(dal latino
trimeter, der. del greco
trímetros, composto di
tri: tre e
métron:
misura). Metr. - Nella metrica classica, verso formato dalla successione di tre
metri conclusa da sillaba ancipite. Nella lirica greca il
t. maggiormente
impiegato è il
t.
giambico, portato a importanti risultati
letterari da Archiloco. Questo tipo di
t. giunse in breve a sostituire il
tetrametro trocaico nelle parti dialogiche del dramma tragico e di quello
comico. Non è dato, invero, di trovare, se non raramente, la forma pura
del
t. giambico, anche negli autori più antichi; esistono,
infatti, diverse sostituzioni e soluzioni alternative. In sostituzione della
prima breve di ogni dipodia può esservi una lunga cosiddetta
“irrazionale”; il giambo, del resto, può essere sostituito
dal tribraco in tutte le sedi del
t. Si è poi in presenza di uno
pseudodattilo, se nelle sedi dispari si danno a un tempo la soluzione della
lunga in due brevi e la sostituzione della lunga irrazionale alla prima breve; i
giambografi e i tragici ammettono lo pseudodattilo nella prima e nella terza
sede del
t. giambico, mentre gli autori di dramma satiresco e di commedia
lo ammettono anche nella quinta sede. In commedia è accettato anche
l'anapesto. Un caso particolare di
t. giambico è dato dal
coliambo. Il
t. giambico greco servì da modello per il senario
giambico della poesia drammatica latina, e fu reso nella metrica barbara, fin
dal Seicento, con un endecasillabo. Molto meno frequente del
t. giambico
è il
t.
trocaico, costituito dalla successione di tre metri
trocaici. Ricorrono, invece, più spesso il
t.
trocaico
acatalettico, definito
metro stesicodereo quando la tesi delle sedi
pari è costantemente lunga, e quello
catalettico di forma
epititrica, presente nelle parti liriche delle tragedie.