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Tunisìa.

Stato (164.150 kmq; 9.941.000 ab.) dell'Africa nord-orientale. Confina a Ovest con l'Algeria e a Sud-Est con la Libia; è bagnato a Nord e a Est dal Mar Mediterraneo. Capitale: Tunisi. Città principali: Biserta, Nabeul, Susa, Monastir, Gabès, Sfax, Kairouan. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Il potere esecutivo è competenza del capo dello Stato e presidente della Repubblica, eletto ogni cinque anni a suffragio universale diretto, mentre il potere legislativo è affidato all'Assemblea nazionale, costituita da 163 deputati eletti anch'essi ogni cinque anni e con la stessa modalità. Il presidente della Repubblica è assistito nello svolgimento delle sue mansioni dal Consiglio dei ministri, nominati dal presidente stesso e capeggiati da un primo ministro. Dal punto di vista amministrativo il Paese è suddiviso in 23 governatorati. La T. è membro dell'ONU e dell'OUA. Moneta: dinar. Lingua ufficiale: arabo; è ampiamente parlato anche il francese. Religione: musulmana di rito sunnita.

GEOGRAFIA

Morfologia: situato per circa 2/3 al di sotto dei 400 m s/m., il territorio della T. si presenta relativamente accidentato, con rilievi scarsi e poco elevati; solo la sezione settentrionale del Paese è occupata da due allineamenti montuosi separati dall'ampia valle del fiume Megerda, che costituiscono gli estremi prolungamenti orientali del sistema dell'Atlante: i Monti prevalentemente arenacei della Megerda e della Crumiria a Nord-Ovest, e i Monti calcarei dell'Alto Tell, spesso designati con il nome di Dorsale Tunisina, a Sud. Questi ultimi comprendono il Monte Gebel Chambi, che con i suoi 1.544 m è la vetta più alta di tutto il Paese. A Sud e a Est i rilievi dell'Atlante scendono sensibilmente fino a lasciare il posto alle alte steppe (dai 500 ai 200 m) e alle basse steppe, che formano un'ampia depressione alluvionale separata dal mare dalla fascia collinare del Sahel. La costa settentrionale, dominata dai Monti della Crumiria nel tratto tra il confine con l'Algeria e il Capo Bianco, in direzione Est si arricchisce di brevi pianure alluvionali, con laghi e lagune costiere. Oltre il Capo Bon, in corrispondenza del quale si apre la profonda insenatura del golfo di Tunisi, si estende bassa e sabbiosa la costa orientale, solcata dagli ampi golfi di Hammamet e di Gabès e orlata da varie pianure, la più estesa delle quali è quella della Gefara, nell'estremo tratto meridionale. Di fronte a quest'ultima si trovano diverse isole, tra cui Gerba e le isole dell'arcipelago Kerkenna. ║ Idrografia: la T. dispone di una rete idrografica limitatamente alla sua sezione settentrionale, dove le precipitazioni sono sufficienti a mantenere il livello dei fiumi al di sopra dei valori minimi, sia pure con lunghi periodi di magra nei mesi estivi. L'unico fiume con una portata abbastanza cospicua è il Megerda, che nasce in Algeria ma scorre quasi interamente in T., ricevendo le acque di vari immissari, il maggiore dei quali è il Mellègue. Il resto del Paese è privo di corsi d'acqua perenni; le sue uniche risorse idrografiche sono i torrenti temporanei e, più a Sud, i solchi degli uidian, che ricevono acqua solo dai violenti ma rarissimi acquazzoni che si abbattono sulle regioni predesertiche e desertiche. La T. è abbastanza ricca di laghi, soprattutto nella costa settentrionale, e di stagni salmastri (chott), il maggiore dei quali è il Gerid. ║ Clima: le regioni settentrionali e centrali della T. presentano un clima di tipo mediterraneo, con estati calde e secche (temperatura media di luglio tra i 24 e i 28 °C) e inverni molto miti (media di gennaio tra gli 8 e gli 11 °C). Le precipitazioni, che interessano quasi esclusivamente il periodo che va da metà autunno a metà primavera, sono piuttosto scarse, per diminuire sensibilmente man mano che si procede verso Sud, divenendo pressoché nulle nell'estremità meridionale del Paese, caratterizzata da un clima di tipo sahariano. ║ Flora: la vegetazione, poco variegata, interessa per lo più le regioni settentrionali e le zone costiere, digradando verso l'interno nella steppa e nel deserto. Tra le varietà più diffuse troviamo sughereti e querceti nell'Alto Tell, il leccio e il pino d'Aleppo nella Dorsale Tunisina, la tuia di Barberia e il ginepro nelle regioni più aride, e la palma e il lentisco nelle zone costiere. Caratteristica delle aree con precipitazioni scarse (ma non inferiori ai 150 mm annui) è invece l'alfa, mentre nei luoghi secchi e sabbiosi è frequente il drinn, una graminacea di cui si nutrono i cammelli. ║ Fauna: la fauna che popola le regioni litorali rispecchia sostanzialmente quella tipica delle coste meridionali del Mediterraneo occidentale, differenziandosi da quest'ultima solo per la presenza, soprattutto tra gli invertebrati, di alcune antiche specie di origine orientale, con ogni probabilità arrivate in T. durante il Pontico. Nell'estremità meridionale del Paese domina invece una fauna di tipo presahariano e sahariano.
Cartina della Tunisia


ECONOMIA

Dopo il conseguimento dell'indipendenza (1956) la T., nella speranza di migliorare le condizioni critiche in cui versavano molte aree del Paese e in particolare il Sud, fece propri i principi economici del Socialismo e intraprese una serie di espropriazioni e nazionalizzazioni atte a promuovere l'ampliamento delle aree agricole, l'industrializzazione basata sulle risorse locali e, in una fase successiva, lo sviluppo del turismo. All'inizio degli anni Settanta gli obiettivi prefissati non erano stati ancora raggiunti, ragion per cui il modello economico socialista fu abbandonato a favore di una strategia di stampo liberista, che faceva largo ricorso ai capitali stranieri. La nuova politica economica si rivelò efficace per quanto riguarda la produttività dei settori manifatturiero, peschereccio e turistico, ma non ebbe effetti altrettanto positivi sull'agricoltura. Inoltre, in seguito all'indebolirsi della politica di equità sociale e di aiuto alle aree depresse, gli squilibri socio-economici e territoriali che già da decenni affliggevano il Paese aumentarono, mentre l'abuso edilizio cui furono sottoposti i litorali per scopi turistici mise in moto una serie di fenomeni di degrado ambientale. ║ Agricoltura: privata delle terre migliori dai colonizzatori europei, l'attività agricola fu oggetto di importanti iniziative dopo il raggiungimento dell'indipendenza, allorché i terreni coltivati furono recuperati e integrati in unità cooperative di produzione. Al termine di questo esperimento, protrattosi dal 1960 al 1970, le terre integrate in cooperative furono riconsegnate ai loro proprietari, mentre quelle di appartenenza dello Stato furono messe in vendita, affittate o mantenute in cooperative. Dopo il 1970, la scarsa sollecitudine dello Stato favorì lo sviluppo dell'iniziativa privata, e con esso il radicarsi di squilibri socio-economici ancora più profondi di quelli che avevano caratterizzato l'agricoltura tunisina prima del 1960: da una parte, un'esigua minoranza di agricoltori acquistò macchine, si ingrandì e incrementò la produzione sfruttando una manodopera relativamente ridotta; dall'altra, la maggioranza dei contadini si vide costretta a lasciare le campagne, oppure a praticare un'agricoltura o un allevamento di sussistenza su terreni spesso mediocri. Gli effetti di questa situazione sono visibili ancora oggi, dal momento che l'agricoltura, pur restando l'attività predominante nelle campagne, occupa solo poco più di un quinto della popolazione attiva, contro oltre il 50% negli anni Cinquanta. La produzione segue in linea di massima le leggi del mercato, dando la prevalenza alle colture industriali o di esportazione piuttosto che a quelle destinate al consumo locale. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali (grano e orzo), di agrumi (arance, mandarini, pompelmi e limoni) e altra frutta fresca, delle primizie (pomodori), del mandorlo, del tabacco, della barbabietola da zucchero e dei datteri. La superficie a vite ha subito una drastica riduzione, mentre l'olivicoltura, caratteristica della regione di Sfax, assicura alla T. il quarto posto tra i produttori mondiali di olio. ║ Allevamento: l'allevamento, praticato spesso in forma di pastorizia transumante o seminomade, dispone di un patrimonio zootecnico costituito in massima parte da ovini e caprini, e in numero minore da bovini ed equini; ampiamente allevati nelle regioni aride sono anche i dromedari. Investimenti cospicui sono stati fatti nell'attività peschereccia, che ha i suoi centri principali a Sfax e Mahdia e fornisce soprattutto tonni e sardine. ║ Industria: sviluppatasi in modo considerevole a partire dal 1960, l'attività manifatturiera occupa attualmente il 16% circa della popolazione attiva. La disponibilità di risorse minerarie (fosfati a Gafsa e Ouertane, petrolio e gas naturale a El Borma, minerali di ferro, ecc.) ha reso possibile lo sviluppo di industrie siderurgiche, metallurgiche e di raffinazione del petrolio, mentre l'agricoltura alimenta numerose fabbriche alimentari (oleifici, zuccherifici, birrifici, ecc.). Una discreta diffusione hanno anche gli stabilimenti chimici, le industrie tessili, le fabbriche di cellulosa e di carta e quelle per la lavorazione del cuoio. ║ Commercio e comunicazioni: il sistema delle comunicazioni, che è stato recentemente potenziato e ampliato per agevolare e incrementare lo sviluppo del turismo, dispone di una buona rete ferroviaria e stradale, di quattro aeroporti (Tunisi, Sfax, Gerba e Tozeur) e di cinque porti (Tunisi, Biserta, Sfax, Susa e Gabès). Il turismo, che ha i suoi centri principali a Hammamet, Susa-Monastir e Gerba, costituisce una voce molto importante dell'economia tunisina, garantendo un costante afflusso di valuta estera. Nonostante i profitti derivanti dal turismo, la bilancia commerciale è in deficit, e l'economia tunisina continua a dipendere dalle sovvenzioni internazionali.

STORIA

Preist. - La presenza dell'uomo preistorico sul territorio tunisino è comprovata da numerosi siti ibero-maurusiani e capsiani, localizzati sia lungo la costa sia all'interno, nei pressi di Gafsa. I manufatti litici recuperati nel sito di Sīdi Zīn (el-Kef) risalgono all'Acheuleano, mentre nell'area di Capo Bon sono state rinvenute diverse stazioni preistoriche in cui l'antropizzazione giunge fino al III millennio. Nella sezione meridionale della T. si trova la necropoli di ar-Radayf, appartenente al Neolitico, mentre per tutto il Paese sono sparse strutture megalitiche di età protostorica. • St. - Dimora dei Numidi e colonia fenicia nell'area costiera, la T. fu in parte possedimento cartaginese fino al 146 a.C. Provincia dell'Africa proconsolare sotto i Romani, nel 439 subì l'invasione dei Vandali, che furono cacciati dai Bizantini nel 533; costretti a fronteggiare le continue ribellioni dei Berberi dell'interno, i nuovi dominatori non poterono tuttavia esercitare alcun potere effettivo. Nel 647-648 la T. fu invasa per la prima volta dagli Arabi, di ritorno dall'Egitto appena soggiogato. L'occupazione araba vera e propria ebbe però inizio vent'anni più tardi, allorché ‘Upba ibn Nāfi' (669-675) fondò Kairouan e ne fece la base di una serie di attacchi e scorrerie, che in poco più di dieci anni portarono il medio Maghreb (od. Algeria) sotto l'influsso dell'Islam. Nei decenni che seguirono la supremazia araba fu scossa dalle continue ribellioni dell'elemento indigeno berbero, che aveva aderito alle credenze eterodosse dei Kharigiti. Nel 683 i Berberi, sotto il comando dapprima di Kosaila e poi della regina Al Kāhina, insorsero in massa e riconquistarono la propria indipendenza. La resistenza berbera fu stroncata definitivamente solo verso la fine dell'VIII sec., quando il califfo della dinastia abbaside Hārūn al-Rashīd inviò in T. un governatore di grande abilità e risolutezza, Ibrāhīm ibn al-Aghlab. Quest'ultimo riuscì a riportare ordine nel governatorato tunisino, ottenendo come ricompensa il permesso di fondarvi una propria dinastia indipendente, solo nominalmente soggetta ai Califfi: la dinastia degli Aghlabiti (808-909). Questi principi portarono il Paese al suo massimo splendore, intraprendendo tra l'altro importanti azioni marittime e iniziando l'occupazione della Sicilia bizantina (827). Nei decenni che seguirono i Berberi Kitāma abbracciarono le dottrine del Mahdismo e, identificando il mahdī nella persona di ‘Ubayd Allāh al-Mahdī, provocarono la rovina degli Aghlabiti e l'ascesa della dinastia sciita dei Fatimidi. Saliti al potere nel 909, questi ultimi governarono pressoché incontrastati fino all'ultimo quarto del X sec., erigendo a capitale del loro Regno dapprima Mahdia e poi, dopo la conquista dell'Egitto (969), il Cairo. Con lo spostamento della capitale, il governo della T. fu affidato ai Berberi ziriti, i quali successivamente si ribellarono ai Fatimidi egiziani e fondarono una propria dinastia; quest'ultima, combattuta dai Berberi, dagli Arabi e dai Normanni, ebbe comunque un'esistenza effimera, riuscendo a sopravvivere lungo i litorali tunisini solo fino alla metà del XII sec. Nel frattempo i Normanni di Sicilia (sottratta da essi all'Islam nel secolo precedente), approfittando dei disordini interni che agitavano il Paese, si impossessarono di Gerba, Gabès e Mahdia (1148). Dal 1158 al 1560 la T. divenne possedimento del potente Stato berbero degli Almohadi, che ne affidarono il governo a luogotenenti ereditari; uno di questi fondò la dinastia degli Hafsidi, che nel 1228 si rese completamente indipendente dal potere centrale e si impossessò del titolo califfale. Gli Hafsidi diedero vita a un potente Stato autonomo, mostrando tolleranza nei confronti delle confessioni non musulmane e instaurando stabili relazioni commerciali con diversi Stati europei e con le Repubbliche marinare italiane. Attaccata invano dal re di Francia nel 1270, a partire dai primi decenni del XVI sec. la T. degli Hafsidi dovette fare i conti da un lato con la penetrazione turca e dall'altro con l'ingerenza spagnola. Respinti gli Spagnoli, nonostante la fortunata spedizione di Carlo V (1535), gli Hafsidi non riuscirono però a debellare i Turchi, che nel 1574 fecero della T. una provincia del loro Impero. In un primo tempo la direzione del Paese fu affidata a un pascià dipendente direttamente da Costantinopoli e assistito da un consiglio di giannizzeri; ma ben presto quest'ultimo fu esautorato a favore dei capi locali delle milizie turche e levantine (i dey e bey), appoggiati da un consiglio (dīwā) degli ufficiali corsari. Nel corso del XVII sec. il potere effettivo si concentrò nelle mani dei bey, i quali nel 1705, guidati da Husayn ibn ‘Alī, neutralizzarono i rivali dey e fondarono la dinastia degli Husaynidi, rimasta sul trono dal 1710 al 1957. Nei primi decenni del XIX sec., a causa delle pressioni esercitate dalle potenze europee, il bey di T. fu costretto a sopprimere la schiavitù dei cristiani (1819) e la pirateria (1824), dalle quali provenivano la maggior parte delle entrate tunisine. Ciò aggravò sensibilmente le condizioni economiche del Paese che, già stremato da una serie di carestie e di epidemie, dovette ricorrere al capitale straniero, soprattutto francese. Questi investimenti, unitamente alla presenza, in territorio tunisino, di numerosi coloni cristiani affluiti fin dal XVII sec. dall'Italia e dalla Francia, alimentarono l'interesse di quest'ultima per la T. Rafforzato ulteriormente dalla conquista di Algeri (1830) e di Costantina (1837), questo interesse si concretizzò nel marzo 1881, allorché un corpo di spedizione, dietro il pretesto di cacciare gli invasori berberi oltre i confini algerini, occupò la T. e costrinse il bey ad accettare il protettorato francese (sanzionato dal Trattato del Bardo del 12 maggio 1881 e dalla Convenzione della Marsa dell'8 giugno 1883). Il bey mantenne formalmente le proprie prerogative, ma gli affari esteri e il comando militare passarono di fatto sotto la direzione di un ministro residente francese, mentre l'apparato amministrativo fu posto sotto la supervisione di un segretario generale, incaricato di visionare gli atti del bey e del suo primo ministro. I miglioramenti economici apportati dal protettorato francese non impedirono comunque il costituirsi, già dall'inizio del XX sec., di un vasto movimento nazionalista da cui nacque, nel 1920, il Partito liberale e costituzionale Destūr (in arabo, Costituzione). Ottenute alcune riforme di carattere amministrativo, il partito attraversò un momento di crisi, durante il quale la sua ala più radicale si scisse dando vita, sotto la guida di Burghiba, al Neo-Destūr (1934), di orientamento decisamente indipendentista. Nel 1938, in seguito al verificarsi di una serie di episodi cruenti, le garanzie costituzionali furono sospese. Durante la seconda guerra mondiale il Neo-Destūr, approfittando della sconfitta della Francia (1940) e della conseguente invasione tedesca (novembre 1942 - maggio 1943), intensificò la propria attività; tuttavia, in seguito alla rioccupazione alleata, il partito si vide vietare ogni possibilità di azione e i suoi leader furono esiliati o costretti a vivere come clandestini. La lotta indipendentista fu comunque portata avanti dalla UGTT (Union Générale Tunisienne du Travail), un'organizzazione sindacale nata nel 1946. Nel 1950 il Governo francese concesse ai Tunisini alcune forme di parziale autogoverno, scatenando in questo modo la violenta reazione dei coloni europei (corrispondenti al 10% circa della popolazione totale); la situazione si aggravò ulteriormente tra il 1952 e il 1954, allorché questi ultimi, non sentendosi sufficientemente tutelati dalla madrepatria, organizzarono in opposizione al terrorismo nazionalista un controterrorismo antiarabo. Nel 1955 la Francia, estenuata tra l'altro dagli eventi di Indocina, restituì alla T. la direzione degli affari interni, rimpiazzando il presidente con un alto commissario e istituendo l'unione monetaria e doganale su un piano di parità; questi provvedimenti non bastarono comunque a placare l'azione terroristica, per cui nel 1956 Parigi si vide costretta a riconoscere al Paese l'indipendenza (protocollo del 20 marzo). Le elezioni generali che seguirono la proclamazione dell'indipendenza segnarono la schiacciante vittoria del Fronte popolare, che si assicurò tutti i seggi dell'Assemblea costituente, mentre la guida del Governo fu assunta da Burghiba. Nel luglio 1957 l'Assemblea costituente depose il bey e proclamò la Repubblica, presidente della quale fu nominato Burghiba; nel giugno 1959, infine, fu adottata una Costituzione di tipo presidenzialista. Negli anni immediatamente seguenti il Governo tunisino avviò un processo di modernizzazione volto a migliorare soprattutto il sistema educativo e la condizione delle donne. Dal punto di vista economico, la neo Repubblica si ispirò dapprima a principi di stampo liberista e poi, a partire dagli anni Sessanta, si orientò sempre più verso modelli socialisti, tesi a favorire l'intervento statale nell'economia; tale svolta, ribadita dal cambiamento del nome del partito in Partito socialista destouriano (PSD), promosse peraltro un movimento cooperativistico nei settori commerciale e agricolo. Nel maggio 1964, il Governo procedette quindi alla nazionalizzazione delle terre dei coloni sia francesi sia italiani, provocando così, oltre alla sospensione degli aiuti finanziari francesi, un ulteriore peggioramento dei rapporti con la Francia, già molto tesi per una serie di altre questioni inerenti alla rivoluzione algerina (appoggio dato dalla T. agli indipendentisti; rifiuto da parte di Parigi di ritirare immediatamente le truppe). Nonostante le tensioni con la Francia, la T. instaurò prudenti contatti con vari Paesi, alcuni dei quali anche del blocco comunista; troncò invece le relazioni diplomatiche con l'Egitto (1966-67) e con la Siria (1968), e appianò la questione dei confini sahariani con l'Algeria (1968). Nel 1969 i piccoli e grandi proprietari terrieri, appoggiati dall'ala più conservatrice dello stesso PSD, si opposero alla proposta del ministro delle Finanze Ben Salah di accelerare il processo di collettivizzazione dell'agricoltura, che all'inizio degli anni Settanta fu abbandonato a favore di un programma di riforma di stampo liberista. Promotore della nuova strategia economica fu il moderato Hedi Nouira, che assunse la carica di primo ministro nel 1970. A tale svolta in ambito economico fece riscontro, sul piano della politica interna, l'accentramento di tutti i poteri nelle mani di Burghiba, che nel corso del IX congresso del partito (settembre 1974) si fece eleggere presidente della Repubblica a vita. Nella seconda metà degli anni Settanta, il Paese dovette far fronte a una nuova crisi economica, che provocò tra l'altro un forte aumento della disoccupazione. Ne scaturirono aspre tensioni che giunsero a deteriorare i rapporti tra il Governo e la UGTT, divenuta la sola portavoce delle posizioni di dissenso. Nel 1977, in seguito al verificarsi di uno sciopero generale, il Governo dichiarò il coprifuoco e lo stato d'emergenza, e mise agli arresti il leader stesso della UGTT, Habib Achour. Nel frattempo, il fronte dell'opposizione clandestina al regime era stato rinsaldato dalla nascita di due nuovi movimenti progressisti, il MUP (Movimento per l'unità popolare) e il MDS (Movimento dei democratici socialisti). Nel 1980 il Governo, ulteriormente scosso dalla sostituzione di Nouira con M. Mzali e dai dissensi sorti attorno alla questione della successione di Burghiba, intraprese una parziale liberalizzazione politica; tuttavia, le elezioni multipartitiche che si tennero nel novembre 1981 registrarono la schiacciante vittoria del Fronte popolare, che ottenne il 95% dei voti. Negli anni immediatamente successivi, con l'acuirsi della crisi economica, lo scontro tra il Governo e l'opposizione giunse alle estreme conseguenze. Per di più, in questo periodo crebbe l'influenza degli integralisti islamici, la cui principale formazione politica, il Mouvement de la Tendance Islamique (rinominato in seguito Parti de la Renaissance), non fu riconosciuta legalmente, a differenza del PCT (il Partito comunista tunisino), del MUP e del MDS, legalizzati tra il 1981 e il 1983. Nel 1986 R. Sfar assunse la guida del Governo al posto di Mzali, estromesso dal potere e costretto a rifugiarsi all'estero. Nel 1987 Sfar fu a sua volta sostituito dal generale Ben Alī, ministro dell'Interno dal 1986. Nello stesso anno, quest'ultimo fece dichiarare Burghiba incapace a governare per motivi di salute, assumendo egli stesso la presidenza e nominando Hedi Baccouche primo ministro. Sul piano internazionale, la T. cercò di consolidare le relazioni con i Paesi vicini, ma la posizione moderata assunta nei confronti della questione palestinese causò non pochi attriti nei rapporti con altri Stati arabi, e soprattutto con l'Egitto di Nasser. Difficili furono anche le relazioni con l'Algeria, complicate da una lunga controversia sui confini (definiti ufficialmente solo nel 1993). Inoltre, a partire dal 1974 furono gravemente compromessi anche i rapporti con la Libia, con la quale la T. aveva invano tentato di realizzare un progetto di unificazione. Ad ogni modo, dalla seconda metà degli anni Ottanta si aprì la strada all'integrazione regionale e nel 1989 la T., insieme a Marocco, Mauritania, Algeria e Libia, costituì l'Unione del Maghreb Arabo. Durante la crisi scaturita dall'occupazione irachena del Kuwait (agosto 1990) e dal conflitto che ne derivò (gennaio-febbraio 1991), il Governo tunisino mantenne un atteggiamento neutrale. Gli anni Novanta furono segnati dal progressivo consolidamento delle relazioni con la Francia e con gli altri Paesi dell'Europa occidentale, in conseguenza del quale la T. sottoscrisse un accordo di associazione con l'Ue (luglio 1995), in base a cui, dopo un periodo di transizione di 12 anni, le frontiere tunisine saranno aperte alle merci europee. Sul piano interno, Ben Alī fu riconfermato presidente della Repubblica nelle elezioni del 1989, mentre nel settembre successivo H. Karoui subentrò a Baccouche alla guida del Governo. Nonostante la concessione di caute riforme liberali (legge sul multipartitismo e abolizione della presidenza a vita nel 1988; introduzione dei rappresentanti dell'opposizione nell'Assemblea nazionale nel 1991), il regime non mutò il suo carattere autoritario, né pose fine al diffuso malcontento derivante dalla critica situazione economica e dai costi sociali della politica di assestamento strutturale. Nelle elezioni del 1994 la maggioranza dei seggi andò al PSD (dal 1988 Rassemblement Constitutionnel Démocratique, RCD), mentre Ben Alī fu riconfermato alla presidenza. L'accordo tra T. e Ue del 1995 non servì, come era nelle speranze di molti, ad attenuare la linea di intransigenza del Governo contro ogni forma di dissenso e di pluralismo, complici gli stessi partner europei che, in nome degli interessi economici, sorvolarono sul rispetto dei principi fondamentali di uno Stato di diritto. D'altro canto, il progressivo miglioramento della situazione economica del Paese (il reddito medio pro capite della T. è tra i più alti dell'Africa), registrato negli ultimi anni Novanta, indusse gli ambienti internazionali a sollecitare cambiamenti istituzionali in senso democratico: il presidente si mostrò così disponibile all'ammissione di altri candidati alle consultazioni elettorali del 24 ottobre 1999, che sancirono tuttavia la nettissima vittoria di Ben Alī (99,44% dei voti), il quale ricevette il suo terzo mandato consecutivo. Nel 2000 il Governo dichiarò sgradita la presenza nel Paese di Amnesty International e della Federazione internazionale per i diritti umani, le due organizzazioni che avevano ripetutamente accusato il Governo di aver violato i diritti civili e politici degli oppositori. Nel maggio 2002 fu indetto un referendum costituzionale che portò il limite dei mandati presidenziali da tre a cinque; il presidente Ben Alī veniva così riconfermato con una larghissima maggioranza nelle elezioni del 2004 e del 2009. Il regime assoluto del presidente doveva però fare i conti con un malcontento sociale sempre più crescente, culminato nelle rivolte di piazza della fine del 2010 e l'inizio del 2011; dopo un estremo tentativo di calmare le proteste, annunciando riforme e concedendo potere agli esponenti dell'opposizione, il presidente abbandonava il Paese e il potere veniva assunto temporaneamente Fouad Mebazaa. In ottobre si svolgevano le prime elezioni libere per eleggere un'Assemblea costituente incaricata di stabilire una nuova forma di governo. Le consultazioni, che registrarono un'affluenza alle urne superiore al 90%, sancirono la vittoria del partito islamita Ennahdha, guidato da Rachid Ghannouchi, che ottenne oltre il 40% delle preferenze.

POPOLAZIONE

La popolazione della T. è costituita per la maggior parte da Arabi o Arabo-Berberi. Stanziati in gran parte dell'Africa settentrionale fin dal II millennio a.C., i Berberi puri costituivano il nucleo etnico originario della popolazione tunisina, mentre oggi costituiscono un'esigua minoranza (poco più dell'1%); poco numerosi anche gli Europei, in prevalenza francesi e italiani, che ammontano a poco meno dell'1%. La seconda metà del XX sec. ha registrato una forte crescita demografica. La densità media, comunque modesta (54 ab./kmq), rappresenta in realtà un dato fittizio, essendo soggetta a notevoli variazioni man mano che ci si sposta da Nord a Sud e dalla costa verso l'interno; in particolare, la densità supera spesso i 100 ab./kmq nelle regioni costiere tra Biserta e Tunisi, nella costa del golfo di Hammamet e nella bassa valle del Megerda, mentre nella parte meridionale e in tutte le altre zone costiere e dell'interno scende sotto i 50 ab./kmq, fino a un minimo di 10 nelle aree montuose.

LETTERATURA

Letteratura in lingua araba: una delle conseguenze dell'instaurarsi, verso la fine del XIX sec., di contatti stabili con i Paesi europei fu l'assimilazione da parte della società tunisina di un movimento ideologico di matrice occidentale, conosciuto con la denominazione convenzionale di “Rinascita”. L'influsso esercitato da questo complesso di idee sulla produzione letteraria fu tale da ampliare significativamente non solo l'importanza, ma anche l'orientamento stesso della letteratura (in arabo adab). I testi di contenuto riformista, che possono richiamare i movimenti di pensiero medio-orientali, fomentarono la ribellione nei confronti della dominazione turca o della colonizzazione francese. Si assistette a un rinnovamento della rappresentazione classica (maqāma) nonché della poesia, che con Mahmūd Qābādū (1812-1871) si fece interprete delle esigenze delle nuove generazioni. La svolta verificatasi in ambito letterario si riflesse, comunque, soprattutto nell'opera del ministro dello schieramento liberale Khayr al-Dīn (1820-1889), in quella dello sceicco Zaytūna Bayram V (1840-1889), esponente dei tradizionalisti, o, ancora, nelle cronache di Bin Diyāf (1804-1874). Ad ogni modo, una presa di coscienza da parte degli intellettuali si verificò soltanto all'inizio del XX sec., in concomitanza con l'emergere di una più matura volontà di riforma sociale. Principale centro della vita intellettuale di questo periodo fu la Khaldūniyya, una ricca biblioteca nella quale, sotto la direzione di Bachīr Sfar (1863-1917), venivano organizzate lezioni e conferenze finalizzate alla diffusione delle nuove idee. Fu proprio nella Khaldūniyya che si formò il nucleo originario del nazionalismo. Nel frattempo, il genere del romanzo si andava affermando nell'opera di Sālih al-Swīsī (1874-1940), e per la prima volta autori tunisini pubblicavano componimenti teatrali. Verso la metà degli anni Trenta l'attività letteraria ricevette un nuovo impulso dalla comparsa di numerosi periodici in lingua araba, sulle cui pagine trovavano posto sia articoli su temi attuali sia componimenti artistici. Tra questi periodici, vanno menzionati “Il mondo letterario”, diretto da Zin al-‘Abidīn al-Sanūsī, e la “Rivista dell'università Zitouna”, attiva tra il 1931 e il 1936. Negli stessi anni un ruolo di primo piano assunse anche il gruppo Sotto i Bastioni, che fornì i primi esempi di novella realistica tunisina. Incentrato sulle drammatiche condizioni delle classi sociali in evoluzione, questo genere letterario ebbe i suoi massimi rappresentanti in ‘Alī al-Dū'adjī (1909-1949) e Mahmūd Bayram al-Tūnisī (1893-1961). La poesia, ancora di carattere intimista nell'opera di Abū al-Qāsim, si aprì a tematiche sociali con al-Tāhir al-Haddād (1899-1935), difensore di donne e lavoratori. Fondamentale, per questa fase di sviluppo della letteratura, fu infine la figura di Mahmūd al-Mas'adī, che pose le basi del romanzo psicologico novecentesco. Dopo l'indipendenza, la produzione letteraria subì un ulteriore incremento. Gli autori più dotati, accaparrati dalle case editrici in via di sviluppo, videro la maggior parte delle loro opere comparire su riviste e supplementi di quotidiani. In particolare, la produzione poetica si orientò sugli aforismi e sulle riflessioni moraleggianti espresse in un linguaggio tradizionale, le novelle preferirono soggetti familiari o comunque legati alla realtà e il teatro didattico mantenne il precedente carattere magniloquente. Il sentimento patriottico fornì l'ispirazione per la nascita di nuove tendenze: da una parte, quella volta al recupero delle tradizioni popolari, esemplificata dall'opera di Muhammad al-Marzuqī (1916-1981), e dall'altra quella impegnata, incentrata sull'immagine eroica del popolo e rappresentata da autori quali Munawwar Samādīh e Mīdānī Ben Salāh. Con gli autori della nuova generazione bilingue si verificò una svolta in direzione dei moduli letterari neoclassici. Questa transizione ebbe riflesso immediato nella prosa e soprattutto nel genere della novella, i cui autori (al-Tāhir Gīga, Hasan Nasr, Dja'far Mādjid) si sforzarono peraltro di fornire un'analisi critica della società contemporanea con tutte le sue ambiguità. In questo periodo, inoltre, il romanzo realista fu portato al suo massimo splendore da una serie di prosatori di un certo rilievo, tra i quali vanno ricordati: al-Bachīr Khurayyf, autore di romanzi incentrati sulla figura della donna; Muhammad al-‘Arūsī al-Matwī, che in Le more amare introdusse l'elemento del meraviglioso; Rachād al-Hamzāwī, che alternò l'elemento fantastico (Tarnanno) all'ispirazione sociale (Bududa è morto); Mahammad Sālih al-Djābirī, autore di affreschi storici delle classi operaia e borghese (Un giorno a Zamra; Il mare respinge i suoi relitti). Con le loro opere, gli scrittori della nuova generazione cercarono di fornire ai loro contemporanei una dimensione parallela nella quale evadere e trovare una collocazione: così, l'Uomo zero di ‘Izz al-Dīn al-Madanī tenta di esprimere il suo dissenso nei confronti dei tabù sociali ricorrendo all'onirismo, mentre nelle novelle di Samīr al-‘Ayyādī (Il fracasso del silenzio) il verbo diventa strumento di rinascita. Da ricordare, ancora, i poeti della generazione più giovane, accomunati dall'atteggiamento critico nei confronti della realtà, dall'impegno sociale e dall'amore per il popolo e per la libertà: al-Tāhir al-Hammāmī, F. Chebbi, A. Kedidi, M. Khraïef, Salāh Garmadi, Habib Zannad, S. Abid e A. Nureddine. Nel teatro ufficiale, oltre alle tradizionali rappresentazioni in arabo classico e in francese furono messi in scena altri due tipi di spettacolo: un dramma a sfondo sociale, finalizzato a scuotere la coscienza sociale e politica degli ascoltatori, e un teatro destinato ai Tunisini emigrati in Francia, dei quali esprime speranze e timori. ║ Letteratura in lingua francese: a partire dal 1920 alcuni autori, appartenenti per lo più alla comunità ebraica tunisina, gettarono le basi di un nuovo filone letterario in lingua francese, che nei decenni successivi si sviluppò accanto alla produzione in arabo e indipendentemente da essa. Tra i primi e più significativi esponenti di questa letteratura vanno menzionati V. Danon, Ryvel, C. Benattar, C. Benady e A. Memmi. Quest'ultimo, in particolare, si impose all'attenzione del pubblico con il romanzo autobiografico La statua di sale (1953), incentrato sulle sue drammatiche esperienze di vita in Paesi di culture diverse. Numerosi poemi e romanzi furono scritti anche da Tunisini musulmani (Mustafa Kourda, Ahmed Shergui, Salah Ferhat, Mahmud Aslan), ma solo dalla metà degli anni Settanta comparvero autori di un certo rilievo, quali Mustafa Tlili (La rage aux tripes, 1975; Le bruit dort, 1978) e Abdelwahab Meddeb (Talismano, 1979; Fantasia, 1986). Seguendo le orme di questi ultimi romanzieri, altri scrittori fecero della letteratura uno strumento per influire direttamente sulla realtà: Souad Guellouz, Djalila Hafsia, Aicha Shaibi, Souad Hedri. In poesia si distinsero Salah Garmadi, Moncef Ghachem, Mustafa Shelbi, Larbi Ben Ali, Majid El Houssi, Hédi Bouraui e Mohammed Aziza. Tra i rappresentanti della letteratura tunisina in lingua francese vanno inoltre annoverati una serie di autori che pubblicarono esclusivamente opere storiche e saggi: Hishem Djait, Mohammed Talbi, Bechir Tlili, Salah-Eddine Tlatli, Abdelwahab Bouhdiba, Hele Béji. Gli scrittori attivi negli ultimi decenni del XX sec. diedero rilievo ancora maggiore all'elemento politico, facendo peraltro ampio ricorso al motivo dell'esilio, visto come evasione da una realtà meschina e soffocante; tra essi, oltre ai già menzionati A. Memmi e A. Meddeb, vanno segnalati G. Naccache, B. Slaheddine, M. Seidner, H. Falah, R. Kamel, N. Moati, A. Arwy e K. Rubinstein.

ARTE

La T. offre numerosi e cospicui esempi di architettura islamica, risalenti per lo più ai primi secoli della dominazione musulmana: gli imponenti conventi fortificati (ribāt) di Susa e Monastir (IX sec.), le moschee di Gafsa, Beja e Susa, la moschea Sīdī ‘Uqba (800-909), a Kairouan, e quella di al-Zaytūna (732), a Tunisi. La T. conserva inoltre le prime opere dei Fatimidi, il cui influsso è chiaramente percepibile nell'arte islamica egiziana, e in particolare nelle grandi moschee di Sfax e di Mahdia. L'architettura di epoca successiva risulta meno interessante, tendendo soprattutto alla leggerezza e all'eleganza, come dimostrano la madrasa di Sīdī Sāhib (XV sec.), detta anche moschea del Barbiere, a Kairouan, e la moschea della casbah di Tunisi. Durante la dominazione ottomana vengono mantenuti la pianta ipostila e il minareto quadrato. Tuttavia l'influsso turco, spesso frammisto a quello italiano, da una parte si riflette sulle arti minori (tappeti, ceramiche, ecc.), e dall'altra modifica lo stile architettonico, che si arricchisce di nuovi motivi ed elementi, quali la grande cupola (moschea Sīdī Mahrīz di Tunisi, 1675), gli archi di colori alternati, i minareti rotondi o poligonali.
Il teatro romano di Dougga (II sec.)

L'anfiteatro romano di El Djem (Tunisia)