L'essere totalitario, tendenza a comportarsi in
modo totalitario:
il suo t. in ufficio è insopportabile. •
Pol. - Tendenza a impiegare i sistemi propri dello Stato totalitario, insieme
degli elementi che contraddistinguono, in età contemporanea, i regimi
totalitari, rispetto a quelli democratici e a quelli semplicemente autoritari.
La genesi del concetto di
t. risale all'ascesa del Fascismo italiano; in
un articolo del 1923, scritto per “Il Mondo”, G. Amendola si
riferiva al Fascismo come a un “sistema totalitario”, legando la
definizione alle intenzioni di dominio assoluto e incontrollato del neonato
regime in campo politico e amministrativo. B. Mussolini parlò di
“volontà totalitaria” attribuendo al concetto una valenza
positiva, al pari del pontefice Pio XI, che rivendicò anche per la Chiesa
il carattere di regime totalitario (in quanto identifica totalmente la
comunità dei credenti). In seguito, il termine è stato applicato
tanto al regime nazista quanto ai regimi comunisti; nel linguaggio comune,
pertanto, il
t. è passato a identificare un sistema politico
contrassegnato dalla mancanza di strutture e forme di controllo parlamentari.
Gli storici hanno individuato una serie di elementi caratterizzanti il sistema
totalitario: la prevalenza del partito unico sullo Stato, la profonda avversione
per ogni forma di pluralismo politico e sociale, il ricorso massiccio alle
tecniche di comunicazione di massa a sostegno della propaganda, l'ideologia
della “rivoluzione permanente” e del “nemico oggettivo”
come mezzo per creare e conservare il consenso di massa, il ricorso sistematico
al terrore. La contemporanea presenza di tutti questi aspetti distingue i
moderni regimi di
t. da altre forme autoritarie, in cui compaiono
soltanto alcuni di questi caratteri e con diversa rilevanza; i regimi
autoritari, per esempio, contemplano una limitata presenza di forme di
pluralismo sociale e politico, nel momento in cui esso può contribuire
alla conservazione del consenso sociale.