Regione (350.000 kmq) della Libia
nord-occidentale, compresa fra la Cirenaica a Est, il Fezzan a Sud, l'Algeria e
la Tunisia a Ovest e bagnata a Nord dal Mare Mediterraneo. Città
principale: Tripoli. Nella regione prevale la religione islamica di rito
malikita. La popolazione della
T., che comprende ancora diversi gruppi di
seminomadi, è formata da Arabi, che prevalgono nella fascia costiera,
Berberi, nel Gebel e nelle oasi interne, Arabo-Berberi e Arabo-Turchi, nella
zona di Misurata. L'esproprio dei beni di tutti i cittadini non arabi, decretato
da M. Gheddafi nel 1970, ha determinato la pressoché totale scomparsa
dalla
T. delle comunità non islamiche (compresa quella cattolica
italiana). • Geogr. - Già provincia del Regno Unito di Libia, la
T. è formata da tre diverse aree: la Gefara (pianura costiera), il
Gebel (montagna), la Ghibla (regione meridionale). La zona pianeggiante
costiera, che presenta diverse oasi litoranee, si innalza gradualmente fino a
raggiungere i 300 m s/m.; la parte più interna è caratterizzata
dalla steppa e attraversata dai corsi d'acqua provenienti dall'area montana. Il
Gebel, limite settentrionale della regione interna, è formato da rocce
calcareo-arenacee a stratificazione orizzontale; l'intensa erosione ha
comportato il frazionamento del rilievo, creando ripide pareti e profondi solchi
vallivi. Il versante meridionale del Gebel, la Ghibla, si caratterizza per
l'aridità che aumenta progressivamente inoltrandosi verso Sud. Il clima
della
T. presenta caratteristiche variabili; dal clima mediterraneo della
fascia costiera si arriva a quello desertico della zona più interna. La
regione meridionale è investita, peraltro, dal ghibli, caldissimo vento
locale. I corsi d'acqua della
T. rimangono asciutti per molti mesi
all'anno (fatti salvi l'Uadi Kaam e l'Uadi Ramla). • Econ. - Nell'economia
della
T. riveste un ruolo fondamentale il petrolio, con ricchissimi
giacimenti dai quali, attraverso moderni oleodotti, il greggio giunge presso le
raffinerie e i porti d'imbarco della Sirte. Una parte notevole della popolazione
attiva trova ancora impiego nell'agricoltura; tra le colture più
importanti figurano la palma da dattero, l'orzo, gli agrumi, l'olivo, i
mandorli, le viti per uva da tavola. Largamente praticato è anche
l'allevamento transumante di ovini, caprini, cammelli, bovini, equini. Si
segnala anche la pesca di tonni e di spugne. Se si eccettuano gli impianti
legati all'estrazione del petrolio, l'attività industriale della
T. si limita ai tradizionali settori alimentare e tessile. Degno di nota
è l'artigianato, con una produzione che va dai lavori in cuoio alle
oreficerie. Grandi potenzialità offre il turismo. • St. - Grazie ai
ritrovamenti si è potuto stabilire che la regione fu abitata sin
dall'epoca preistorica. Ai Fenici si deve, intorno al X sec. a.C., la fondazione
dei primi empori di Leptis Magna e Sabrata. Nel VI sec. a.C. fallì il
tentativo di insediamento da parte dei Greci. In seguito la
T. conobbe il
dominio dei Cartaginesi; tra la seconda e la terza guerra punica entrò a
far parte del Regno numida, sotto il protettorato romano, per rimanervi fino
alla sua dissoluzione (46 a.C.). Passata sotto il diretto dominio romano,
entrò a far parte dell'Africa proconsolare. Il permanente pericolo di
scorrerie da parte delle popolazioni del Sud suggerì, tra il II e il III
sec., la costruzione di un
limes Tripolitanus lungo la cresta del
Gebel; a quest'epoca risale la denominazione di
regio Tripolitana.
Diocleziano costituì la regione in provincia autonoma, con capitale
Leptis Magna. Dopo essere stata oggetto di ripetute incursioni berbere tra il
363 e il 366, nella seconda metà del V sec. la
T. venne occupata
prima dai Vandali, che furono estromessi dalla
T. a opera di Pudenzio (VI
sec.). In seguito all'occupazione della Bizacena da parte di Belisario, la
regione, integrata alla fine del VI sec. nell'ambito della diocesi d'Egitto,
conobbe un breve periodo di nuova prosperità, limitata però
pressoché esclusivamente alla fascia costiera. L'invasione araba della
Cirenaica e della
T., incominciata nel 643, culminò nella completa
conquista del territorio, realizzata tra il 669 e il 675. Nell'VIII sec., sotto
al-Kāhina, gli Arabi, dopo aver soffocato una grande rivolta berbera,
ritornarono in pieno possesso della regione, sottoposta al governatore di
Quairawān, in Tunisia. Nel IX sec., superato un periodo di rivolte e
repressioni, si affermarono nella zona gli emiri aghlabiti, cui seguirono i
Fatimidi e Ziriti, ai quali la
T. si conservò fedele. Intorno
all'anno Mille, tuttavia, si affermò in
T. la dinastia berbera
indipendente dei Banū Khazrūn (999-1143). Il processo di arabizzazione
della
T. si accentuò, nel XII sec., con l'arrivo dall'Egitto dei
nomadi Benī Hilāl e Benī Sulaim, dai quali le aree berberofone
della
T. vennero confinate a Zuara e nel Gebel Nafūsa. Nel 1146 i
Normanni posero, con Ruggero II, un breve dominio sulla
T., destinato a
esaurirsi nel 1158, a opera dei Banū Matrūh, dinastia vassalla degli
Almohadi. Tra il 1185 e il 1212 la storia della
T. fu segnata dalla
turbolenta parentesi dell'avventuriero Qaraqūsh, ufficiale di Saladino. Nei
secc. XIII-XIV si affermò in
T. e Tunisia il potere degli
Hàfsidi, che di fatto tuttavia si limitava a Tripoli e alle immediate
vicinanze, mentre nel resto della regione, costellata da tribù locali
sostanzialmente indipendenti, regnava l'anarchia. Il dominio degli
Hàfsidi comunque ebbe fine nel 1510, quando Carlo V occupò la
regione, che nel 1530 assegnò ai Cavalieri di Malta. Nel 1551 si
affermò sulla
T. il dominio degli Ottomani, destinato a protrarsi
in modo più o meno diretto fino al 1911. L'autorità dei
pascià inviati da Costantinopoli a Tripoli poteva estendersi sul solo
capoluogo e su un'ampia fascia della costa occidentale; al loro dominio si
affiancò, d'altro canto, come avveniva in tutte le reggenze barbaresche,
il potere (talvolta prevalente) dei
dey, capi delle milizie corsare
locali. Nel XVIII sec. e nella parte iniziale del XIX la sovranità degli
Ottomani, del resto, era divenuta meramente formale sotto il governo dei
Caramanli (il fondatore della dinastia A. Caramanli fu protagonista anche di un
conflitto con gli Stati Uniti, nel 1801-05); essa venne reintegrata nel 1835 e,
all'inizio del Novecento, arrivò a comprendere tutto il territorio
dell'attuale
T., che formava un
vilâjet dell'Impero
ottomano, articolato in quattro sangiaccati. In seguito alla guerra italo-turca
del 1911-12, si affermò sulla
T. la sovranità dello Stato
italiano, che portò a compimento l'occupazione del territorio interno
nell'agosto 1914. La
T. fu governatorato autonomo dal 1913 al 1928,
mentre dal 1929 fu riunita in un governatorato comune con la Cirenaica
(trasformato nella colonia di Libia nel 1934). Nel novembre 1914 la Turchia
entrò in guerra accanto agli Imperi centrali e nel 1915 gli Ottomani
rientrarono in possesso di buona parte della regione, mentre i presidi italiani
vennero limitati a Tripoli e Homs. La concessione dello Statuto non
impedì il riacutizzarsi delle ribellioni. Gli Italiani riuscirono a
rientrare in possesso della fascia costiera con il governatore Giuseppe Volpi
(1921-25), mentre la pacificazione delle zone interne fu portata a compimento
dal governatore De Bono (1925-28), e quella del Fezzan dal governatore generale
Badoglio (1930). Nel 1937 furono costituite, all'interno della
T., le due
province di Tripoli e Misurata; il governatorato di Italo Balbo coincise,
peraltro, con un periodo di prosperità per la regione come per tutta la
Libia. Nel corso della seconda guerra mondiale, la
T. rimase al di fuori
del cuore degli scontri dal 1940 fino al gennaio 1943, quando venne travolta
dall'avanzata dell'8
a armata britannica. La regione restò
sotto l'amministrazione militare britannica fino alla nascita del nuovo Stato
libico (dicembre 1951). Per le vicende posteriori: V.
LIBIA.