Dialogo di Platone, collocato dai critici nel
gruppo di opere composte nell'ultima fase della vita del filosofo greco
(V. PLATONE e
DIALOGHI). Protagonisti del dialogo sono Socrate,
Crizia, Timeo ed Ermocrate, che affrontano più temi (tra cui il fascinoso
mito di Atlantide) ma si concentrano principalmente sull'argomento cosmologico.
Dopo aver brevemente ricapitolato la dottrina, esposta compiutamente nella
Repubblica, della città perfetta, Socrate pone le questioni
inerenti al comportamento di tale città in pace e in guerra e afferma
come per rispondere a queste domande sia necessario non solo ricostruire la
storia delle città e delle leggi, ma quella del mondo, le sue origini e
la sua anima. Timeo, astronomo e naturalista, si accinge perciò a
spiegare le origini del cosmo fino alla creazione dell'uomo, della sua anima e
del suo corpo. In questo dialogo Platone afferma che il mondo è un essere
vivente, creato dalla provvidenza del Demiurgo e dotato di anima e intelligenza:
esso ha forma sferica perché è la più perfetta, è
solido (costituito dei quattro elementi fondamentali, l'aria, l'acqua, la terra
e il fuoco) e la sua anima è il cielo, che abbraccia ogni cosa. Sotto la
volta del cielo-anima orbitano i pianeti e il Demiurgo generò, per
abitare gli spazi cosmici, gli dei celesti che, a loro volta, generarono gli dei
inferiori (che i Greci onorano). Il Demiurgo stesso creò poi le anime
razionali degli uomini, ma agli dei affidò il compito di creare,
plasmandoli con i quattro elementi, i corpi che si uniscono a quelle: per tale
ragione nell'uomo il principio razionale tanto spesso è offuscato da
quello irascibile e da quello concupiscibile, che sono le parti dell'anima
legate al corpo. Il dialogo si sofferma a lungo sulla natura del corpo, sulla
fisiologia e patologia dei suoi organi, sulla procreazione e sul ruolo della
medicina. Vi si indaga poi il potere ordinatore della geometria in riferimento
alle forme dei corpi e degli elementi (il cubo per la terra, l'icosaedro per
l'acqua, l'ottaedro per l'aria, il tetraedro per il fuoco). Il
T. ebbe
grandissima diffusione durante il Medioevo, che basò su di esso gran
parte della propria conoscenza diretta di Platone, forse anche per il suo
accento religioso: vi si afferma infatti la bontà e la volontà
provvidenziale del Demiurgo nel creare il mondo.