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Tessuto.

Manufatto ottenuto intrecciando, mediante l'operazione di tessitura, un insieme di fili derivati da fibre tessili: t. di cotone. ║ Fig. - Insieme organico di elementi, fatti e situazioni, intenzionalmente o casualmente intrecciati e collegati tra di loro: la sua vita è tutta un t. di menzogne. ║ Fig. - In riferimento a un'opera letteraria narrativa, poetica o teatrale, intreccio, trama: il t. del suo romanzo è alquanto intricato. ║ Fig. - Il complesso delle strutture fondamentali di qualcosa: il t. della società. • Ind. tess. - T. a disposizione: rigati o quadrettati, sono ottenuti modificando l'ordine dell'intreccio a ogni gruppo di trame o di fili, o di entrambi. ║ T. a giorno: t. trasparenti, sono ottenuti con armatura tela o a giro inglese. Generalmente utilizzati per abbigliamento femminile, tendaggi e articoli tecnici, possono essere in cotone, lino, seta, tecnofibre. ║ T. lisci: nella tessitura i movimenti dell'ordito sono sempre gli stessi a ogni passaggio della trama. T. operati: i fili dell'ordito sono mossi indipendentemente a seconda del disegno che si vuole ottenere. I t. operati sono arricchiti con disegni ornamentali, quali broccati e damaschi, creati da telai muniti di jacquard (V.) o da macchine da essa derivate. ║ T. industriali: in cotone, lino, canapa, iuta, tecnofibre o costituiti da fili metallici, vengono utilizzati per realizzare filtri, setacci, pneumatici, ecc. ║ T. pieghettati: utilizzati prevalentemente per abbigliamento femminile, sono caratterizzati da pieghe equidistanti e uniformi, parallele sia alla trama sia ai fili d'ordito. ║ T. spolinati: V. SPOLINATO. ║ T. a spugna: V. SPUGNA. ║ T. stampati: t. su cui sono impressionati disegni, segni e tracciati attraverso un procedimento a pressione con matrici e stampi. ║ Peso dei t.: peso di un metro quadro o di un metro lineare di t., espresso in grammi e rapportato alle varie altezze. ║ Non t. o t. non t.: strutture tessili piane ottenute per mezzo di operazioni diverse dalla tessitura e dalla maglieria; più specificamente, strutture tessili costituite da un velo di fibre (fondo) tenute insieme con vari procedimenti di coesione (con leganti chimici, per mezzo di trattamenti termici, o con lavorazioni meccaniche quali le cuciture). I non t. hanno costi di produzione molto bassi e vengono impiegati principalmente per fabbricare imbottiture e rinforzi di ogni genere, oggetti da gettare dopo l'uso, articoli sportivi, cuoi artificiali e filtri. ║ T. metallici e t. di vetro: tipi particolari di t. ricavati da materiali non tessili. ║ Un t., inteso nell'accezione più ampia del termine, può essere ottenuto in tre modi: intrecciando, sul telaio o sulla macchina per tessere, una serie di fili posti longitudinalmente (ordito) con uno o più fili posti trasversalmente (trama); tramite la concatenazione, eseguita manualmente per mezzo di bastoncini metallici (ferri) o meccanicamente con telai e macchine di maglieria, di uno o più fili disposti nella medesima direzione secondo anse o boccole; intrecciando una serie di fili longitudinali con un filo di legatura che, anch'esso in assetto longitudinale all'inizio del lavoro, viene messo in posizione trasversale solo al momento dell'intreccio, in modo da assumere nella sua porzione terminale e prima della legatura un moto pendolare. Quest'ultimo procedimento è utilizzato per la realizzazione di pizzi, tende, merletti, ecc. Dal punto di vista economico particolare importanza assumono i t. per intreccio ortogonale di ordito e trama, sul mercato indicati semplicemente come t., e i t. per evoluzione di una sola serie di fili, commercialmente denominati maglie. I t. veri e propri, ovvero per intreccio di ordito e trama, vengono realizzati su telaio o su macchina per tessere e sono caratterizzati da tre dimensioni: altezza, lunghezza e spessore. La realizzazione dei t. veri e propri passa attraverso due fasi ben distinte: quella di preparazione dell'ordito (orditura, eventuale imbozzimatura, passatura o rimettaggio nei licci e nel pettine, attrezzaggio della macchina da tessere), e quella di formazione dell'intreccio sulla macchina da tessere. L'intreccio e la legatura possono essere eseguiti secondo modalità infinite; generalmente vengono comunque utilizzate tre armature base (tela, saia, raso). L'aspetto finale del t. dipende da svariati fattori, quali il tipo d'armatura prescelto, il colore dei filati utilizzati, la presenza di orditi e trame supplementari, la tecnica di tessitura, la varietà del disegno, la qualità e le caratteristiche strutturali della materia prima da cui i filati vengono ricavati, il modo in cui il manufatto viene rifinito. I t. a maglia possono essere a maglia in trama e a maglia in catena. Nel primo caso, l'alimentazione del filo singolo o di pochi fili avviene orizzontalmente ed esegue la formazione delle maglie in successione, fino a ottenere un rango completo. Nel secondo caso, l'alimentazione di una serie di fili paralleli avviene simultaneamente per tutti gli aghi in lavoro che, cumulativamente, formano così un rango di maglie. I t. a maglia sono altamente estensibili ed elastici, potendo le anse e le boccole distendersi in entrambi i sensi. La compattezza di una maglia dipende non solo dal titolo o grossezza dei filati utilizzati, ma anche dalla densità delle maglie (numero di ranghi e di fili al centimetro). Tra i fattori che determinano l'aspetto finale del t. vanno invece menzionati il tipo di maglia, la natura e le proprietà strutturali dei filati, il tipo di rifinitura, ecc. La classificazione dei t. viene comunque operata non solo in base alla tecnologia di fabbricazione impiegata (t. veri e propri e a maglia), ma anche in relazione a numerosi altri elementi. Così, i t. si classificano a seconda dell'altezza e dell'assetto con cui si presentano (stretti, bassi, alti; a semplice o doppia altezza; avvolti in rullo o piegati a barchetta; in tutta altezza, tubici, circolari, ecc.; a maglia diminuita o aumentata, ecc.), in base alla materia prima con cui sono realizzati i filati (t. di lana, cotone, seta, in fibre liberiane, come canapa e lino, in fibre minerali o chimiche, misti, nel caso in cui siano presenti più varietà di fibre, ecc.), in relazione all'impiego specifico a cui il manufatto è destinato (t. per abbigliamento, arredamento, industria). Generalmente i t. prima di essere messi in commercio vengono sottoposti a una serie di prove di laboratorio, intese a verificare la corrispondenza della fornitura al campione e le caratteristiche del t. stesso dal punto di vista qualitativo. Tra le principali analisi condotte sui t. vanno menzionate: le prove di resistenza alle sollecitazioni fisiche, necessarie per determinare l'elasticità, la resistenza e la durata del t.; le prove di resistenza al degrado e alle sollecitazioni chimiche; le verifiche delle caratteristiche strutturali del t. Ulteriori analisi servono a testare specifiche proprietà del t., quali l'idrorepellenza, l'oleorepellenza, la permeabilità, la resilienza, la stabilità dimensionale. Tutti i t., infine, vanno obbligatoriamente provvisti di etichette indicanti la composizione delle fibre impiegate, con le percentuali elencate in ordine decrescente. Allo stesso modo vanno corredati di ulteriori etichette concernenti le modalità di manutenzione del prodotto e la sua autocertificazione di qualità nel rispetto della normativa europea. • Encicl. - La comparsa dei t. nella fabbricazione delle vesti in sostituzione delle pelli, caratteristiche delle comunità preistoriche di cacciatori, va messa in relazione con l'instaurarsi dei primi insediamenti stabili e, pertanto, viene generalmente fatta risalire al Neolitico, nonostante la scarsità dei reperti dovuta alla difficoltà di conservazione dei manufatti: le prime testimonianze risalgono infatti alla tarda Età neolitica per l'Egitto (5000 a.C.), all'Età del Bronzo per l'Europa. Nei Paesi agricoli come l'Egitto, la prima fibra a essere utilizzata fu il lino; nelle comunità di pastori come quelle della Palestina, invece, comparve prima la lana. Più tardiva e lenta fu la diffusione della seta, conosciuta in Cina a partire dal 1700 a.C. e in seguito importata in Europa come articolo di lusso, della canapa, utilizzata soprattutto nell'Europa del Nord, e del cotone, prodotto per la prima volta in India e penetrato in Europa solo dopo Alessandro Magno. In epoca cristiana Alessandria fu uno dei principali centri di fabbricazione dei t.: i suoi manufatti in lino e lana, di gusto orientaleggiante nelle vivaci e colorate decorazioni, si diffusero in tutto l'Occidente. A un'epoca di poco posteriore risale la comparsa delle telerie di Bisanzio, i cui centri di produzione furono la Siria e Bisanzio stessa, soprattutto dopo che, sotto Giustiniano, fu avviata la produzione locale della seta, precedentemente importata. La produzione bizantina della seta è ampiamente documentata dai t. che, fin dopo l'anno 1000, furono impiegati in Europa a scopo liturgico, in particolare per reliquie e tombe. Decorati inizialmente solo con motivi figurati (seta con L'annunciazione, Roma, Musei Vaticani), più avanti i t. si arricchirono di temi araldici ed elementi orientali (Coperta dei Leoni del X sec., rinvenuta nella tomba di Carlo Magno presso Aquisgrana). Dopo il XII sec. e fino al XV sec. la produzione dei t. si concentrò prevalentemente in Italia, dapprima a Palermo e a Lucca, specializzata fino al Quattrocento nella fabbricazione di preziose sete decorate con animali fiabeschi, quindi a Venezia, famosa per i suoi t. orientaleggianti in seta, i suoi damaschi e i suoi velluti, e a Firenze, principale produttrice di t. in lana, di broccati e di galloni. Il crollo dell'Impero d'Oriente e la scoperta dell'America determinarono lo spostamento delle rotte commerciali verso l'Atlantico e, quindi, la rapida decadenza dei centri italiani. Gli artigiani italiani emigrarono al di là delle Alpi, contribuendo in misura notevole allo sviluppo delle seterie tedesche (già impiantate a Ratisbona, per la seta, e a Colonia, per i galloni) e alla creazione dei primi opifici francesi a Lione e a Tours. Nel XVII sec. il monopolio della produzione della seta passò alla Francia che, avvalendosi del prezioso appoggio regio (specialmente di Luigi XIV), perfezionò i telai e produsse una quantità notevole di preziosissimi manufatti, imponendo peraltro il gusto rococò nei broccati e nelle tappezzerie e la passione per le cineserie. Nella stessa epoca emersero inoltre i centri di produzione tedeschi, sorti per far concorrenza a quelli francesi su iniziativa di Federico II di Prussia e di Maria Teresa d'Austria. Dopo il dominio del gusto neoclassico, imposto dalla Francia nel corso del Settecento, con l'industrializzazione si verificò un processo di livellamento tecnico e tipologico che, pur rendendo più accessibile il prodotto, ne fece diminuire sensibilmente la qualità artistica. Un miglioramento qualitativo dei manufatti si registrò verso la fine dell'Ottocento. In epoche più recenti il rinnovamento delle forme fu portato avanti prima dall'Art Nouveau, poi dall'Industrial design; ulteriori innovazioni vennero infine suggerite, indirettamente, dall'introduzione delle nuove fibre sintetiche. In Oriente, la produzione dei t. si sviluppò indipendentemente da quella occidentale, soprattutto per quanto riguarda la seta. In Cina, la diffusione dei manufatti in seta risale a un'epoca molto antica, anche se t. veri e propri sono testimoniati solo a partire dall'epoca Han (206 a.C. - 220 d.C.). In epoca T'ang (618-907) ai tradizionali motivi cinesi con animali araldici si aggiunsero, sotto l'influsso sasanide, caratteristici schemi a cerchi; questa produzione è tuttavia scarsamente documentata. Assai numerose sono invece le testimonianze relative all'epoca Yüan (1280-1368), i cui t. venivano importati in Europa e ampiamente utilizzati per paramenti liturgici. Iniziata con i viaggi di Marco Polo, la diffusione dei t. cinesi aumentò ulteriormente in epoca Ming e Manciù, quando i sontuosi damaschi orientali divennero ricercati nell'Europa settecentesca. Tra i t. di produzione non europea vanno inoltre menzionati quelli indiani, in seta, quelli iranici e quelli islamici (Egitto, Siria e, di riflesso, Spagna). In un primo tempo tra gli Arabi si produceva solo il lino, dato il divieto imposto da Maometto di utilizzare la seta in quanto articolo di lusso. Nonostante ciò Alessandria divenne in breve tempo uno dei principali centri mondiali di produzione della seta, soprattutto di sontuosi broccati; i suoi variegati t. a strisce, a iscrizioni e ad arabeschi furono abbondantemente importati anche in Italia. Assai ricercati furono anche i damaschi mamelucchi. Altri importanti centri furono Damasco in epoca selgiuchide e Scutari in epoca turca: la prima si specializzò nella produzione di t. a motivi araldici con scritte molto diffuse, la seconda in quella di sfarzosi manufatti dai colori molto intensi, decorati con schemi fortemente geometrizzati. • Istol. - Aggregato di cellule e di sostanze intercellulari da esse generate, caratterizzate per lo più dalla medesima origine embriologica e aventi forma, struttura e funzioni analoghe. I t., dei quali esistono svariati tipi, rappresentano il materiale costruttivo degli organi animali e vegetali, e conferiscono a questi ultimi le loro caratteristiche peculiari. Generalmente un organo è formato da t. di tipo diverso, più o meno strettamente connessi. T. dello stesso tipo, per lo più con proprietà differenti, possono riscontrarsi in organi diversi. Lo studio della struttura microscopica dei t. costituisce l'oggetto di una disciplina scientifica autonoma, l'istologia (V.). I t. umani vengono oggi classificati in quattro grandi categorie: epiteliali (caratterizzati da cellule strettamente unite una all'altra), connettivi (V. CONNETTIVO, TESSUTO), muscolari (V. MUSCOLARE) e nervosi (V. NERVOSO). I primi aggregati cellulari sono i foglietti germinativi che si formano a livello embrionale: ectoderma, endoderma e mesoderma. In questo stadio iniziale, le cellule costituenti i foglietti presentano un aspetto piuttosto uniforme. Il differenziamento istologico, che ha inizio con la formazione degli abbozzi dei vari organi (morfogenesi), determina la comparsa delle caratteristiche morfologiche e funzionali delle cellule che formano i vari t. Tale differenziamento costituisce una conseguenza del fatto che alcuni geni si esprimono solo in determinati tipi di cellule: essi, cioè, codificano le proteine specifiche di quel t., nonostante il contenuto genetico di tutte le cellule di un organismo rimanga sempre lo stesso. Mentre alcuni t. vengono generati soltanto da specifiche regioni embrionali (per esempio, il t. dei centri nervosi e la nevroglia possono derivare solo dalla piastra midollare), altri possono avere origine da tutti e tre i foglietti (per esempio, i t. epiteliali, inclusi quelli a funzione ghiandolare). Allo stato adulto i t. sono in grado di svolgere funzioni eterogenee e presentano gradi molto diversi di reattività e di capacità di adattamento. Una delle principali proprietà biologiche che contraddistingue tutti i tipi di t. è la tendenza a conservare le caratteristiche strutturali e biochimiche in ambienti diversi. La resistenza dei singoli t. alle variazioni ambientali varia comunque a seconda del grado di differenziazione del t. medesimo. Nella fattispecie, quanto più un t. è specializzato, vale a dire ricco di sostanze specifiche, tanto più il suo metabolismo risente di variazioni ambientali anche minime; ciò è peraltro dimostrato dagli esperimenti di trapianto ed espianto in vitro, che sono riusciti a dar luogo a colture permanenti nel caso dei connettivi, ma non in quello dei t. nervoso e muscolare, che non riescono infatti a sopravvivere. Allo stesso modo variano anche le modalità di accrescimento dei t. e la loro possibilità di rigenerare gli elementi cellulari mancanti. Oggi le popolazioni cellulari vengono distinte in tre gruppi: popolazioni statiche, popolazioni in espansione e popolazioni soggette al rinnovo. Le cellule delle popolazioni statiche iniziano il differenziamento in uno stadio precoce dell'esistenza embrionale e cessano di moltiplicarsi prima della fine dell'accrescimento somatico. In questo primo gruppo rientrano le cellule del t. nervoso e le fibre del cristallino. Le cellule delle popolazioni in espansione cessano di moltiplicarsi alla fine dell'accrescimento corporeo, ma in caso di lesioni o ferite riacquistano la capacità di riprodursi e, quindi, di rigenerare il t. danneggiato. Fanno parte di questa popolazione le cellule del fegato, delle ghiandole salivari, del pancreas e della tiroide, gli osteoblasti, le cellule endoteliali dei vasi sanguigni e le cellule muscolari lisce. Le cellule delle popolazioni soggette al rinnovo continuano a riprodursi per tutta la vita dell'individuo, permettendo di rinnovare l'intera popolazione mediante l'eliminazione e la sostituzione degli elementi maturi. Esempi di questo tipo sono le cellule epiteliali, le cellule delle ghiandole sebacee e gli organi emopoietici. • Bot. - Insieme di cellule derivanti dalla divisione, secondo tutte le direzioni spaziali, di una o più cellule embrionali o meristematiche. I t. costituiscono il principale livello della differenziazione cellulare, svolgendo, nel soma della pianta, funzioni ben specifiche. I veri t. si distinguono, oltre che per le modalità di formazione, per la presenza di una lamella mediana fra due cellule contigue, per l'ispessimento successivo della parete cellulare e per l'esistenza di porocanali che stabiliscono una certa continuità tra i protoplasmi delle diverse cellule. Gli organi, coordinati negli apparati, sono costituiti dall'unione dei vari tipi di t. Nelle piante inferiori (tallofite), le cellule del corpo (tallo) sono molto autonome e relativamente poco differenziate. Dalla loro aggregazione hanno origine gli pseudotessuti, la cui formazione può avvenire: per associazione derivante dall'incontro casuale di cellule; per la permanenza da una generazione all'altra dell'involucro gelatinoso che le racchiude; per divisione cellulare, quando a questa non segue la separazione delle cellule figlie. La divisione degli pseudotessuti secondo una, due o tre direzioni nello spazio dà origine, rispettivamente, a cellule filamentose, laminari e massicce. Tra le piante costituite da pseudotessuti (chiamate altrimenti piante cellulari) vanno annoverati i funghi e le alghe. Le piante erbacee e arboree (tissulari o vascolari) presentano invece diversi tipi di cellule, i cui aggregati formano t. ben localizzati e associati nei vari organi (radice, fusto, foglia) in maniera tipica e costante. I t. detti definitivi o adulti, caratterizzati da un'evidente differenziazione morfologica e dalla specializzazione funzionale, derivano da altri t. detti meristematici o embrionali, la cui attività vitale, consistente nell'accrescimento embrionale o per divisione, è in grado di generare nuove cellule che, differenziandosi, vanno poi a formare i t. definitivi. I t. vegetali, a differenza di quelli animali, sono caratterizzati dalla capacità di accrescimento indefinito, come dimostra peraltro la formazione periodica, durante la vita intera della pianta, di nuovi rami e foglie. I garanti di tale crescita illimitata sono i meristemi apicali (apici vegetativi e radicali), derivanti direttamente dall'embrione (fanno eccezione le radici e le gemme avventizie). Fin dallo stadio embrionale, la crescita della pianta in lunghezza e in grossezza è infatti accompagnata dalla continua formazione di nuove cellule che, differenziandosi, diventano elementi costitutivi dei t. definitivi: questa produzione di cellule interessa quelle regioni della pianta che, contenendo i meristemi di cui si è parlato, rimangono sempre allo stato meristematico. Essendo caratterizzate da un'elevata capacità di rigenerazione, le cellule vegetali, poste in condizioni adatte, sono in grado di generare interi organismi nuovi. La medesima capacità si osserva peraltro anche nella pianta intera, che può emettere nuovi germogli, rimarginare le ferite e produrre radici secondarie e gemme avventizie e latenti. Tra le principali proprietà dei t. vegetali va ricordata, infine, la continuità protoplasmatica tra le cellule, dovuta alla presenza, sulle pareti cellulari, di piccoli canali capillari detti porocanali. Questi si corrispondono tra cellule attigue e sono attraversati da filamenti o ponti protoplasmatici (plasmodesmi). Ne consegue che le cellule del t., anziché risultare nettamente divise una dall'altra, presentano spesso una continuità morfologica e una collaborazione funzionale molto strette, che rendono il t. un insieme organizzato. • Urban. - T. urbano: l'insieme delle varie parti costituenti la città in evoluzione. ║ In senso più specifico, una delle parti strutturali del complesso urbano: t. viario.