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Termoregolazione.

(o termotassìa). Biol. - Meccanismo fisiologico mediante il quale gli organismi omeotermi tendono a mantenere costante il valore della temperatura corporea al variare della temperatura ambientale. La t. si basa essenzialmente sulla coordinazione tra i processi di produzione del calore (termogenesi), ovvero i processi ossidativi del metabolismo energetico, l'attività muscolare e l'alimentazione, e quelli di termodispersione, che avvengono per il 70% per radiazione e conduzione e, secondariamente, mediante sudorazione, respirazione e apparati emuntori intestinale e urinario. Le variazioni della temperatura esterna evocano nell'organismo omeotermo delle risposte di tipo somatico, comportamentale, endocrino e soprattutto neurovegetativo, volte ad adeguare l'entità delle perdite e della produzione di calore. In particolare, i meccanismi attivati dal freddo sono: l'incremento dell'attività muscolare, della secrezione di adrenalina, noradrenalina e tireotropina, dell'appetito, la vasocostrizione periferica, lo stimolo del riflesso di raggomitolamento e di orripilazione. I meccanismi attivati dal caldo sono per contro: l'aumento della vasodilatazione cutanea, della ventilazione polmonare, del battito cardiaco e della sudorazione, nonché la diminuzione dell'appetito, dell'attività motoria, della secrezione ipofisaria di tireotropina, con conseguente rallentamento del metabolismo e della produzione di calore. Questo complesso meccanismo è regolato dall'attività dei centri nervosi ipotalamici: nell'ipotalamo anteriore, in particolare, si trova un centro termolitico costituito da neuroni sensibili ad aumenti di 1-2 °C della temperatura esterna, capaci di mettere in atto, attraverso vie efferenti specifiche, tutti i meccanismi di termodispersione appena descritti. Nell'ipotalamo posteriore e laterale, invece, esiste un centro termogenetico formato da neuroni sensitivi che reagiscono a lievissimi cali della temperatura ambientale attivando, mediante le vie efferenti che da essi si dipartono, tutti i meccanismi di termogenesi e di conservazione del calore. ║ In particolari condizioni, come per esempio la febbre, il controllo ipotalamico della temperatura corporea risulta spostato verso l'alto per cui, nonostante la mancanza di abbassamento della temperatura esterna, vengono attivati i meccanismi di termogenesi e l'individuo avverte freddo, brividi, tachicardia e dolore alle articolazioni. La febbre è dovuta quasi sempre alla liberazione nel torrente circolatorio di tossine che agiscono sui centri ipotalamici attraverso fattori pirogeni dei leucociti circolanti. La capacità di t. degli organismi omeotermi è limitata a un certo intervallo di variazione della temperatura corporea, al di là del quale la vita risulta in pericolo: se infatti la temperatura corporea scende al di sotto dei 36 °C l'organismo va incontro a ipotermia, accompagnata da un consistente rallentamento dell'attività nervosa e, intorno ai 33 °C, dalla perdita di coscienza, dalla modificazione del ritmo cardiaco (assai evidente intorno ai 28-29 °C) e quindi da morte. Se invece la temperatura aumenta considerevolmente al di sopra dei 37 °C l'organismo va incontro a ipertermia che si traduce in una sofferenza del sistema nervoso centrale e, dopo i 42 °C, in convulsioni che, se persistono, possono provocare danni permanenti alle strutture nervose. Oltre i 43 °C si verifica un colpo di calore che può avere esito fatale.