Governo del tiranno. ║ Per estens. -
L'esercizio della propria autorità in modo dispotico:
cambiando
lavoro,
mi sono sottratto alla t. del mio capoufficio. ║ Fig. -
Il vincolo esercitato da cose o eventi, direttamente o indirettamente, sui
comportamenti dell'individuo:
la t. dei sentimenti. • Filos.
pol. - Nell'antica Grecia, forma di governo in cui una persona, in genere il
capo di una particolare fazione politica, conquistava il potere con la forza. La
prima analisi di un certo spessore teorico del fenomeno della
t. risale
ad Aristotele, che la definì come una degenerazione della Monarchia che
si verifica allorquando chi governa mira all'utile proprio anziché a
quello della collettività. In questo modo, egli legò la
t.
al
modo dell'esercizio del potere più che alla sua
legittimità, inaugurando così una linea di pensiero che fu,
in seguito, assunta anche da Cicerone e Seneca. Fu san Tommaso che pose
l'accento sulla necessità di distinguere il tiranno che è tale
perché non ha titolo al potere, quello che lo è per il modo in cui
esercita questo potere e quello che lo è per entrambe le ragioni. Lo
sviluppo semantico del termine portò, però, anche successivamente
a prescindere dal problema della legittimità e ad applicare la
denominazione di
t. a quei regimi in cui il potere viene esercitato in
modo arbitrario e dispotico; in questo senso, nel pensiero politico, il termine
rimase ancora in uso nei secc. XVI-XVII presso i cosiddetti
monarcomachi
(secondo i quali era giustificata l'uccisione del principe divenuto tiranno),
fino a essere pressoché definitivamente sostituito da
dittatura
(V.).