Che allontana le estremità di un oggetto tirando
per quanto possibile, in modo che l'oggetto occupi per intero la lunghezza di
cui è capace. • Anat. - Muscolo volontario o involontario che tende
un organo o una formazione anatomica:
t. del timpano. • Mat. - Ente
matematico soddisfacente opportune leggi di trasformazione per cambiamento di
coordinate. Il concetto di
t. è nato dall'esigenza
fisico-meccanica di poter rappresentare l'andamento delle forze nello spazio con
una descrizione geometrica analoga a quella fornita dal concetto di vettore nel
piano; l'introduzione di questo operatore è dovuta al fisico W. Voigt,
che fu condotto alla considerazione di tali enti dai suoi studi sui cristalli
(1882). Ai grandi matematici italiani G. Ricci e T. Levi-Civita, tuttavia, va il
merito di aver sviluppato il calcolo tensoriale, o calcolo differenziale
assoluto, che pochi anni dopo permise ad A. Einstein di formulare la teoria
della relatività generale. I vantaggi presentati dal calcolo tensoriale
sono numerosi; in particolare, esso guida nella ricerca e nella scelta delle
leggi fisiche invarianti rispetto a trasformazioni di coordinate e consente di
formulare in modo compatto le equazioni generali di una teoria geometrica o
fisico-matematica. Per introdurre la nozione di
t., si consideri
innanzitutto la rappresentazione di un vettore
v secondo una terna
cartesiana ortogonale: esso è individuato dalle sue componenti
v1,
v2,
v3 lungo gli assi.
Se lo stesso vettore viene rappresentato secondo un'altra terna cartesiana, esso
non muta, ma le sue componenti si trasformano con una relazione in cui compaiono
i coseni direttori della prima terna rispetto alla seconda, secondo la relazione
vi' = ai'j vi,
i' =
1,
2,
3, dove
vi' è la componente del
vettore rispetto al secondo sistema di riferimento, e il termine
ai'j rappresenta il coseno direttore degli assi
i' e
i dei due sistemi di riferimento; in tale relazione si
è adottata la convenzione di sottointendere il simbolo di sommatoria,
facendo comparire due volte l'indice rispetto al quale va considerata la
sommatoria stessa. Più in generale, in una varietà differenziabile
MN a
N dimensioni munita di un sistema di coordinate
locali
xi, si consideri il vettore
PQ individuato da un
punto
P di coordinate
xi e da un punto
Q
infinitamente vicino a
P, di coordinate
xi +
dxi; si dice allora che il vettore
PQ ha
componenti
dxi. Se si considera poi una
N-pla di funzioni
xi' = xi'(
x1,
x2, ...,
xN),
i' = 1, ..,
N, a
jacobiano non nullo, esse individuano un cambiamento di coordinate locali; le
nuove componenti
dxi' del vettore
PQ sono legate alle
precedenti dalla relazione
Il vettore
PQ è il prototipo di una classe di enti
geometrici, detti
vettori controvarianti: si dice che
N
quantità
vi,
i = 1, ...,
N, associate a
un punto
P, rappresentano le componenti di un vettore controvariante
v se in un cambiamento di coordinate esse si trasformano secondo la
legge
In modo del tutto analogo, un ente geometrico rappresentato da
N2 componenti a due indici,
Thk, che in un
cambiamento di coordinate si trasforma secondo la relazione

si dice
t. doppio o del
2° ordine,
controvariante.
T. controvarianti di ordine qualsiasi possono
essere definiti in modo del tutto analogo a quanto fatto. Accanto ai vettori e
ai
t. controvarianti possono essere introdotti i vettori
t.
covarianti; un insieme di
N quantità
vi
associate a un punto
P rappresenta un vettore covariante se in un
cambiamento di coordinate vale la relazione
Per convenzione, gli indici che esprimono il carattere controvariante
di un ente sono scritti in alto a destra, accanto al simbolo che rappresenta
l'ente, mentre quelli che esprimono il carattere covariante sono scritti in
basso a destra. In modo analogo, l'insieme di
N2 componenti a
due indici,
Thk, associate a un punto
P, che in un
cambiamento di coordinate si trasforma secondo la relazione
si dice
t. doppio o del
2° ordine,
covariante. Possono essere introdotti, infine, i
t. misti come
enti geometrici rappresentati da componenti aventi alcuni indici di
controvarianza e altri di covarianza. Dati due
t. dello stesso tipo e di
uguale ordine, è possibile definire la somma dei due
t. come quel
t. che ha per componenti la somma delle componenti corrispondenti dei due
t. addendi; se si moltiplica ogni componente del primo per tutte le
componenti del secondo, invece, si ottiene un nuovo
t., che viene detto
prodotto esterno del primo per il secondo. Dato un
t. misto,
infine, si definisce
prodotto interno o
contrazione di due indici
di tipo diverso, l'operazione che consiste nell'uguagliare i valori di tali
indici e nell'effettuare la somma rispetto ad essi; per esempio, dato il
t. Aik, la contrazione fornisce la
quantità
Aii, che è uno scalare
invariante. Data una varietà differenziabile a
N dimensioni
MN sufficientemente regolare, è possibile associare a
ogni suo punto
P0 uno spazio vettoriale
VN,
detto
spazio vettoriale tangente, definito come lo spazio generato dai
vettori
∂1P = (1, 0, ..., 0),
∂2P =
(0, 1, ..., 0), ..,
∂NP = (0, 0, ..., 1) nel sistema
di coordinate locali (
xi) valide in un intorno del punto
P0. L'introduzione dello spazio vettoriale tangente consente
di definire campi di vettori e di
t. sulla varietà stessa; in
particolare, si può attribuire alla varietà
MN
un campo di
t. doppi simmetrici covarianti
ghk che
nello spazio tangente a ogni suo punto permetta di definire il prodotto scalare
e l'angolo di due vettori: una varietà alla quale sia stato associato un
tale campo prende il nome di
varietà riemanniana e il
t.
ghk viene detto
t. fondamentale o
t. metrico
della varietà. Una varietà riemanniana che in un intorno di ogni
suo punto possieda un sistema di coordinate locali rispetto al quale le
componenti del
t. metrico sono costanti viene detta
euclidea, e le
coordinate che godono di tali proprietà vengono dette
cartesiane.
Il calcolo tensoriale adopera un simbolismo che evita ogni riferimento a
particolari sistemi di coordinate; in alcuni casi, tuttavia, è utile far
uso di sistemi di coordinate opportune. In particolare, in tipi speciali di
varietà riemanniane, quindi in uno spazio euclideo, possono essere
introdotti sistemi di
coordinate ortogonali, rispetto alle quali il
t. metrico ha componenti
ghk = 0, se
h
≠
k. Se la varietà riemanniana, poi, è uno spazio
euclideo tridimensionale, è preferibile adoperare sistemi di coordinate
cartesiane ortogonali e, limitandosi a queste, si considerano solo le
trasformazioni ortogonali; inoltre, vengono scelte terne di assi aventi tutte lo
stesso orientamento, in modo che lo jacobiano delle trasformazioni di coordinate
sia sempre +1. I
t. che si introducono su tale spazio, allora, prendono
il nome di
t. cartesiani orientati. Classici esempi di
t. in uno
spazio euclideo tridimensionale sono i
t. utilizzati in meccanica: il
t.
degli sforzi, che consente di valutare la distribuzione degli
sforzi in un intorno del generico punto di un sistema continuo, il
t.
di deformazione, che rappresenta l'insieme delle deformazioni generate da
uno spostamento regolare di un intorno di un generico punto di un sistema
continuo, il
t.
d'inerzia.