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Totocàlcio.

Abbreviazione di tot(alizzatore del) calcio. Concorso a premi italiano, a cadenza settimanale, introdotto dalla SISAL nel 1946 e passato alle dipendenze del CONI nel 1949, legato agli incontri di calcio di serie A, B, C, e talora alle partite di Coppa Italia o di carattere internazionale. Il concorrente deve compilare un'apposita schedina, indicando il tipo di risultato con cui prevede che si concluderanno le 13 partite in essa riportate: il segno 1 corrisponde alla vittoria della squadra ospitante, il segno X al pareggio, il segno 2 alla vittoria della squadra che gioca in trasferta. In ogni schedina vi sono quattro colonne: la giocata minima è di due colonne; sono possibili anche combinazioni con risultati doppi o tripli. Le giocate si effettuano presso ricevitorie autorizzate (che riscuotono le quote di partecipazione) in funzione presso bar o altri esercizi commerciali. L'incasso viene poi trasmesso alla direzione generale del t. e quindi al CONI. Il montepremi è costituito dal 38% dell'incasso settimanale (decurtato della quota fissa per i ricevitori); la parte rimanente degli introiti è destinata, in diverse percentuali, a diritti erariali e al CONI. Il montepremi viene quindi suddiviso in due parti uguali, ciascuna delle quali è divisa rispettivamente tra i vincitori di prima categoria, con punti 13, e i vincitori di seconda categoria, con punti 12. Se nessun concorrente realizza 13 punti o se (eventualità più probabile) si verifica la sospensione di qualche incontro indicato in schedina, vengono premiati i vincitori con 12 e 11 punti. Concorsi simili al t. si tengono anche all'estero. ║ Dalla parola t. si è ricavato, nel linguaggio giornalistico, il prefisso toto utilizzato (a volte in tono ironico o scherzoso) sia in termini riferiti al t. stesso (per esempio, totomilionario, chi è diventato milionario con una vincita al t.; totonero, il t. clandestino), sia in termini che indicano i pronostici relativi ad altri concorsi o a competizioni di varia natura (per esempio, totoelezioni).