(o
Tailàndia). Stato (513.116
kmq; 64.197.000 ab.) dell'Asia sud-orientale, nella parte centrale della
penisola indocinese. Confina a Nord e a Est con il Laos, a Sud-Est con la
Cambogia, a Sud con la Malaysia peninsulare (penisola di Malacca), alla quale
è collegata per mezzo del lungo istmo di Kra, a Ovest e a Nord con il
Myanmar; a Est è bagnata dal Mar Cinese Meridionale (golfo del Siam o di
T.) e a Ovest dall'Oceano Indiano (Mare delle Andamane). Capitale:
Bangkok
. Città principali: Thonburi, Chiang Mai, Nakhon
Ratchasima. Ordinamento: Monarchia costituzionale a regime parlamentare. Il
Parlamento è costituito da due Camere: Senato e Camera dei deputati.
Moneta:
baht. Lingua ufficiale: thai; sono diffusi anche il cinese (nelle
aree urbane), il lao (nel Nord-Est) e, in misura minore, il malese (a Sud) e il
khmer (lungo il confine con la Cambogia). Religione: buddhista (95%); sono
presenti minoranze musulmane (4%) e cristiane (1%). Popolazione: è
costituita per quattro quinti da Thai; tra le esigue minoranze prevale quella
cinese (0,9%).
GEOGRAFIA
Morfologia: la
T. si estende per
circa 1.500 km da Nord a Sud, e per circa 800 km da Est a Ovest, lungo l'asse
del 15° parallelo di latitudine Nord. Le regioni periferiche sono
prevalentemente caratterizzate dalla presenza di rilievi disposti ad anfiteatro,
ai piedi dei quali si apre la vasta pianura centrale. Ai confini con il Myanmar
e con il Laos si innalza il massiccio settentrionale che, formato da graniti e
scisti parzialmente ricoperti da calcari, costituisce un prolungamento
dell'altopiano degli Shan del Myanmar; la sua propaggine meridionale, che
raggiunge un'altezza massima di 2.577 m (Doi Inthanon), si erge invece nella
parte occidentale del Paese e prosegue andando a formare l'ossatura della
penisola di Malacca, il cui settore centrale appartiene alla
T. I rilievi
che caratterizzano la penisola sono relativamente giovani, costituiti da una
serie di pieghe calcaree con nuclei granitici. Anche le regioni periferiche
orientali e sud-orientali presentano zone di alte terre: a Nord l'altopiano di
Korat, elevato in media 100-200 m e limitato a Est dal corso del Mekong, che
segna il confine con il Laos; a Sud i Monti dei Cardamomi, compresi tra
l'altopiano di Korat e il golfo di
T., che continuano in territorio
cambogiano. Ai piedi dei rilievi periferici si estende la vasta pianura
alluvionale del Chao P'raya, vasto bassopiano sommerso stagionalmente dalle
acque nelle parti più depresse. ║
Idrografia: nella parte
occidentale del Paese l'idrografia defluisce verso Sud, nell'ampio corso del
Chao P'raya, mentre a Oriente penetra in territorio laotiano con il fiume Mun,
che a sua volta si getta nel Mekong. Gli affluenti del Chao P'raya hanno
intagliato profondamente il rilievo settentrionale, scavando in esso valli
longitudinali piuttosto larghe. Il fiume più importante della
T.
è il Chao P'raya: caratterizzato da un regime con piene periodiche, esso
si divide in numerosi bracci che portano al mare abbondanti alluvioni. ║
Clima: poiché la
T. fa parte della regione monsonica,
l'anno si divide nettamente in un periodo piovoso e in un periodo asciutto.
Sulle precipitazioni influisce anche la presenza del rilievo: le piogge
risultano abbondanti soprattutto sulle catene costiere meridionali, battute dai
venti marini. Il periodo piovoso ha una durata media di 200 giorni (dalla fine
di aprile alla fine di novembre). Nelle regioni più meridionali le piogge
cadono in tutti i mesi dell'anno. Il fatto che la
T. sia compresa nella
zona intertropicale spiega le temperature molto elevate, che scendono soltanto
nella regione montuosa settentrionale, dove la media mensile più bassa
risulta inferiore ai 18 °C. Poco marcata l'escursione annua. La
T.
continentale presenta complessivamente tre stagioni: una umida, che dura
dalla fine di aprile alla metà di novembre; una fresca, che va dalla fine
del periodo piovoso alla metà di febbraio; una calda, che inizia a
metà febbraio e termina alla metà di aprile. Nella parte
peninsulare il clima è invece costantemente caldo e umido. ║
Flora e fauna: la foresta pluviale di tipo equatoriale caratterizza le
regioni con piogge più abbondanti; in particolare, essa si infittisce
nelle parti più meridionali della penisola fino all'istmo di Kra, mentre
a Nord interessa solo il versante occidentale, più umido. In queste zone
le foreste sono ricche di legnami pregiati e di numerose varietà di
epifite, tra cui le orchidee. Nella parte nord-occidentale del Paese è
frequente un'associazione forestale con querceti e pinete; laddove la differenza
tra stagione umida e stagione secca è rilevante, compaiono invece essenze
tipiche della foresta monsonica, quali il teak (
Tectona grandis) e il
legno rosso (
Xylia kerrii), che in parte sono state sostituite con
colture di riso, ma si sono conservate nell'altopiano di Korat. La foresta di
mangrovie caratterizza invece le zone costiere.
Cartina della ThailandiaECONOMIANell'economia
del Sud-Est asiatico, la
T. occupa una posizione strategica. Principale
retrovia delle truppe impegnate nella guerra del Vietnam (1965-75), ricevette
ingenti sostegni dagli Stati Uniti, riuscendo in seguito a superare il
contraccolpo derivato dalla smobilitazione delle basi militari, alla metà
degli anni Settanta, grazie a ulteriori e ingenti investimenti giapponesi
nell'industria, richiamati dal basso costo della manodopera. Politicamente
più stabile dei Paesi vicini, anche se travagliata da complesse
problematiche sociali (droga, prostituzione) e dalla corruzione, la
T.
beneficiò successivamente di nuovi sostegni da Taiwan, Hong Kong e
Singapore, grazie ai quali proseguì sulla via intrapresa dello sviluppo
industriale, guadagnandosi la denominazione di "quinta tigre
dell'Asia" (dopo questi tre Paesi e la Repubblica di Corea) e divenendo
uno dei NIC (
Newly Industrializing Countries) emergenti nell'area del
Pacifico. A partire dagli anni Settanta
iniziò a espandere il
proprio mercato, interno e internazionale, raggiungendo un tasso di crescita
annuo del PIL assai elevato (6-8%). Alla metà degli anni Novanta,
comunque, la
T. risentiva ancora fortemente degli squilibri tipici dei
Paesi in via di forte sviluppo: il reddito pro capite era basso; il settore
primario contribuiva solo per il 15% alla formazione della ricchezza nazionale,
e proprio nelle aree rurali il livello di vita continuava a restare infimo,
peraltro con un tasso elevato di analfabetismo. Subendo radicali trasformazioni
socio-culturali nelle aree a più stretto contatto con i modelli
occidentali, il Paese iniziò inoltre ad avvertire gravi problematiche
ambientali, quali la pesante deforestazione ed erosione del suolo e
l'inquinamento delle falde acquifere. I piani quinquennali di sviluppo
continuarono comunque a puntare sull'industria, nonostante l'evidente carenza di
infrastrutture a servizio del settore primario; interventi di salvaguardia e
ricostituzione del patrimonio forestale furono inclusi solo nel piano 1992-96.
Allo scopo di emanciparsi dai mercati giapponese, statunitense ed europeo, la
T. instaurò nuovi rapporti con gli altri Paesi indocinesi e con la
Cina, destinando peraltro ai primi aiuti consistenti. ║
Agricoltura: l'agricoltura costituisce ancora il settore dominante,
impegnando oltre la metà della popolazione attiva, ma il suo contributo
alla formazione del prodotto interno lordo è sceso intorno al 15%. La
produttività non è comunque elevata. La proprietà privata
è per lo più polverizzata, ma assicura il rifornimento dei centri
urbani e un migliore utilizzo delle risorse idriche. Le piantagioni sono invece
in mano a società con capitale straniero, e alimentano principalmente le
vendite all'estero. La coltura predominante è quella del riso, che occupa
circa la metà della superficie coltivabile e di cui la
T. è
uno dei principali produttori mondiali. Accanto al riso, tra le colture
più importanti figurano la manioca, il mais, il caucciù, il sorgo,
le patate dolci, la canna da zucchero, la soia, il cotone (semi e fibra) e la
frutta tropicale, ampiamente esportata in tutto il mondo. I pregiati legnami
ricavati dalle foreste, quali il teak, il sandalo e l'ebano, sono destinati
all'esportazione, che costituisce un importante fattore di introito di divise
occidentali e, allo stesso tempo, una fonte di gravi problemi per l'ecosistema
forestale, sottoposto a eccessivo sfruttamento. ║
Allevamento: il
patrimonio zootecnico thailandese comprende un numero elevato di bovini e
bufali. La produzione di carne e di latte non è comunque sufficiente a
ricoprire il fabbisogno alimentare della popolazione, che è pertanto
costretta a basare la sua dieta principalmente sui prodotti provenienti dalle
attività pescherecce, sia marittime sia d'acqua dolce. Grandi impianti di
acquacoltura, installati in varie località rivierasche del golfo di
T.
(o del Siam), forniscono inoltre i crostacei, assai richiesti sul mercato
europeo. ║
Industria: principali prodotti dell'industria estrattiva
sono, oltre allo stagno, ricavato dalle alluvioni fluviali e nelle zone
costiere, il tungsteno, il piombo, lo zinco, l'antimonio, il manganese, i
minerali di ferro e la lignite. Importanti prodotti d'esportazione sono anche le
pietre preziose (zaffiri gialli, verdi, blu). La maggiore fonte energetica della
T. è la lignite, mentre ancora limitata è la produzione di
petrolio e di gas naturale. L'energia elettrica prodotta alimenta le industrie
localizzate nelle maggiori città. Predominano le industrie leggere e le
piccole aziende che lavorano le materie prime locali (zuccherifici, distillerie,
birrifici, tabacchifici, cotonifici, stabilimenti tessili e alimentari), ma sono
presenti anche cementifici, cartiere, calzaturifici, industrie chimiche,
elettroniche e dei fertilizzanti, fabbriche di pneumatici e di fibre sintetiche,
complessi metallurgici che lavorano piombo, stagno, zinco, ghisa e acciaio. Le
raffinerie di petrolio si concentrano nell'area della capitale, dove sorgono
anche moderni impianti per il montaggio di auto e di macchinari agricoli e
industriali. Numerose, infine, sono le industrie ad alto rischio ambientale, il
cui sviluppo è agevolato dalla carenza di legislazione in materia, e che
causano il forte inquinamento delle acque di superficie e sotterranee. ║
Turismo e commercio: il turismo costituisce un'importante fonte di
guadagno. Tra le mete privilegiate ci sono Bangkok, Pattaya e la costa
orientale, Chiang Mai a Nord, l'Isola di Phuket e il Sud peninsulare. Il
principale porto commerciale è quello di Bangkok. Nonostante lo sviluppo
dell'industria, i prodotti destinati all'esportazione sono ancora derivati per
la maggior parte dall'agricoltura (riso, zucchero, tabacco, caucciù,
ecc.) e dalla pesca; fanno eccezione alcuni articoli di abbigliamento e i
prodotti delle industrie chimica e meccanica. La
T. dipende invece
dall'estero per quanto riguarda il settore tecnologico.
STORIAPrima della venuta dei Thai,
progenitori della popolazione predominante della
T. appartenenti al ceppo
cinese meridionale, il Paese era occupato dai Mon, dai Khmer e da gruppi di
genti indonesiane. Stanziati nel bacino del Menam, i Mon erano distribuiti in
due Stati: quello di Dvāravatī, di religione buddhista, al Sud, e a
partire dall'VIII sec. d.C. quello di Haripunjaya, al Nord. I Khmer occupavano
l'altopiano di Korat, mentre nella penisola malese si trovavano le popolazioni
indonesiane che, nel II sec., costituirono il Regno di Tāmbralinga,
divenuto in seguito vassallo dello Śrīvijaya. Nei secc. XI-XII i Khmer
conquistarono il Dvāravatī, ma furono costretti a cederlo subito dopo
per la resistenza opposta dallo Haripunjaya. A partire dall'VIII sec. i Thai,
abbandonate le montagne dello Yün-nan di fronte all'incalzare dei Cinesi,
penetrarono attraverso le vallate e si insediarono tra i Khmer, i Mon e i
Birmani; organizzati come feudalità militare, nel corso del XIII sec.
fondarono una serie di Stati, tra cui, nel territorio che diventerà poi
il Siam, quelli di Sukhothai (verso il 1250), di Chiang Ray (verso il 1262) e di
Lan Na (intorno al 1296). Dal contatto con le popolazioni soggiogate i Thai
assimilarono molti elementi di civiltà, tra cui un'organizzazione
politico-giuridica e il Buddhismo hīnayāna, nonché lo stesso
alfabeto siamese che, derivato dalla scrittura corsiva khmer, fece la sua prima
comparsa nell'iscrizione del 1292 del re di Sukhothai, Rāma Khamheng.
Quest'ultimo impose la sua sovranità al Regno di Lopburi, che rimase
indipendente fino al 1350, e intorno al 1291 assoggettò quello di
Haripunjaya; sottomessi anche i principati Iao di Luing Prabang e di Vieng Chan
(Vientiane), estese quindi i suoi domini verso Sud fino a Ligor, in Malesia, e a
Ovest fino al golfo di Martaban. Sotto il re Lö Thaï (Dharmaräja
I, 1318-47 circa), il Buddhismo hīnayāna si estese ulteriormente nel
Regno, penetrando poi in quello Lan Na. L'influsso del Buddhismo divenne ancora
più forte in seguito al soggiorno in India e a Ceylon di un principe thai
e alla salita al trono del pio Lü Thaï, figlio e successore di Lö
Thaï. Nel 1347 il principe di U Thong, ribellatosi al potere di Lü
Thaï, fondò la città di Ayutthaya e ne fece la sua capitale;
quindi, dopo aver sottomesso il re di Sukhothai (1349), si fece riconoscere re
con il nome di Râmâdhipati (1350-69). Questo sovrano può
essere considerato il fondatore dello Stato siamese, al quale diede peraltro una
solida organizzazione. I re di Ayutthaya portarono a compimento l'unificazione
del bacino del Menam, dopo di che, allo scopo di migliorare le relazioni
commerciali con l'India, occuparono la parte settentrionale della penisola
malese, cercando peraltro di insediarsi anche nella sua parte meridionale.
Entrati in conflitto con il Regno khmer, sfruttarono le rivalità sorte
tra i suoi principi e occuparono Angkor (1352-57); quindi, con una seconda
guerra (1390-1431 circa) e una seconda occupazione di Angkor, debellarono
definitivamente la potenza rivale, riducendola a vassalla del Regno di
Ayutthaya. Nel frattempo si andava realizzando il processo di fusione in
un'unica Nazione dei conquistatori Thai e degli indigeni mon e khmer. Nel
periodo successivo il Siam entrò in conflitto con la Birmania: nel 1556
il birmano Bayin Naung, allo scopo di sottrarre al Siam il controllo del
commercio con la Cina e con l'Indonesia, conquistò Chiang Mai. A questa
prima occupazione seguì nel 1564 la distruzione di Ayutthaya, con la
quale il Siam divenne uno Stato vassallo. Nel 1584 l'eroe siamese Phra Naret si
pose a capo dei suoi compatrioti e, divenuto re con il nome di Naresuen
(1590-1605), inflisse una pesante sconfitta ai Birmani, impadronendosi di
Lovêk, di Tenasserim e di Chiang Mai (1593-95). Nel Paese si
instaurò così una Monarchia non più fondata sulla
nobiltà ereditaria, mentre il popolo e gli schiavi restarono in una
condizione di duro asservimento. Nel frattempo, il Siam aveva stretto rapporti
con i Giapponesi e, soprattutto, con i Portoghesi, che a partire dal 1511
avevano preso il posto dei mercanti musulmani nel trasporto dei prodotti locali
(riso, legni pregiati, droghe, pietre preziose, ecc.) in Cina, in India e in
Europa, istituendo un emporio commerciale a Sud di Ayutthaya. Ben presto al
posto dei Portoghesi subentrarono gli Olandesi, che nel 1609 accolsero
un'ambasciata siamese all'Aia. Gli Inglesi ricevettero dal re Song Tham
(1610-28) il permesso di fondare una base presso Ayutthaya. I rapporti con
l'Europa si intensificarono però soprattutto durante il Regno di Narai
(1657-88), il quale nominò primo ministro un avventuriero greco,
Konstandinos Phaulkon (Faulcon): rivoltosi alla Francia e ricevuti
favorevolmente i missionari gesuiti F. Pallu e P. de La Motte-Lambert (1662),
Faulcon diede il monopolio del commercio delle spezie nel Siam alla Compagnia
francese delle Indie Orientali (1680). Tuttavia, quando le truppe di Luigi XIV
occuparono Bangkok e Mergui, scoppiò un'insurrezione nazionale (1687)
appoggiata dagli Olandesi, che si concluse con la deposizione del sovrano e la
condanna a morte di Faulcon (1688). Chiudendo le sue frontiere al commercio
estero, il Siam subì un vero e proprio tracollo economico, per poi venire
totalmente devastato da nuove guerre con i Khmer e da altre due invasioni
birmane, che si conclusero con la distruzione di Ayutthaya (1767). In aiuto del
Siam accorse allora un generale di origine cinese, Sin Tak (o Phya Tak):
scacciati i Birmani dal Paese, questi si fece proclamare re stabilendo la sua
capitale a Thonburi (1768), quindi riprese possesso della Cambogia, del
principato di Chiang Mai (1773), del Regno laotiano di Vientiane (1778). Poco
dopo Sin Tak fu deposto dal suo luogotenente Chao Phya Chakri, che divenne re
con il nome di Rāma I (1782-1809). Il nuovo sovrano trasferì la
capitale a Bangkok e, facendo del suo porto un importante centro di smercio di
grano, caffè, cotone, zucchero, legname pregiato e riso, contribuì
ulteriormente alla prosperità del Paese, già arricchito dal
considerevole afflusso di schiavi seguito alle guerre vittoriose del XVIII sec.
Compresa l'importanza di tale movimento commerciale, gli Inglesi riuscirono a
farsi concedere dal re Mongkut (Rāma IV, 1851-68)
l'extraterritorialità e la limitazione dei diritti doganali (trattato del
1855); concessioni analoghe furono fatte ai Francesi, installatisi in Indocina,
nei confronti dei quali il sovrano inaugurò una politica di equilibrio.
In seguito, comunque, il Siam commerciò principalmente con la Gran
Bretagna, che investì ingenti capitali in miniere e piantagioni;
ciò comportò peraltro l'immigrazione di numerosi lavoratori cinesi
e indiani. Allorché, durante il regno di Chulalongkorn (Rāma V,
1868-1910), la Cambogia e il Laos furono occupate dalla Francia e la Birmania fu
conquistata dall'Inghilterra, il Siam conservò l'indipendenza
perché le potenze si accordarono per neutralizzarlo (1896). Questi eventi
furono accompagnati da alcuni mutamenti territoriali: riconoscendo il
protettorato francese sulla Cambogia, il Siam ottenne Battambang, Sisophon e
Siem Reap. Nel 1893, con lo schieramento delle forze militari francesi lungo la
foce del Menam, ebbero inizio lunghi negoziati, protrattisi fino al 1907, in
seguito ai quali il Siam dovette rinunciare alla sponda sinistra del Mekong, al
protettorato sui principati del Laos e alle zone di confine con la Cambogia
annesse nel 1867. Nel 1909 il Siam fu inoltre costretto a cedere all'Inghilterra
i propri diritti di sovranità sugli Stati malesi di Kelantan, Kedah,
Trengganu e Perlis. Il lungo Regno di Chulalongkorn vide la realizzazione di una
serie di riforme radicali, ispirate ai modelli occidentali: lo Stato fu
centralizzato, la schiavitù e le gravose prestazioni di lavoro gratuito
cui erano costretti i contadini liberi furono abolite e il Paese fu dotato di
infrastrutture atte a favorire lo sviluppo economico. Il rafforzamento del Paese
proseguì durante il Regno di Vajiravudh (Rāma VI, 1910-25), il quale
dal 1917 combatté a fianco degli Alleati nella prima guerra mondiale. Nel
frattempo, sotto l'influsso sempre maggiore delle idee occidentali, si era
costituita una classe media illuminata che si poneva come principale obiettivo
la modernizzazione del Siam. Approfittando del diffuso malcontento che
seguì la crisi economica internazionale del 1929, nel giugno 1932 un
gruppo di ufficiali e di intellettuali liberali effettuò un colpo di
Stato, obbligando il re Prajadhipok (Rāma VII, 1925-35) ad accettare un
regime costituzionale e, quindi, ad abdicare (1935). Inizialmente espressione
anche di forze progressiste, dal 1933 il nuovo regime assunse un carattere
decisamente autoritario. Con la salita al trono di Ānanda Mahidol
(1935-46), l'esercizio del governo passò di fatto a un consiglio di
reggenza, che ottenne dalle potenze l'abolizione dell'extraterritorialità
e la limitazione dell'attività dei Cinesi. Nel 1938 i militaristi,
rappresentati dal generale Luang Pibul Songgram, ebbero la meglio sui liberali,
guidati da Pridi Phanomyong. Sperando di riunire i Thai degli Stati vicini sotto
il suo dominio, il Paese assunse il nome di
T. (luglio 1939). Gli aspetti
antidemocratici del nuovo regime si rafforzarono in seguito all'assunzione della
carica di primo ministro del generale Luang Pibul Songgram (1939), che accrebbe
la forza militare del Paese e creò una marina da guerra. Intraprendendo
una politica estera spiccatamente filogiapponese, durante la seconda guerra
mondiale la
T. rivendicò i territori già ceduti alla
Francia e alla Gran Bretagna, e con il sostegno del Giappone ottenne dalla prima
circa 70.000 kmq di territori del Laos e della Cambogia (Convenzione di Tokyo, 9
maggio 1941). Nel dicembre 1941 i Giapponesi, allo scopo di attaccare la
Malaysia e la Birmania, sbarcarono nella
T. meridionale; Pibul Songgram
firmò allora un patto con Tokyo (21 dicembre), e il 25 gennaio 1942
dichiarò guerra alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. In seguito alla
partecipazione della campagna di Birmania accanto al Giappone, la
T.
poté annettersi la parte settentrionale della Malaysia britannica e
quella meridionale degli Stati Shan; più tardi, tuttavia, con la
capitolazione del Giappone, la caduta di Pibul (1944) e l'aumento dell'influenza
statunitense, i territori acquisiti durante il conflitto tornarono alla Corona
britannica e alla Francia. Nell'immediato dopoguerra, con l'entrata in vigore di
una nuova Costituzione (1946), il Paese conobbe una breve fase di
vitalità democratica. La formazione di un quadro politico stabile
trovò d'altronde seri ostacoli nella debolezza dei partiti politici e nel
dilagare di contrasti di tipo personale, accentuati peraltro dall'assassinio del
re Ānanda Mahidol nel giugno 1946. Nel novembre 1947, Pibul Songgram
tornò al potere con un colpo di Stato militare e, assunta nuovamente la
carica di primo ministro, instaurò un regime rigidamente autoritario
(1948). A partire dal 1955 si verificò una limitata liberalizzazione
della vita politica. Le elezioni politiche che si svolsero nel 1955 suscitarono
comunque gravi disordini, in seguito ai quali si rese necessario l'intervento,
nello stesso anno, dell'esercito comandato dal generale Sarit Thanarat. Divenuto
primo ministro nel 1958, quest'ultimo assunse poteri dittatoriali e li
conservò fino alla morte (1963), allorché gli subentrò il
generale Thanom Kittikachorn. Alleatasi con gli Stati Uniti, la
T. prese
parte alla guerra di Corea (1950-53) e alla costituzione della SEATO (1954). Nel
corso degli anni Sessanta venne progressivamente coinvolta nella crisi
indocinese: prestò il suo appoggio alle forze di destra in Laos e in
Cambogia, e tra il 1967 e il 1972 inviò proprie truppe in Vietnam. Nel
1968 fu varata una nuova Costituzione e il Paese conobbe un'effimera esperienza
parlamentare; nel 1969 si tennero le elezioni politiche, che confermarono
Kittikachorn a capo del Governo. Tuttavia, di fronte ai continui disordini che
turbavano il Paese e al perdurare della guerriglia comunista nelle regioni
nord-orientali, la Costituzione fu annullata (novembre 1971) e Kittikachorn
instaurò nuovamente un regime dittatoriale. Nel 1972, gruppi di studenti
e di lavoratori diedero vita a un vasto movimento di protesta antigovernativa;
in breve tempo il regime perse l'appoggio di cospicui settori delle forze armate
e dello stesso re Bhumibol Adulyadej (salito al trono nel 1950), ritrovandosi
isolato. Dopo che Kittikachorn fu esiliato, nel 1973 si formò un Governo
provvisorio civile; venne quindi varata una nuova Costituzione (1974) e si
svolsero nuove elezioni politiche (gennaio 1975), in seguito alle quali il
leader del Partito democratico (PD), Kukrit Pramoj, diede vita a un Governo di
coalizione. Allentata l'alleanza con gli Stati Uniti, il nuovo Governo si
dedicò alle questioni di politica interna, tentando di avviare una serie
di caute riforme, che si rivelarono comunque irrealizzabili per l'insorgere di
gravi difficoltà economiche. Le elezioni anticipate (1976) portarono alla
formazione di un Governo di coalizione di destra, guidato dal leader del Partito
di azione sociale (PAS) Seni Pramoj, che nell'ottobre 1976 fu comunque
rovesciato da un colpo di Stato militare. Un giudice della corte suprema, Thanin
Kraivixien, fu posto a capo del nuovo Governo, sotto il quale venne instaurato
un duro regime repressivo. Nel 1977, al posto di Kraivixien subentrò il
generale Kriangsak Chomanan, che restaurò alcune limitate libertà
democratiche. Dopo il varo di una Costituzione (1978) e lo svolgimento di
elezioni politiche (1979), fu costituito un Governo di minoranza a opera di
Kriangsak Chomanan; a quest'ultimo subentrò, nel marzo 1980, il generale
Prem Tinsulanond, che fra il 1980 e il 1988 fu a capo di diversi Governi di
coalizione fra i principali partiti di centro-destra (PD, PAS) e, fino al 1983,
il Partito di destra nazione thai (NT). Grazie al miglioramento delle condizioni
economiche e al mitigarsi della guerriglia comunista (legata ai dissidi tra i
vicini Paesi socialisti), il Governo godette di un periodo di relativa
stabilità; l'equilibrio governativo era comunque fortemente minacciato
dall'opposizione, dai settori più oltranzisti delle forze armate, dal
progressivo ridimensionamento dei poteri e del ruolo dei militari, previsto
dalla Costituzione del 1978. Per quanto concerne la politica estera, il
deteriorarsi dei rapporti con il Laos in seguito alla vittoria del Pathet Lao
(1975) impegnò il Paese in una serie di scontri di frontiera, che si
protrassero per tutti gli anni Ottanta. Allo stesso modo, dopo l'invasione
vietnamita della Cambogia (1978), si verificò un forte peggioramento
delle relazioni con il Vietnam. Mentre Bangkok continuava a dare il proprio
sostegno al Governo cambogiano in esilio, gli scontri con le forze vietnamite si
intensificavano lungo le linee di confine tra
T. e Cambogia (1978); la
situazione peggiorò ulteriormente con l'arrivo in
T. di migliaia
di profughi cambogiani. Nella seconda metà degli anni Ottanta il Governo
thailandese, guidato dal 1988 dal leader dell'NT, Chatichai Choonhavan,
riuscì comunque ad appianare le relazioni a livello regionale,
approfittando peraltro del processo di distensione in atto tra Unione Sovietica,
Cina e Stati Uniti. Anche la politica economica del nuovo Governo,
caratterizzata dal forte incremento delle esportazioni, garantì al Paese
un periodo di sviluppo, nonostante il permanere di profondi dislivelli e di
contraddizioni nella distribuzione della ricchezza. Nel febbraio 1991 un colpo
di Stato militare rovesciò il Governo, ormai impotente di fronte alle
accuse di corruzione, al dilagare del malcontento popolare e ai continui
contrasti che dividevano la maggioranza. Tornati al potere, i militari
costituirono un Consiglio Nazionale di Pacificazione (CNP) per il mantenimento
dell'ordine, a capo del quale fu posto il generale Suchinda Kraprayoon; la
Costituzione del 1978 fu sospesa e sostituita nel dicembre 1991 da un nuovo
testo. La debolezza del regime militare instaurato non tardò comunque a
manifestarsi: alle elezioni legislative del marzo 1992, che videro trionfare il
Partito giustizia e libertà, espressione del CNP, seguì difatti lo
scioglimento del CNP stesso e l'assunzione della guida del Governo da parte di
Suchinda. La nomina a primo ministro di una persona esterna al Parlamento
suscitò violente contestazioni e diffuse proteste, che il regime
tentò inutilmente di reprimere: di fronte al precipitare degli eventi
(100 morti tra il 17 e il 20 maggio), si rese necessario l'intervento diretto
del re, che spinse Suchinda a dimettersi (maggio 1992). La formazione di un
nuovo Governo provvisorio civile fu accompagnata dall'introduzione dell'obbligo,
per il primo ministro, di essere un membro eletto del Parlamento. Le successive
elezioni (settembre 1992) segnarono la vittoria del PD, il cui leader Chuan
Leekpai divenne primo ministro di un Governo di coalizione centrista. In
seguito, l'orientamento governativo verso una democratizzazione della vita
politica del Paese entrò in conflitto con l'opposizione filomilitare
presente in Parlamento. Dopo le elezioni del luglio 1995 il leader dell'NT
Banharn Silpa-Archa assunse la guida dell'Esecutivo, mentre sul piano regionale
proseguì il processo di distensione: nel 1991 fu stipulato con il Governo
cambogiano un accordo, che stabiliva il rimpatrio dei profughi ancora presenti
in territorio thailandese; al 1995 risale invece l'accordo con il Laos, il
Vietnam e la Cambogia per lo sviluppo del bacino del Mekong e lo sfruttamento
comune delle sue risorse. La forte crisi economica e finanziaria configuratasi
nel 1997, epicentro del grave dissesto esteso a tutta l'Asia orientale, ebbe
ripercussioni politiche, portando alle dimissioni del primo ministro
conservatore Chavalit Yongchaiyudh e, dopo una serie di rimpasti, all'ingresso
nel Governo del Partito democratico e di altri schieramenti prima
all'opposizione. Nuovo premier eletto fu Chuan Leekpai. Il nuovo Governo
procedette alla chiusura di molti istituti finanziari in fallimento, in
obbedienza alle condizioni fissate dal Fondo Monetario Internazionale in cambio
del credito concesso per affrontare la crisi. Sul piano internazionale la
T. vide migliorare i suoi rapporti con la Malaysia e, dal luglio 1997,
assunse la presidenza dell'ASEAN. Ma la situazione interna rimase molto incerta,
gravata dalle pesanti condizioni economiche, che gli aiuti disposti dal Fondo
Monetario Internazionale avevano potuto appena arginare, dalla disoccupazione e
dalla tensione sociale ad essa connesse. La forte crisi economica e finanziaria
configuratasi nel 1997, epicentro del grave dissesto esteso a tutta l'Asia
orientale, ebbe ripercussioni politiche, portando alle dimissioni del primo
ministro conservatore Chavalit Yongchaiyudh e, dopo una serie di rimpasti,
all'ingresso nel Governo del Partito democratico e di altri schieramenti prima
all'opposizione. Il nuovo Governo procedette alla chiusura di molti istituti
finanziari in fallimento, in obbedienza alle condizioni fissate dal Fondo
Monetario Internazionale in cambio del credito concesso per affrontare la crisi.
Nel 2000, dopo aver verificato l'esistenza di brogli nella consultazione
appena avvenuta per il Senato, la Commissione di vigilanza annullò
l'elezione di 78 candidati su 172 e pochi mesi dopo 98 deputati del
Partito della nuova aspirazione (all'opposizione) si dimisero dal
Parlamento per costringere il Governo a indire elezioni anticipate. Le elezioni,
fissate per il 7 gennaio 2001, si rivelarono particolarmente importanti
perché erano le prime dopo la crisi finanziaria asiatica e, soprattutto,
perché si votava con il nuovo sistema elettorale entrato in vigore con la
Costituzione approvata nel 1997 (il cui obiettivo era di eliminare la
corruzione); si conclusero con la vittoria del partito Thai Rak Thai del magnate
della telefonia Thaksin Shinawatra, detentore di un immenso impero mediatico,
che venne eletto primo ministro. Dopo poco
il Governo fu travolto da gravi episodi di corruzione che ne minarono la
credibilità; l'incertezza politica fu amplificata dallo scoppio di
nuove violenze e dal perdurare delle tensioni con Myanmar, che indussero la Cina
a intervenire per cercare di avviare una collaborazione transnazionale. Nel settembre
2002 la
T. ospitò, con la mediazione della Norvegia, il negoziato di pace tra
il Governo dello Sri Lanka e le Tigri tamil. Nell'arco del 2004 le tre province
meridionali di Yala, Pattani e Songkhla, a maggioranza musulmana ma governate dai
buddhisti, furono teatro di violenti assalti sferrati da gruppi islamici armati
contro le forze di polizia, l'esercito e i monaci buddhisti. Gli attacchi, imputati
al risorgere del movimento separatista islamico, provocarono in un anno più di 300
vittime. Nel dicembre 2004 la
T., in particolare l'Isola di Phuket, fu
colpita da un devastante tsunami che causò migliaia di morti e di dispersi.
Il maremoto, provocato da un forte sisma di magnitudo 9 della scala Richter con
epicentro al largo della costa nord-occidentale di Sumatra, interessò molti Stati
del Sud-Est asiatico. Nel marzo 2005 Shinawatra fu riconfermato capo del Governo,
in seguito alla vittoria del suo partito alle elezioni generali. Le elezioni
anticipate fissate nell'aprile 2006 furono annullate perché boicottate dall'opposizione.
Il 19 settembre 2006 un colpo di Stato militare incruento attuato dal generale Sonthi
Boonyaratglin, e appoggiato dal re thailandese Bhumibol, destituì l'ex premier
Thaksin Shinawatra, istituì la legge marziale in tutto il Paese e sospese la
Costituzione emanata nel 1997 e il Parlamento. Il 1° ottobre l'ex capo dell'esercito
Surayud Chulanont fu nominato nuovo premier ad interim; contemporaneamente fu varata
una Costituzione provvisoria.
Il maremoto che ha colpito gli Stati del sud-est asiatico il 26 dicembre 2004
LINGUALingua
nazionale della
T. è il thai o siamese che, insieme al lao, allo
shan e al khamti, rientra nel sottogruppo sud-occidentale di un gruppo di lingue
geneticamente imparentate, designate con il termine thai e attualmente diffuse
in un'ampia area dell'Asia sud-orientale e orientale. Tipologicamente il thai
presenta numerose affinità, sia fonologiche sia strutturali, con diverse
lingue della famiglia sino-tibetana, tra cui il cinese: nonostante ciò la
sua appartenenza a tale famiglia resta ancora da appurare. Come il cinese, il
thai è una lingua isolante, caratterizzata dalla mancanza di flessioni e
dalla prevalenza di morfemi monosillabici; questi ultimi costituiscono per lo
più dei prestiti da altre lingue (dal sanscrito e dal pāli). Come il
cinese, il thai è una lingua tonale, per cui ciascuna sillaba può
essere pronunciata secondo un'ampia gamma di toni: medi, bassi, discendenti,
alti o ascendenti. La lingua thai dispone inoltre di due sistemi di
traslitterazione, uno secondo la fonetica e uno secondo l'etimologia;
quest'ultimo viene utilizzato soprattutto per i lemmi derivati dal sanscrito e
dal pāli.
Scorcio di Bangkok
Il tempio buddhista della Pace Celeste (What Prah Keo) a Bangkok
Bangkok: scorcio sul fiume Menam
Rovine ad Ayutthaya, in Thailandia
Un tempio buddhista in Thailandia
Thailandia: tipiche imbarcazioni presso il fiume Menam
Mercato galleggiante in Thailandia
Scene di vita in Thailandia