Tramagnino.
Tramagnino. Appellativo dato ai mimi e, in seguito, anche a coloro che erano in grado di sostenere da soli una parte di uno spettacolo sia nel ruolo di acrobati, sia di giocolieri o altro. Deriva dal nome dei quattro fratelli bolognesi Tramagnini che, verso il 1870, fondarono una società di pantomimi. Vocabolario appellativo.1 (agg.), di appello. 2 di nome comune. 3 (s.m.), epiteto.Inglese appellativeFrancese appellatifTedesco appellativ(dal latino mimus, der. del greco mîmos: imitatore, mimo). Rappresentazione teatrale fondata sulla mimica e sulla danza, affidata a un attore che si esprime avvalendosi solo del linguaggio gestuale. ║ Per estens. - Attore che interpreta azioni sceniche mimate. - Encicl. - Presso gli antichi Greci, si chiamavano m. (o anche mimiambi se scritti in metro giambico) brevi componimenti dialogati, nei quali venivano imitati - e spesso contraffatti ricorrendo alla caricatura - particolari tipi di personaggio e scene di vita quotidiana. Il m. prosastico (o realistico) si distingueva dal m. lirico dove gli attori, cantando, imitavano i citaredi o flautisti e i cantori di ditirambi. Il primo che elevò il m. a dignità artistica e letteraria fu Sofrone di Siracusa (sec. V a.C.) che rielaborò in prosa ritmica la forma popolare del m. dei Dori di Sicilia. I suoi m., che trattavano argomenti piuttosto audaci, si dividevano in maschili e femminili, a seconda che ne fossero protagonisti gli uomini o le donne. Il m. fu ancora coltivato durante il periodo attico dal figlio di Sofrone, Senarco, ma bisogna arrivare fino al periodo alessandrino per trovare in Eronda e Teocrito i più importanti scrittori di m. Il genere, concepito come riproduzione o parodia di gesti e situazioni unita a musica e danza, dominò le scene romane dell'età di Cesare. Rappresentati annualmente fin dal II sec. a.C., in occasione dei ludi dedicati alla dea Flora, questi spettacoli furono poi allestiti anche nei ludi Romani e in altre manifestazioni ufficiali come intermezzo e come farsa finale, sostituendosi in questa funzione all'atellana. Nei m. latini gli attori, obbligati a un'intensa mimica facciale, non portavano la maschera e indossavano calzature basse e piatte (per questo si chiamavano anche planipedes). Le parti femminili venivano affidate direttamente alle donne e l'azione, spesso improvvisata, costituiva un pretesto per dare vita a lazzi scurrili e scene giocose, rese più comiche dall'accentuata gesticolazione. I due maggiori autori di m. letterari furono Decimo Laberio (del quale si conservano poco più di 150 versi) e Publilio Siro, dai cui m. furono estratte sentenze di un verso ciascuna, disposte alfabeticamente nella silloge originale. Attraverso i codici medioevali ci sono pervenute più di 700 sentenze, non tutte autentiche. Il m., decaduto in età cristiana per la licenziosità e l'immoralità dei suoi argomenti, riuscì comunque a sopravvivere, come dimostra l'esistenza di molti componimenti medioevali scritti in latino e in tutti i volgari, dove viene espressa una forma di comicità realistica e semplice, molto vicina a quella del m. classico. Nonostante si conoscano, verso la fine del Seicento, varie forme di spettacolo senza parole, di vero e proprio m. moderno è possibile parlare solo a partire dagli anni Venti e Trenta del XX sec., in seguito agli insegnamenti di Etienne Decroux, fautore dell'assoluta autonomia espressiva della gestualità nei confronti della forma verbale, in quanto parola e gesto rappresentano due mezzi espressivi irriducibili l'uno all'altro. Da queste premesse nacquero le esperienze di Jean-Louis Barrault, principale allievo di Decroux, che concepì una sorta di teatro totale in cui il m. veniva visto come componente del discorso teatrale e non più come elemento unico e indipendente. Agli spettacoli di m. di Marcel Marceau, uno fra i più celebrati interpreti contemporanei, caratterizzati da un profondo lirismo e da una sottile vena umoristica, si contrapposero, a partire dagli anni Settanta, le performance più coreografiche di Yves Lebreton e della troupe europea dei Mummenschantz e i raffinati allestimenti musicali di Lindsey Kemp. Considerevole è l'apporto che la tecnica mimica ha fornito al cinema fin dai tempi del muto attraverso le magistrali interpretazioni di attori come C. Chaplin, B. Keaton e J. Tati. (dal latino spectaculum, der. di spectare: guardare). Rappresentazione di un'opera teatrale, cinematografica, musicale, televisiva o d'arte varia che ha luogo di fronte a un pubblico: s. di varietà. ║ Ogni singola rappresentazione qualificata in base alla modalità d'esecuzione, alla durata, alla finalità: s. divertente, s. serale. ║ Il mondo dello s.: il complesso delle persone e delle attività relative al teatro, al cinema, alla televisione, all'arte varia. ║ Politica s., cultura s.: locuzioni usate per sottolineare gli aspetti più superficiali di realtà spettacolarizzate al fine di attrarre l'attenzione di un vasto pubblico. ║ Fig. - Dare s.: attirare su di sé l'attenzione, spesso usato in senso spregiativo per sottolineare la volontà di ostentazione (dare s. di bravura). ║ Visione che colpisce positivamente per l'insolita bellezza o altra particolarità (lo s. della natura) oppure, al contrario, per l'impressione e l'orrore che suscita (uno s. ripugnante). - Dir. priv. - Lo s. è un'opera protetta dal diritto d'autore; all'autore o agli autori spetta un compenso per la rappresentazione, a meno che l'opera non sia divenuta di dominio pubblico. - Dir. amm. - S. pubblici: rappresentazioni tenute in luogo pubblico o aperto al pubblico. Per potere dare un qualsiasi s. (dalla festa da ballo alle corse di cavalli), è necessaria un'apposita licenza del questore, valida solo per il locale e il tempo in essa indicati. L'autorità di pubblica sicurezza ha il diritto di vietare gli s. che possono turbare l'ordine pubblico e il buon costume, di vigilare sull'esecuzione dello s. e di sospendere le rappresentazioni che siano causa di disordini. - Dir. pen. - Costituiscono contravvenzione sia l'esecuzione di s. in luogo pubblico o aperto al pubblico, sia l'apertura di circoli e sale da ballo o di audizione senza la licenza dell'autorità di pubblica sicurezza. Sono puniti con un'ammenda o con l'arresto la mancanza della licenza, l'apertura abusiva di luoghi di pubblico s. o trattenimento, la rappresentazione di s. osceni. - Fin. - Imposta sugli s.: imposta sui consumi riscossa mediante bollo e, frequentemente, col sistema dell'abbonamento; è la SIAE che provvede alla sua liquidazione e riscossione. Sinonimi (s.m. Chi è dotato di molta destrezza), fantasista, illusionista,
prestigiatore. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Attore che interpreta una pantomima. ║ Pantomima. Pantomima. (dal latino pantomimus: pantomimo). Azione teatrale realizzata da attori che si esprimono usando il corpo, senza la mediazione della parola; è talora accompagnata dalla musica o da una voce fuori campo. Dalla Grecia, dove il genere ebbe inizio, la p. fu accolta con favore dai Romani, assumendo nell'epoca augustea forme precise e definite. L'azione spettacolare si svolgeva secondo le indicazioni di un libretto, nel quale la trama era fissata per sommi capi. La parte principale era sostenuta da un ballerino munito di maschera, che si esibiva sul pulpitum (palcoscenico) coadiuvato dal coro e da un'orchestra formata da cetra, flauto, siringa, lira, cembalo, tromba e uno strumento particolare detto scabillum o scabellum. Data l'importanza preminente della danza (saltatio) quale mezzo d'espressione, la p. era detta fabula saltica. I mimi godettero di enorme popolarità presso il popolo e furono perciò oggetto di protezione da parte di cavalieri e senatori. La loro influenza fu tale da indurre a misure restrittive nei loro confronti: Augusto esiliò Pilade di Cicilia, tragico; Tiberio, secondo la testimonianza di Tacito, adottò provvedimenti per limitare i rapporti dei notabili con i mimi più in voga. In epoca cristiana la p. venne utilizzata nelle sacre rappresentazioni come preludio, intermezzo o epilogo di carattere drammatico o burlesco, ma conquistò via via sempre più autonomia. Nel XV sec. presso le corti italiane e francesi si allestirono trionfi, intermezzi, mascherate, cioè spettacoli pantomimici d'argomento mitologico o cavalleresco. Anche alla corte di Francia, sotto il nome di momeries, entremets, moresques, ecc. e, nel XVI sec., di mascarades, la p. ebbe grande fortuna e produsse spettacoli sfarzosi cui gli stessi re prendevano talvolta parte. Luigi XIV, fervido cultore di teatro, derivò anzi l'appellativo di Re Sole dall'aver interpretato a 14 anni il ruolo del Sole nel Ballet royal de la nuit (1653) di J.-B. Lulli. Nelle opere di quest'ultimo, la p. occupa una parte indipendente dal resto dell'opera, generalmente il prologo, ma all'azione mimica egli sovrappone ancora parti di canto (comèdie-ballet). In quell'epoca le sorti della p. e del balletto non erano nettamente distinguibili, tanto che la nascita del balletto stesso si fa coincidere con la fastosa rappresentazione del Ballet comique de la Reyne, spettacolo composito ideato e allestito a Parigi nel 1581 dall'italiano Baltazarini da Belgioioso. La p. fu infatti uno degli elementi del ballet de cour del XVII sec., genere teatrale di corte, sovente di carattere allegorico, che ebbe il suo apogeo in Francia sotto il Regno di Luigi XIV. Nel XVIII sec. lo sviluppo dell'arte coreutica - culminato nell'Ottocento - e la riflessione teorica di coreografi come J.-G. Noverre limitarono l'atto pantomimico a una funzione accessoria nell'ambito del balletto. Al di fuori degli ambienti colti la p. si affermò in Europa come forma teatrale a se stante, in quanto utilizzata come linguaggio universale dagli attori italiani della commedia dell'arte. In Inghilterra la p. si sviluppò con l'Arlecchino di J. Rich (1682 circa - 1761) e sopravvisse ancora sotto forma di spettacolo comico-favolistico denominato pantomime e rappresentato soprattutto nel periodo natalizio. In Francia lo spettacolo pantomimico puro raggiunse il vertice nella prima metà dell'Ottocento con J.-B.-G. Deburau, grande interprete di Pierrot e maggior esponente del mimodramma classico. Solo verso la metà del XX sec., grazie soprattutto ai mimi francesi M. Marceau, J.-L. Barrault, E. Decroux, la p. ha ritrovato il favore del pubblico come genere teatrale autonomo. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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