[dal greco
toreutiké
(
téchne): (arte) del cesellare]. L'arte di lavorare il metallo
(soprattutto rame, bronzo, argento, oro) in incavo e a rilievo, a martello, a
cesello, a sbalzo, a bulino. Ha origini antichissime. • Encicl. -
Praticata fin dalla preistoria, la
t., che già nel III millennio
a.C. era in pieno sviluppo, è testimoniata in Egitto e in Mesopotamia da
reperti di straordinario interesse, tra cui spiccano la coppa d'oro del faraone
Thutmosi III e le tombe di Ur. La civiltà cretese-micenea produsse
copioso vasellame di bronzo, argento, oro sbalzato, cesellato, tra cui si
distinguono per pregevolezza di stile la ricchissima suppellettile proveniente
dalle tombe di Micene e le tazze d'oro di Vafiò. Nella Grecia arcaica la
t., che trovò la sua massima espressione nelle produzioni di
Corinto e di Sparta, è documentata da lebeti di bronzo con motivi ripresi
dal mondo orientale. In epoca classica la
t. fu praticata da insigni
artisti, tra cui Fidia, che decorò di opere toreutiche le sue statue,
emulato poi da Policleto e da altri; oltre ad Atene la produzione si estese
anche a Reggio, Taranto e in Calcide. Nella civiltà etrusca, sotto
l'influsso dell'arte greca, nel corso dei secc. VII-VI a.C. si sviluppò
una mirabile tecnica nella lavorazione del bronzo (vasi, candelabri, busti,
maschere, specchi, ecc.) e dell'oro (tombe Barberini e Bernardini). In epoca
ellenistica si registrò un notevole incremento della fabbricazione di
oggetti in metallo prezioso, la cui fioritura proseguì anche in
età romana (tesori di Boscoreale, Pompei, Ercolano). In epoca imperiale
furono realizzati busti e statue imperiali d'oro o d'argento, nonché
suppellettili di bronzo. Nel periodo tardo-imperiale la fiorente industria della
lavorazione del metallo, che si sviluppò in diverse province dell'Impero,
è documentata dai
missoria, dischi argentei con rappresentazioni a
bassorilievo, dal calice d'argento rinvenuto ad Antiochia, dal cofano nuziale di
Proiecta, dal vassoio di Corbridge.