(dal latino
tropaeum, der. del greco
trópaion: monumento per la messa in fuga del nemico). Segno posto
a ricordo di una vittoria. ║ Lett. - Vittoria. ║
T.
di
caccia: spoglie di animali uccisi, trattate e conservate per ricordare
battute di caccia. ║ Premio in palio in una gara sportiva, e la gara
stessa (
il T.
Baracchi: gara ciclistica a cronometro). ║
Decorazione formata da simboli e attributi di guerra, delle arti, delle scienze,
ecc., appesa alle pareti dei saloni di rappresentanza. Può anche essere
un elemento ornamentale scolpito, dipinto, intarsiato su mobili o applicato su
oggetti in metallo o ceramica. ║ Fregio dei berretti militari, costituito
dai simboli che distinguono le diverse armi, corpi o specialità (per
esempio, l'aquila dell'aeronautica militare italiana). • St. - Presso gli
antichi Greci e Romani il
t. era costituito dalle armi dei vinti che i
vincitori ammucchiavano sul campo di battaglia o appendevano a un albero.
Successivamente il nome passò a indicare il monumento eretto a ricordo
della vittoria, che recava scolpite le armi dei nemici vinti. Il
t. era
sacro e inviolabile e veniva solitamente posto in un tempio o sacello nei pressi
del campo di battaglia. Il primo
t. storico ricordato è quello che
gli Egineti eressero con gli sproni delle navi dei Sami nel loro tempio di Afaia
(520 a.C. circa). Il numero dei
t. davano la misura del valore di un uomo
d'armi: Pericle ne annoverava ben nove. Il
t. appare come emblema in
monete di città italiche mentre, in età romana, una Vittoria
coronante un
t. figurava sul verso delle monete dette
vittoriati.
Nella Roma antica
t. furono eretti da Marcello vincitore dei Galli
Insubri, da Fabio Massimo, da Mario, da Silla, da Lucullo vincitore degli
Armeni, da Pompeo vincitore in Spagna. • Arte - Nell'arte greca ci restano
esempi di
t. impiegati come elemento decorativo nella balaustra nel
tempietto di Atena Nike sull'Acropoli e nei parapetti dell'Acropoli di Pergamo.
Nell'arte romana questo uso viene abbondantemente ripreso negli archi di
trionfo, sui basamenti di monumenti e statue, sulle tombe di militari, su
colonne istoriate, nel motivo della Vittoria che innalza o reca il
t. Un
esempio imponente è il
t. di Augusto (sulla collina di La Turbie,
sopra Monaco), fatto erigere dal senato nel 7 o 6 a.C. in onore di Augusto,
allorché fu completata la sottomissione dei 46 popoli alpini. Un esempio
di
t. marmoreo riprodotto a tutto tondo è conservato al
Campidoglio. Come motivo ornamentale il
t. appare nelle decorazioni a
fresco di pareti, nelle bordure di arazzi, (secc. XVII-XVIII), nelle
boiseries (decorazioni di legno applicate) e nelle decorazioni scultorie
neoclassiche. • Etn. - Spoglie di animali o di nemici uccisi, conservate o
indossate non solo come segno di valore, ma anche a scopo propiziatorio. Tra i
t. umani il più importante è la testa, la cui conservazione
rituale dà luogo a forme di culto (Daiacchi, Maori, ecc.), ma
t.
sono anche la capigliatura o scalpo (Nativi Americani, Samoiedi, ecc.), la
mandibola o i denti (Caribi), i genitali (Gamo dell'Etiopia meridionale), la
pelle (che gli Aztechi solevano indossare ancora sanguinolenta). Le spoglie
animali possono essere segni distintivi della persona che le indossa; tra gli
Abissini, per esempio, solo chi ha ucciso un leone ha diritto di indossarne la
pelle. • Zool. - Le corna degli ungulati. Il
t. è
espressione dello stato di sviluppo e del vigore degli animali.
"Trofei d'acqua" di Aronne Anghileri