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Timor.

Isola (48.909 kmq; 1.750.000 ab.) dell'Indonesia, situata nella parte sud-orientale dell'arcipelago delle Piccole Isole della Sonda, a Est di Flores e di Sumba, tra i Mari di Savu e di Banda a Nord, e il Mare di T. a Sud. Città principali: Kupang e Dili. La sezione orientale (ex T. portoghese), con l'exclave di Okusi e gli isolotti di Cambing e di Jaco, costituisce lo Stato di Timor Est (V.); la sezione occidentale (ex T. olandese) forma la provincia delle Isole della Sonda Orientale (47.876 kmq; 3.582.800 ab.). • Geogr. - Inclusa nell'arco più meridionale dell'arcipelago della Sonda, T. è attraversata in tutta la sua lunghezza da un'imponente catena montuosa, che raggiunge la massima elevazione con il Monte Mutis (2.345 m), ed è costituita da un nucleo di scisti cristallini, da rocce sedimentarie ripiegate nel Terziario e da una serie di vulcani spenti. Tra i rilievi e le pianure costiere, basse e spesso paludose, si erge una serie di altopiani calcarei. Collocata tra 8° e 11° di latitudine Sud e soggetta all'influsso degli alisei, l'isola è caratterizzata da un clima caldo, con temperature assai elevate e precipitazioni abbondanti. • Econ. - Le colture più diffuse sono quelle del caffè, della palma da cocco, del riso, dell'Hevea e del legno di sandalo. Tra i Papua, che costituiscono il gruppo etnico prevalente, viene praticata un'economia di sussistenza assai variegata, che associa la coltivazione della patata dolce, del taro e del mais, l'allevamento del bestiame (animali da cortile e maiali), la raccolta e la caccia. Gli abitanti delle coste si dedicano alla pesca e alla lavorazione della copra. Le condizioni climatiche dell'isola favoriscono la crescita dell'Eucalyptus. • St. - L'esistenza di civiltà preistoriche a T. è testimoniata solo a partire dal Neolitico. A quest'era risalgono numerosi abitati in grotte e ripari sotto roccia, oltre a prodotti industriali di tipo ateriano e ceramiche, realizzate dagli antichi abitanti di ceppo pigmoide. Scoperta nel 1520 dai Portoghesi e da questi colonizzata nella sua parte orientale, tra il 1613 e il 1618 l'isola fu raggiunta dagli Olandesi, che ne occuparono la parte occidentale. I confini delle due colonie furono fissati, dopo lunghe lotte tra Olandesi, Portoghesi e indigeni, dai trattati del 1859, 1893 e 1904. Nel corso della seconda guerra mondiale l'intero territorio di T. fu conquistato dai Giapponesi (1942). Nel 1949, con il ritiro degli Olandesi, la parte occidentale dell'isola passò alla Repubblica indonesiana, mentre quella orientale rimase al Portogallo come provincia d'oltremare. Dopo la caduta della dittatura in Portogallo (aprile 1947), nella colonia di T. si costituirono diversi movimenti politici: l'Unione democratica, filoportoghese, l'Unione delle popolazioni di T. (o Associazione della popolazione democratica), sostenitrice dell'annessione all'Indonesia, e l'Unione socialdemocratica, fautrice dell'indipendenza. I contrasti tra queste fazioni portarono allo scoppio di una vera e propria guerra civile, che vide scontrarsi il FRETILIN (Fronte per l'indipendenza nazionale di T.), politicamente orientato a sinistra e sostenuto dai Paesi afro-asiatici progressisti, l'APODETI (Associazione popolare democratica di T.), politicamente di destra e sostenitrice di un allineamento con la potente e vicina Indonesia, e l'UDT (Unione democratica di T.). Dopo il ritiro dei Portoghesi (che continuarono comunque a rivendicare la propria sovranità sull'isola) nell'agosto 1975, il potere fu assunto dal FRETILIN, che il 28 novembre 1975 proclamò la Repubblica democratica di T. Est (presidente Xavier de Amoral). Il mese successivo la regione fu invasa dalle truppe indonesiane, che annientarono la resistenza del FRETILIN compiendo massacri tra la popolazione civile. Il 24 giugno 1976 T. Est fu ufficialmente annessa all'Indonesia come 27a provincia, nonostante il perdurare della resistenza da parte del FRETILIN e la condanna dell'Assemblea generale dell'ONU dell'aggressione indonesiana. Il territorio rimase interdetto agli stranieri fino al 1989, anno in cui il Governo di Giacarta, credendo di aver messo a tacere l'opposizione, diede segno di una maggiore apertura politica, che culminò nella decisione di concedere al papa di visitare il Paese. Da allora ricominciarono le manifestazioni pacifiche a favore dell'indipendenza, alle quali fecero seguito le azioni repressive dei militari indonesiani (il 12 dicembre 1991, durante una manifestazione pacifica che ebbe luogo a Dili, i soldati aprirono il fuoco contro la folla disarmata uccidendo circa 300 persone). Nel 1996 la causa indipendentista ottenne un ulteriore riconoscimento internazionale con l'assegnazione del premio Nobel per la pace al vescovo di T. Est Carlos Felipe Ximenes Belo e al leader del movimento indipendentista José Ramos-Horta. Nel 1997 il crollo dei mercati asiatici, che ebbe forti ripercussioni anche sull'economia indonesiana, accentuò all'interno del Paese le manifestazioni di dissenso nei confronti della corrotta classe dirigente; le proteste culminarono nel 1998 in una serie di violenti scontri tra manifestanti ed esercito che gettarono in breve tempo il Paese nel caos. Per ristabilire l'ordine, nel maggio 1998 il presidente Suharto, in carica dal 1967 e ritenuto uno dei principali responsabili della corruzione e del nepotismo dilaganti nel Paese, fu costretto a dimettersi. Il successore, il presidente ad interim Bacharuddin Jusuf Habibie, ritenne possibile risolvere la questione di T. Est presentando un piano per concedere maggiore autonomia al territorio (agosto 1998). Il 30 agosto 1999 venne indetto un referendum, da tenersi sotto la tutela delle Nazioni Unite, in cui si chiedeva ai cittadini di esprimere il proprio parere sulla proposta di ampia autonomia offerta dal Governo di Giacarta: il 78,5% dei votanti respinse la proposta optando per l'indipendenza dall'Indonesia. La reazione delle fazioni filo-indonesiane, appoggiate dall'esercito e dalla polizia, fu violentissima nei confronti delle forze autonomiste e della stessa popolazione civile, che furono costrette a un esodo di massa verso T. Ovest e altri Paesi. Per ripristinare l'ordine fu necessario l'intervento dei caschi blu dell'ONU (settembre 1999). Dopo la ratifica del referendum sull'indipendenza da parte del Congresso di Giacarta (20 ottobre 1999), gli ultimi soldati indonesiani lasciarono la regione e il 24 ottobre 1999 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approvò la creazione dell'amministrazione transitoria, prima dell'indipendenza effettiva. Per la storia successiva di T. Est: V. TIMOR EST. • Antropol. e Etn. - Il vestiario tradizionale degli isolani è di tipo indonesiano; ampiamente diffuse sono le pratiche del tatuaggio e della limatura, dell'annerimento e della decorazione (con lamine in argento) dei denti. Le armi tradizionali degli indigeni, tra cui arco, freccia, lancia, spada e cerbottana, sono state totalmente rimpiazzate da quelle moderne. I villaggi delle popolazioni autoctone sono spesso circondati da palizzate. La discendenza è in genere patrilinea, anche se in alcuni gruppi si possono trovare tracce di matrilinearità. Fino a non molto tempo fa veniva praticata la caccia alle teste. Tra le forme di sepoltura, la più diffusa è quella che prevede l'esposizione della salma su piattaforme sopraelevate e, in un secondo tempo, l'inumazione dei resti. Sono note anche forme di mummificazione.