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Tarquìnia.

Centro in provincia di Viterbo, 45 km a Sud-Ovest del capoluogo; è situato a 133 m s/m., su un colle che sovrasta il basso corso del fiume Marta e la stretta pianura costiera, nella maremma laziale, a 4 km dal Tirreno. T. è sede vescovile; a essa fa capo la diocesi che comprende anche Civitavecchia. La città fu denominata Corneto fino al 1872 e Corneto Tarquinia fino al 1922, anno in cui assunse la denominazione attuale. 14.729 ab. CAP 01016. • Econ. - Agricoltura (cereali, ortaggi, viti, ulivi); centro commerciale. Turismo fiorente per l'attrazione esercitata dai reperti etruschi; un crescente richiamo esercita anche la stazione balneare di Lido di T., sul vicino litorale. • St. - Una leggenda etrusca attribuisce la fondazione di T. all'eroe Tarconte, da cui avrebbe ricevuto il nome; essa, comunque, fu una delle più antiche città etrusche e quella più importante all'interno della Dodecapoli. La crescita della città, sul piano demografico e culturale, iniziò durante la metà dell'VIII sec. a.C. e raggiunse l'apice nei secc. VII-VI a.C.; essa si espanse verso l'interno ed ebbe relazioni commerciali con il mondo greco e l'Oriente. Dall'inizio del V sec. a.C. T. entrò nella fase di declino, pur conoscendo un periodo di ripresa nel corso del IV sec. a.C. Varie lotte contrapposero T. a Roma (alla quale, secondo la tradizione, avrebbe dato la dinastia dei Tarquini); nel 281 a.C. fu vincolata a Roma come Stato federato. La città etrusca venne eretta municipio dopo il 70 a.C. e conobbe un periodo di particolare rigoglio all'epoca degli Antonini (II sec. d.C.). Nel IV sec. T. divenne sede vescovile, ma fu successivamente teatro di devastanti invasioni barbariche finché, progressivamente spopolata dalla malaria, non fu abbandonata dagli abitanti superstiti, che nel VI sec. trasferirono l'abitato su un colle vicino, fondando il centro di Cornetum (Corneto). Dotato di fortificazioni, a partire dai secc. IX-X, il nuovo insediamento si rivelò, in età medioevale, assai prospero per l'agricoltura e i commerci del porto. Nella seconda metà dell'XI sec. passò sotto la contessa Matilde come possesso feudale, ma presto si proclamò libero Comune, avviando relazioni commerciali con Pisa, Venezia e Genova. Nel 1245 T. seppe resistere con successo all'assedio di Federico II e nel 1283 neutralizzò quello dei Romani. Nel XIV sec. il cardinale Albornoz e Gerardo Orsini incontrarono parimenti una tenace resistenza, prima di impadronirsi della città nel 1355. A partire da questa data, T. fu costantemente sottomessa allo Stato Pontificio, fatta salva qualche interruzione, seguendone le sorti. • Archeol. - Scarsi resti sono giunti dell'antico abitato etrusco, che era cinto, per la lunghezza di 8 km, di mura risalenti ai secc. V-IV a.C., costruite con blocchi squadrati di tufo; le vie interne dovevano presentare un tracciato regolare. Sono giunti fino a noi notevoli avanzi dell'Ara della Regina (secc. IV-III a.C.), un imponente basamento, situato sull'altura orientale, su cui si innalzava un tempio di tipo etrusco-italico, in tufo (con sovrastrutture in legno), pianta a cella unica e colonnato. Cospicui elementi permangono della decorazione architettonica; spicca, tra questi, l'altorilievo proveniente dal frontone (prima metà del IV sec. a.C.) che riproduce due cavalli alati. La stessa area su cui sorgeva il tempio ha restituito gli elogia tarquinensia, che celebrano i capostipiti della locale famiglia degli Spurinna. All'interno della città sono compresi anche resti di terme romane e di diversi edifici. La testimonianza archeologica più importante è rappresentata dalle vaste necropoli che si estendono lungo le mura; nelle numerose tombe a tumulo e scavate nella roccia troviamo una serie di dipinti di eccezionale valore, che costituiscono il più notevole insieme di arte pittorica etrusca a noi pervenuto. Una straordinaria testimonianza della pittura etrusca (secc. VI-II a.C.) è offerta dalla necropoli situata sul Colle dei Monterozzi; le tombe a camera sono dipinte con varie scene (banchetti funebri, giochi, culto, oltretomba). Decisamente limitata è la decorazione pittorica nelle tombe più antiche; le prime scene figurate compaiono, infatti, agli inizi del VI sec. a.C.: nella tomba delle Pantere troviamo raffigurati, sulle pareti d'ingresso e di fondo della camera funeraria, animali contrapposti araldicamente. Successivamente il repertorio tematico si amplia: compaiono banchetti funebri, danzatori, suonatori, giocolieri, paesaggi, dai colori intensi e vivaci. Alla seconda metà del VI sec. a.C. risalgono diverse tombe, caratterizzate, nello stile, da influssi di origine ionico-asiatica: quelle degli Auguri, del Barone, della Caccia e della Pesca, dei Giocolieri, delle Leonesse. Nelle tombe degli inizi del V sec. a.C. (delle Bighe, dei Leopardi, del Letto funebre, del Triclinio) si apprezzano nuovi schemi decorativi e influssi derivanti dalle soluzioni formali dei ceramografi attici. Con il IV sec. a.C. intervengono, sul piano tematico, importanti cambiamenti, che si caratterizzano per la sottolineatura del mostruoso e del patetico, con l'introduzione di esseri infernali e di viaggi agli Inferi; notevoli i mutamenti anche sul piano stilistico e formale, con l'emergere di tendenze illusionistiche: tra le tombe del periodo si ricorderanno quelle dei Demoni Azzurri, dell'Orco, degli Scudi. Le tombe dei secc. III-II a.C. non presentano rilevanti novità tematiche e mostrano un progressivo abbassamento del livello formale. Inferiore, sul piano artistico, alla pittura appare la scultura; degno di nota, comunque, il sarcofago calcareo della tomba del Partunu, di età ellenistica. Da segnalare che alcuni dei dipinti sono stati staccati dalle tombe, per garantirne una migliore conservazione, e sono visibili presso il Museo nazionale tarquiniese, il quale ospita, tra le altre cose, una notevole serie di bronzi laminati, reperti di ceramica, rilievi e terrecotte della zona, risalenti a periodi compresi tra il geometrico e il tardo etrusco. • Arte - Significative sono anche le testimonianze di età medioevale. Grande spessore artistico presenta la chiesa di Santa Maria di Castello (1121-1208), in cui sono evidenti influssi lombardi e cosmateschi; degne di rilievo sono la chiesa di San Pancrazio, anch'essa impreziosita da decorazioni cosmatesche; la chiesa di San Martino; la chiesa della SS. Annunziata, in cui si segnala un pregevole portale con decorazioni in stile siculo-normanno; la chiesa di San Francesco, con convento contiguo (il campanile è del Cinquecento); la chiesa di San Giovanni Battista, che si caratterizza per il rosone e lo stemma dei cavalieri di Malta; la chiesa del Salvatore, che presenta motivi architettonici lombardi e pisani; la chiesa di San Giacomo, in cui si apprezzano influssi orientaleggianti. Il duomo è stato riedificato tra il 1656 e il 1731 su una costruzione del XII sec. Grande importanza nel paesaggio urbano assumono anche gli edifici civili, in particolare le imponenti mura e le torri (18 sono ancora intatte); contribuiscono a creare un suggestivo scenario anche i resti del medioevale palazzo dei Priori. Degni di nota anche il palazzo comunale, romanico (modificato tra il XVI e il XIX sec.); l'imponente palazzo Vitelleschi (XV sec.), che ospita il Museo nazionale etrusco; il quattrocentesco palazzetto di Santo Spirito, sede dell'Archivio storico comunale. T. presenta anche diverse costruzioni barocche, tra le quali la chiesa del Suffragio. Nelle immediate vicinanze delle mura urbane sono situate la chiesa di Santa Maria di Valverde, risalente al XIII sec., ma con apporti successivi, e la Fontana antica, del XII sec.