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Tabacco.

(dall'arabo tabbāq, termine, acquisito anche dallo spagnolo, che prima della scoperta dell'America indicava la pianta Inula viscosa, da cui si ricavava una bevanda medicinale; dopo la scoperta dell'America lo spagnolo tabaco designò le piante di Nicotiana tabacum). Nome con cui vengono designate le diverse specie di piante del genere Nicotiana, da cui si ricavano i t. da fumo, da masticare e da fiuto. ║ Il prodotto che si ottiene essiccando le foglie della pianta opportunamente trattate e lavorate. ║ Trinciato di t.: prodotto risultato dal taglio delle foglie di t. in strisce sottilissime di larghezza costante. Viene messo in vendita per i fumatori di pipa o per chi confeziona da sé le sigarette. ║ Fig. - Il vizio del fumo. • Bot. - Genere di piante erbacee annue della famiglia delle Solanacee, originarie dell'America tropicale e diffuse in coltura industriale in tutte le regioni temperate. Il t. non sopravvive alle basse temperature; fattori come l'umidità o la siccità prolungate influiscono sulla qualità del prodotto. Esistono varie specie di t.: la Nicotiana tabacum, la Nicotiana rustica e la Nicotiana petunioides. La Nicotiana tabacum è una specie coltivata per ricavare t. da fumo e da masticare. Ha radice fittonante, fusto eretto, alto 1-2 m, foglie grandi e alterne, fiori rosa o rossi, riuniti in infiorescenze a pannocchia; il frutto è una capsula ovale, contenente numerosi semi ricchi di olio. La Nicotiana rusticat. da fiuto. Presenta foglie picciolate, fiori giallo-verdi riuniti in infiorescenze a racemo. La Nicotiana petunioides viene coltivata per i fiori, particolarmente sviluppati, unicamente a scopo ornamentale. • Ind. - Dalle principali specie botaniche si ricavano infinite varietà di t.: i t. da fumo possono essere pesanti o forti (Kentucky), leggeri o dolci (Virginia bright, Maryland), levantini o orientali o gialli (Xanthi, Erzegovina), particolarmente adatti per le sigarette. Esistono poi i t. per sigari (Avana, Sumatra, Virginia scuro), per trinciati da pipa (Italia, Burley) o da masticare (Red burley). Tra i t. da fiuto, meno coltivati degli altri, ricordiamo il Brasile leccese. Caratteristiche importanti che distinguono i vari t. sono il colore, lo spessore, l'elasticità, l'aroma, il profumo e la combustibilità. La produzione del t. si articola in varie fasi: la coltivazione della pianta, la raccolta delle foglie che avviene quando cominciano a ingiallire, il loro essiccamento (detto anche cura), la fermentazione e la stagionatura. Grande importanza hanno nella lavorazione del t. la fase di essiccamento, che consiste nella perdita graduale dell'umidità attraverso vari modi (al sole, all'ombra, a fuoco diretto o indiretto, in silos), e la successiva fermentazione ossidativa, che avviene in mucchi o in apposite botti. La lavorazione industriale prevede una seconda fermentazione delle foglie, ammorbidite da un getto di cloruro di sodio che ne migliora le caratteristiche organolettiche e dalla concia ottenuta mediante immersione in una soluzione zuccherina. Allo scopo di ottenere trinciati o t. da fumo, vengono operati la cernita delle foglie e il taglio con opportune macchine in strisce sottili, fumabili nella pipa o come sigari e sigarette. • Encicl. - Alcune fonti scritte attestano che al loro arrivo sull'Isola di San Salvador, i marinai di Cristoforo Colombo videro gli Indios fumare foglie arrotolate di cojiba o cohiva, il nome indigeno dato alla pianta del t. In seguito, agli inizi del XVI sec., un missionario spagnolo portò i semi di t. al futuro imperatore Carlo V. Per sottolineare l'efficacia delle sostanze stimolanti contenute nella pianta, il t. acquisì in Spagna la denominazione di erba santa. In seguito, fu Jean Nicot, ambasciatore a Lisbona, a favorire un'ampia diffusione del t., attraverso l'introduzione della pianta, nel 1560, presso la corte di Francia. Indicato come rimedio per alcune malattie, fu ben presto di moda in Europa, dove fu considerato come panacea di tutti i mali. In omaggio a J. Nicot il naturalista C. Linneo diede alla pianta il nome scientifico di Nicotiana tabacum. Il consumo e la coltivazione del t. si diffusero rapidamente in tutto il mondo: i missionari spagnoli lo importarono nell'arcipelago filippino, i Portoghesi nel Giappone e di lì in Cina; il cardinale Tornabuoni in Italia; sir W. Raleigh in Inghilterra. Accanto alla sua popolarità, crebbero anche le riserve sull'abuso di t.; ciò indusse molti Paesi a promulgare leggi restrittive. Luigi XIII ne vietò la vendita in Francia; Giacomo I d'Inghilterra scrisse un testo contro i fumatori che furono addirittura scomunicati da papa Urbano VIII. In seguito, i Governi di molte Nazioni iniziarono a controllare la produzione e la vendita del t., assicurandosi il monopolio del prodotto e garantendosi così i profitti. Attualmente i maggiori produttori di t. sono gli Stati Uniti d'America, il Brasile, lo Zimbabwe. • Med. - L'intossicazione cronica dovuta all'inalazione di fumo o di polveri di t. (V. TABAGISMO) si manifesta raramente; tuttavia il t. viene di norma proibito ai soggetti ipertesi, ai sofferenti di angina pectoris e ai cardiopatici scompensati. È inoltre considerato da numerosi studiosi come un fattore predisponente per tutti ai tumori delle vie respiratorie.
Trapani L'essiccazione del tabacco