(dal latino
tellus:
terra). Chim. - Elemento chimico di numero atomico 52 e peso atomico 127,60;
simbolo:
Te. Il
t. fonde a 449,8 °C, bolle a 1.390 °C e
ha densità 6,25 g/cm
3. Esiste in natura sotto forma di otto
isotopi, di cui sette stabili e uno, l'isotopo 123, debolmente radioattivo
(tempo di dimezzamento di 10
13 anni):
120Te,
122Te,
123Te,
124Te,
125Te,
126Te,
128Te,
130Te. Artificialmente sono stati
preparati diversi isotopi radioattivi, a numeri di massa compresi tra 107 e 135,
tutti a breve vita. Nella tavola periodica degli elementi il
t. si
colloca nel gruppo VI A; suoi omologhi inferiori sono l'ossigeno, lo zolfo e il
selenio. Fu lungamente ritenuto un'eccezione nella legge di periodicità
degli elementi (il suo peso atomico supera quello dell'elemento successivo, lo
iodio), sino a che l'anomalia non venne chiarita nel 1913 dal fisico inglese
H.G.J. Moseley. Scoperto nel 1782 da J.F. Müller von Reichenstein, fu
definitivamente isolato e identificato solo nel 1798 da M.H. Klaproth, che gli
diede il nome attuale. Il
t. è un elemento abbastanza raro nella
crosta terrestre, della quale costituisce circa il 10
-7%;
nell'universo si stima che ne esistano 4,2 atomi per ogni milione di atomi di
silicio. Il
t. si trova sia libero (da solo o con selenio e zolfo) sia,
più frequentemente, sotto forma di tellururi, associati ai rispettivi
solfuri, o di ossido TeO
2. Fra i suoi minerali il più diffuso
è la
nagyagite, 10PbS · Sb
2S
3 ·
2AuTe
3, un solfuro-tellururo complesso di piombo, argento e rame; fra
gli altri ricordiamo la
altaite, PbTe, la
calaverite,
Au
2Te, la
hessite, Ag
2Te, la
silvanite,
(Au,Ag)Te
2 e la
tetradimite Bi
2(S, Te)
3.
║
Caratteristiche chimiche e fisiche: il
t. si presenta come
un solido bianco argenteo di aspetto metallico. A dispetto della sua lucentezza,
la sua conducibilità elettrica è molto bassa, anche se più
alta di quella di molti altri non-metalli. Come il boro, il silicio e
l'arsenico, è quindi uno degli elementi di passaggio fra metalli e
non-metalli. Il
t. esiste in due forme allotropiche: una cristallina,
detta
metallica o
esagonale (perché ha aspetto metallico e
cristallizza nel sistema esagonale) e l'altra
amorfa, una polvere
bruno-scura ottenibile per precipitazione, eventualmente anche in forma
colloidale. Le sue proprietà meccaniche sono note solo con larga
approssimazione e hanno scarso interesse, dato che il
t. non viene mai
usato come materiale strutturale da solo. Non si conoscono solventi che
sciolgano il
t. allo stato molecolare o atomico, cioè senza
reagire con esso. Chimicamente il
t. è un elemento abbastanza
reattivo, che presenta un comportamento simile a quello dello zolfo e del
selenio. Reagisce a caldo con molti metalli, con gli alogeni, con l'idrogeno e
con la maggior parte dei non-metalli. Riscaldato a contatto con l'aria, si
infiamma e brucia con fiamma azzurrina generando anidride telluriosa o biossido
di
t., TeO
2. Abbastanza resistente agli acidi, reagisce con
gli acidi nitrico, fluoridrico e solforico. Con gli alogeni si combina con
notevole facilità formando una vasta gamma di alogenuri e ossialogenuri.
A differenza del selenio, non è solubile nelle soluzioni dei solfiti.
Come elemento o sotto forma di quasi tutti i suoi composti, il
t.
è molto tossico per l'uomo e per gli animali. È buona norma
maneggiarlo con pinze di acciaio inossidabile e fonderlo in recipienti di
quarzo, porcellana, vetro tipo Pirex e simili; l'operazione va poi condotta in
atmosfera di azoto per evitare una rapida ossidazione e l'emissione di fumi di
diossido, che è assai volatile. ║
Preparazione e impieghi:
la quasi totalità del
t. prodotto nel mondo si ricava come
sottoprodotto dalla raffinazione elettrolitica del rame prodotto da minerali,
come succede per il suo omologo superiore, il selenio. In questa operazione il
t. contenuto nei minerali e passato nella metallina di rame si ritrova
quasi tutto nei fanghi anodici che si accumulano sul fondo delle vasche di
raffinazione e vengono poi trattati per il recupero di vari elementi. Dopo un
primo frazionamento, i residui anodici vengono fatti digerire da acido solforico
concentrato a caldo; si forma acido telluroso H
2TeO
3, dal
quale viene precipitato l'elemento con anidride solforosa secondo la
reazione:
H
2TeO
3 + 2SO
2 +
H
2O → Te + 2H
2SO
4
che riforma l'acido solforico impiegato. Alternativamente si può
procedere a una fusione alcalina dei residui in ambiente ossidante: il
t.
contenuto passa a ossido TeO
2 che, trattato con soda caustica,
dà tellurito sodico Na
2TeO
3. Questo viene
sottoposto a una serie di operazioni di purificazione chimica in soluzione,
quindi si precipita un ossido di
t. TeO
2 puro. Questo
può essere sottoposto a riduzione con carbone e borace, ottenendo il
t. Dallo stesso ossido si può però anche avere l'elemento
libero per elettrolisi in una soluzione a base di acido fluoridrico, operando
con anodi di grafite e catodi di piombo, sui quali si deposita. A causa della
sua scarsa disponibilità, l'impiego del
t. è alquanto
limitato. È utilizzato come additivo di acciai, dei quali aumenta la
duttilità; come elemento di alligazione di numerose leghe (piombo, rame,
stagno e alluminio), di cui migliora varie proprietà; in fonderia, per
migliorare la penetrazione della tempra su parti in ghisa (ingranaggi, ruote di
carri ferroviari, ecc.); in lega al 50% con bismuto, per la refrigerazione
termoelettrica; nella vulcanizzazione della gomma, di cui migliora le
proprietà meccaniche e di resistenza al calore, all'ossidazione e
all'abrasione; per colorare vetri e ceramiche in blu o marrone; come additivo
per leghe antifrizione, per aumentarne la durata. ║
Composti: il
t. forma una vasta gamma di composti in corrispondenza dei numeri di
ossidazione -2, +1, +2, +4, +5, +6 e alcuni frazionari; il più stabile
è lo stato +4. Il
tellururo di idrogeno, H
2Te, è
un gas incolore molto tossico, che si ottiene per elettrolisi a bassa
temperatura di acido solforico diluito usando un catodo di
t. È
piuttosto instabile; si comporta da forte riducente e si decompone alla luce e
in presenza di umidità, formando
t. metallico; è solubile
in acqua. L'
idruro di t., TeH
2, detto anche
idrogeno
tellurato o
acido telluridrico, è un composto endotermico non
molto stabile. È un gas incolore che bolle a 0 °C e solidifica a -48
°C, assai solubile in acqua. Si comporta come un acido di discreta forza,
decisamente superiore al solfidrico. I suoi sali sono detti
tellururi e
si possono avere anche per sintesi diretta dagli elementi. Quelli dei metalli
alcalini sono incolori e insolubili mentre quelli dei metalli pesanti sono di
solito insolubili ma variamente colorati. Con gli alogeni il
t. forma i
dialogenuri (TeCl
2, TeBr
2, ecc.), i tetraalogenuri
(TeF
4, TeCl
4, ecc.) e talvolta anche gli esaalogenuri,
come TeCl
6. Sono composti relativamente poco volatili (fondono a 175
÷ 380 °C e bollono a 339 ÷ 421 °C), per lo più
solubili in acqua, che però tende a decomporli. Il
biossido o
diossido di t., TeO
2, si ottiene sia per sintesi diretta dagli
elementi sia per trattamenti del
t. elementare con un ossidante
energetico. Cristallizza nel sistema tetragonale con peso specifico 5,66, oppure
nel sistema rombico con peso specifico 5,89. Sotto pressione fonde a 452
°C; all'atmosfera invece sublima a 450 °C. È poco solubile in
acqua, ma si scioglie negli acidi e nelle basi, denotando un comportamento
anfotero. L'
acido telluroso, H
2TeO
3, è un
acido piuttosto debole, che con gli ossidi o idrossidi alcalini genera i
corrispondenti telluriti, per esempio
tellurito di potassio,
K
2TeO
3. Il
triossido di t., TeO
3, si
presenta come un solido formato da cristalli color giallo-arancione di peso
specifico 5,08; per riscaldamento si decompone prima di fondere. È
insolubile negli acidi e negli alcali diluiti, ma si scioglie negli idrossidi
alcalini concentrati o fusi con formazione di tellurati. Sono conosciuti tre
cloruri di
t.: il
dicloruro di tritellurio,
Te
3Cl
2, il
dicloruro di t., TeCl
2, e
il
tetracloruro di t., TeCl
4; quest'ultimo si presenta come un
solido cristallino incolore, molto igroscopico e solubile in alcuni solventi
organici. L'
acido tellurico, H
2TeO
4, si
può preparare ossidando il
t. energicamente, ad esempio con acido
clorico o con una miscela di acido nitrico e PbO
2. Da esso si ottiene
per decomposizione termica il triossido. Il
t. forma anche dei
poliacidi, come ad esempio H
6TeO
6, e degli
eteropoliacidi, con il molibdeno e il tungsteno (acidi
telluromolibdici e
tellurotungstici). Come il selenio, anche il
t. dà origine a vari composti organici, di solito con valenza +2 o
+4. Da un dialogenuro di
t. e un reattivo di Grignard è facile
ottenere dei
diariltellururi del tipo:
Ar―Te― Ar
ove Ar―
è un radicale arilico. Questi composti hanno un certo interesse in quanto
sono in grado di addizionare ioduri alchilici dando ioduri dello ione
alchil-diaril-telluronio secondo la reazione:
che non viene presentata da altri composti simili se non con estrema
difficoltà.