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Della scienza). Dialogo di Platone
(V. anche DIALOGHI e
PLATONE). Da taluni incluso tra le opere della
maturità del filosofo greco, da talaltri tra quelle delle vecchiaia, il
T. costituisce comunque il presupposto per i due dialoghi
Sofista
e
Politico. L'opera è costruita su due piani: Euclide riferisce e
legge a Terpsione la discussione che si era tenuta tra Socrate, Teeteto e il
maestro di quest'ultimo, Teodoro di Cirene, sul problema della conoscenza. La
questione dibattuta è introdotta fin dalla prima domanda posta da Socrate
a Teeteto: in cosa consiste il conoscere? Tre sono i livelli di definizione che
vengono raggiunti nel corso del dialogo. 1) La conoscenza risiede nella
percezione sensibile: Socrate ascrive questa definizione alla dottrina di
Protagora, il cui relativismo gnoseologico è qui il bersaglio della penna
di Platone. Mediante una serie di obiezioni (chi è il soggetto della
sensazione? Per chi è valida una determinata sensazione e per chi no? In
base a quali criteri si stabilisce la validità di una sensazione?),
Socrate conduce i suoi interlocutori a concludere che non sono i sensi a
sentire, bensì la stessa anima attraverso di essi e che, anzi, talvolta
l'anima percepisce anche senza di essi. Dunque conoscenza e percezione sensibile
non possono coincidere. 2) La conoscenza consiste nella
vera opinione:
questa definizione comporta necessariamente che si assuma anche l'esistenza di
una
falsa opinione. Ciò però muta l'opposizione tra
conoscere e non conoscere in conoscere il vero e conoscere il falso, quindi
anche l'opinione non coincide con la conoscenza. 3) La conoscenza è data
dalla
vera opinione accompagnata dalla
ragione: ma il concetto
stesso di ragione risulta incerto e sembra condurre a una definizione
tautologica, del tipo "vera opinione accompagnata da conoscenza". Il
dialogo si conclude dunque senza che sia stata raggiunta una definizione
né ultimativa né soddisfacente del problema gnoseologico, tuttavia
si sottolinea come la ricerca secondo il metodo maieutico abbia sgombrato il
campo dagli errori del relativismo sofistico.