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Timùridi.

(da Tīmū, nome persiano di Tamerlano). Termine con cui sono chiamati i discendenti di Tamerlano. Tamerlano poco prima di morire stabilì che il suo Impero fosse spartito fra i suoi discendenti i quali, in realtà, si dimostrarono incapaci di continuare l'opera di conquista da lui realizzata; sotto il loro governo infatti l'Impero andò via via disfacendosi. Nel 1405 Tamerlano affidò al nipote Pir Muhammad ibn Giahangir l'autorità suprema sugli altri suoi discendenti, attribuendogli il titolo di padiscià; ma questi venne assassinato poco dopo la sua morte. Shahrukh Mirza, quartogenito di Tamerlano, fu l'unico tra i successori che seppe mantenere integro il suo Regno (regnò fino al 1447) e addirittura ingrandirlo. Egli ebbe come proprio braccio destro lo scià dell'orda del Montone Nero, Giahan scià, che da lui ottenne il governo dell'Azerbaigian. Nel 1452, dopo la morte di Shahrukh, egli tolse la Persia occidentale agli altri t. che la governavano. T. fu anche Abu Sa'id, erede della sezione più orientale dell'Impero della quale era riuscito a mantenere l'unità fino al 1469 quando l'orda del Montone Bianco lo sconfisse in battaglia e lo uccise. Frattanto il grande Impero di Tamerlano si era ridotto al solo Khorasan che venne conquistato, con la Transoxiana, dagli Uzbechi nel 1507. L'unica a resistere (fino al 1858 quando venne dispersa dagli Inglesi) fu la dinastia di Baber (1483-1530) che rappresentava un ramo collaterale di quella originaria, e che fu chiamata anche dinastia dei Moghul.