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Temporopontino.

Cartina dell'Italia

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Linea flashing backefro

Linea flashing backefro

Temporopontino.

Anatomia.

- Che è in rapporto con l'osso temporale e con lo sfenoide.

Linea flashing backefro

Linea flashing backefro

-^

Anatomìa.

(dal greco anatémno: taglio, seziono, divido). Scienza che studia la morfologia degli organismi e i rapporti degli organi fra loro. A seconda dell'oggetto di studio si distinguono l'a. umana, che si occupa dell'organismo umano, l'a. comparata, che studia e confronta forme, strutture e funzioni dei vari organismi animali, e l'a. vegetale, che studia la morfologia delle piante. - Biol. - A. umana: costituisce una delle parti più importanti della scienza medica e il fondamento per lo studio della patologia. Si divide in varie branche: normale, patologica, generale, descrittiva, topografica, chirurgica. || A. normale: studia l'organismo in condizioni di normalità biologica. || A. patologica: analizza le alterazioni macroscopiche e miscroscopiche prodotte nei singoli organi e nei tessuti da condizioni morbose; contribuisce a diagnosticare i vari processi morbosi mediante esami istologici o biopsie e accerta anche le cause di morte avvalendosi di analisi post mortem (autopsia). || A. generale o sistematica: studia la conformazione esterna, la struttura interna, i rapporti e lo sviluppo dei vari organi del corpo, raggruppandoli in sistemi suddivisi per funzione, indipendentemente dalla loro localizzazione all'interno del corpo (sistema respiratorio, circolatorio, digerente, ecc.). A seconda delle tecniche di indagine, si parla di a. macroscopica, che si occupa delle strutture visibili a occhio nudo, attraverso l'osservazione esterna o interna; a. microscopica e ultramicroscopica, che si basano sull'impiego di mezzi ottici ed elettronici di osservazione; a. radiologica che, attraverso la radiologia, consente di effettuare ricerche sul corpo vivente e quindi sugli organi funzionanti. || A. descrittiva: analizza la forma e la struttura degli organi non suddivisi in sistemi, bensì raggruppati per funzioni. Comprende l'osteologia (studio delle ossa), l'artrologia (articolazioni), l'angiologia (vasi sanguigni), la neurologia (nervi), la miologia (muscoli). || A. topografica: studia analiticamente le diverse regioni anatomiche, sulla base di una ripartizione stratigrafica che individua, in ogni distretto corporeo, un piano cutaneo, uno connettivale sottocutaneo, uno aponeurotico, uno muscolare e infine il piano osseo. || A. chirurgica: studia le anomalie prodotte su organi e apparati dalle malattie per la cui risoluzione si richiede un intervento chirurgico, individuandone i sintomi e le modalità di intervento. - Encicl. - Il nome a. deriva dalla tecnica di indagine, la dissezione, che ha rappresentato in passato il principale mezzo di studio e che ancora oggi, benché affiancata da metodologie più moderne, riveste un'importanza fondamentale. Frammentarie conoscenze anatomiche si riscontrano presso tutti i popoli preistorici, a testimonianza dell'interesse che da sempre l'uomo ha nutrito per questa materia. Le prime nozioni furono acquisite per via empirica, attraverso la medicazione di ferite, l'imbalsamazione dei cadaveri (soprattutto presso gli Egizi) e la pratica dei sacrifici, sia animali sia umani, attuati da auguri e aruspici (donde il nome di a. aruspicina). Ma fu solo nel mondo greco che questa scienza cominciò a svilupparsi in maniera sistematica: la più antica opera di a. è attribuita al filosofo Alcmeone da Crotone (VI sec. a.C.) e, un secolo dopo, la sua strada fu proseguita dal medico Ippocrate. La ricerca anatomica si basava però a quel tempo quasi solo sull'osservazione degli animali. Si deve attendere la scuola medica alessandrina del III sec. a.C. per trovare i primi studi veramente scientifici, basati sulla dissezione di cadaveri umani. I trattati degli alessandrini Erofilo ed Erasistrato andarono quasi interamente perduti, salvo alcuni frammenti, che furono trascritti nelle citazioni di Galeno. L'opera di Galeno di Pergamo (II sec. d.C.) costituisce una tappa fondamentale della storia dell'a. e della medicina. Non potendo studiare direttamente il corpo umano, perché la pratica della dissezione umana era vietata per motivi religiosi, Galeno compì le sue ricerche sugli animali, sia mediante la dissezione dei cadaveri, sia, per la prima volta, mediante vivisezione. Galeno riuscì così a identificare la forma e le funzioni di gran parte delle strutture anatomiche, e le sue conoscenze, derivate dall'osservazione degli animali, vennero considerate valide anche per l'uomo, dando vita a quel sistema anatomico-fisiologico che fu ritenuto valido fino alla scoperta dei meccanismi della circolazione del sangue (XIV sec.). Si deve arrivare all'XI sec., con la scuola salernitana, per assistere al fiorire dell'a. moderna: solo allora il testo di Galeno venne abbandonato e l'oggetto anatomico fu trattato, osservato e descritto obiettivamente. L'italiano L. Mondino de' Liuzzi (secc. XIII-XIV) fu il primo a rioperare la dissezione di un cadavere umano a scopo di studio. Il belga Andrea Vesalio (XVI sec.) gettò le basi di una ricerca aliena da pregiudizi dottrinali o filosofici. Dopo di lui molti altri ricercatori proseguirono sulla sua strada descrivendo i vari organi e apparati. Marcello Malpighi (XVII sec.) fondò l'a. microscopica: utilizzò per la prima volta in modo sistematico il microscopio, che lo portò a individuare le strutture interne dei principali organi, quali polmoni, reni, cervello, e alla scoperta della circolazione capillare. Giovan Battista Morgagni (XVIII sec.) pose le basi della moderna a. patologica. Nel corso della prima metà del XIX sec. si ebbe uno sviluppo notevole dell'a. microscopica. - Zool. - A. comparata: branca della biologia che studia la diversità delle forme delle varie specie animali attraverso la ricerca e la classificazione delle somiglianze e delle differenze esistenti tra le rispettive strutture anatomiche. - Bot. - A. vegetale: branca della botanica che studia la struttura morfologica degli organismi vegetali, a livello sia macroscopico che microscopico.

Sinonimi

rapporto

(s.m.), denuncia, legame, nesso, racconto, relazione, rendiconto, resoconto, vincolo.

Legame.

Qualsiasi cosa con cui si lega o che tiene legato. ║ Ciò che unisce, concatena più cose; nesso logico. ║ Vincolo di parentela, affettivo, morale. - Chim. - L. chimico: con questo nome si definiscono le modalità attraverso le quali gli atomi di vari o di uno stesso elemento si possono legare gli uni con gli altri. Per esporre le teorie che regolano questo tipo di unione fra gli atomi è necessario richiamare alcuni elementi di chimica strutturale. In un atomo isolato ciascun elettrone è soggetto soltanto all'influenza del nucleo e degli altri elettroni, ma quando due atomi si uniscono, gli elettroni dell'uno subiscono anche l'influenza degli elettroni e del nucleo dell'altro. Pertanto quando due atomi vengono in contatto la sistemazione elettronica deve modificarsi. Può darsi che per effetto di questa modificazione il sistema dei due atomi pervenga ad un sistema più stabile, cioè ad un contenuto energetico minore, rispetto a quello costituito dai due atomi isolati. In tal caso fra i due atomi si stabilisce una forza attrattiva, si forma cioè quello che si dice un l. chimico. Un problema a parte e quello dei livelli energetici che questa nuova configurazione determina nella molecola. È chiaro che in essa i livelli energetici occupati dagli elettroni saranno analoghi a quelli presenti nell'atomo isolato e verranno chiamati orbitali molecolari; ragioni di studio inducono però a modificare questa realtà considerando gli atomi costituenti come se fossero atomi isolati eccetto che uno o più elettroni dell'orbita esterna di un atomo possono sistemarsi nell'orbita esterna di un altro. Questo metodo di trattare i l. fra atomi, utilizzato in chimica elementare, viene anche chiamato metodo degli orbitali atomici appunto perché esso utilizza i livelli energetici degli atomi isolati, ed a questo metodo ci atterremo, per semplicità, nella trattazione del tema. L'unione fra due atomi si può verificare attraverso due modalità fondamentali, caratterizzando ciascuna un particolare tipo di l. chimico: vi è il caso in cui si verifichi un definitivo passaggio di elettroni da un atomo all'altro (l. ionico), o viceversa, il caso in cui un certo numero di elettroni vengano messi in comune da vari atomi (l. covalente). La formazione di un l. ionico è maggiormente probabile fra due atomi di cui uno abbia basso potenziale di ionizzazione e l'altro alta affinità elettronica, ad esempio tra atomi di cloro e di sodio. Un atomo di sodio ha infatti un basso potenziale di ionizzazione, cioè basso è il valore dell'energia richiesta per allontanare un elettrone dall'orbita esterna dell'atomo, l'atomo di cloro d'altra parte ha alta affinità elettronica, cioè alto è il valore dell'energia sviluppata quando un elettrone entra nella sua orbita esterna. Ammettendo che questi due atomi vengano in contatto si osserverà come mentre prima del contatto il sodio aveva un elettrone di valenza ed il cloro sette, il sodio perda il suo elettrone, restando carico positivamente, mentre il cloro porti ad otto i suoi elettroni di valenza, caricandosi negativamente: si sono quindi formati due ioni di carica opposta che attraendosi vengono a formare tra di loro un l. ionico chiamato anche l. elettrovalente. In questo tipo di l. il numero di elettroni perduti da una specie atomica deve essere uguale a quello acquistato dall'altra specie: nel caso esposto, ad esempio, è necessario un atomo di sodio per ogni atomo di cloro. È importante notare come, dopo la reazione, sia il sodio sia il cloro abbiano nelle loro orbite esterne un ottetto completo di elettroni: è infatti regola generale che quando si formi un l. ionico il numero di elettroni trasferito da un atomo all'altro sia tale che gli ioni che si formano abbiano un ottetto completo nell'orbita esterna, assumendo cioè una configurazione elettronica fra le più stabili. Poiché in genere gli elementi a sinistra nella tavola periodica degli elementi hanno bassi potenziali di ionizzazione, mentre quelli a destra hanno alte affinità elettroniche, i l. ionici si formano di preferenza fra questi due tipi di elementi. I metalli alcalini (I gruppo) reagiscono ad esempio con tutti gli alogeni (VII gruppo) formando l. ionici. Così pure i metalli del II gruppo per lo più reagiscono con gli alogeni e con gli elementi del VI gruppo. Tutti questi composti rassomigliano in genere al cloruro sodico, in quanto tutti sono, a temperatura ambiente, dei solidi bianchi, fragili, solubili in acqua con formazione di soluzioni che conducono bene la corrente elettrica. Tutti inoltre fondono a temperature relativamente elevate. Molti dei l. chimici tuttavia non possono essere spiegati come l'effetto di un trasferimento di elettroni da un atomo all'altro. Ad esempio non è pensabile che nella molecola dell'idrogeno uno dei due atomi sia in grado di sottrarre un elettrone all'altro atomo, assolutamente identico. In questo caso si ammette che gli elettroni vengano condivisi dal due atomi formando ciò che si chiama un l. covalente. Nel caso più semplice che è quello dell'idrogeno la coppia degli elettroni che risulta dall'unione dei due atomi soddisfa alla duplice esigenza di stabilire il l. e far assumere ai due atomi una configurazione elettronica stabile (due elettroni saturano la valenza di ciascun atomo); nessuno dei due atomi ha comunque la possibilità di acquistare definitivamente entrambi gli elettroni. Non si deve però dimenticare che le formule elettroniche che rappresentano i l. chimici mediante coppie di elettroni comuni a più atomi costituiscono una descrizione molto semplicistica della realtà: esse infatti sembrano implicare che solo quelle coppie di elettroni siano comuni a più atomi, mentre in effetti poiché tutti gli elettroni risentono dell'attrazione di entrambi i nuclei, tutti gli elettroni facenti parte della molecola sono messi in comune. Alla distinzione fra l. ionico e l. covalente si affianca un'altro tipo di distinzione quella fra l. polari e l. non polari. La distinzione si applica all'interno dei l. covalenti e permette di rappresentare la distribuzione delle cariche elettriche in un l. Nel caso in cui la coppia di elettroni comuni abbia la stessa possibilità di trovarsi attorno ad un nucleo come attorno all'altro, il "centro di gravità" delle cariche negative coinciderà col centro della molecola; la molecola sarà quindi neutra non solo in quanto contiene un egual numero di cariche positive e negative (protoni ed elettroni) ma anche perché il centro delle cariche positive coincide con quello delle cariche negative. La molecola sarà dunque non polare; essa presenterà un l. non polare in quanto la coppia di elettroni è egualmente ripartita fra i due nuclei. Nel caso in cui invece il centro delle cariche positive non coincida con quello delle cariche negative, la molecola sarà si elettricamente neutra, in quanto contiene un egual numero di protoni ed elettroni, ma in essa, a causa dell'ineguale ripartizione della coppia di elettroni si evidenzierà su un estremo della molecola una carica negativa, mentre sull'altro una positiva. Molecole che presentino queste caratteristiche vengono chiamate molecole polari e qualsiasi l. in cui non vi sia esatta ripartizione degli elettroni comuni è detto l. polare. La presenza di queste caratteristiche fa definire la molecola come un dipolo che presenterà certe caratteristiche (principalmente tendenza all'orientamento in un campo elettrico) capaci di influenzare le caratteristiche dei l. che si sono stabiliti all'interno della molecola. Un'ultima notizia riguarda l'energia di l. ovvero la quantità di energia necessaria per rompere un l. chimico ritornando agli atomi neutri originari. La misura dell'energia di l. si determina misurando il calore sviluppato in una reazione chimica. Fra i l. chimici vengono annoverati inoltre anche due particolari tipi di l.: il l. metallico e il l. di idrogeno. Questi due tipi di l. esulano dalle modalità caratteristiche dei l. covalenti o ionici e per questo la chimica descrittiva riserva loro un posto particolare. Il l. metallico è caratterizzato dalla mobilità degli elettroni che formano il l.; questa mobilità interna ad ogni molecola è la responsabile delle caratteristiche proprie dei metalli ed in particolare della elevata conducibilità elettrica e termica. Il l. di idrogeno, invece, detto anche ponte di idrogeno, è un l. nel quale un atomo di idrogeno risulta attratto da due atomi anziché da uno solo, formando, per così dire, un ponte fra i due atomi interessati. Il l. di idrogeno può essere ricondotto alle modalità del l. ionico in quanto esso si forma soltanto in presenza di elementi fortemente elettronegativi e quindi elettivamente con fluoro, ossigeno azoto. Questo tipo di l. è presente nella molecola d'acqua e nelle molecole delle proteine alle quali permette di mantenere la struttura terziaria (ripiegamento su se stessa della molecola proteica allo scopo di poter meglio resistere a sollecitazioni meccaniche e chimiche). Dal punto di vista storico la teoria dei l. chimici si è venuta definendo attorno ai primi anni del secolo scorso. Fu grazie al lavoro di Edward Franckland (1825-1899) che formulò la teoria di valenza, di Kekulè, di Archibald Scott Couper (1831-1892), di Van t'Hoff e di Le Bel che si poté pervenire alla conoscenza descrittiva del l. chimico. Solo molto più tardi però venne definita la teoria elettronica del l. soprattutto grazie agli studi di Gilbert Newton Lewis pubblicati nel 1916 sulla scorta delle osservazioni di Bohr sulla struttura atomica. - Med. - In neurologia, relazione tra uno stimolo interno (o esterno) e una determinata attività dell'organismo. L. temporaneo è sinonimo di riflesso condizionato mentre l. congenito o stereotipato equivale a riflesso incondizionato. ║ Doppio l.: espressione psichiatrica e psicoanalitica indicante una condizione psichica impossibile da sostenere. Si riferisce specificamente a una situazione di tipo schizoide o, in senso più vasto, a un particolare comportamento nevrotico. Secondo la teoria della schizofrenia enunciata da G. Bateson, l'infanzia dei futuri schizofrenici è caratterizzata da ripetute esperienze di essere posti, dalla propria madre, in un l. doppio. Tale esperienza consiste nell'essere oggetto di richieste emotive incompatibili e contraddittorie da parte della madre, senza che nessun altro membro della famiglia intervenga per liberare il bambino dal l., correggendo il comportamento della madre. Posto in tale situazione, l'individuo va perdendo la capacità di distinguere lo stato logico dei pensieri. Infatti, contro la confusione e contro l'ambivalenza, propria e della madre, viene messo in azione un meccanismo di difesa, consistente nella perdita della capacità di capire quelle sfumature che consentono a un individuo di intendere i movimenti e di valutare le differenze tra significati aperti e significati sottintesi.

Relazione.

L'esposizione, orale o scritta, con cui si riferisce in merito a una situazione, ai risultati di una perizia, ai lavori compiuti da una commissione, da un organo collegiale. ║ Documento con cui il Governo o il Parlamento illustrano un disegno di legge. ║ Rapporto che lega due o più oggetti, fatti, idee, specificando la qualità del rapporto: r. di uguaglianza. ║ Nell'uso comune, rapporto amoroso tra due persone; anche qualsiasi tipo di legame di natura affettiva, economica, ecc. che unisce due o più entità: essere in r. d'affari con qualcuno. ║ Al plurale indica spesso l'insieme di conoscenze influenti di cui si dispone: è una persona di scarso valore, ma che vanta r. - Mat. e Fis. - Il rapporto fra determinate grandezze e la formula matematica elaborata per esprimere tale rapporto. ║ Senza specificazioni il termine è usato come sinonimo di formula, per richiamare un'identità, un'equazione. ║ Nella teoria degli insiemi, tra due o più insiemi A, B, C, ..., sottoinsieme del prodotto cartesiano A x B x C x. - Biol. - Vita di r.: insieme delle funzioni che un organismo esplica nelle sue r. con l'ambiente e con gli altri organismi e che sono regolate dal sistema nervoso della vita di r. (contrapposto al sistema nervoso della vita vegetativa), preposto all'attività motoria volontaria e degli apparati sensori. In senso più largo, vita di r. è quella dell'essere umano in quanto membro di una società. - Bot. - Vita di r.: contrapposta a vita vegetativa, complesso delle funzioni, dette funzioni di r. che le piante esercitano verso l'ambiente esterno, per esempio nell'impollinazione, nella difesa contro i parassiti vegetali e animali, nei movimenti, ecc. - Gramm. - Complemento di r.: nella sintassi italiana, quello che nella sintassi latina è comunemente chiamato accusativo di r. o alla greca. - Mus. - Falsa r.: secondo l'armonia classica, effetto sgradevole prodotto da due note dello stesso nome, una allo stato naturale e l'altra alterata, che risuonano una dopo l'altra, in due parti differenti, in una sequenza di accordi. - Teol. - Nella dottrina cattolica si dicono r. i quattro particolari rapporti tra le persone della Trinità: paternità, filiazione, spiratio activa, spiratio passiva o processio. - Dir. - L'esposizione dello svolgimento del processo fatta dal giudice o dal consigliere relatore. ║ R. di notificazione: certificazione dell'eseguita notificazione, che l'ufficiale giudiziario appone in calce all'atto. - Dir. internaz. - R. diplomatiche: rapporti tra due Stati sanciti in base a un accordo e attuati da un organo di rappresentanza diplomatica, che assume normalmente il nome e il rango di ambasciata o legazione, istituito da uno Stato (accreditante) nel territorio dell'altro (Stato ricevente o accreditatario). La materia relativa alle r. diplomatiche è stata disciplinata con la Convenzione di Vienna del 18 aprile 1961. - Econ. pol. - R. generale sulla situazione economica del Paese: documento presentato al Parlamento entro il 31 marzo di ogni anno dai ministri del Bilancio e del Tesoro, che analizza le vicende economiche del Paese nell'anno appena trascorso. Insieme al bilancio di previsione e alla r. annuale della Banca d'Italia è uno dei principali documenti di analisi e valutazione della situazione economica nazionale. ║ R. industriali: complesso di norme che regolano il lavoro (salario, orario, ecc.) nonché i metodi (contratto collettivo, legge, ecc.) attraverso i quali tali norme si applicano alle varie parti interagenti (le organizzazioni sindacali e degli imprenditori, lo Stato e i suoi organi istituzionali). - Econ. az. - R. pubbliche: complesso di attività svolte da un'organizzazione (soprattutto industriale) al fine di modificare opinioni e atteggiamenti negativi verso l'organizzazione stessa e il suo operato, di conservare immutate opinioni e atteggiamenti già favorevoli o di suscitare opinioni e atteggiamenti nuovi in quella parte di pubblico che manifesta indifferenza. A differenza della pubblicità, che si propone di attrarre l'attenzione del pubblico sul prodotto, le r. pubbliche mirano a promuovere l'immagine dell'azienda svolgendo un'azione informativa sulla sua struttura: dimensioni, volume degli affari, numero dei dipendenti, ecc. Nell'ambito delle r. pubbliche rientra una vasta gamma di iniziative a carattere sociale, sportivo, ricreativo, culturale, ecc. Strumenti di comunicazione sono stampa, radio e televisione, pubblicazioni aziendali, fiere e mostre, visite aziendali, ecc. (V. anche PUBLIC RELATIONS). ║ R. umane: termine coniato negli anni Trenta dal filosofo sociale E. Mayo per designare l'insieme delle r., sostanzialmente informali, che individui e gruppi stabiliscono nel luogo di lavoro. Le ricerche di Mayo, incaricato dall'azienda Western Electrics di Chicago di elaborare un piano di riorganizzazione del lavoro interno che massimizzasse la produttività e il profitto, avviarono una vera e propria disciplina per l'indagine dei sistemi organizzativi del lavoro. Lo studio delle r. umane ha portato alla formulazione di metodologie e tecniche di selezione e utilizzazione del personale, di comunicazione interna all'azienda, all'introduzione di elementi di forte motivazione personale nei lavoratori e di identificazione con gli obiettivi aziendali, miranti a ottenere l'instaurarsi spontaneo, nei gruppi, di r. fortemente orientate alla cooperazione e all'integrazione. - Filos. - Concetto dibattuto dalle varie scuole filosofiche della Grecia antica, la r. diventa con Aristotele una categoria specifica, intesa come ciò «il cui essere consiste nel comportarsi in un certo modo verso qualcosa». In quanto presuppone i termini che mette in r., essa è tuttavia la categoria più lontana dalla sostanza. In contrapposizione polemica a Platone, che nella sua teoria delle idee aveva esplicitamente sostenuto l'oggettività delle r., Aristotele esclude che le sostanze prime possano mai essere r., pur ammettendo altri tipi di r., per esempio, quelle legate al concetto di potenza, il che rende plausibile il riconoscimento di una loro realtà. A partire da Plotino, che tenta una conciliazione tra teoria aristotelica delle r. e dottrina platonica delle idee, la problematica della realtà della r. rispetto ai suoi termini e alla sua oggettività resta fondamentale nella riflessione metafisica medioevale e anche nell'indagine gnoseologica della filosofia moderna. Il pensiero medioevale riprende gli spunti aristotelici, distinguendo tra r. reali e r. come enti di ragione, mentre nella filosofia moderna il problema si ripropone provocando l'esigenza di esaminare la r. tra conoscenza e natura, tra esperienza e ragione. La prima grande sintesi relazionistica viene da Spinoza, che tuttavia riduce la r. a sostanza, escludendola dall'ambito della realtà oggettiva. Leibniz, nel suo sistema filosofico, propone due concetti fondamentali; la monade che, pur essendo semplice, ha in sé le r. universali, e l'armonia prestabilita, che garantisce le r. tra le monadi. Nell'ambito dell'empirismo, Locke concepisce la r. come idea soggettiva, posizione condotta da Hume alle estreme conseguenze, sostenendo l'assoluta soggettività delle r. e negando quindi loro necessità oggettiva e universalità: la connessione causale, per esempio, «esiste solo nello spirito, non negli oggetti». In contrapposizione a Hume, Kant afferma invece la validità oggettiva delle r., intendendole come categorie attraverso le quali l'intelletto opera a priori la sintesi in virtù della quale il molteplice, intuitivamente dato, è unificato in oggetti. Alla riflessione di Kant si riallacciano Fichte e Schelling: per il primo la base di ogni possibile riferire è nella fondamentale attività dell'Io, per il secondo la r. è categoria primaria. Questi tentativi di risolvere la r. nell'attività dell'Io costituiscono il terreno in cui si attiva il relazionismo hegeliano. La correlazione universale diviene in Hegel dialettica: dialettica del logos, della natura e del loro superamento nello Spirito. La realtà delle r. viene di nuovo messa in discussione dal Neoidealismo di fine Ottocento. È l'espressione r. interne a caratterizzare la tesi del filosofo idealista F.H. Bradley, che attribuisce a tutta la realtà natura relazionale (anche se paradossalmente ne conclude che la realtà è dunque mera apparenza). La posizione contraria dei logici e dei filosofi del linguaggio (soprattutto G.E. Moore) per cui, invece, tutte le r. sono interne, sottolinea che la distinzione tra proprietà essenziali e proprietà accidentali è relativa al nostro modo di descrivere l'oggetto, la cui realtà non ne risulta in alcun modo toccata. Nell'elaborazione di B. Blanshard si ribadisce il concetto fondamentale che «qualunque possibile oggetto di pensiero sia tale in virtù di r. ad altro da sé e che la sua natura sia influenzata non solo da alcune r., ma in misura diversa da tutte». Il problema, per le sue complesse implicazioni, è stato ampiamente dibattuto nella filosofia analitica contemporanea. Nella filosofia della matematica e nella logica ottocentesca il concetto di r. è alla base di una teoria dell'influenza che superi la tradizionale sillogistica aristotelica, limitata alle proposizioni soggetto-predicato. Il concetto di r. fu largamente impiegato da A.N. Whitehead e B. Russell. - Stat. - R. statistica: r. che intercorre tra le modalità di due o più fenomeni, di cui almeno uno collettivo.

Rapporto.

Resoconto, solitamente redatto in forma scritta e con stile essenziale, di un avvenimento cui l'autore abbia presenziato o intorno cui abbia indagato. ║ Resoconto, scritto o orale, agli organi superiori, ad opera di un funzionario, circa fatti di sua competenza o responsabilità. ║ Mettersi a r.: locuzione che indica la richiesta di un inferiore di essere ricevuto dal proprio superiore per esporre lamentele, proposte, o simili. ║ Correlazione, nesso tra due o più cose. ║ Relazione che sussiste tra due o più persone, gruppi di persone, enti o organi collettivi. ║ Fig. - In r. a: in relazione, in riferimento a. ║ Nel linguaggio tecnico e scientifico il termine è usato, con varie qualificazioni, per indicare il quoziente fra i valori di due determinate grandezze, spesso come sinonimo di coefficiente, fattore, modulo, ecc. - Mil. - Nel linguaggio militare, oltre al significato di resoconto fatto ai superiori, il termine r. ha anche quello di riunione di ufficiali per la comunicazione da parte di un superiore di ordini, disposizioni, e simili. ║ Gran r.: riunione di tutti gli ufficiali, su convocazione del comandante di corpo o di comandanti superiori, nel caso di comunicazioni di particolare importanza. - Aer. - R. di massa: r. tra la massa iniziale e la massa finale di un aeromobile a seguito dell'esaurimento del combustibile o dei propellenti. - Elettr. - R. di trasformazione: in un trasformatore, r. tra il numero di spire dell'avvolgimento primario e la tensione erogata, a vuoto, dal secondario. - Costr. - R. di contrazione laterale: sinonimo di coefficiente di Poisson (V. POISSON, SIMEON-DENIS). - Mecc. - R. di trasmissione: r. tra la velocità angolare dell'albero condotto e la velocità angolare dell'albero motore. Nel caso in cui la trasmissione sia effettuata tramite degli ingranaggi, se si tratta di ruote cilindriche ad assi paralleli è possibile esprimere il r. di trasmissione τ in funzione dei raggi r1 e r2 delle ruote (τ = r1 / r2); lo stesso può avvenire per le ruote coniche, a patto che i raggi vengano misurati su circonferenze appartenenti a una stessa sfera. In tutti i casi, comunque, il r. di trasmissione può essere espresso in funzione del numero z di denti (τ = z1 / z2). ║ Cambiare r., inserire un r.: locuzioni che si riferiscono alle operazioni con cui si attiva una coppia di ruote dentate con un r. prefissato. ║ R. al ponte: negli automezzi, la relazione fra il numero dei denti del pignone dell'albero di trasmissione e quello del pignone del differenziale. ║ R. al cambio: coppie di ingranaggi in grado di variare il numero dei giri del motore e delle ruote motrici. ║ R. di compressione: nei motori alternativi delle macchine termiche, il r. tra il volume totale di un cilindro e il volume della camera di combustione; nei compressori il r. tra pressione d'uscita e pressione d'ingresso. - Ind. tess. - R. d'armatura: la parte del disegno, che viene riprodotta su carta tecnica, necessaria e sufficiente a determinare un certo intreccio. ║ R. di stiro: valore del quoziente tra la lunghezza dopo lo stiro di un semilavorato e la lunghezza iniziale. ║ R. di bagno: nelle operazioni di tintura e rifinitura, il valore del quoziente fra il volume o la massa del bagno di trattamento e l'analoga grandezza dei prodotti in lavorazione. - Telecom. - R. d'onde stazionarie: detto di una linea bifilare, di un cavo o di una guida d'onda, r. tra il massimo e il minimo del modulo della tensione sulla linea; nel caso che tale r. sia uguale a uno, la propagazione lungo la linea avviene per onde progressive; nel caso, invece, che il r. sia diverso da uno, si creano anche onde retrograde, causate dalla riflessione che una porzione dell'energia subisce alla terminazione, non pienamente adattata; il r. d'onde stazionarie può essere quindi utilizzato come indice dell'adattamento di impedenza tra la linea e l'oggetto cui essa è collegata. I misuratori del r. di onde stazionarie, detti anche rosmetri, sono formati da uno spezzone di cavo coassiale, inserito tra la linea e la terminazione che viene esaminata, e da un voltmetro a radiofrequenza, accoppiato al conduttore interno del cavo in modo da determinare lungo di esso la tensione in un nodo e quella in un ventre delle onde stazionarie. Nel riflettometro, invece, l'accoppiamento del voltmetro al conduttore interno del cavo è formato da due accoppiatori direzionali fissi, in grado di dare una tensione proporzionale alla potenza che fluisce in entrambi i versi. - Mat. - R. fra due grandezze omogenee A e B (ad esempio, due segmenti) è la misura della prima rispetto alla seconda presa come unità. Se le due grandezze sono commensurabili, cioè se esiste una grandezza sottomultipla di B di cui A è un multiplo, il r. di A e B è un numero razionale; se, invece, le due grandezze sono incommensurabili, cioè non esiste alcuna grandezza sottomultipla di B di cui A sia un multiplo, il loro r. è un numero reale irrazionale. La definizione di numero irrazionale ha la sua origine, storicamente, proprio dal problema della incommensurabilità tra raggio e circonferenza, oppure tra lato e diagonale del quadrato. ║ R. tra due numeri: il loro quoziente (V.). ║ R. di similitudine: r. costante tra grandezze corrispondenti in una similitudine. ║ R. semplice: di tre punti allineati A, B, C di ascisse a, b, c, è l'espressione (c - a)/(c - b). - Stat. - R. statistico: r. tra le intensità di due fenomeni statistici, oppure tra un fenomeno statistico e un fenomeno non statistico. Lo studio di un r. statistico assume caratteristiche diverse a seconda che le grandezze in considerazione siano omogenee (entrambe intensive o estensive) o meno, e che siano entrambe collettive o meno: ad esempio, il r. tra il reddito nazionale (grandezza estensiva) e il numero di abitanti di una Nazione (grandezza intensiva) dà il reddito individuale medio, mentre il r. tra il numero degli abitanti di una Nazione (grandezza collettiva) e l'area (grandezza non collettiva) dà la densità media di popolazione. - Diplom. - Resoconto da parte di un agente diplomatico al proprio Governo delle questioni connesse alla missione affidatagli presso uno Stato straniero. I r. diplomatici possono essere descrittivi (se in essi si descrivono semplicemente situazioni e uomini politici dello Stato straniero), narrativi (se contengono esposizioni di avvenimenti, colloqui, discorsi) o deliberativi (se contengono la richiesta di nuove istruzioni per il proseguimento della missione). Per le questioni di maggiore rilevanza, il r. diplomatico viene redatto in forma di lettera indirizzata direttamente al ministro degli Esteri; in caso contrario esso assume una forma impersonale ed è genericamente rivolto al ministero degli Esteri. A seconda della delicatezza delle informazioni in essi contenute, i r. diplomatici possono avere la qualifica di riservati o di segreti e, di conseguenza, richiedere particolari attenzioni per quanto riguarda la loro trasmissione e archiviazione. ║ R. informativo: documento previsto dal D.P.R. 10-1-1957, n. 3 per ogni impiegato dello Stato di qualifica inferiore a direttore generale. Esso doveva essere redatto, ogni anno, entro il mese di gennaio; prevedeva un giudizio complessivo con relative motivazioni e l'attribuzione di una qualifica (da ottimo a insufficiente). I r. informativi furono aboliti dall'art. 17 della L. 11-7-1980, n. 312; tale disposizione tuttavia mantenne in vigore le relazioni previste al termine del periodo di prova, per la conferma in ruolo, e i r. informativi relativi al personale in possesso dei titoli per accedere a posizioni di tipo dirigenziale. ║ Per gli ufficiali e i sottufficiali, il r. informativo è uno dei documenti previsti dalle norme sulla «documentazione caratteristica». Esso deve essere compilato per ogni periodo di servizio, inferiore a sei mesi, trascorso per un determinato incarico e alle dipendenze di un medesimo superiore; per periodi più lunghi esso è sostituito dalla cosiddetta scheda valutativa. - Dir. - R. giuridico: relazione tra due, o anche più, soggetti regolata dal diritto. Il soggetto cui la norma giuridica impone un particolare comportamento è detto passivo, mentre il soggetto cui tale comportamento giova è detto attivo. Si suole distinguere tra r. reali e obbligatori, a seconda che il diritto del soggetto attivo possa essere fatto valere nei confronti di tutti i consociati, o solo verso alcuni di essi. Nel primo caso si parla anche di diritto assoluto, nel secondo di diritto relativo. I soggetti del r. sono detti parti, mentre gli altri soggetti, estranei al r., vengono detti terzi. ║ R. giuridico internazionale: correlazione che si stabilisce tra i doveri e i diritti di due, o più, soggetti di diritto internazionale. Il r. giuridico internazionale presuppone l'esistenza di un conflitto internazionale di interessi, nei confronti del quale si pone come composizione, o indica la necessità di una collaborazione fra soggetti di diritto internazionale, di cui risulta disciplina giuridica. ║ R. di lavoro: V. LAVORO. ║ R. processuale: r. giuridico fra i soggetti del processo. La teoria del r. processuale fu elaborata soprattutto in seno alla scuola giuridica tedesca e, in Italia, da G. Chiovenda. Il r. processuale ha specifici presupposti di esistenza e di regolarità ed è causa di poteri, oneri, diritti e obblighi per i suoi soggetti. ║ R. di reato: documento previsto dal Codice di Procedura penale del 1930 consistente nella denuncia che ogni pubblico ufficiale (o incaricato di pubblico servizio) era tenuto a fare delle notizie di reati perseguibili d'ufficio, di cui fosse venuto a conoscenza nell'esercizio delle sue funzioni. Il Codice vigente prevede la denuncia per scritto da parte di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza di reati perseguibili d'ufficio; nella denuncia devono essere esposti gli elementi essenziali del fatto e, laddove possibile, l'autore e i testimoni.

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Temporale.

(dal latino tempōra: tempie). Anat. - Di ciò che riguarda le tempie o che ha sede in esse. ║ Regione t.: area laterale simmetrica del cranio, compresa tra la regione orbitaria anteriormente, quella occipitale posteriormente, quella fronto-parietale superiormente e la faccia inferiormente. Quest'area sottende la regione motoria della corteccia cerebrale, comprendente la scissura silviana e l'arteria meningea media, ed è ricoperta dalla squama dell'osso t. e parzialmente dallo sfenoide, dal frontale e dal parietale. ║ Arterie t.: i quattro vasi arteriosi che provvedono all'irrorazione superficiale e profonda della regione t., nonché all'irrorazione dei muscoli delle guance e della parotide. L'arteria t. superficiale è un ramo della carotide esterna e fornisce l'arteria temporale media, mentre l'arteria t. profonda anteriore e quella posteriore costituiscono rami della mascellare interna. ║ Fossa t.: depressione del cranio osseo disposta dietro il contorno laterale dell'orbita e sopra il processo zigomatico. ║ Lobo t.: lobo cerebrale delimitato dal tronco e dal ramo posteriore della scissura laterale; sulla sua superficie sono presenti due solchi che delimitano i giri omonimi. ║ Muscolo t.: muscolo piatto, a forma di ventaglio, in grado di elevare la mandibola e di serrarla contro la mascella durante la masticazione. ║ Osso t. o semplicemente t.: osso pari, simmetrico del cranio, del quale occupa la porzione laterale e inferiore, che costituisce l'impalcatura dell'organo dell'udito e dell'apparato vestibolare. È attraversato da importanti vasi sanguigni, quali la carotide interna, e da svariati nervi (nervo acustico, facciale, intermediario, nervi petrosi). In esso si riconoscono una regione anteriore (squama del t.), una posteriore (regione mastoidea o mastoide) e una interna (rocca petrosa). La regione mastoidea contiene numerose cavità, dette cellule mastoidee, che comunicano con l'orecchio medio, e termina inferiormente con l'apofisi mastoide. La rocca petrosa, di forma piramidale con base quadrangolare, presenta numerose cavità e aperture di importanza strategica fra le quali si ricordano: la cassa timpanica, nella quale si trova la catena degli ossicini, la finestra ovale e quella rotonda, la porzione ossea della tromba di Eustachio, il labirinto osseo, il meato acustico interno e quello esterno, l'acquedotto di Falloppio e il canale carotideo. Sulla superficie postero-inferiore della rocca petrosa si trova l'apofisi stiloide. Nei mammiferi l'osso t., più piccolo ma molto più spesso di quello dell'uomo, è saldato all'osso controlaterale mediante una cresta rilevata che nell'uomo non esiste più. La sua superficie esterna rappresenta la zona d'inserzione del muscolo t. (altrimenti detto temporomascellare o crotafite), un fascio muscolare assai più potente di quello dell'uomo, deputato, insieme con il massetere, a elevare la mandibola sulla mascella. ║ Squama del t.: parte anteriore dell'osso t. che forma l'impalcatura ossea della tempia. Costituita da una lamina sottile ed espansa di tessuto osseo dai contorni irregolarmente circolari, essa si articola anteriormente con la grande ala dello sfenoide e per la restante parte con l'osso parietale. La sua porzione inferiore dà luogo, per mezzo di due radici, al processo zigomatico ovvero una robusta apofisi che si articola con l'osso zigomatico formando l'arcata zigomatica e la cavità glenoidea; quest'ultima, che per la sua forma arrotondata viene detta condilo del t., concorre all'articolazione temporo-mandibolare. Posteriormente la squama è in contatto con la porzione mastoidea. - Zool. - Squame t.: nei rettili squamati, le squame che ricoprono la regione t. del cranio. - Patol. - Sindrome t.: in neurologia, insieme delle manifestazioni morbose osservabili negli individui colpiti da lesioni del lobo t. dell'encefalo. ║ Epilessia t.: particolare tipo di epilessia focale provocata da un focolaio situato nel lobo t.

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Sfenòide.

(dal greco sphén: cuneo e eïdos: forma). Anat. - Osso impari, mediano, simmetrico, infisso a guisa di cuneo nella parte anteriore e mediana della base del cranio. Lo s. si articola in avanti con l'osso frontale e con l'etmoide, posteriormente con l'occipitale, ai lati con le ossa temporali e parietali. È costituito da un corpo centrale cuboideo (corpo dello s.) da cui si diramano sei paia di appendici simmetriche (tre a destra e tre a sinistra): due superiori appiattite, sottili e triangolari, con le basi annesse alla faccia superiore del corpo (piccole ali dello s.); due laterali arcuate, irregolari e molto sviluppate (grandi ali dello s.); due inferiori che partono dalla parte inferiore delle radici delle grandi ali. La faccia superiore del corpo dello s. presenta un'escavazione a forma di sella (sella turcica), nel cui fondo è accolta l'ipofisi. Sotto la sella turcica il corpo dello s. è scavato da due ampie cavità divise da un setto mediano (seni sfenoidali) che comunicano con le fosse nasali. Lo s. presenta inoltre numerosi fori, che danno passaggio a vasi e nervi (arteria carotide interna, oftalmica; nervo ottico e rami del nervo trigemino).

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