Ankara. Città principali: Istanbul, Smirne,
Bursa, Batman, Van, Mersin, Izmit, Adana, Erzurum, Samsun, Diyarbakir,
Alessandretta. Ordinamento: Repubblica parlamentare. Il potere esecutivo spetta
al capo dello Stato e presidente della Repubblica, che viene eletto ogni sette
anni dall'Assemblea nazionale; quest'ultima, che è costituita da 550
deputati eletti ogni cinque anni a suffragio universale, detiene il potere
legislativo e nomina il Gabinetto dei ministri, comprendente un primo ministro.
Dal punto di vista amministrativo, la
T.
è suddivisa in
regioni e province. Moneta: lira turca. Lingua ufficiale: turco; sono diffuse
anche il curdo e, in misura molto minore, l'arabo, il greco e l'armeno.
Religione: musulmana.
GEOGRAFIA
Morfologia: il territorio della
T.
si presenta suddiviso in una serie di grandi zone naturali: la
Tracia orientale, la regione degli Stretti, le regioni costiere del Mar Nero,
del Mar Egeo e del Mar Mediterraneo, l'altopiano anatolico, l'Anatolia orientale
e una piccola parte della regione mesopotamica. La Tracia orientale, che
corrisponde alla Turchia europea, costituisce l'estrema diramazione meridionale
della penisola balcanica; è caratterizzata da un'ampia pianura centrale
di forma più o meno triangolare, formata da rocce sedimentarie calcaree e
delimitata a Nord-Est e a Sud-Ovest da due antichi rilievi: quello dell'Istranca
Dağlar, che si affaccia sul Mar Nero raggiungendo un'altitudine massima di
1.031 m, e quello del Tekir Dağlari, che dà sul Mar di Marmara
arrivando a un'altezza di 945 m. La regione degli Stretti deve la sua
configurazione odierna ad antichi fenomeni di sommersione, in seguito ai quali
le acque del Mediterraneo riempirono i bacini corrispondenti al Mar Nero e al
Mar di Marmara, nonché le valli fluviali costituenti oggi gli Stretti del
Bosforo e dei Dardanelli, che mettono in comunicazione i due Mari tra di loro e
con il Mediterraneo. Le coste del Bosforo, alla cui conformazione deve la
propria importanza geografica tutta la regione, scendono dolcemente verso il
mare e sono caratterizzate dalla presenza di numerose insenature; una di queste,
il Corno d'Oro, costituisce la penisola di Istanbul, che si estende tra il Mar
Nero, il Mar di Marmara e la sponda settentrionale dello Stretto. Verso il Mar
Egeo si trova invece la penisola di Gallipoli, che si allunga tra il golfo di
Saros e lo stretto dei Dardanelli. La regione del Mar Nero, caratterizzata da
una costa uniforme e pressoché priva di insenature, è dominata
dall'arco settentrionale dei Monti Pontici o Eusini, che si estendono
parallelamente alla linea costiera formando una barriera ininterrotta dal
Bosforo al Caucaso. Costituiti da dorsali continue interrotte solo da brevi
valli fluviali, questi rilievi oscillano tra i 2.000 e i quasi 4.000 m di
altitudine (Monte Kackar Dağ, 3.937 m), proteggendo le zone interne dagli
influssi del Mar Nero. La conformazione della regione dell'Egeo è
determinata dalla struttura dei rilievi retrostanti, che costituiscono la
propaggine occidentale dell'arco meridionale del Tauro. I fenomeni di orogenesi
cui furono sottoposti questi monti portarono infatti alla formazione, in tale
zona, di vulcani (Ulu Dağ), insenature e isole, nonché di vallate
perpendicolari alla linea costiera che fungono da accesso naturale
all'altopiano. Il litorale del Mediterraneo presenta grandi inarcamenti e
rientranze, che rispecchiano l'andamento tortuoso del retrostante allineamento
montuoso del Tauro centrale. Disposti parallelamente alla linea costiera, questi
monti hanno un'altitudine media di 2.000 m, con cime tra le più elevate
di tutto il sistema (Ala Dağ, 3.734 m); la loro compattezza ha reso
comunque impossibile l'utilizzo delle numerose insenature costiere, che sono
pressoché prive di accesso verso l'interno. L'unica eccezione è
costituita dai tratti di litorale che danno sul golfo di Adalia e sul golfo di
Alessandretta, caratterizzati dalla presenza di due ampie pianure alluvionali
che permisero, in passato, l'insediamento umano e lo sviluppo delle
attività agricole. L'altopiano anatolico si estende con un'altitudine
media di 1.000 m tra il massiccio Pontico e quello del Tauro. Costituito da un
antico basamento di rocce metamorfiche ricoperte da sedimenti argillosi,
l'altopiano conferisce a questa parte del Paese una grande uniformità
morfologica, interrotta soltanto da profonde valli di erosione, frequenti
soprattutto nella sezione settentrionale e orientale, e da ampi bacini salati e
paludosi (Tuz Gölü, Beysehir Gölü, Hoyran Gölü,
ecc.) nella porzione meridionale, nonché dalla presenza isolata di grandi
formazioni vulcaniche (Erciyas Dağ, 3.916 m; Monti Sultan, 2.581) e di
rilievi che superano spesso i 2.000 m di altitudine. L'Anatolia orientale
è situata a Est del fiume Eufrate e include la regione corrispondente
all'antica Armenia, dove le catene del Ponto e del Tauro convergono in un unico
e imponente massiccio di altitudine oscillante tra i 1.400 e i 3.000 m, cui
è possibile accedere solo da Est attraverso la valle dell'Arasse, e da
Ovest attraverso alcune anguste valli terminanti nell'altopiano anatolico. I
complessi fenomeni orogenetici di sollevamento, frattura e sprofondamento cui
furono sottoposti questi rilievi portarono inoltre alla formazione, in questa
regione, di enormi apparati vulcanici (Nemrut Dağ, 3.050 m; Monte Ararat,
5.165 m) e di numerose fosse tettoniche, le più profonde delle quali sono
quelle di Erzincan, di Erzurum e del Lago di Van (3.764 kmq). La regione
sud-orientale del Paese, infine, è costituita da un altopiano digradante
verso le pianure mesopotamiche, che si estende dal Tauro sud-orientale fino ai
Monti del Kurdistan. Morfologicamente, quest'area si presenta come un vasto
tavolato intagliato da solchi di erosione, elevato rispetto alla Mesopotamia ma
con conformazione pressoché simile a quella dei territori confinanti
della Siria e dell'Iraq. ║
Idrografia: i fiumi principali della
T.
sono: la Maritza e il suo tributario di sinistra Ergene nella
Tracia orientale; il Ceyhan e il Seyhan, che si gettano nel golfo di
Alessandretta, nella regione mediterranea; la Sakarya, il Kizil Irmak e lo Yesil
Irmak, tributari del Mar Nero, il Büyük Menderes o Grande Meandro e lo
Gediz Irmak, che sfociano nel Mar Egeo, nell'altopiano anatolico; l'Eufrate, il
Tigri e i loro affluenti, tributari del golfo persico, nell'Anatolia orientale.
║
Clima: il clima, di tipo continentale secco nell'altopiano
anatolico, si fa sempre più arido man mano che ci sposta verso Est, con
inverni rigidi, estati calde e asciutte e precipitazioni scarse. Sulla costa
settentrionale, bagnata dal Mar Nero, i venti marini danno invece origine a un
clima temperato e umido, caratterizzato da inverni freddi, estati miti e
precipitazioni abbondanti in tutte le stagioni. Un clima di tipo mediterraneo si
riscontra, infine, nella regione egea, dove il passaggio dei venti marini
è favorito dalla presenza di valli che giungono fino all'interno, e in
quella meridionale che si affaccia sul Mediterraneo, dove inverni temperati e
piovosi si alternano a estati calde e aride. ║
Flora: la
vegetazione della
T.
varia sensibilmente passando dalle zone
dell'interno a quelle costiere. La steppa, caratteristica dell'altopiano, lascia
il posto a un paesaggio di tipo subdesertico nelle zone più aride
dell'interno e in quelle orientali. Le catene montuose costiere sono invece
ricoperte da una vegetazione alquanto florida. In particolare, lungo il Mar Nero
prevalgono gli alberi a foglie caduche e le foreste di conifere, mentre sulle
coste dell'Egeo e del Mediterraneo fa la sua comparsa la macchia mediterranea.
║
Fauna: nell'altopiano, in Tracia, nel Tauro e nella regione egea
sono presenti svariate specie di animali domestici, tra cui ovini, asini e
bufali. Nelle zone di montagna che danno sulla costa orientale del Mar Nero si
possono incontrare cervi e caprioli, mentre nell'entroterra anatolico compaiono
animali selvaggi quali orsi e lupi.
Cartina della Turchia
Il Gran Bazar a Istanbul
Istanbul: la basilica di Santa Sofia (sec. VI), ora museo
Veduta di Ankara
Smirne (Turchia): rovine dell'agorà romana
Panorama di Kas, in Anatolia
ECONOMIA
Nel corso del XX sec. il territorio turco,
tradizionalmente suddiviso in regioni corrispondenti per lo più alle
principali zone geografiche del Paese, fu gradualmente riorganizzato in base al
progressivo modificarsi delle relazioni tra economia agricola e economia
industriale; l'urbanizzazione e i fenomeni di esodo rurale che essa
comportò, infatti, cominciarono a influire sulle differenziazioni interne
in modo più determinante della stessa produttività agricola. I
processi di produzione finirono così per concentrarsi in grandi apparati
finanziati per lo più da capitale straniero, con scarsa capacità
di integrazione tra i vari ambiti produttivi, collocazione degli stabilimenti
sul territorio in base alle richieste del mercato locale, e potenziamento di un
numero limitato di settori industriali a scapito degli altri. L'attività
agricola, pur continuando ad avere un'importanza primaria nell'economia del
Paese, rimase a uno stadio di arretratezza, caratterizzato da un elevato impiego
di manodopera e da una scarsa produttività. La modernizzazione
dell'agricoltura fu infatti fortemente ostacolata dall'instabilità
dell'assetto territoriale, determinata da un lato dalle migrazioni definitive o
stagionali della manodopera dalle campagne, dall'altro dalla sopravvivenza,
soprattutto nelle zone di montagna marginali, di gruppi di popolazione rurale
praticanti il nomadismo o comunque un'agricoltura di tipo tradizionale. A
partire dagli anni Trenta la crisi del mercato locale, determinata
dall'insufficienza di manodopera specializzata e di tecnologie appropriate oltre
che dalla drastica diminuzione della domanda interna, si ripercosse pesantemente
sull'industria. La crescita industriale del Paese, avviata con la creazione di
stabilimenti per la lavorazione del cotone, dello zucchero e del tabacco, fu
possibile grazie allo sfruttamento dei settori più sviluppati
dell'agricoltura e dell'allevamento industriali locali, in un momento in cui
l'industria meccanica costituiva ancora un monopolio delle imprese straniere e
l'industria di base, specie quella siderurgica, era ancora a uno stadio
embrionale di sviluppo. Una svolta decisiva nell'economia del Paese si
verificò solo a partire dagli anni Sessanta, allorché furono
redatti dei piani di sviluppo nazionale finalizzati a promuovere la
modernizzazione dei settori maggiormente concorrenziali e commerciali, a
discapito di quelli tradizionali e destinati a soddisfare la domanda interna.
Tale politica di modernizzazione, se da un lato determinò un incremento
significativo del prodotto nazionale interno lordo (fino a valori del 6% medio
annuo negli anni Sessanta), dall'altro causò la marginalizzazione di gran
parte dell'industria locale, e in particolare dei settori di largo consumo quali
il tessile e l'alimentare, che continuarono a sopravvivere esclusivamente grazie
all'elevata disponibilità di manodopera a basso costo e di materie prime.
Lo sviluppo dell'industria, continuato nei decenni successivi secondo dinamiche
estremamente positive, si è posto tuttavia in forte contrasto con il
funzionamento dei sistemi produttivi locali, acutizzando peraltro le
problematiche relative all'occupazione e provocando cospicui movimenti migratori
della popolazione verso i Paesi europei. ║
Agricoltura:
l'agricoltura di tipo tradizionale è destinata essenzialmente al consumo
interno e produce per lo più colture cerealicole, spesso in
quantità insufficienti a ricoprire il fabbisogno nazionale: frumento e
orzo, coltivati a maggese in diverse zone dell'altopiano anatolico e nelle
regioni costiere dell'Egeo e del Mediterraneo, mais e riso, diffusi il primo
sulle coste del Mar di Marmara e del Mar Nero e il secondo nel Sud-Est. Molto
più variegate le colture industriali destinate all'esportazione, prodotte
in quantità cospicue grazie all'impiego delle metodologie specializzate
introdotte dalla politica di modernizzazione: barbabietola da zucchero (Tracia,
Frigia, Cappadocia, Anatolia centrale e orientale), cotone (coste mediterranea e
egea), tabacco (regioni dell'Egeo, del Mar di Marmara e di Samsun, sulla costa
pontica), viti, olivi, fichi, agrumi, banane, albicocche, pistacchi, mandorle,
tè, piante da olio (girasole, lino e soia), rosa da essenza e papavero da
oppio. Notevole, infine, la produzione di nocciole (coste orientali del Mar
Nero), di cui la
T.
è il primo esportatore mondiale.
║
Allevamento: il patrimonio zootecnico della
T., che
costituisce ancora una delle principali risorse di sostentamento delle
popolazioni dell'interno, comprende per lo più ovini e caprini. Di questi
ultimi, una buona parte è costituita da pregiate capre d'Angora, allevate
nella regione di Ankara per ottenere lana
mohair.
L'attività peschereccia è sviluppata soprattutto sulle coste
del Mar Egeo, del Mar di Marmara e del Mar Nero. ║
Industria:
l'industria locale può contare su un'elevata disponibilità di
risorse minerarie e su un considerevole potenziale idroelettrico. La
T.
possiede infatti bacini carboniferi sulla costa pontica
occidentale, tra Eraclea e Zonguldak, giacimenti di lignite sull'altopiano e
minerali di ferro a Divriği e Hekimhan, nell'Anatolia orientale, oltre a
consistenti riserve di rame, bauxite, mercurio, magnesite, manganese, zinco e
boro. Notevoli anche i giacimenti di cromite, di cui la
T.
è uno dei maggiori produttori mondiali. Un minerale tipicamente
locale è, infine, la sepiolite o schiuma di mare, presente soprattutto
nei pressi di Eskisehir e utilizzata per la fabbricazione delle pipe. Assai
modesta è invece la produzione di petrolio, estratto dalle regioni
sud-orientali adiacenti al Lago di Van. Numerose centrali idroelettriche,
concentrate soprattutto lungo il corso del fiume Eufrate, consentono inoltre di
sfruttare al meglio le risorse idriche del Paese, assicurando più della
metà della produzione totale di elettricità. Per quanto concerne
l'industria di base, il settore più sviluppato è quello
siderurgico, presente in tre principali complessi: quelli di Karabuk e di
Eraclea, nella regione carbonifera del Mar Nero, e quello di Alessandretta per
la lavorazione di minerale d'importazione, sulla costa meridionale del Paese.
Abbastanza diffusi sono anche gli stabilimenti meccanici, che forniscono
autoveicoli, macchine agricole, materiale ferroviario, aerei e apparecchiature
elettriche. Le industrie manifatturiere per la produzione dei beni di consumo
sono presenti in numerose città, con una concentrazione massima nelle
aree di Istanbul, Smirne e Bursa; tra esse prevalgono quelle tessili (cotone,
lana, seta, fibre artificiali e sintetiche) e quelle alimentari, anche se non
mancano calzaturifici e stabilimenti per la lavorazione del tabacco e delle
pelli. In fase di continua crescita sono, infine, le industrie chimiche, attive
nelle regioni industriali comprese tra il Bosforo e il tratto occidentale della
costa del Mar Nero, e le industrie petrolchimiche, impiantate a Izmit, Batman,
Smirne, Alessandretta e Mersin. ║
Commercio e comunicazioni: la
rete stradale della
T. si articola da Nord-Ovest a Est sull'asse
principale Istanbul-Ankara-Erzurum, dal quale partono diramazioni verso i
principali centri costieri. La mancanza di collegamenti regionali tra i diversi
nodi viari, soprattutto nelle zone litoranee, rende comunque il sistema stradale
turco inadeguatamente e insufficientemente sviluppato rispetto alle
necessità del Paese. La rete ferroviaria è imperniata su tre assi
principali: quello che collega il Bosforo, Ankara e la sezione nord-orientale
del Paese, arrivando fino alla Georgia; quello tra la costa egea e l'Anatolia
orientale, che giunge fino alla Georgia passando per la costa mediterranea;
quello, infine, che attraversa la regione turco-siriana, mettendo in
comunicazione il porto di Alessandretta con il confine iracheno. Le città
costituenti i principali nodi ferroviari (Istanbul, Smirne, Alessandretta,
Mersin e Izmit) sono anche i maggiori centri portuali del Paese. Numerose
città, tra cui Istanbul, Ankara, Smirne, Adana, Bursa, Diyarbakir e
Samsun, sono servite da un aeroporto internazionale. Il commercio con l'estero
si svolge tramite l'esportazione di prodotti agricoli e tessili, oltre che di
materie prime, e l'importazione di combustibili (petrolio), macchinari,
semilavorati e prodotti chimici. I principali clienti e fornitori della
T.
sono la Germania, gli Stati Uniti e l'Italia. ║
Turismo: la bellezza dei paesaggi naturali, la presenza di notevoli
monumenti nonché la mitezza del clima fanno della
T.
una
delle mete privilegiate del turismo, che va diventando una delle voci più
importanti dell'economia locale; esso assicura infatti un costante afflusso di
valuta estera, attenuando il forte deficit della bilancia commerciale.
STORIA
Il 10 agosto 1920, in seguito allo sgretolamento dell'Impero ottomano nella
prima guerra mondiale, il sultano Maometto VI fu costretto ad accettare il
Trattato di Sèvres, con il quale il territorio propriamente turco,
già privato delle regioni arabe, veniva posto sotto il controllo degli
Alleati e occupato in alcune sue parti da questi ultimi (V. OTTOMANO, Impero
ottomano). Nel frattempo, in risposta alle frequenti ribellioni di vari settori
dell'esercito, intensificatesi dopo l'invasione greca di Smirne (maggio 1919) e
la deportazione dei deputati nazionalisti del Parlamento di Istanbul (marzo
1920), era stata eletta a Ankara una grande Assemblea nazionale, che nell'aprile
1920 aveva dato vita a un Governo provvisorio affidando il potere al generale
Mustafà Kemal, detto in seguito Kemal Atatürk. Dichiarato ribelle da
Maometto VI, quest'ultimo si era posto a capo delle forze militari ribelli,
organizzandole in vero e proprio movimento nazionalista che mirava a demolire le
vecchie strutture imperiali e a liberare il territorio turco dalle potenze
straniere. Dopo aver portato la Francia a firmare un armistizio in Cilicia
(maggio 1920) e aver ripreso possesso dei distretti armeni di Kars, Trebisonda e
Ardahan (Trattati di Aleksandropol', 1920, Mosca e Kars, 1921), il generale
liberò il Paese dalle truppe greche (1921) e respinse gli Italiani da
Adalia (giugno 1921); costrinse quindi le potenze occupanti a sottoscrivere il
Trattato di Losanna (24 luglio 1923), che stabiliva la protrazione della
smilitarizzazione degli Stretti e rendeva alla T. la Tracia orientale, Imbro,
Tenedo e la regione di Smirne. Il 1° novembre 1922 Mustafà Kemal
abolì il sultanato e diede vita al Partito repubblicano del popolo (PRP),
che rimase di fatto l'unico partito fino al 1946. Il 29 ottobre 1923 l'Assemblea
nazionale, dominata dai kemalisti dopo le elezioni tenutesi nel giugno
precedente, proclamò la Repubblica di T. con presidente Kemal; presidente
del Consiglio fu invece eletto il generale Ismet Inönü, già
vice-presidente del Partito repubblicano del popolo. Munito di poteri
pressoché illimitati dalla Costituzione del 1924, Kemal avviò una
serie di riforme di laicizzazione volte a trasformare la T. in un Paese moderno
e indipendente: introdusse l'istruzione obbligatoria, l'alfabeto latino e il
calendario gregoriano; sciolse gli ordini religiosi (dervisci); abolì la
poligamia musulmana e abrogò l'articolo della Costituzione che dichiarava
l'Islamismo religione di Stato. Sul piano economico, fu adottata una politica di
industrializzazione che dava la preminenza al settore pubblico e fu avviata la
modernizzazione dell'agricoltura, comunque fallita per le resistenze opposte dai
grandi proprietari terrieri. Fu inoltre messa in atto una dura repressione nei
confronti delle minoranze etniche presenti nel Paese, e soprattutto di quella
curda. Per quanto concerne le relazioni estere, Kemal assunse un atteggiamento
pacifista. In primo luogo, risolse le controversie riguardanti i confini
sud-orientali: nel 1926 ottenne che fosse riconosciuto alla T. il confine con
l'Iraq, al quale rimase la città di Mossul, rivendicata fino a quel
momento da Ankara, mentre nel giugno 1929 stipulò una convenzione con la
Francia per la definizione del confine con la Siria. In secondo luogo, il
presidente ripristinò i contatti con le Nazioni vicine e rafforzò
le relazioni con le potenze internazionali: ammessa nella Società delle
Nazioni (1932), la T. entrò a far parte dell'Intesa balcanica (1934) e
sottoscrisse un accordo di neutralità e amicizia con l'Unione Sovietica
(1935); nel 1936, infine, ottenne da una conferenza internazionale
l'autorizzazione a riarmare gli Stretti. Alla morte di Kemal (novembre 1938), la
presidenza della Repubblica e la direzione del PRP passarono a I.
Inönü. Ottenuto il riconoscimento del sangiaccato di Alessandretta
(giugno 1939), quest'ultimo firmò un trattato di alleanza con la Gran
Bretagna e la Francia (ottobre 1939), ma mantenne una posizione neutrale durante
la seconda guerra mondiale; solo nel febbraio 1945 dichiarò guerra alla
Germania e al Giappone, prendendo poi parte alla costituzione dell'ONU. Durante
la guerra fredda la T. si schierò con gli Stati Uniti, ricevendo da
questi ultimi importanti aiuti economici e militari. Sul piano interno, il
carattere sempre più dispotico del Governo di Inönü
suscitò la violenta reazione dell'opposizione, che costrinse il
presidente a intraprendere una parziale liberalizzazione del regime e a
introdurre il multipartitismo (1945). Nelle elezioni del 1950 il Partito
democratico (PD) ottenne la maggioranza dei voti e i suoi massimi
rappresentanti, C. Bayar e A. Menderes, furono nominati rispettivamente
presidente della Repubblica e presidente del Consiglio dei ministri. Sul piano
internazionale, il nuovo Governo mantenne le posizioni filoccidentali di quello
precedente, prendendo parte alla guerra di Corea (1950) e aderendo prima alla
NATO (1952), e quindi al Patto di Baghdad (1955). Dal punto di vista
economico-sociale, invece, il Governo del PD abbandonò la politica di
laicizzazione del settore pubblico e promosse gli investimenti stranieri e la
privatizzazione. Tuttavia, a partire dal 1955 il regime, per far fronte alle
crescenti agitazioni e proteste suscitate dall'aumento dell'inflazione e
dall'acuirsi del deficit commerciale, rafforzò i suoi caratteri
autoritari. La situazione precipitò nel maggio 1960, allorché un
gruppo di ufficiali rovesciò Menderes affidando il potere al generale C.
Gürsel. Menderes stesso fu processato e impiccato insieme ad alcuni suoi
compagni (1961). Nelle elezioni che seguirono l'emanazione della nuova
Costituzione (ottobre 1961), il PRP ebbe il 36,7% dei voti, contro il 34,8% del
Partito della giustizia (PG), subentrato al posto del PD. La carica di
presidente della Repubblica fu ricoperta da Gürsel, mentre a dirigere il
Governo fu chiamato Inönü, che tentò da subito di risollevare
l'economia del Paese varando un primo piano quinquennale (1962) e sottoscrivendo
un accordo di associazione con la CEE (1963). Le elezioni generali del 10
ottobre 1965 decretarono una schiacciante vittoria del PG, il cui leader S.
Demirel assunse la carica di presidente del Consiglio dando vita a un Governo
monocolore. Nel marzo 1966 Gürsel, costretto a dimettersi per motivi di
salute, fu sostituito alla presidenza della Repubblica dal generale C. Sunay.
Sul piano interno, il Governo Demirel dovette far fronte a numerosi problemi di
ordine economico e sociale, acuiti peraltro dal diffondersi della violenza
politica e dall'emergere di contrasti etnici e religiosi nelle province
sud-orientali. A livello internazionale, Demirel proseguì nella direzione
dei Governi precedenti, intrattenendo relazioni amichevoli con gli Stati Uniti e
l'Europa occidentale e rapporti pacifici con l'Unione Sovietica e i vicini Paesi
arabi. D'altro canto, l'intensificarsi degli attriti tra le due comunità
greca e turcofona a Cipro portò a un deterioramento delle relazioni tra
Atene e Ankara (1967). Riconfermato alla presidenza del Consiglio dopo le
elezioni dell'ottobre 1969, Demirel non fu in grado di far fronte alle crescenti
difficoltà interne; rimase comunque al potere fino al marzo 1971,
allorché un intervento delle forze armate lo costrinse a presentare le
dimissioni. Ebbe così inizio un decennio caratterizzato dalla tutela
militare sulla vita politica. I Governi che si susseguirono nel corso degli anni
Settanta (tra cui quello socialdemocratico di B. Ecevit e quello di destra di
Demirel, alternatisi ripetutamente al potere) cercarono infatti di risolvere la
crisi attuando una politica rigidamente autoritaria. Nel settembre 1980, in
seguito a un colpo di Stato militare, la direzione del Paese fu assunta dal
generale K. Evren. Quest'ultimo, a capo di un Consiglio di sicurezza nazionale
(CSN), impose la legge marziale, ordinò lo scioglimento dell'Assemblea
nazionale e fece arrestare i leader dei maggiori partiti politici, che furono
così messi al bando. Nel novembre 1982, dopo che i militari ebbero fatto
approvare il progetto di una nuova Costituzione, Evren divenne presidente della
Repubblica. Le elezioni che si svolsero nel novembre 1983 videro la
partecipazione di soli tre partiti: il Partito della democrazia nazionalista,
sostenuto dai militari, il Partito della madrepatria (PM), di orientamento
conservatore, e il Partito del popolo, di centro-sinistra. Contro ogni
previsione, la vittoria andò al PM, che ottenne il 41,5% dei voti. Il
leader del partito, T. Özal, assunse la carica di primo ministro,
avviò un programma economico di stampo liberista e concesse ampi poteri
alla polizia; la dura politica repressiva adottata nei confronti delle forze di
destra e della minoranza separatista curda gli valse, comunque, la severa
condanna del Consiglio d'Europa. Confermato alla guida del Governo dopo il
trionfo del PM nelle elezioni del novembre 1987, Özal ristabilì
alcune libertà politiche e si adoperò al fine di migliorare le
difficili e tese relazioni con la Grecia (1988). Nell'estate 1988 le relazioni
tra il Governo turco e la minoranza curda si inasprirono ulteriormente a causa
dell'arrivo di migliaia di profughi iracheni. Le tensioni interne crebbero
ancora agli inizi del 1989, allorché Sofia avviò una campagna di
“assimilazione forzata” che spinse almeno 100.000 Turchi residenti
in Bulgaria a tornare nella madrepatria. Nel novembre 1989 Özal fu eletto
presidente della Repubblica dall'Assemblea nazionale; un suo stretto
collaboratore, Y. Akbulut, gli subentrò alla direzione del Governo e del
PM. Allo scoppio del conflitto tra il regime di Baghdad e l'ONU per
l'occupazione del Kuwait (1990), Ankara si schierò contro Saddam Husayn,
consentendo agli Americani di utilizzare le basi turche per bombardare l'Iraq.
Nel giugno 1991 la guida del Governo fu assunta dal leader della corrente
liberale del PM, M. Yilmaz; le elezioni politiche dell'ottobre successivo
registrarono però la vittoria del Partito della vera via (PVV) e il
ritorno al potere di Demirel, che diede vita a un Governo di coalizione con il
Partito populista socialdemocratico (PPSD). Il Governo Demirel si trovò a
dover affrontare gli stessi problemi che ne avevano provocato la caduta oltre
dieci anni prima: la crisi economica e la crescita dell'inflazione, il dilagare
della violenza politica, il persistere di tensioni sociali dovute alle
rivendicazione delle minoranze etniche. Nel 1993 Demirel assunse la presidenza
della Repubblica; la direzione del partito e del Governo passarono alla signora
Tansu Çiller, che consolidò la politica di austerità e
avviò la privatizzazione delle imprese pubbliche. La stabilità del
nuovo Governo fu comunque presto minata dal persistere di gravi contrasti
sociali e politici; costretta a presentare le dimissioni nel settembre 1995, la
Çiller costituì un Governo di transizione che sopravvisse fino
alle elezioni del dicembre successivo. I primi anni Novanta furono segnati
dall'intensificarsi della politica repressiva nei confronti degli
indipendentisti curdi, le cui basi militari irachene vennero ripetutamente
bombardate. I contrasti con l'Iraq e con la Siria, suscitati dalla questione
dello sfruttamento del fiume Eufrate, si acuirono ulteriormente a partire dal
febbraio 1996, allorché la T. sottoscrisse un accordo di cooperazione
militare con Israele. Allo stesso modo, le tensioni nelle relazioni con la
Grecia aumentarono a causa di una controversia sulla delimitazione delle acque
territoriali nel Mar Egeo. Allo scoppio del conflitto in Bosnia-Erzegovina, la
T. prese le parti dei Musulmani, sforzandosi peraltro di rafforzare i rapporti
con i Paesi balcanici e di intensificare gli scambi con le Repubbliche dell'ex
Unione Sovietica a maggioranza turcofona. Le tensioni con i Paesi europei,
dovute alle severe critiche mosse da questi ultimi nei confronti del regime
autoritario di Ankara, si attenuarono notevolmente a partire dal dicembre 1995,
allorché la T. acconsentì a sottoscrivere un accordo di unione
doganale con l'Ue. Sul piano interno, le elezioni del dicembre 1995 sancirono la
vittoria del Partito della prosperità (PP), dominato dagli integralisti
islamici. Nel luglio 1996 il leader di quest'ultimo, N. Erbakan, diede vita a un
Governo di coalizione con il PVV. Intanto il conflitto con i curdi proseguiva,
intensificandosi a tal punto da scatenare, nel luglio 1996, il primo attentato
suicida ad opera del Partito dei lavoratori del Kurdistan, il PKK. Si
inasprirono anche i rapporti tra T. e Grecia riguardanti le minoranze turche in
Tracia e la sovranità su alcune zone del Mar Egeo. Con il Governo Erbakan
la T. si andò lentamente muovendo in senso islamico, provocando le
proteste delle rappresentanze laiche che non gradivano la forte impronta
religiosa data alla vita politico-amministrativa del Paese. Nel febbraio 1997
una decisione del Consiglio nazionale di sicurezza (MGK), organo di controllo
permanente dello Stato da parte delle Forze armate, di fatto sospese la vita
politica turca in nome di una laicità statale proclamata dai dettami
della rivoluzione di K. Atatürk. Nel maggio 1997 il PVV abbandonò la
coalizione, alla quale si aggiunse il Partito della grande unione (BBP), di
estrema destra, mentre la Corte suprema iniziò la procedura tendente
all'interdizione del partito islamico Refah. Nel giugno 1997 Erbakan si dimise e
il presidente S. Demirel diede l'incarico per la formazione di un nuovo Governo
a M. Yilmaz. Il 12 luglio la nuova coalizione, formata dal Partito della
madrepatria (ANAP), dal Partito democratico di sinistra (DSP) e dal Partito
democratico della Turchia (DTP), ottenne la fiducia parlamentare. Oltre a
problemi di tipo economico, Yilmaz volle affrontare quello relativo alla riforma
scolastica (settembre 1997), alzando gli anni della frequenza obbligatoria da 5
a 8 e provocando la diminuzione delle iscrizioni nelle scuole islamiche. Sempre
in un'ottica laicista la Corte Costituzionale mise definitivamente fuori legge
il partito islamico Refah (1998), decidendone la confisca dei beni, oltre
all'esclusione dalla vita politica di Erbakan e di altri dirigenti accusati di
fondamentalismo. Buona parte dei membri del Refah, però, si erano
già staccati dal movimento per aderire al neonato Partito della
virtù (FP). Nel settembre 1998 uno scandalo che coinvolse un ministro del
Governo di Yilmaz diede il via a una serie di avvenimenti che portarono
all'indizione di elezioni anticipate e al conferimento a B. Ecevit, del DSP,
dell'incarico di formare il nuovo Governo di transizione fino alle elezioni
dell'11 gennaio 1999. Le elezioni si conclusero con la vittoria del partito di
Ecevit, che fu riconfermato a capo dell'esecutivo e che formò un Governo
di coalizione con il Partito di azione nazionale e l'ANAP, oltre al suo DSP.
Durante la campagna elettorale dell'autunno 1998, aveva intanto preso il via la
vicenda, sempre legata alla questione curda, che ebbe come protagonista il
leader del PKK Abdullah Ocalan. Dopo la cattura del suo numero due, Semdin
Sakik, Ocalan si vide costretto a chiedere asilo politico in Siria, in Russia e
successivamente in Italia, dove venne fermato dietro mandato di cattura
internazionale per la sua responsabilità nella morte di alcuni cittadini
curdi in Germania. Arrestato nell'ambasciata greca di Nairobi il nel febbraio
1999, venne rinchiuso nel carcere dell'Isola di Imrali, nel Mar di Marmara e,
dopo un processo caratterizzato da mancanza di trasparenza, condannato a morte
il 29 giugno con l'accusa di tradimento e di omicidio plurimo. La Corte di
Cassazione turca confermò la condanna per l'esecuzione della quale
però, si necessitano le ratifiche del Parlamento e del presidente della
Repubblica. Nonostante il generale dissenso a riguardo espresso dall'opinione
pubblica internazionale, la
T. venne ammessa come candidata a entrare a far
parte dell'Ue (11 dicembre 1999). Intanto il 17 agosto 1999 un violento
terremoto sconvolse il Nord-Ovest del Paese, provocando la morte di 12.000
persone e il ferimento di oltre 40.000. Nella primavera del 2000 la scena
politica turca si concentrò sull'elezione del nuovo presidente della
Repubblica e sulle polemiche scatenate dal primo ministro Ecevit per
l'impossibilità di ricandidare alla carica il presidente uscente S.
Demirel. Nel maggio 2000 il Parlamento turco elesse A.N. Sezer, un giudice, fino
ad allora a capo della Corte Costituzionale, che divenne il primo presidente
turco che non vantasse né un passato di militanza politica, né una
carriera in ambito militare. Sostenitore delle riforme democratiche e fautore di
un'impostazione laica della vita politica, Sezer alimentò le speranze di
un'accelerazione del processo di democratizzazione del Paese, che
risultò tuttavia minato dall'insorgere di contrasti tra il
neopresidente e il primo ministro Ecevit. Nel 2001 e nel 2002 proseguì lo sciopero
della fame dei detenuti contro la riforma degli istituti penitenziari, iniziato
nel settembre 2000. Nel dicembre 2000 le forze di sicurezza avevano messo fine
in modo sanguinoso a una rivolta dei detenuti, uccidendone 32. L'episodio
suscitò l'aspra riprovazione dell'Unione europea, che continuava ad
avanzare cautele nei confronti dell'ingresso di Ankara nell'Unione,
soprattutto a causa delle numerose violazioni dei diritti umani che si
verificavano ancora nel Paese. Nuove tensioni si crearono tra Ankara e l'Ue
nel giugno 2001, quando la Corte Costituzionale turca decise di bandire il
Partito della virtù (FP), di ispirazione islamica, per attività
contraria alla laicità dello Stato turco. Dopo gli attentati
dell'11 settembre contro le Torri Gemelle e il Pentagono, la
T.,
interessata ad accelerare l'ingresso nell'Unione europea, decise di
entrare a far parte della coalizione contro il terrorismo internazionale.
Tra luglio e agosto 2002, però, la stabilità interna venne seriamente
minacciata dalle dimissioni di una sessantina di deputati del Partito della
sinistra democratica di Ecevit che decisero di convegere nel partito filoeuropeo
Nuova Turchia dell'ex ministro degli Esteri Ismail Cem, tra i primi dimissionari, molti
dei quali membri del Governo. Ecevit si vide allora costretto a indire elezioni anticipate
per il successivo mese di novembre. Le consultazioni portarono alla netta vittoria del
movimento islamico Giustizia e sviluppo (Akp) di Recep Tayyip Erdogan che, con il 34,2 per
cento dei voti e 363 dei 550 seggi parlamentari, si garantì la maggioranza assoluta del
Parlamento. Altra presenza, seppur di minor entità, quella del Partito repubblicano del
popolo (Chp), realtà politica di ispirazione laica entrata in Parlamento con 179 deputati
(19.3% di preferenze). Lo sbarramento al 10% impedì alla maggioranza degli altri partiti
(tra cui il Partito di sinistra democratica del premier uscente Ecevit) di entrare a far parte
dell'organo legislativo. Dopo alcuni giorni venne eletto premier Abdullah Gul, braccio destro
del leader di Giustizia e sviluppo Erdogan, impossibilitato a ricoprire la carica di capo dell'Esecutivo per
una condanna ricevuta per istigazione all'odio religioso. Il nuovo assetto governativo-parlamentare turco
inizialmente preoccupò l'Occidente per la sua forte componente islamica, ma i primi
passi di Gul furono nel senso della rassicurazione in vista di un futuro ingresso del Paese
nell'Unione europea. Nel mese di dicembre vennero approvate delle deroghe costituzionali che
permisero a Erdogan di entrare in Parlamento e, conseguentemente, di poter essere scelto
quale primo ministro, cosa che prontamente si verificò nel marzo 2003 contemporaneamente
alle dimissioni di Gul. Nello stesso mese il Parlamento bocciò la richiesta statunitense
di concedere l'uso del territorio turco alle truppe americane in preparazione dell'attacco
all'Iraq (V. IRAQ; V. STATI UNITI D'AMERICA) dando però l'autorizzazione ai velivoli militari
statunitensi di sorvolare il Paese. Nella stessa occasione venne votato l'invio di truppe
turche nelle aree curde dell'Iraq settentrionale. Nel mese di maggio oltre 160 persone, molte
delle quali bambini intrappolati nel dormitorio della loro scuola, persero la vita dopo che un
devastante terremoto aveva colpito l'area della città di Bingol, nel Sud-Est del Paese.
Sempre nel 2003 il Parlamento approvň una serie di norme che garantivano, tra l'altro, un maggiore
accesso alla libertŕ di parola e all'uso della lingua curda, in vista di una futura entrata del
Paese nell'Unione europea. Nel novembre 2003 la cittŕ di Istanbul venne colpita da una serie di
attentati (tra cui due ad altrettante Sinagoghe, costati la vita a 23 persone e altri a obiettivi
britannici in cui morirono una trentina di persone) dei quali venne ritenuta responsabile
l'organizzazione terroristica al-Qaeda. Dal giugno 2004 la situazione tornň a essere tesa anche
nel Kurdistan in seguito alla decisione del PKK di riprendere l'attivitŕ armata. Sul piano
strettamente politico, il Parlamento, nel tentativo di adeguare la legislazione turca agli standard
europei in materia di giustizia e di diritti umani e civili, nel maggio 2004 abolě la pena di
morte per tutti i crimini, mentre nel maggio 2005 abrogň norme repressive della libertŕ di stampa,
inasprě le pene previste per i delitti contro la persona e garantě maggiori tutele per donne e
bambini. In seguito all'introduzione di questi provvedimenti, a ottobre dello stesso anno iniziarono
ufficialmente i negoziati per l'ingresso del Paese nella Ue. Rimasero tuttavia irrisolte alcune
questioni di contrasto con altri Stati, in particolare con Cipro, non ancora riconosciuta dalla
T., e con l'Armenia, a cui la
T. si rifiuta di chiedere scuse ufficiali per i fatti
del 1915, quando piů di un milione di Armeni morrono in seguito alle deportazioni messe in atto
dall'Impero ottomano. Nel novembre 2006 proprio l'irrisolta questione cipriota fu alla base
dell'arresto delle trattative per l'ingresso del Paese nella Ue. In questo clima di incertezza
politica, nel 2007 la
T. si trovň ad affrontare due importanti appuntamenti elettorali:
le presidenziali e le politiche. Il 28 agosto venne eletto nuovo presidente
della
T. Abdullah Gul, giŕ ministro degli Esteri del governo Erdogan. Abdullah Gul
divenne l'undicesimo presidente della
T., nonché il primo islamico a capo di uno
Stato laico. Le elezioni presidenziali, che si sarebbero dovute tenere in aprile, erano state
rimandate in seguito all'opposizione dei militari e dei laici alla candidatura a presidente
di un filoislamico, ed erano state precedute dalle elezioni politiche anticipate, tenutesi il
22 luglio e vinte dall'AKP, il partito di ispirazione islamica moderata di Erdogan,
che conquistň la maggioranza assoluta dei 550 seggi del Parlamento.
POPOLAZIONESituata
all'incrocio tra il Vicino Oriente e l'Europa mediterranea, la
T.
nei tempi antichi fu punto di passaggio per le popolazioni che
attraversarono l'Asia Minore per dirigersi verso Ovest. Gli Ittiti vi comparvero
verso la fine del III millennio a.C., diffondendo la propria cultura
indoeuropea; contemporaneamente gli Urriti giungevano nell'Anatolia
sud-orientale. A partire dalla seconda metà del II millennio a.C., con
l'occupazione dell'Anatolia da parte delle popolazioni egee degli Achei, il
Paese entrò in contatto con le civiltà occidentali. Dopo aver
subito l'invasione persiana e quella macedone, l'Anatolia divenne un
possedimento dei Romani, che ne fecero una regione strategica di collegamento
tra Occidente e Oriente e vi diffusero la cultura latina. Il processo di
occidentalizzazione avviato dai Romani fu definitivamente interrotto, dopo le
rispettive fasi bizantina e araba, dal sopraggiungere dei Turchi Selgiuchidi (XI
sec.), che si insediarono nel territorio anatolico imponendo alle popolazioni
locali la loro lingua e la religione musulmana. Nei secoli successivi, la
politica espansionistica e l'arretratezza economica dell'Impero ottomano,
unitamente alla sopravvivenza all'interno dei suoi confini di forti minoranze
culturali e religiose, gettarono le basi di una realtà territoriale
fortemente disomogenea, caratterizzata da poche zone in cui si concentra lo
sfruttamento delle risorse locali e vastissime aree sottosviluppate, legate a
un'economia di tipo seminomade. Nel 1923, in seguito alle vicende legate alla
rivoluzione nazionalista, le popolazioni greche stanziate nelle regioni
occidentali egee furono costrette a oltrepassare il confine. Negli anni
successivi, il Governo turco represse duramente i tentativi indipendentisti
messi in atto da esigue minoranze curde e armene, insediate rispettivamente
nelle regioni montuose sud-orientali e sud-occidentali del Paese. Entro la prima
metà del Novecento, con l'afflusso di numerose ondate di profughi turchi
provenienti dalla Bulgaria e dalla Grecia, la popolazione della
T.
divenne un insieme etnicamente più omogeneo. Attualmente, gli Armeni
sono quasi totalmente scomparsi, mentre i Curdi rappresentano ancora una solida
minoranza (circa il 10% della popolazione totale). La crescita demografica,
favorita dallo stabilizzarsi delle condizioni generali del Paese dopo
l'instaurazione della Repubblica, continuò pressoché ininterrotta
dal censimento del 1927 fino agli anni Ottanta, facendo praticamente
quadruplicare la popolazione. La densità demografica è tuttavia
caratterizzata da forti contrasti regionali, derivanti dall'eterogenea
distribuzione dei centri di mercato e di produzione sul territorio del Paese: i
valori medi raggiungono le punte massime nelle aree costiere, in particolare in
Tracia e lungo il litorale egeo, per poi diminuire sensibilmente man mano che ci
si sposta verso le province montuose dell'Anatolia orientale e le zone di
confine con l'Armenia e l'Iran. Nella sezione sud-orientale dell'Anatolia, tra
il confine siriano e l'entroterra del golfo di Alessandretta, sono presenti
importanti agglomerati urbani. Nelle zone dell'entroterra, nonché sulle
catene montuose periferiche, sono ancora ampiamente diffuse varie forme di
seminomadismo e di migrazioni pastorali; i nomadi puri, invece, sono in via di
rapida estinzione: concentrati soprattutto nelle aree del Tauro e del Kurdistan,
essi ammontano attualmente a meno di 100.000.
ARTE
Le antiche civiltà che si sono
succedute sul territorio corrispondente all'attuale
T.
ci hanno
lasciato numerose testimonianze artistiche. Notevoli esempi dell'architettura
ittita sono presenti in tutto il Paese, con una maggiore concentrazione nei
pressi di Bogazkoy, Yazilikaya, Alisar Hüyük, Kültepe e Karatepe.
Intorno al 1200 a.C. l'Impero degli Ittiti si sgretolò, ma la loro forme
artistiche continuarono a essere coltivate per altri cinque secoli negli Stati
cosiddetti neoittiti, come è peraltro testimoniato dai numerosi resti
rinvenuti a Karatepe, Karkemish, Zincirli, Malatya. Nel frattempo, in Asia
Minore si sviluppavano le tradizioni culturali dei Frigi, dei Cari, dei Lici e
dei Lidi; questi ultimi, in particolare, ci hanno lasciato importanti esempi di
architettura nei pressi di Sardi, dove sono state rinvenute numerose tombe
reali. Con la conquista di Ciro II il Grande, le culture locali fiorite nel
territorio dell'attuale
T.
entrarono in contatto con la
civiltà artistica persiana, e ne furono profondamente influenzate. In
epoca ellenistica, con il concentrarsi dell'attenzione sull'urbanistica, si
impose lo schema ippodameo, ripreso in seguito anche dall'arte romana di
età imperiale. A partire dal III sec. fecero la loro comparsa le
basiliche e i
martyria, rappresentati inizialmente solo da costruzioni
funerarie. Grande fioritura ebbero i mosaici, soprattutto a Antiochia, mentre le
proporzioni dei sarcofagi divennero imponenti (Sidamara). Nella scultura e nella
pittura divenne predominante la tendenza a rappresentare le figure frontalmente,
mentre nella lavorazione dei capitelli si impose una tecnica a trapano e
scalpello derivata dagli Antonini. La diffusione del Cristianesimo a opera di
Giustiniano (VI sec.) e la conseguente scomparsa delle tradizioni pagane ebbe
riflesso immediato nell'architettura del tempo, che conobbe un momento di grande
splendore. Tra i massimi capolavori di quest'epoca vanno menzionati la basilica
di San Giovanni, a Efeso, i
martyria di San Sergio e Bacco, a Istanbul, e
la basilica di Santa Sofia, sempre a Istanbul. Quest'ultima, in particolare,
fonde in un originale e armonico complesso motivi sasanidi (grande calotta) e
tardo-romani (rivestimenti in marmo delle pareti). Con l'avanzare della potenza
islamica, l'Impero perse gran parte delle province turche, riuscendo a
conservare solo la parte europea e l'entroterra dell'Anatolia. Fu a quest'epoca
che la struttura delle basilica si fuse con quella del
martyrion, dando
luogo a un nuovo tipo di edificio religioso a croce inscritta e di modeste
dimensioni. L'esplodere della crisi iconoclasta (VIII sec.) determinò un
radicale mutamento dello stile decorativo, che si orientò verso le forme
astratte (Sant'Irene a Istanbul; chiese rupestri di Göreme); la ricomparsa
delle immagini nei secoli successivi fu accompagnata da un irrigidimento degli
schemi iconografici, come è peraltro visibile nelle pitture delle chiese
monastiche della Cappadocia. Caratteristica dei secc. IX-X la chiese armene del
Lago di Van, con copertura a cupola terminante a cono e rozzi rilievi sulle
pareti esterne (Ahtamar). Nell'XI sec. i Selgiuchidi riuscirono ad avere la
meglio sulle forze bizantine e crociate, impossessandosi di tutta la parte
asiatica dell'Anatolia; qui, ispirandosi alle forme architettoniche e decorative
dell'arte persiana, fondarono numerosi sultanati ricchi di moschee e
caravanserragli; ricordiamo, tra essi, quello di Rūm con capitale Iconio
(Konya). Elementi dello stile artistico introdotto dai Selgiuchidi si ritrovano
anche a Istanbul, per esempio nel palazzo di Costantino e nella Fethiye Camii.
Nel XV sec. gli Ottomani portarono a termine la conquista della
T.,
stanziandosi inizialmente nell'area compresa tra Eskisehir e Brussa. Qui
costruirono numerose moschee, ispirate a schemi architettonici diversi: con
pianta quadrangolare, grande cupola e portico nella parte anteriore; con 20
cupolette appoggiate su pilastri intermedi (Brussa); con pianta a T
(Nilüfer, Hātūn). Nei secoli successivi ebbe particolare
diffusione lo schema con enorme cupola centrale coordinante in sé i vani
laterali, applicato per la prima volta a Edirne (Uç Serefeli Camii);
questa struttura fu ripresa nel XVI sec. anche dall'architetto Sinān,
autore di capolavori quali la Selimye Camii di Edirne e la Süleymaniye di
Istanbul. Caratteristica di quest'epoca, infine, è la decorazione in
ceramica, che raggiunse livelli di grande pregio nella moschea di Rüstem
pascià a Istanbul. A partire dal XVIII sec., con l'instaurarsi di
contatti stabili con l'Europa, l'arte turca si arricchì di motivi
barocchi (Nuru-Osmaniye, Istanbul) e, più tardi, neoclassici (Yeni
Kösk e palazzo Dolmabahçe a Istanbul).
MUSICALe tradizioni musicali
turche, le cui origini vanno rintracciate nella preistoria, costituiscono
l'originale esito della sovrapposizione e mescolanza degli svariati influssi
apportati dalle civiltà ittita, ellenica, romana, bizantina e ottomana,
che si sono succedute nel corso dei secoli nel territorio corrispondente
all'odierna
T. Le prime forme musicali, di tradizione orale, non sono
documentate. Da Fārābi e Avicenna sappiamo che, a partire dal X sec.,
in
T.
si diffusero la musica monodica e l'impiego di diverse gamme
pentatoniche. La divisione dell'ottava, che rispecchiava quella in uso negli
altri Paesi ottomani, era inizialmente di 17 intervalli o di 22 per il liuto;
solo in un secondo tempo l'ottava fu divisa in 24 intervalli. Questa musica, che
viene definita erudita, è composta di sequenze (
fasil) ordinate
secondo uno schema prestabilito, in cui motivi tradizionali si alternano a danze
e a passi di ispirazione religiosa, mentre gli strumenti musicali fungono
esclusivamente da appoggio alla voce. Sotto la dominazione ottomana, la musica
ebbe periodi di grande rigoglio, ma raggiunse il momento di massimo splendore
solo a partire dal XVI sec., quando si affermò l'opera di Hatîb
Zâkirî Hasan Efendi (1545-1623). Bisogna però attendere la
prima metà del XVIII sec. per incontrare le prime grandi
personalità creatrici, quali Buhurîzade Mustafa Itrî
(1640-1712) e Eyyubî Bekir Ağa (1680-1730), autori di musiche che
riprendono la tradizione popolare amalgamandola in modo originale con forme
artistiche allora diffuse negli ambienti di corte. La seconda metà del
XIII sec. è anch'essa dominata da grandi creatori, quali Tamburî
Isak (1745-1814), Hacî Sadullah Ağa (1760-1825) e Sakir Ağa
(1779-1841). Nuova linfa vitale venne alla musica turca a partire dal terzo
decennio del XIX sec., allorché gruppi di percussione dei giannizzeri
fecero conoscere i loro ritmi all'Europa, inaugurando la moda della musica
alla turca. Nota da oltre un secolo negli ambienti militari occidentali,
questa forma musicale raggiunse rapidamente i principali centri musicali
europei, esercitando un notevole influsso sulla musica strumentale, erudita e
d'opera, e arricchendosi a sua volta di nuovi motivi di tradizione occidentale.
L'instaurarsi di stabili contatti con la musica europea produsse un globale
rinnovamento del panorama musicale turco, all'interno del quale si costituirono
più filoni distinti: uno tradizionale, chiuso agli influssi stranieri e
legato alle forme popolari, e uno neoclassico. A partire dai primi decenni del
XX sec., inoltre, si affermò un terzo filone musicale, basato sull'idea
della sintesi tra la tradizione popolare e quella neoclassica.